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Autore: Lachiaretta    22/12/2014    22 recensioni
Amelia River, dopo quattro lunghi anni torna a New York per frequentare la Columbia University. Era scappata da un passato che non riusciva ad affrontare, ma soprattutto dimenticare. Nonostante tutti i suoi sforzi però questo passato tornerà a bussare alla sua porta, inghiottendola completamente.
Cattivi ragazzi, corse illegali, auto illegali, scommesse, sesso, droga e alcol.. ma soprattutto lui, Jake Haiden.
QUESTA STORIA PRENDE SPUNTO DALLA TRAMA DI GOSSIP GIRL, IN PARTICOLARE I PRIMI EPISODI, E DA FAST AND FURIOS. LEGGETE L'AVVISO IN APPENDICE AL PRIMO CAPITOLO PER TUTTE LE INFORMAZIONI AL RIGUARDO.
PRIMI CAPITOLI IN REVISIONE.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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*


Dove eravamo rimasti?
Mia torna a correre al The Racer e vince.Dopo raggiunge Jake al Victrola all'interno del quale rimangono rinchiusi a causa dell'antifurto di Charlie che blocca tutte le uscite superate le tre di notte. Jake dopo un paio di birre di troppo finalmente si apre con Mia e le confessa tra le lacrime di essersi sempre comportato male con lei per lenire i suoi sensi di colpa. Jake infatti la notte dell'incidente sapeva di essere stato sentito mentre confidava a Robert di trovare l'amica brutta e sentendosi in colpa l'aveva raggiunta sul luogo dell'incidente dove però vi trova Scott che muore tra le sue braccia. 
Alla fine le chiede alla ragazza di tornare ad essere almeno amici.



CAPITOLO 15
 





«Rivoglio almeno la mia amica.»
 
 
 
Fortunatamente riusciamo a metterci subito in contatto con Charlie che nell’arco di mezz’ora è fuori dalle porte a disattivare l’allarme per permetterci di uscire dalla nostra gabbia.
Dopo la sua richiesta di essere amici ho preteso di prepararmi un paio di Vodka-Tonic, con molta, forse troppo, Vodka, tanto per buttare giù insieme all’alcool l’amaro nodo che mi stringe la gola. Essere amici? Perché ho accettato? Come posso essere sua amica se in fondo so di provare ancora qualcosa per lui, di amarlo. Mi sembra di essere tornata la brutta ragazzina innamorata del suo migliore amico, destinata a soffrire vedendolo tra le braccia di altre ragazze. Avrei dovuto rifiutare la sua offerta, restare fedele al mio progetto di tagliare i ponti con lui e con il tempo dimenticarlo e invece come sempre non sono riuscita a resistergli.
 
Quando finalmente usciamo Jake si offre di riaccompagnarmi al campus e io accetto anche se controvoglia, sopportando ormai a fatica la sua vicinanza.
 
Arrivata alla Eaton sfuggo dalla sua auto permettendogli appena di sfiorare le mie guancie con le sue labbra calde e morbide mentre mi augura la buona notte. In camera mi aspetta Spencer ancora sveglia.
 
«Mia, ciao.» Si tira su mettendosi a sedere sul letto e accendendo la lampada sul suo comodino. «Come va?»
 
«Immagino che tu sappia già tutto, vero?» La sua agitazione la tradisce.
 
«Sì, mi ha chiamata Megan. Ha detto che hai corso al The Racer e che tardavi perché sei rimasta chiusa dentro al Victrola con Jake. Allora?»
 
«Beh, ho vinto la corsa e Jake si è scusato e mi ha chiesto di tornare ad essere sua amica.» Breve e concisa.
 
Spencer allarga le sopracciglia sgranando gli occhi verdi. «Amici? Ne sei sicura?»
 
«Certo che ne sono sicura, ero presente, l’ho sentito con le mie stesse orecchie.»
 
«E tu? Hai accettato?»
 
Inspiro sonoramente sedendomi sul bordo del letto. «Certo, non sono riuscita a dirgli di no. Anche se dovrò trovare un modo per dirlo a Ryan.» Improvvisamente mi torna in mente il mio ragazzo. «Dannazione Ryan, non ho più risposto alle sue telefonate.» Afferro il telefono da dentro la borsa e digito velocemente il suo numero, dopo il primo squillo tuttavia parte la segreteria telefonica. Deve aver spento il telefono.
 

 
*******
 
 
Messaggio da Ryan. Ore 07.00 “Devo parlarti. Ti aspetto nel mio ufficio in pausa pranzo.”
 
Vengo svegliata dalla fastidiosa vibrazione del mio telefono sul comodino, un messaggio da parte del mio ragazzo, poche parole che non promettono nulla di buono. Sarà sicuramente arrabbiato per le otto telefonate a cui non ho risposto durante la gara e la conversazione con Jake. Sono già le undici, faccio in tempo a vestirmi e partire.
 
 
«Ciao.» Faccio capolino dalla porta socchiusa dell’ufficio. Ryan Bass siede alla sua scrivania con il capo chino su alcuni fogli che stringe tra le mani, la giacca blu scuro abbandonata su una delle sedie e la cravatta allentata. Al mio saluto porta i suoi occhi nei miei facendomi raggelare, sembra estremamente serio e chiaramente molto arrabbiato. Senza proferire parola mi indica la poltrona di fronte alla sua invitandomi ad entrare. Chiudo la porta alle mie spalle e mi siedo appendendo il cappotto viola allo schienale.
 
«Ordiniamo qualcosa per pranzo?» gli domando inclinando la testa di lato sperando di rompere il muro di silenzio che ha eretto fra noi.
 
«Non ti ho chiamata per mangiare.» Accenna scuro in volto.
 
«Lo immaginavo.» Scrollo le spalle titubante. «Hai detto che volevi parlarmi.»
 
«Già! Dove sei stata ieri sera?»
 
«Scusa se non ti ho più risposto ma come ti ho lasciato detto in segreteria sono tornata in camera e sono crollata.» Mento spudoratamente. «Mi sono svegliata in piena notte e, viste le chiamate perse, ho provato a telefonarti ma tu avevi il telefono staccato.» Cerco di mantenere un tono di voce sicuro, mi dispiace raccontargli tutte queste bugie ma so per certo che non prenderebbe bene la verità.
 
Ryan annuisce poco convinto e, allungandosi verso l’ultimo cassetto della scrivania, ne estrae un piccolo fascicolo azzurro e me lo porge. «Vorrei mostrarti questo.»
 
La afferro con entrambe le mani e scruto la candida copertina su cui non è segnato il nome di alcuna pratica. Alzo ancora una volta lo sguardo incontrando gli occhi glaciali del mio fidanzato che mi sta fissando estremamente serio e mi sprona con un cenno del capo a visionarne il contenuto. Dentro vi trovo solo una busta aperta di medie dimensioni, alzo il lembo laterale e vi estraggo un plico di carta patinata: decine di foto. Il molo, le auto alla partenza, Mr Crab, io che salgo all’interno dell’Audi di Jake e che vengo acclamata dopo la vittoria. «Ryan..» Balbetto incapace di alzare lo sguardo.
 
«Cos’hai da dire al riguardo?»
 
«Ryan..» Balbetto una seconda volta. «Posso spiegarti. Ti prego dimmi che non c’è un’indagine in corso.» Inspiro ed espiro profondamente in preda all’ansia.
 
Il mio ragazzo scuote il capo. «No. Non c’è nessuna indagine, grazie a me. Ma si può sapere cosa facevi al The Racer?»
 
«E tu come fai a conoscere il The Racer?» Domando stupita da sentire uscire quel nome dalla sua bocca.
 
«Rispondi alla mia domanda e non mentirmi più.» Ribatte serio in volto alzando leggermente il tono di voce e sbattendo un pugno sul tavolo facendomi sobbalzare.
 
«Scusami se ti ho mentito ma… credevo di non potertene parlare. È stato un caso che io abbia corso, io non corro più da anni ormai.»
 
«Da anni? Ma non ti sei trasferita a New York solo quest’anno?» Mi chiede sporgendosi verso di me con la fronte corrugata.
 
Inspiro un’altra volta, devo raccontargli tutta la verità, tutta. «Non è del tutto esatto. Mi sono trasferita solo pochi mesi fa da Union, ma sono nata e cresciuta qui.»
 
«E quindi?»
 
«Me ne sono andata circa quattro anni fa, quando mio fratello gemello è morto.» Abbasso la testa incapace di sostenere il suo sguardo e un paio di lacrime sfuggono al mio controllo.
 
«Amelia… Non sapevo nemmeno che avessi un fratello. Come è successo?» La sua mano stringe la mia spalla, si è alzato e seduto sulla sedia accanto alla mia.
 
«Durante il The Racer.» Inizio trattenendo un singhiozzo. «Mi ha sostituita a mia insaputa e ha avuto un incidente. Per questo sono stata mandata via e ho smesso di correre.»
 
«Morto durante una corsa quattro anni fa?» Ripete con tono interrogativo anche se non sembra una vera e propria domanda, o perlomeno non rivolta a me.
 
Annuisco portando lo sguardo nuovamente verso di lui.
 
«E tu correvi anche se giovanissima? Quanti anni avevi? Sedici?»
 
Annuisco ancora insicura di aver capito bene dove vuole andare a parare.
 
«Quindi tu sei Mia? Mia River?» La sua espressione chiaramente sconvolta.
 
«Tu mi conoscevi?»
 
Ryan annuisce serio alzandosi ancora una volta dalla sedia e dirigendosi verso la finestra, dove si ferma a fissare le auto che scorrono veloci sotto di noi. «Non ti avevo riconosciuta. Ti conoscevo solo di fama però, nessuno era in grado di starti dietro, nemmeno io onestamente.»
 
«Tu?»
 
«Si. Correvo anch’io fino a qualche anno fa e ti ho anche sfidato un paio di volte.» Si gira di nuovo e mi sorride. «Non sono mai riuscito a batterti però.»
Cerco di fare mente locale ma non riesco a ricordarmi di lui, in nessuna occasione. Mi ricorderei di un così bel ragazzo. «Tu, un ex corridore?»
E improvvisamente mi tornano alla mente le parole di Josh.
 
Da qualche anno un ex corridore di cui non si conosce il nome è riuscito ad entrare in procura e che grazie a lui che vengono avvisati prima di qualche imboscata.
 
E quella sera nel suo appartamento, era lui al telefono con Mr Crab.
 
«Ma allora sei tu? Sei tu che controlli i movimenti della polizia?»
 
Ryan annuisce. «Si, da qualche anno ormai controllo il The Racer ed evito l’arresto di tutti voi. E ieri sera anche il tuo a quanto pare. Quindi? Perché hai corso?»
 
Scuoto la testa. «Ryan… lascia perdere, è un discorso lungo.»
 
«C’entra quel ragazzo vero? Jake Haiden?» Nel pronunciare il nome di Jake il volto di Ryan ritorna scuro e serio. «Doveva gareggiare lui.»
 
«Si, ma non è come pensi. Jake era il mio migliore amico e ci siamo ritrovati. C’era in gioco l’auto su cui mio fratello è morto, non potevo permettere che continuassero ad usarla.»
 
«So bene che vi siete ritrovati, e anche come.» Ribatte scontroso.
 
«Ancora con questa storia Ryan, pensavo fosse superata. Anzi visto che a quanto pare sei a conoscenza di quasi tutto credo sia ora di chiarire. Quelli dell’Extra avevano scattato delle foto del The Racer e avevano ricattato il Victrola. Jake era andato a recuperarle e..»
 
«E tu sei corsa ad aiutarlo.» Mi interrompe portando le mani all’interno delle tasche dei suoi pantaloni eleganti e accasciandosi sulla poltrona accanto alla mia.
 
«Si, ma perché ero l’unica di cui non conoscevano il volto. A differenza di Robert, Josh o Megan io potevo entrare e portare fuori Jake senza rischiare troppo. È mio amico Ryan, non potevo lasciarlo lì!»
 
«E il bacio?» Sputa fuori l’ultima parola come se gli lasciasse un sapore amaro in bocca.
 
Fisso i miei occhi nei suoi, consapevole di quanto la nostra conversazione lo stia ferendo. «Stavamo uscendo dal locale ma stavamo per essere scoperti dal proprietario, abbiamo fisto una coppia che si baciava su un divanetto e nessuno faceva caso a loro, per questo…»
 
Ryan sbuffa sonoramente. «Ho capito, basta. Questo è tutto? Non mi nascondi più niente?»
 
Inspiro profondamente. Sono tentata ad annuire ma non sarebbe giusto, e non voglio più alcun segreto con lui.. «No.» Ryan sgrana gli occhi trattenendo il respiro. «Cioè non è più successo niente ma ci siamo visti, ieri sera. Abbiamo parlato e chiarito i nostri problemi e deciso di tornare ad essere amici.»
 
«Amici?» Si alza nuovamente in piedi e porta il peso in avanti protendendosi verso di me. «Quel ragazzo prova qualcosa per te non può essere tuo amico.»
 
«Ti sbagli Ryan, inizialmente forse era attratto da me, ma questo prima di sapere chi ero veramente.»
 
Ryan si porta le mani sul capo tirandosi indietro i capelli. «Svegliati Amelia, non capisci che lui è geloso di noi?»
 
Scuoto la testa con forza. «No Ryan, ti sbagli. Lui si è comportato così solo perché era arrabbiato con me, per farmela pagare. Ma adesso abbiamo chiarito e non succederà più.»
 
«Si, non succederà più perché come ti ho già non lo vedrai più e questa volta non accetterò ulteriori trasgressioni.» Decreta voltandomi le spalle quasi a voler chiudere il nostro discorso..
 
Punto il mio sguardo sulla sua schiena mentre la rabbia prende possesso del mio corpo e stringo i pugni conficcandomi le unghie all’interno della carne. «NO!»
 
«CHE COSA?» Urla a sua volta guardandomi sconcertato.
 
«HO DETTO DI NO.» Inspiro di nuovo cercando di non perdere il controllo. «Ryan non puoi comandarmi, impedirmi di uscire o obbligarmi a tagliare i ponti con Jake, è mio amico. Ha sbagliato lo so, ma si è scusato.»
 
«Non mi interessa cosa si sia inventato per circuirti, non mi fido di lui.»
 
«MA TU DEVI FIDARTI DI ME, DI ME.» Preciso puntandomi il dito al petto.
 
«Vorrei poterlo fare, ma finchè ti lasci baciare da lui è difficile.»
 
«Non avevamo chiarito questo punto?» Chiedo esasperata.
 
«No, tu l’hai chiarito con delle banali scuse, ma non cambia il fatto che tu l’abbia baciato.»
 
Alzo le mani in segno di resa. «Va bene, ci rinuncio. Ryan io non voglio dover scegliere tra te e lui. Ti voglio bene e ho deciso di essere la tua ragazza, ma sono anche sua amica. Se vuoi stare con me devi accettarmi per come sono, compresi i miei amici e quindi anche Jake, altrimenti non credo che possa continuare tra di noi. Pensaci.»
 
Senza aspettare una sua risposta afferro il cappotto dalla sedia, apro la porta ed esco, fingendo di non sentire le sue urla che mi intimano di fermarmi.
 
In strada svolto subito a sinistra, dovrei chiamare un taxi ma non voglio fermarmi davanti al Palazzo di Giustizia, Ryan è anche troppo arrabbiato e deve riflettere sul nostro rapporto. Cammino per un paio di isolati incassando il collo all’interno del collo del cappotto per l’aria gelida che mi colpisce il volto e maledicendomi di non aver portato con me una sciarpa. Guardo il cielo e fisso le nuvole stranamente troppo bianche e sicuramente cariche di neve. Tra tre giorni sarà Natale e ripenso ai miei nonni nel Kentucky, mi mancano entrambi moltissimo. Estraggo il telefono dalla borsa e, ignorando le chiamate di Ryan, premo la chiamata rapita che ho assegnata a loro.
 
“Amelia, ciao.”
“Ciao nonno, come va?”
“Noi bene. Tu? Hai sentito tua madre?”
“No. Sa dove sono, quando vorrà potrà venire da me. Volevo chiederti un piacere… tra pochi giorni è Natale e pensavo di… se non vi disturbo…”
“Ma quale disturbo tesoro. Dimmi quando vuoi rientrare che ti prendo un biglietto.”
“Grazie nonno. Io sono impegnata in università fino al ventiquattro, se c’è un volo potrei partire il venticinque mattina così arrivo per pranzo.”
“Perfetto, allora controllo subito. Un bacio.”
 
 
Interrompo la telefonata in tempo per trovare almeno due avvisi di chiamata di Ryan, mi dispiace non rispondergli ma ora non ho proprio voglia di parlargli.
 
Messaggio a Ryan. “Scusami ma ho bisogno di tempo per pensare e credo debba farlo anche tu! Ci sentiamo nei prossimi giorni.”
 
Non faccio in tempo a riporre il telefono all’interno della borsa che ricevo l’ennesima chiamata, cosa non gli è chiaro delle parole “ho bisogno di tempo”? Sbuffando spengo il telefono e proseguo per il mio tragitto buttando di tanto in tanto l’occhio alle scintillanti vetrine e realizzando di non aver ancora comprato nemmeno un regalo per Natale.
 
 
Quattro ore dopo torno alla Eaton House carica di sacchetti e pacchi coloratissimi. Prima di partire non ero solita girare per negozi e dedicarmi allo shopping, pensavo solo al cibo e alle corse. Ho iniziato ad apprezzarli solo raggiunti i diciotto anni e la taglia quaranta, ma i negozi di Union non sono nemmeno paragonabili a Manhattan e alle sue boutique.
Ho pensato a tutti. Al mio carissimo nonno ho preso una bottiglia di buonissimo Brandy e una confezione di originali sigari cubani, anche se sono convinta che farebbe meglio a smettere di fumare, alla mia adorata nonna una borsa da aggiungere alla sua collezione, cappello e sciarpa in cashmere per Josh e Robert, mentre per Megan e Spencer due bellissimi completini intimi Victoria Secret. Una cravatta per Charlie, un portachiavi per Micheal e una Mont Blanc per Ryan.
C’è anche un ultimo regalo, in realtà solo una piccola busta, ma che mi è costato più impegno e tempo di tutti gli altri non ricordando la posizione esatta del negozio, e non sono nemmeno essere sicura che sia di suo gradimento.
 
«Mia, ti sei imbambolata?» La voce di Jake mi riporta alla realtà, è in piedi di fronte a me con in mano una scatola di cartone che sembra molto pesante.
 
«Stavo solo controllando di aver preso tutto.» Grugnisco infastidita di essere stata colta nel bel mezzo dei miei pensieri.
 
«Guarda quanti regali, spero ci sia qualcosa anche per me.» Ghigna divertito.
 
«E perché avrei dovuto prenderti un regalo? Credi di meritartelo?» Gli rispondo facendogli la linguaccia, come quando eravamo bambini. «A proposito, cosa fai qui?»
 
«Oh, Jessica è stata ammessa in questa vostra confraternita e mi ha chiesto di darle una mano a traslocare.» Indica con il capo il pesante scatolone che tiene tra le braccia.
 
«Jake, tesoro.. Dai, abbiamo ancora molte cose da portare.» La voce fastidiosa di Jessica giunge alle nostre orecchie da una delle finestre del secondo piano, almeno non condivideremo lo stesso corridoio.
 
«Arrivo, arrivo.» Sbuffa Jake in risposta. «Ti darei una mano con quei pacchi ma ho finito le mani.»
 
«No, tranquillo, vai pure, Jessica ti sta chiamando.» Sbotto infastidita sorpassandolo salendo le scale a due a due e chiudendogli il portone di ingresso letteralmente in faccia. Che si arrangi lo stronzo. Sempre di corsa mi fiondo all’interno della mia stanza e sbatto la porta con tutta la forza che ho in corpo.
 
«Mia, che ti prende?» Mi domanda Spencer sobbalzando per la paura.
 
«Niente, niente mi prende. Oggi è solo una pessima giornata.» Grugnisco lasciando cadere i sacchetti sul mio letto. «Ma non mi chiedere nulla perché non ne voglio proprio parlare.»
 
«Ok, come preferisci.» Spencer scrolla le spalle cercando di nascondere un mezzo sorriso.
 
«Ma ti rendi conto che hanno ammesso anche Jessica, se solo non avessi bisogno di un posto dove dormire me ne andrei subito, e lo chiama tesoro.» Sbotto in un fiato, ormai inizio a parlare velocemente come la mia coinquilina.
 
«Scusa ma non ho capito, chi chiama tesoro chi?»
 
«Jessica chiama tesoro Jake e quel cretino la sta aiutando a traslocare.» Le chiarisco indignata facendola scoppiare a ridere.
 
«Ah, adesso ho capito. E che problema c’è? In fondo siete solo amici.» Inarca le sopracciglia divertita scuotendo la testa.
 
So cosa intende ma si sbaglia. «Che problema? NESSUNO! Nessuno. Non me ne frega niente di quei due idioti. Che facciano quello che vogliono!» Sbraito sfilandomi il cappotto e lanciandolo sul letto accanto ai pacchetti regalo. «Vado a farmi una tisana.» Concludo per sfuggire al suo fastidiosissimo sorriso, ed esco dalla nostra camera sbattendo nuovamente la porta.
 
Non capisce proprio nulla Spencer, io non sono gelosa di Jake, è solo che Jessica non è adatta a lui, merita di meglio di una come lei.
 
Scendo al piano terra e mi dirigo a passo spedito in cucina, prendo il bollitore e lo riempio di acqua prima di metterlo sul fuoco. Prendo dalla mensola una tazza piuttosto grande e ci posiziono all’interno la bustina prescelta: limone e cannella. Qualcosa di caldo riuscirà a calmare la mia rabbia.
 
 
******
 
 
Il giorno dopo affronto le ultime ore di lezione e pranzo con Josh, Megan, Robert e Spencer.
 
«Allora ragazzi, voi che progetti avete per queste vacanze?» Domanda Megan portando alla bocca una forchettata di maccheroni al formaggio.
 
«Io sono dai miei come sempre.» Le risponde Robert sorridendole amorevolmente.
 
«Sai che i miei odiano il freddo, andiamo alle Bahamas a prendere il sole.» Sbuffa Josh come se fosse la cosa più terribile che gli potesse capitare.
 
«Io raggiungo i miei nel Conneticut dalla mia famiglia, ma pensavo di tornare prima di capodanno per stare con Micheal.» Continua Spencer.
 
«Io torno ad Union.» Scrollo le spalle cercando di sfuggire allo sguardo di rimprovero di Megan.
 
«Cosa? Potevi anche dirmelo prima!»
 
«L’ho deciso solo ieri in realtà, ho il volo domani mattina presto.»
 
«E quando pensi di tornare? Spero prima di quattro anni?»
 
«Non sei divertente. Credo per capodanno se organizzate qualcosa.»
 
Megan alza gli occhi al cielo portandosi una ciocca ribelle dietro l’orecchio. «Certo che organizziamo qualcosa, prenota già il volo di ritorno. Quindi saremo solo io e te in città..» Avvampa posando il suo sguardo su Robert.
 
«Se vuoi posso passare a trovarti.» Le sussurra dolcemente arrossendo leggermente a sua volta e non posso fare a meno di sorridere incredula, stanno flirtando di fronte a noi.
 
«Va bene, allora lasciamo a voi l’organizzazione del capodanno.» Annuncia Josh sogghignando divertito e ammiccandomi leggermente. «Cercherò di tornare anch’io in tempo.»
 
«Perfetto! Ma sei sicura che Ryan vorrà passare con noi il trentuno?»
 
«Oh Ryan… Non lo so.. in verità noi abbiamo discusso e abbiamo preso una pausa. Dopo passerò comunque da lui per salutarlo ma non so ancora se passeremo le feste insieme.» abbasso lo sguardo imbarazzata, è la prima volta da ieri che lo ammetto a qualcuno. «Voi comunque contante su di me. E prima che iniziate a farmi domande su questo argomento di cui io non voglio parlare, sappiate che ho dei regali per voi.» Sollevo la pesante borsa sopra il tavolo e la apro mostrando loro i pacchetti colorati.
 
«Mia… Cosa è successo?»
 
«Megan ho appena detto che non ne voglio parlare.» La ammonisco seria. «Vi sto per consegnare i miei regali a patto che mi promettiate di non aprirli prima di Natale.»
 
«Ma Mia, non puoi darci un regale senza permetterci di aprirlo.» Si lamenta Josh mettendo su il broncio. «Però ho anch’io dei regali per voi!»
 
«Tesoro…» Mi slancio verso il mio amico stringendogli le braccia al collo e schioccandogli un bacio sulla guancia.
 
«Mia?» Riconosco subito la voce alle mie spalle e dal modo in cui si irrigidisce la schiena di Josh so che è lo stesso per lui. Jake in piedi dietro di noi con Jessica abbarbicata al suo braccio destro quasi fosse un babbuino.
 
«Ragazzi!» Biascico portandomi la tazza fumante di caffè alla bocca sorridendo ad un tesissimo Josh.
 
«Che succede? Ci siamo persi qualcosa?» Sorride maligna Jessica.
 
«Assolutamente no.» Si affretta a rispondere il ragazzo al mio fianco. «Ci stavamo solo scambiando i regali.»
 
«Ah! Che carini.» Annuncia Jake puntando i suoi occhi gelidi nei miei.
 
«Beh Jake, Anch’io ho un regalo per te, ma pensavo di dartelo stasera a cena…»
 
Cena? Si sono dati un appuntamento per la sera della Vigilia?  «E stiamo organizzando di passare il capodanno insieme.» Sibilo maligna stringendo il braccio di un sempre più rigido Josh.
 
Lo sguardo freddo di Jake passa da me a Josh che immediatamente si slaccia dalla mia presa e mi allontana da lui. «Non dovevi andare alla Bahamas?»
 
«Si, ma pensavo di tornare, per non passare l’ultimo insieme ai miei.» Si difende lui, alzando le mani e scivolando sulla panca per allontanarsi ulteriormente da me.
 
«Vabbè, ma ci uniamo anche noi, e porto anche Greta allora!» Continua Jessica ignorando le mie occhiatacce, e chi sarebbe ora questa Greta?
 
«Greta?» Domanda Megan titubante.
 
«Si, la mia compagna di stanza. Eccola là!» Alza la mano verso una bella ragazza castana dalla pelle ambrata, alta e magra. Ci raggiunge sorridendo allegra e scrutando timidamente ognuno di noi con i suoi penetranti occhi scuri.
 
«Ciao Greta, ti presento Josh, Mia, Robert, Megan e ….» Si ferma fissando la mia coinquilina.
 
«Spencer.» Le suggerisce lei sbuffando. Ormai fa parte del gruppo da mesi, potrebbe almeno imparare il suo nome.
 
«Si, Spencer. Stiamo organizzando una festa per l’ultimo dell’anno. Ti unisci a noi vero?»
 
«Piacere.» La ragazza allunga la mano prima verso di me e poi verso Josh il quale si solleva in piedi balbettando qualcosa di impercettibile e sorridendo imbarazzato. «Siete sicuri che non disturbo?»
 
«Scherzi? No, no. Nessun disturbo. Le amiche di Jessica sono anche nostre amiche.» Biascica Josh passandosi una mano tra i capelli.
 
«Certo, non preoccuparti Greta. Siamo felici di averti con noi.» Sorrido gentilmente stringendole la mano mentre vengo affiancata da Megan che fa lo stesso
 
«Ora scusate ragazzi ma per me si è fatto tardi, devo preparare le valigie e passare da Ryan. Buon Natale a tutti.» Prendo il mio vassoio dal tavolo e lo porto alle inservienti, quindi a passo veloce mi dirigo verso l’uscita della mensa.
 
«Mia aspettami.» Sollevo gli occhi al cielo e sbuffo voltandomi verso Jake che mi sta rincorrendo. «Valigie? Quando pensavi di dirmi che stai partendo?»
 
«Jake, sei mio amico, non mio padre. E comunque non ho avvisato nemmeno lui della mia partenza, quindi..»
 
«Qual è il problema adesso? È da ieri che sei intrattabile.»
 
«Perché tutti pensate che io abbia dei problemi. Adesso non devi aiutare Jessica a finire il trasloco e prepararti per la vostra cena?» Grugnisco indignata dandogli ancora una volta le spalle, senza che mi passi inosservato il suo ghigno tanto fastidioso quanto fantastico.
 
«Ti posso almeno accompagnare in aeroporto? A che ora hai il volo?»
 
«Alle sette, ma devo essere in aeroporto almeno un’ora e mezza prima.» Gli rispondo inclinando la testa di lato sperando che rinunci visto l’orario.
 
«Ok, allora vengo a prenderti alle cinque in punto.»

Dannato Jake.
 
 
 
 
 
*****
 
 
Avviso Ryan con un sms che nel pomeriggio sarei passata dal suo ufficio e alle cinque, dopo aver preparato la valigia e preparato il bagaglio a mano, esco per raggiungere il palazzo di giustizia.
I corridoi sono quasi totalmente vuoti e la cosa non mi sorprende essendo la sera della vigilia di Natale, solo Ryan Bass lo staccanovista sta lavorando a quest’ora.
Arrivata alla sua porta busso e la apro senza aspettare che mi inviti ad entrare, in fondo mi sta aspettando. Purtroppo non lo trovo da solo.
 
«Amelia.» Mi saluta guardandomi male per la mia intrusione.
 
«Scusami Ryan, non credevo fossi impegnato, posso tornare dopo.» Passo lo sguardo dal lui alla donna bellissima bionda al suo fianco. Indossa una camicetta bianca leggermente trasparente e decisamente troppo sbottonata per i miei gusti e per il suo seno eccessivamente prosperoso. Le gambe lunghe a mala pena coperte sfuggono dalla gonna grigia attraverso il vertiginoso spacco.
 
«Tranquilla, abbiamo finito.» Mi sorride maliziosa. «Ryan com’è carina la tua sorellina?»
 
Sorellina? «Veramente io sono la sua fidanzata.» La correggo guadagnandomi un’espressione alquanto sorpresa.
 
«Ma.. Dott. Bass non mi avevi detto di essere impegnato.» Se ne esce fuori arricciando il labbro inferiore e sfoggiando un finto e troppo malizioso broncio.
 
Ryan invece ci guarda senza proferire parola anche se posso leggere chiaramente nei suoi occhi il suo stato di disagio.
 
«Beh vi lascio allora, Ryan ti chiamo nei prossimi giorni e continuiamo il nostro discorso, magari davanti ad una buona bottiglia di vino.» Si allunga verso il mio ragazzo lasciandogli un bacio sulla guancia. «Piacere di averti conosciuta Alessia.»
 
«Amelia» Sibili nervosa. «Il mio nome è Amelia.»
 
La donna però senza correggersi mi sorride ed esce dalla stanza, non prima di aver lanciato un’altra occhiata al viceprocuratore.
 
«E io che ti credevo disperato per il nostro litigio.» Lo rimprovero scuotendo la testa.
 
«Ma cosa stai dicendo.. Lei è solo una collega e amica, stiamo seguendo una pratica insieme.»
 
«Si Ryan, siete talmente amici che non sapeva nemmeno della mia esistenza.» Borbotto infastidita dalle sue parole, e lei si comportava in modo forse troppo amichevole. «E quindi? Ci uscirai insieme?»
 
«Uscirci… non esagerare adesso, siamo amici e dobbiamo discutere di questioni di lavoro durante le feste, piuttosto che intristirci nel palazzo di giustizia quasi vuoto abbiamo pensato di incontrarci in un locale. Ti infastidisce per caso? Siamo amici, non ci vedo nulla di male.»
 
Ecco dove voleva arrivare, vuole mettermi nella posizione di dovergli dire di non uscire con lei. Vuole farmi ingelosire, quanto lui lo è di me e Jake, e diavolo se c’è riuscito con quella bambolona. Dannazione. «No, alcun fastidio.» Ammetto alla fine mordendomi la lingua. «Comunque sono qui solo per salutarti.»
 
«Salutarmi?» Mi domanda sbigottito.
 
«Si, torno dai miei nonni per Natale. E ti ho portato questo.» Estraggo dalla borsa il pacchettino color panna con il fiocco blu. «Aprilo domani però.»
 
«Amelia, io però non ho niente per te.. cioè non ce l’ho qui.» Ryan si scompiglia i capelli imbarazzato.
 
«Tranquillo Ryan, non è necessario. Ti lascio lavorare adesso. Ci sentiamo.» Lo saluto con un cenno della mano, ma lui si frappone tra me e la porta.
 
«Aspetta Amelia, è tutto apposto? Tra noi intendo.»
 
«Ryan.. dipende da te, non da me. Ne riparliamo quando torno,ok?» Gli rispondo sorridendogli per rincuorarlo. Non voglio che stia male per colpa mia, ma non sono più sicura nemmeno io di voler portare avanti questa relazione.

 
 
 
 

Eccomi qui... scusatemi per il ritardo ma sono stata impegnatissima con l'esame e tornata ho avuto tanto tanto tanto bisogno di rilassarmi.. 
Il capitolo è un po' così... finalmente iniziano i primi problemi tra Mia e Ryan... dico finalmente perchè dalle vostre recensioni vedo che non lo sopporta più nessuno :)
Vi avviso però che questo capitolo era molto più lungo e ho deciso di dividerlo e pubblicare un altro capitolo il 25 che sarà un episodio natalizio... :)
Non avrete sul serio pensato che potevo eclissare il Natale mandando Mia dai nonni... Vi avviso già che non succederà... e non dimenticate chi sarà con lei in aeroporto... :)


Veniamo ad alcuni volti nuovi e non che non avevo ancora assegnato....
Charlie

Greta

Jessica (lei aveva già un volto ma ho deciso di cambiarla perchè prenderà sempre più piede)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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