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Autore: Angel51    23/12/2014    4 recensioni
Klaroline. FF ambienta nel passato, anni venti: Caroline è una diva, la diva di Broadway, che dall'ombra muove le fila della città. Klaus attirato dalla sempre più splendente NY, decide di farla sua come ha già fatto con New Orleans, usando i suoi poteri di ibrido per conquistare la città. E' pronto a tutto per riuscirci, ma quando troverà lei sulla sua strada, le sue certezze crolleranno.
"Ricordo bene la prima volta che incontrai Nicklaus Mikaelson, quel momento è impresso a fuoco nella mia mente.
Lui era affascinante, un leader che trascinava le folle, tanto potente quanto pericoloso.
Io, un bel faccino che nascondeva il vero volto del burattinaio che tirava i fili di quella città.
Erano i ruggenti anni venti, lui era un ibrido originario millenario e io solo una giovane umana.
Lui venne per conquistare la mia città, ma trovò una regina che conquistò il suo cuore."
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Caroline\Klaus, Klaus
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Roar!

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CAPITOLO 1: Welcome to New York Mr Mikaelson!


Quando l'auto si fermò davanti al portico di quella grande villa, Stefan Salvatore rimase abbagliato dalle luci e dallo sfarzo di quella casa. Sorrise fra se, scendendo dall'auto e ripensando a quanto quella casa, o meglio quella reggia, assomigliasse al suo proprietario.

Appariscente, elegante, lussuosa ed anche rumorosa... erano aggettivi che avrebbe potuto usare anche per descrivere il suo vecchio amico.

Un maggiordomo prese il suo soprabito ed un altro gli porse un calice di cristallo, Stefan chiese a quest'ultimo dove fosse il padrone di casa, ma prima ancora di ricevere risposta sentì una voce familiare raggiungerlo.

“Dove potrei essere se non ad accogliere il mio ospite d'onore?!”

Stefan ghignò voltandosi verso il suo interlocutore.

Nicklaus Mikaelson lo guardava divertito con una mano nella tasca del suo smoking scuro e l'altra che sorreggeva un bicchiere pieno fino a metà di bourbon.

Il solito cipiglio saccente, il solito sguardo fiero e la solita postura autoritaria... erano anni che non si vedevano, ma niente in lui era cambiato... nemmeno la luce maliziosa che gli brillava costantemente negli occhi.

Il giovane Salvatore scosse la testa, avvicinandosi per ricevere uno di quei veloci abbracci accompagnati da una pacca sulla spalla che tanto gli erano familiari.

“Non potevo credere ai miei occhi quando ho letto il tuo nome sull'invito... ho anche pensato che fosse uno scherzo finché non ho visto il tuo messaggi sul retro!”

“Cambiare aria fa bene vecchio mio... soprattutto quando l'aria di casa tua diventa irrespirabile!” disse amaramente Klaus “lo Champagne è per le signore e i poveri di spirito, lascia quel bicchiere e vieni con me!” disse riprendendo il suo solito tono superbo.

Stefan seguì il suo vecchio amico al bancone di un giovane barman di colore, che ad un tacito segno di Nicklaus servì uno scotch di ottima annata ad entrambi.

“Aria irrespirabile a New Orleans, eh?! Cos'è il clan dei Mikaelson ha deciso di seppellire l'ascia di guerra e convivere pacificamente?” disse Stefan sarcastico.

“Non riuscirebbero a vivere pacificamente nello stesso continente, figurati sotto lo stesso tetto! Avevo due opzioni... o mandarli a dormire con un pugnale nel petto e sorbirmi una noiosa vendetta al loro risveglio, o prendermi una vacanza e evitare inutili dispute familiari...” disse allargando le braccia per mostrare la risposta alla sua scelta.

“Stento a riconoscerti!” disse Stefan sorpreso prendendo un sorso dal suo bicchiere. Notò con curiosità quanto influenza avesse il suo amico soltanto con la sua presenza... erano al centro dell'attenzione di tutti, ma nessuno osava avvicinarsi senza avere un segno d'invito dall'uomo accanto a lui, e intorno a loro non c'era nessuno a portata d'orecchio che potesse sentire i loro discorsi, nonostante fossero davanti al bancone del bar. Doveva ammettere che gli era mancato avere quel potere, anche se di riflesso, in tutti quegli anni.

“Che dire... mi è giunta voce che NY sta diventando il centro del mondo e che si prospetta un grande potenziale per questa città. Non potevo lasciare un tale tesoro in mano a degli sciocchi umani e ho colto l'occasione... tempo qualche mese e i miei fratelli si disperderanno per il mondo, io tornerò a casa mia e manderò qualcuno dei miei ragazzi a finire quello che comincerò qui! Il fatto che tu fossi qui è stato solo un incentivo a venire più velocemente!” disse concludendo.

“Non è quello che sembra. Avrai modo di vedere con i tuoi occhi che questa è una città in guerra amico mio...” disse Stefan amaramente.

Klaus sorrise portandosi il bicchiere alle labbra “Allora comincia a schierarti dalla parte dei vincenti amico... la mia!”

Stefan guardò il suo amico preoccupato... l'ultima cosa che voleva era trovarsi fra due fuochi incrociati “Goditi la tua serata Klaus... domani ti racconterò quello che non sai su questa città, non è tutto oro quello che luccica!”

“Stefan credimi... nessuno può mettersi sulla mia strada, ormai non esiste nessuno più forte del sottoscritto. Non ho punti deboli! ”. Stefan puntò gli occhi in quelli del suo interlocutore, scrutò a lungo dentro di essi fino a non trovare più nessuna traccia di quella paura che li aveva sempre accompagnati.

“Vuoi dire...”

“Che hai di fronte a te l'unico e il solo ibrido originario... ho spezzato la maledizione” disse soddisfatto Klaus.

“Come ci sei riuscito?!” disse Stefan abbassando il tono di voce per non farsi sentire dagli altri “Katherine è un vampiro! Sei riuscito a trovarla? Come sei riuscito a far funzionare l'incantesimo?”

Un ghigno soddisfatto apparve sul volto di Klaus “Ogni maledizione ha la sua scappatoia e io ho una strega tanto potente quanto perspicace... non solo ho trovato Katherine, ma è finalmente servita al suo scopo”

Era morta. Ormai conosceva bene la storia della maledizione e sapeva leggere altrettanto bene fra le righe delle parole del suo amico. Katherina Petrova, Katherine Pierce, la donna che lo aveva creato, era morta.

Stefan fu pervaso da un moto di tristezza. L'aveva amata così tanto da morire per lei. L'aveva amata così tanto da trasformarsi in un mostro... si era innamorato di lei quando era ancora un umano, troppo giovane ed ingenuo. Pensava che anche lei lo amasse, credeva in un eternità piena d'amore per loro... ma per quanto lei lo ricambiasse, non poteva essere l'unico. Katherina Petrova non si era mai accontentata di un solo uomo, di un solo Salvatore. Doveva averli entrambi. E così li aveva ingannati, li aveva uccisi per trasformarli e passare l'eternità insieme e non aveva mai scelto. Dopo averli trasformati se ne era andata, li aveva abbandonati a loro stessi, tornando da loro solo anni dopo, quando ormai sapevano convivere con la loro identità di vampiri. La odiarono per questo, ma solo dopo pochi attimi averla rivista, tutti e due tornarono ad amarla più forte di prima. L'avevano avuta entrambi ed entrambi erano stati traditi, si erano scontrati, si erano quasi ammazzati per contendersi il suo amore, ma dopo quasi cinquant'anni avevano capito che non ne valeva la pena... un Salvatore non poteva stare senza l'altro, solo questo importava... e di lei non ebbero più notizie. Erano quasi dieci anni che non vedeva Katherine ed ora era morta.

Stefan pensò a suo fratello, chissà se anche Damon sarebbe stato triste quando avrebbe saputo della sua morte.

Guardò l'uomo accanto a lui. Era stata lei a farli incontrare. Klaus aveva passato cinquecento anni a darle la caccia solo perché lei era la doopelganger e alla fine l'aveva trovata.  

Aveva conosciuto Klaus agli inizi del novecento, era arrivato fino a Stefan cercando la sua preziosa Katherina. Ma lei era con Damon. Non aveva mai chiesto al suo amico perché non l'avesse ucciso quella notte, quando difese a spada tratta suo fratello e la sua compagna non rivelandogli dove fossero. Anche se era nel suo stato peggiore, nel suo periodo più buio, mai avrebbe segnato la morte di suo fratello. Nel suo animo da squartatore, una vocina gli rievocava che Damon era l'unica famiglia che avesse. Stefan ricordava ancora nitidamente l'originale fermare i suoi tirapiedi dal conficcargli un paletto nel petto... lui si accasciò a terra stremato e Klaus si abbasso alla sua altezza dicendogli con un ghigno “A presto Salvatore!” e poi sparì.

Si rincontrarono un paio di anni dopo, a Chicago... Stefan era lo squartatore che terrorizzava quella città e Klaus era stanco di cercare quella donna così sfuggente che non lasciava tracce. Un lampo di terrore passo negli suoi occhi quando vide l'originale sedersi al suo fianco al bancone di un bar dopo tanto tempo. Poi Klaus gli offrì da bere, senza dire nulla e in un bar della città ventosa, nacque quella strana amicizia fraterna fra un originario che si sentiva un bastardo e un vampiro che non si sentiva abbandonato solo quando tormentava la sua vittima.

“Ricorda amico mio... non sacrificare mai la donna di tuo fratello se poi devi viverci sotto lo stesso tetto! Uno dei due dovrà andarsene!” disse Klaus amaramente. Stefan si riscosse dai suoi malinconici pensieri a quelle parole e dopo qualche secondo ne afferrò il senso celato dietro.

Allora era vero... aveva sentito la storia sussurrata fra i vampiri da tempo immemore, ma nessuno ne faceva parola con uno straniero e non ne aveva mai avuto la conferma. Si diceva che chiunque avesse osato toccare Katherina Petrova, o ci avesse anche solo provato, si era ritrovato con il cuore strappato dal petto, ucciso crudelmente da Elijah Mikaelson.

Lui, Damon, Elijah Mikaelson... a quanti ancora Katherine aveva rubato il cuore e promesso amore eterno?!

Prese un lungo sorso dal suo bicchiere, come a cancellare quei pensieri e guardò Klaus che stava dicendo qualcosa al barman poi tornò a concentrarsi su di lui.

“Per quanto possa sembrarti ipocrita, mi dispiace di averti arrecato dolore amico mio, ma la sua morte era la mia salvezza” disse Klaus serio guardando negli occhi il suo amico. Stefan annuì, riconoscendo la sincerità di quelle parole “E' storia vecchia ormai Klaus... mi hai solo sorpreso ecco tutto!” disse cercando di convincere anche se stesso di quelle parole.

“Credo sia giunta l'ora di dare il degno benvenuto ai miei ospiti” disse guardando il suo orologio dalla tasca “non andartene presto, d'accordo?”

“Dovrai cacciarmi a calci da questa casa!” disse cercando di essere convincente mentre l'altro si allontanava alzando il bicchiere. Ma per quando ci provasse, lei gli tornò in mente e la tristezza tornò a fare da padrona.

 

Si faceva strada a testa alta con il suo calice in mano fino ad arrivare a salire gli ultimi due scalini della grande gradinata al centro del salone. Si schiarì la voce in modo educato e in pochi secondi tutta l'attenzione era su di lui annientando anche l'ultimo brusio. Sorrise soddisfatto, aveva gli occhi di tutti puntati addosso e con un sguardo veloce percorse tutta la sala.

“Signori, signore... benvenuti nella mia umile casa!” disse Nicklaus allargando le braccia con fare volutamente sarcastico, provocando risate di circostanza fra i suoi ospiti “Ho voluto accogliervi stasera proprio come questa città oggi ha accolto me, a braccia aperte! Sono solo pochi giorni che sono arrivato e già mi sono innamorato di questa bellissima donna che è New York. Giovane, sfrenata, ammaliante... Cosa può volere di più un uomo da una città? Una città sull'orlo della frenesia... la città che non dorme mai... che prospera in un crescente delirio di ricchezza... ecco cosa dicono di New York. Definiscono ambizioso chi arriva qui per iniziare la propria vita... a loro alziamo i calici Signori, agli ambiziosi di potere e fama, che fanno impennare le azioni di Wall Street, che si lasciano andare ai divertimenti sfrenati, alle feste disinibite... un brindisi a noi amici miei... e che la festa abbia inizio!”

Nicklaus alzò il bicchiere verso il suo pubblico, poi si girò verso l'orchestra e diede un tacito segnale di iniziare a suonare sopra il rumore degli applausi e del tintinnio dei bicchieri.

Alcuni gli andarono incontro brindando con lui, non appena tornò a prestare agli ospiti la sua attenzione, scendendo gli scalini.

“Signor Mikaelson” una donna richiamò la sua attenzione, si voltò verso di lei sorridente e solo dopo una lunga e accurata occhiata alzò lo sguardo verso l'uomo accanto a lei “Carol Lockwood” disse lei porgendogli la mano.

“La moglie del sindaco dunque” disse facendole il baciamano “Piacere di conoscerla...”

“Il piacere è tutto mio... mio marito...” rispose lei civettuola.

“Richard Lockwood” disse l'uomo interrompendo la moglie e stringendogli la mano “volevamo darle personalmente il benvenuto in città”

“Oh, ne sono onorato signor sindaco... spero avremo il piacere di parlare in privato uno di questi giorni, volevo appunto farle visita...”

“La mia porta è sempre aperta signor Mikaelson in qualunque momento, anche stasera se lo desidera” disse il vecchio Lockwood accomodante.

“Non mi piace mischiare affari e piacere signor sindaco” rispose sicuro l'altro, lasciando annichilito il suo interlocutore.

“Ha una casa davvero splendida! Spero che darà molte feste quest'estate!” disse Carol cercando di riportare la conversazione su delle frivolezze

“La ringrazio Carol... posso chiamarla Carol non è vero?” la donna si lasciò scappare una risatina sciocca a quella richiesta “Ho chiesto la casa migliore nella zona migliore... voglio solo il meglio. Si aspetti pure un invito molto presto, ho intenzione di rispettare le usanze di queste città e lasciarmi andare a feste sfarzose e senza fine per tutto il tempo che resterò qui!”

Dopo qualche minuto con i coniugi si congedò, promettendo di tornare da Mrs Lockwood per un ballo più tardi. Solo pochi minuti e già ne aveva abbastanza di loro.

Si fermò a conversare con un altro paio di persone che avevano richiesto la sua figura, allargando il suo ristretto cerchio di conoscenze.

Era quello lo scopo della sua festa infondo. Aveva detto ai suoi di organizzare tutto in modo impeccabile, e aveva fatto invitare solo le persone di rilevanza della città. Non più di un centinaio. Voleva studiarle, conoscerle, doveva capire chi erano e come funzionavano le cose in quel nuovo territorio. E il modo migliore era metterle a proprio agio, riempire i loro bicchieri ogni volta che si svuotavano, fare buon viso ad ogni nuova presentazione e nel frattempo osservarli. A fine serata, quando nessuno avrebbe notato la sua assenza, si sarebbe rifugiato in un angolo nascosto a scrutare gli altri senza essere visto.

Stava parlando di borsa con un paio di pezzi grossi di Wall Street quando guardandosi in giro in cerca del suo vecchio amico, lo trovò a ridere con una donna. Si trovò piacevolmente sorpreso nel trovare Stefan così spensierato, erano poche le occasioni in cui lo aveva visto così. Guardò la donna di fronte a lui, doveva essere lei la causa della sua allegria... lei e l'ennesimo bicchiere di brandy che aveva in mano. Senza volerlo, si trovò ad osservare incuriosito quella dama dalle qualità sorprendenti.

Era di spalle... aveva un modo elegante di muoversi e di gesticolare con le braccia. L'abito le scendeva aderente dalla schiena ai fianchi fino alle gambe, per poi allargarsi leggermente nell'ultimo tratto sopra le ginocchia, formando un piccolo seguito che si apriva sopra il pavimento. Osservò come la linea nuda della sua schiena scendeva candida e delicata a nascondersi sotto l'abito color cipria, senza risultare volgare.

Fece finta di ascoltare quello che intorno a lui veniva detto, annuendo di tanto in tanto. Era totalmente concentrato su di lei. Quella donna misteriosa lo aveva rapito. Stavo osservando ogni più piccolo dettaglio nell'attesa che si girasse, coglieva ogni più piccolo gesto...

I capelli erano così biondi che riflettevano la luce della sala, raccolti in un fermaglio di piume e brillanti a lato del capo.

Osservò il suo collo lasciato scoperto... un filo di perle adornava quella pelle candida e lui deglutì vistosamente sentendo la sete salirgli alla bocca. Si ritrovò a desiderare quella pelle, quel candido collo contro le labbra, ma non riuscì a capire se voleva morderlo o baciarlo... cercò di scacciare quei pensieri, non poteva perdere il controllo.

Stava parlando animatamente, poteva capirlo dal tutto quel gesticolare... le sue mani coperte da lunghi guanti bianchi si muovevano sui suoi fianchi e poi davanti a lei... cercò si concentrarsi e di sentire cosa stava dicendo, ma era troppo lontano e in quella sala c'era troppa confusione.

Poi d'un tratto, solo per pochi secondi lei si voltò... aveva un'espressione spazientita e divertita allo stesso tempo sul viso... ed era bellissima. Aveva catturato quell'attimo nella sua mente.

Si scusò educatamente e si diresse verso di lei. Si fermò qualche metro lontano da loro, seminascosto da una colonna cogliendo l'occasione di continuare ad osservarla senza essere visto. Poteva vederne il volto e tutta la bellezza che prima gli era celata agli occhi.

La pelle perlacea lasciata scoperta risplendeva della luce dei lustrini dell'abito... seguì le morbide linee della scollatura, delle spalle nude e delle esili braccia. Aveva un portamento fiero ed elegante, di chi è abituato a camminare a testa alta. Il suo sorriso affabile fra le labbra piene scaldava il cuore di chiunque la guardasse... i suo occhi, i suoi occhi l'avevano colpito più di qualunque altra cosa... i suoi occhi brillavano, avevano una luce che mai aveva visto prima d'ora, avevano una luce che la rendeva viva.

Era armonia pura. Ogni parte del suo corpo sembrava scolpita da un artista per esaltarne un'altra, come se fosse il frutto di un lavoro lungo e studiato per essere un' opera d'arte. Perfino le mani gli sembrarono perfette, le dita lunghe e affusolate che tenevano il suo calice sembravano quelle di una regina che reggeva uno scettro.

Riprese ad avvicinarsi a lei, si sentiva attratto come un magnete da quella donna bellissima. Man mano che si accostava poteva sentire il suono cristallino della sua risata. Ma prima che li raggiungesse, la vide allontanarsi verso il centro della sala lasciando distrattamente il calice vuoto ad un cameriere. Rimase fermo seguendola con lo sguardo fra la folla fino a fermarsi a salutare una vecchia coppia.

Rapido si avvicinò al suo vecchio amico, prese un calice pieno da un cameriere che passava e lo bevve d'un sorso, sperando di ritrovare un minimo di lucidità.

“Chi è la meravigliosa creatura che ti fa tanto ridere vecchio mio?” disse Klaus cercando di nascondere il suo disagio.

“Meravigliosa creatura?” poi seguendo lo sguardo di Klaus riprese “vuoi dire Caroline?” disse sorridendo.

“Il tuo vecchio cuore ha forse ricominciato a battere per qualcun'altra dopo la Petrova?” disse sarcastico.

Stefan rise triste “Non proprio... Caroline è solo una cara amica che mi ha aiutato in un brutto momento” disse mestamente. Avrebbe voluto dirgli di più, raccontargli di Elena, ma non era ancora il momento adatto, per ora bastava quello.

“Vuoi dirmi che il motivo della tua felicità è una chiacchierata con un'amica?” disse beffardo “Non me la bevo vecchio mio!”

Stefan rise. Come poteva spiegargli lo strano rapporto che aveva con Caroline? Era la sua migliore amica, era la sorella che non aveva mai avuto, era stata la sua luce nei momenti bui.

Guardò la sua amica discutere educatamente con un paio di persone che sapeva bene lei non sopportava e sorrise... lei era così, Caroline Forbes era la persona migliore che conoscesse o avesse mai conosciuto.

“Lo capirai dopo che l’avrai conosciuta... vieni te la presento”

Klaus sorrise soddisfatto alle parole del suo amico, non aspetta altro che poterla guardare negli occhi.

Stefan guardò Klaus di sottecchi mentre si portava il bicchiere alle labbra. Non poteva affermare di leggerlo come un libro aperto, ma sapeva riconoscere alcune delle sue espressioni, e lo sguardo che aveva mentre guardava Caroline era bramoso. La seguiva con lo sguardo, più freddo e disinteressato del solito... e se aveva capito una cosa di lui, più Nicklaus era interessato a qualcosa e più si nascondeva dietro una maschera di indifferenza e sarcasmo.

Caroline non passava inosservata, era bella, seducente...  non ricordava nessuno che era rimasto immune al suo fascino. Ma soprattutto lei era viva... così sprizzante di vita che la irradiava tutta intorno a se come un’aura.

 “Perdonatemi signori Wilson” disse Stefan scusandosi educatamente con gli interlocutori della sua amica “Ma vorrei presentare Miss Caroline ad un vecchio amico! Lady Wilson è un vero splendore questa sera!” disse infine prima di andarsene, guadagnandosi un sorriso dall’anziana coppia.

“Molto arguto sottrarmi con una scusa e poi fare ipocriti complimenti passando sempre da vero gentiluomo! Ma potevi fare di meglio, anzi potevi farlo prima!” sussurrò Caroline all’orecchio di Stefan “Sei il mio Salvatore!!” disse poi ridendo per la sua stessa battuta.

Stefan scosse la testa divertito mentre lei lo prendeva sotto braccio “Io sono un gentiluomo Care!”

“Si certo, tanto quanto io sono una signora per bene!!” disse roteando gli occhi.

“Comportati bene, voglio davvero presentarti una persona”

Lei sbuffò allungandosi per prendere un altro bicchiere da un cameriere e mentre era ancora voltata disse “Conosco già tutti a questa festa Stef! Gli unici che non conosco è perché non sono degni neanche di avere un minuto del mio tempo!” concluse annoiata.

“Crede che il padrone di casa possa ritenersi degno di rubarle un minuto del suo tempo, cara?!”

Caroline si voltò di scatto quando una voce che non conosceva le rivolse la parola. Scrutò l’uomo davanti a lei, l’aveva visto di sfuggita avvicinarsi a loro prima che lei si voltasse per prendere da bere, ma non lo aveva nemmeno considerato.

Richiuse la bocca leggermente aperta per la sorpresa, tirò le labbra in un sorriso di circostanza e alzò fiera la testa.

 

“Nicklaus Mikaelson presumo” disse serena porgendogli la mano che aveva appoggiata sul braccio di Stefan.

“In persona” rispose l’ibrido inchinandosi appena e depositando un leggero bacio sulla mano. Caroline rimase sorpresa, piacevolmente sorpresa da quel baciamano che da tanto tempo nessuno faceva più.

“Nicklaus, ti presento Caroline Forbs… la stella più luminosa di questa città”

Le parole di Stefan la riportarono al presente e rise al complimento innocente del suo amico. In pochi attimi si era persa nei suoi pensieri, aveva sentito molto parlare di quell’uomo, era circondato da un alone di mistero che la rendeva stranamente agitata. Nella settimana appena trascorsa tutti parlavano del suo grande arrivo e della maestosa festa che avrebbe dato, ma c’era qualcosa di strano che non riusciva a convincerla: aveva mandato i suoi ragazzi ad informarsi sul suo conto, e tutto sembrava al posto giusto, ma una strana sensazione l’aveva invasa non appena era entrata in quella casa poche ore prima.

“E’ davvero un piacere conoscerla Miss Forbs” disse il padrone di casa lasciandole la mano che non si era accorta era ancora nella sua “Spero di non avervi fatto sprecare tempo prezioso” concluse poi sorridendole dolcemente.

Dio! A Caroline era mancato il fiato quando lui le aveva sorriso... come aveva fatto a non notarlo per tutta la sera? Era molto più che bello, era affascinante, elegante tanto che nessun uomo nella sala poteva reggere il confronto, ne era sicura. Pensieri molto poco onorevoli e maliziosi le passarono per la testa, ma Caroline li scacciò velocemente, prima che il suo viso si colorasse di rosso per il calore che cominciava a sentire.

Caroline abbozzò un sorriso, ridendo civettuola e prendendo tempo per pensare e avere l’ultima parola.

“Non spreco mai il mio tempo, Signor Mikaelson… altrimenti mi sarei finta offesa alla prima provocazione e l’avrei ignorata andando dalla parte opposta dalla sala” disse melensa accompagnando le sue parole ad un enorme sorriso e portando il calice di champagne alla bocca per bagnarsi le labbra.

“Meglio così perché avrei odiato averla annoiata con la mia presenza”

Lei si umettò le labbra. Disagio? Si trovava davvero a disagio? Era il contrario solitamente, era lei a mettere in difficoltà gli uomini con cui parlava, invece questa volta l’uomo in questione era schifosamente gentile e cortese, a proprio agio con le sue battute velenose.

Stefan le chiese com'era andata la sua visita agli Hamptons di quella stessa mattina, e Caroline fu grata della leggerezza che prese la conversazione. Prese a parlare cercando di deviare i mille pensieri che le passavano per la testa riguardanti l'uomo che le era di fronte, che ne era quasi certa, non aveva perso una sola parola della conversazione. Continuarono a conversare e lei gli chiese educatamente cosa ne pensasse di New York.

Per tutta la durata della chiacchierata Caroline studio le parole e i movimenti del nuovo arrivato, cercando di non farsi distrarre dalle mille domande che gli frullavano in testa su di lui, o soprattutto dalla sua voce roca, da quello sguardo seducente, da quegli occhi che brillavano... e da qualsiasi altra cosa che catturava la sua attenzione. Poteva una donna intelligente e brillante come lei farsi confondere da un misero accento?! Ma non perse comunque il suo smalto: le sue battute taglienti le davano l'ultima parola, le sue idee libertine e spesso non condivise fecero da protagoniste, e il suo sarcasmo sagace la faceva essere al centro dell'attenzione, non nascondendo troppo le velate offese verso quella festa che proprio non le piaceva.

Ed ogni volta, quell'uomo che tanto la incuriosiva, se ne usciva con un gesto cortese, una frase a modo che le teneva testa, un sorriso che la faceva sciogliere. E questo le faceva brillare gli occhi di rabbia.

E poi in ultimo, quando lei pensò che stesse per andarsene visto l'insolito momento di silenzio che si era creato fra loro, lui la sorprese nuovamente con una galanteria di altri tempi.

“Mi concederebbe un ballo Miss Forbes?!” le disse tendendole elegantemente la mano “... la prego, non mordo mica!”.

Caroline notò una nota impaziente nella sua voce, che fosse davvero nervoso e timoroso di un suo rifiuto? Non aveva bisogno di guardarsi intorno per sapere che tutti gli occhi erano puntati su di loro. Era sicura che quella di ballare fosse una pessima idea, che sarebbe stata in trappola... ma rifiutare lì davanti a tutti, il padrone di casa per giunta, neanche lei poteva permetterselo. Non aveva scampo.

Tirò le labbra in un sorriso che sembrava sincero e delicata come una farfalla, appoggiò la sua mano sopra quella di lui, senza aggiungere altro e facendosi accompagnare al centro della sala.

Klaus da parte sua, non riuscì a contenere un sorriso sorpreso quando la vide accettare, sorriso che si trasformò subito in un ghigno soddisfatto. La guardava di sottecchi mentre camminava al suo fianco, si stava beando della sua presenza così vicina, e per quanto cercava di nascondere la sua soddisfazione quel ghigno tornava sempre sulle sue labbra.

Le fece fare una giravolta e lei si trovò fra le sue braccia con una mano stretta nella sua e l'altra appoggiata sulla sua spalla. Lui si stupì quando per quel breve istante in cui i loro occhi si incontrarono, lei abbassò subito lo sguardo imbarazzata... quasi non ci credeva, quella ragazza così sfrontata fino a poco fa, era in imbarazzo.

“Sono sicuro di averla già incontrata Miss Forbes” le disse in un soffio richiamando la sua attenzione “Le sembrerà una frase fatta per conversare, ma il suo volto mi è familiare!”

Lei lo guardò stranita. Sembrava davvero serio, ma quel ghigno costante sul suo volto la fece dubitare di nuovo.

“Eppure non ricordo e neanche immagino dove potrei averla incontrata prima d'ora, la sua è una bellezza che non si dimentica facilmente, mia cara!”

“Non capisco se è serio o meno Mister Mikaelson... si sta forse prendendo gioco di me?”

L'espressione allibita di Klaus al suo sarcasmo, le confermò che davvero lui fosse serio. Ovvio che aveva un volto familiare, era su ogni cartellone pubblicitario a New York e nei dintorni, era apparsa su riviste e quotidiani così tanto da aver perso il conto. C'era addirittura un'enorme locandina con tutta la sua figura all'entrata di Long Island, poco distante da quella tenuta!

“Certo che no Miss Forbes!”

Caroline si sentì ferita nell'orgoglio a quelle parole, lei era una diva, tutti la conoscevano, conoscevano il suo volto, la sua storia, il suo nome... come potava quell'uomo non sapere chi fosse?! Anche Stefan l'aveva presentata come una “stella” prima! Poteva sentire le sue guance arrossarsi sotto il fuoco in cui stava bruciando per lo sdegno.

“Ha già incontrato il mio volto Mr Mikaelson... ma non sarò io a dirle dove e semplificarle il compito di ricordare!” disse fredda, distogliendo lo sguardo da lui e guardando alle sue spalle.

Tutti la definivano una prima donna capricciosa e viziata... bene, si sarebbe comportata come tale, in quel momento.

Nicklaus sospirò a quell'atteggiamento. Poteva esserci donna più irritante e meravigliosa allo stesso tempo?

Continuarono a ballare in silenzio, sotto lo sguardo ferito di lui. Non lo faceva con malizia, sapeva che stava ferendo il suo amor proprio, ma davvero non riusciva a ricordare dove l'aveva già vista.

La sua mano poteva toccare la pelle nuda della sua schiena, accarezzarla nella sua lunghezza mentre la stringeva contro di lui per portarla con lui durante il ballo.

Caroline ritornò a guardarlo sostenendo i suoi occhi, quando lui la portò troppo vicina al suo corpo

“Per quanto non mi piaccia, è sempre un valzer Mister Mikaelson! Non dovrebbe tenermi così vicino”.

La voce decisa di lei, i suoi occhi vivi di rabbia, lo fecero sorridere e per tutta risposta la fece volteggiare di nuovo, facendola stringere ancora di più contro di lui.

“Perchè non le piace il valzer miss Forbes? Io trovo che sia un ballo che esprima sentimento, eleganza, la vera grazia di chi lo balla... non si può mentire mentre si balla, ne traspare la bellezza o al contrario l' inettitudine”

Caroline rimase per un attimo colpita da quelle parole, dalla loro veridicità, ma ammettere che lui aveva ragione era indiscutibile.

“Nel valzer le mani si stringono appena, ci sono distanze da mantenere... è la dama che in realtà guida i passi... non credo sia il nostro caso” gli fece notare lei con presunzione.

Lui sorrise a quella donna che non sapeva arrendersi, era strano ma quell'attrazione fisica che aveva sentito forte e potente dentro di lui appena l'aveva vista, stava diventando un'attrazione totale a lei.

“E poi credo che ci siano balli di gran lunga migliori in voga di questi tempi!” disse risoluta concludendo.

Per tutta risposta, lui sorrise furbo e l'attirò a se velocemente, facendola volteggiare, finendo per farla piegare verso il basso mentre lui le reggeva la schiena, e poi ricomporsi velocemente. Caroline soffocò un gridolino, quando si trovo di nuovo troppo vicino a lui, sbarrando gli occhi come unica disapprovazione alla sua risata genuina.

“Stia tranquilla Miss Forbes, nessuno ci ha visti! Se me lo permetterà un giorno le farò ballare il Charleston fino a farla svenire fra le mie braccia”

Lei sbuffò rumorosamente alla sua affermazione, tornando a guardare oltre la sua spalla.

Quando la canzone finì lei allentò la presa, ma Nicklaus la strinse più forte non lasciandola andare e trattenendola per un secondo ballo.

“Perchè tanta avversione contro di me tesoro?” chiese lui curioso “ci siamo conosciuti nemmeno un'ora fa, o almeno così credo, e già mi odia... eppure dovrei essere io a sentirmi offeso dal suo comportamento e dal suo sarcasmo inopportuno. Crede che sia uno stolto, mia cara, e che non mi sia accorto di tutte le frecciatine che mi ha lanciato per tutto il tempo o contro questa festa?”

Caroline poté leggere la sfida nei suoi occhi e senza nemmeno sorridere rispose “Sinceramente? Non credo che lei sia uno stolto, o almeno non completamente... trovo questa serata noiosa, c'è tutto quello che servirebbe per una festa fenomenale e invece siamo qui a ballare il valzer come vecchie coppie! Per non parlare che le donne hanno lavorato secoli per poter scoprire le ginocchia e le spalle e lei ordina un dress code che implica l'abito lungo per la serata! E infine, non mi piace che mi chiami “cara” o “tesoro” senza avere il diritto di farlo, non si dovrebbe permettere tale confidenza. Tutto qui Mr Mikaelson!” disse a testa alta. Avrebbe voluto aggiungere anche che lui non le piaceva, non le piaceva a pelle! Che l'aveva odiato dal primo momento che le aveva rivolto la parola con quel modo presuntuoso, che era sicura che stesse nascondendo qualcosa, che tutta quella gentilezza fosse solo falsità, che nessun uomo poteva resistere al suo odioso comportamento in modo così educato senza avere un altro fine, ma non era una stupida e prima di farsi dei nemici voleva conoscerli.

Klaus annuì. Si prese un attimo per rimandare indietro la rabbia che gli era salita dopo il tono presuntuoso di quella donna che aveva davanti. Sapeva che c'era dell'altro, per quanto capricciosa, il suo astio non poteva dipendere solo da quelle sciocchezze. Ma pensò anche che l'orgoglio ferito di una donna poteva essere un motivo veramente valido per quell'atteggiamento... e il fatto che lui non ricordasse dove l'avesse già incontrata non lo stava proprio aiutando.

“Apprezzo la sua sincerità Miss Forbes, è una dote che stimo molto nelle persone. Se posso permettermi questo vestito la rende la donna più che bella che abbia visto da molto tempo, e dubito che un altro abito, o più pelle scoperta, le renderebbe ugualmente giustizia, per quanto la sua bellezza trasparirebbe anche vestita con una tonaca da suora! Credo che ci siano serate che debbano essere svolte in un certo stile, con eleganza, e con la musica adatta per permettere la conversazione. Credo che il valzer sia il meraviglioso simbolo di un'epoca lontana, che sono abbastanza sicuro le sarebbe piaciuta, che permette di conversare durante tutta la sua durata e conoscere quindi la donna che ho scelto per ballare. Fra l'altro ho notato che lo balla divinamente... presumo quindi che non sia una principiante”.

In quel momento l'orchestra finì il suo pezzo e lui fermandosi con ancora lei fra le braccia concluse “in ultimo, mi dispiace ma non le chiederò scusa per averla chiamata “tesoro” o “cara”... è il mio modo di fare, di esprimermi, anche con chi non ho la confidenza di farlo... non chiamarla così sarebbe tradire il mio essere e io non voglio farlo. Può sentirsi onorata se vuole, non lo riservo a tutte” disse sorridendo malizioso.

“Spero che avremo l'occasione di passare del tempo insieme in futuro e di farle cambiare idea o di rimediare ai miei errori... è una ballerina magnifica e mi piacerebbe davvero avere l'occasione di ballare ancora insieme” disse riaccompagnandola al bordo della sala. Le prese la mano e vi poso un bacio leggero, guardandola negli occhi come un leone che guarda la sua preda, ma lo sguardo che lei gli riservò era esattamente bramoso quanto il suo.

Non si incontrarono più per tutto il resto della serata.

Klaus passò da una persona all'altra, poi ad un certo momento scomparve dall'attenzione di tutti, e mentre si ordinò mentalmente di osservare i suoi ospiti come si era riproposto, i suoi occhi corsero a cercare quell'esile figura.

Lei, Miss Caroline Forbes, non aveva detto una sola parola durante tutto il suo monologo, aveva mantenuto la stessa aria fiera e indifferente anche quando le aveva fatto complimenti che avrebbero fatto arrossire qualsiasi altra dama. Aveva la vaga idea che quella donna gli assomigliasse più di quanto voleva dimostrare. Non gli aveva rivolto parola, ma era sicuro che non l'avesse fatto perché ferita o a corto di parole, ma solo per metterlo in difficoltà, per vedere fin dove si sarebbe spinto da solo, per gioire nel saperlo a rimuginare sulla sua silenziosa reazione o su quell'incontro che lui non ricordava. Sorrise... era furba, doveva ammetterlo.

La osservò andarsene quando ormai la festa stava volgendo al termine. Non troppo presto, passando da maleducata, né troppo tardi passando per inappropriata. Non era una coincidenza, quella donna calcolava ogni cosa, ogni mossa.

Vide Stefan accompagnarla all'uscita, mettendole il soprabito di pelliccia bianca bene sopra le spalle e lei sorridendogli dolcemente per ringraziarlo e poi stringerlo in un abbraccio appena accennato. E proprio mentre varcava la porta, si girò un'ultima volta, alzando lo sguardo fiero nel punto esatto dove Klaus si trovava ad osservarla. Lui nascose il suo sconcerto a quel gesto. Come faceva a sapere dov'era? L'aveva osservato anche lei per tutto il tempo allora!

Lui ghignò alzando il bicchiere nella sua direzione, mentre lei gli sorrise soddisfatta per averlo sconcertato prima di voltarsi e andarsene.

Caroline Forbes gli aveva fatto perdere per pochi attimi la sicurezza di chi fosse il predatore e chi la preda.

 

 

****************angolo autrice:

Ben trovati e grazie per essere arrivate fin qui! Beh cominciamo con il primo capitolo! la storia ha preso finalmente il via in modo ufficiale, c'è stato l'icontro, o meglio lo scontro e io non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate!! l'aria che tira, come forse qualcuno ha già capito dal banner e dalle somiglianze, è molto stile Great GAtsby, film e libro che adoro e che mi hanno ispirato! le vostre recensioni, i vostri commenti sono una gioia immensa e mi spronano tantissimo ad andare avanti e a sbrigarmi a pubblicare!! 

vorrei ringraziare chi ha messo la storia fra le preferite, seguite e ricordate, o me fra gli autori preferiti! ringraziare all'infinito chi ha dedicato tempo a recensire! grazie! a presto cari!!! ;)



  
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