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Autore: Diemmeci    23/12/2014    4 recensioni
Il mondo va avanti anche quando sembra essersi fermato, smette di ruotare per centinaia di migliaia di motivi diversi, variando da persona a persona, e all'improvviso, quando meno te lo aspetti, riprende a girare grazie ad una persona che ti travolge completamente.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Nove


«È davvero una cantina!» Urlai con sorpresa, coprendomi la bocca con le mani l’istante dopo.
Mi guardai intorno, rendendomi conto di essere il centro dell’attenzione della maggior parte della persone presenti nella stanza. Guardai James, che rideva sommessamente. «Pensavo scherzassi quando lo hai detto» mi giustificai, lanciandogli un’occhiataccia che, invece di intimorirlo, alimentò il suo divertimento.
«Non scherzavo, no» scosse il capo, ridendo.
Morsi il labbro inferiore, sollevata che nessuno mi stesse più guardando. Dovevo sempre farmi riconoscere. «Allora, mi fai assaggiare qualcosa?» Gli chiesi per cambiare argomento, sfoggiando un sorriso sincero.
Ci incamminammo verso un angolo dell’enorme stanza, dove era posizionato un tavolino sul quale erano esposte varie bottiglie di vino e dei calici. «Ho dimenticato di dirti un dettaglio importante» mormorò.
«Cosa?»
«Sono esclusivamente vini italiani» rispose prontamente. «Mi piacciono particolarmente ed ho pensato che ti avrebbe fatto piacere assaggiarne qualcuno».
Annuii. «È così, infatti».
Un’espressione di sollievo si disegnò sul suo volto. «Bianco o rosso?» Domandò, afferrando un calice.
«Rosso» optai per la seconda scelta.
James annuì ed iniziò a scrutare i vini esposti sul tavolino, le sopracciglia aggrottate e l’espressione concentrata. Alla fine afferrò una bottiglia e versò il liquido nel calice che teneva con l’altra mano, porgendomelo con aria soddisfatta. «Questo è il Brunello di Montalcino» disse. «Lo preferisco a tutti gli altri».
La sua pronuncia italiana mi sorprese, ma misi questo pensiero da parte per ora. Bevvi un sorso del vino e constatai che fosse di gran lunga uno dei migliori che avessi mai avuto il piacere di assaggiare. «Mi piace» sorrisi in segno di approvazione. «Hai un buon gusto in fatto di vini, devo concedertelo».
James si lasciò scappare una risata. «Be’, ti ringrazio».
Terminai con un altro paio di sorsi il vino nel calice. «Tu non bevi?» Gli domandai, rendendomi conto solo ora che non aveva assaggiato neanche una lacrima di vino.
Scosse il capo. «Devo guidare, quindi per questa sera solo tu potrai godere di questi buonissimi vini».
«Oh, giusto».
Sorrise, accarezzandomi velocemente la guancia prima di volgere lo sguardo sui vini. Fu un contatto veloce, ma che scatenò dentro di me delle emozioni che non provavo da tempo. Sorrisi spontaneamente.
«Ne vuoi assaggiare un altro rosso?» Mi risvegliò dai miei pensieri.
Mi limitai ad annuire.
«Il Chianti Classico anche è uno dei miei preferiti» annunciò, porgendomi di nuovo il calice.
«Anche se il Brunello di Montalcino è a capo della lista, giusto?» Risi, assaggiando anche quest’altro vino. Un’altra esplosione di piacere per le mie papille gustative, decisamente.
James rise.
«Avrei dovuto partecipare ad una degustazione di vini tempo fa» dissi. «Sono uno più buono dell’altro, dannazione» imprecai, finendo velocemente il liquido.
«Avresti dovuto, sì» James si passò una mano tra i capelli e sospirò, senza smettere di guardarmi negli occhi. «Hai le guance rosse, penso che tu non regga facilmente l’alcol».
«No, lo reggo» ribattei subito dopo.
«Te ne faccio assaggiare solo un altro» disse con un tono che non ammetteva repliche. «Stavolta bianco» soggiunse.
Tornai con la mente al nostro primo incontro, senza riuscire a non sorridere. La decisione del vino da scegliere per la cena era stato il primo argomento di cui avevamo parlato. Spostai lo sguardo su James, che mi rivolse un sorriso radioso.
«Montepulciano d’Abruzzo» disse, alludendo al vino.
Gli sorrisi, assaggiando anche questo. «Non ti smentisci mai» dichiarai, approvando come avevo fatto con gli altri due.

La cantina calda ed accogliente fu solo un lontano ricordo quando mettemmo piede fuori dal locale. Una boccata d’aria fresca mi colpì in pieno volto, costringendomi così a stringermi maggiormente nella giacca.
«Quindi» James prese parola prima ancora di iniziare ad incamminarsi «ti è piaciuta la tua prima degustazione?»
«Molto» ammisi con sincerità, annuendo.
Abbozzò un sorriso prima di tornare a guardare di fronte a sé.
Una familiare sensazione si fece spazio dentro di me a quel gesto. Era possibile provare qualcosa di così intenso per una persona che si conosceva a malapena? Scossi il capo per scacciare quel pensiero, non era il momento adatto per perdersi nella propria mente.
«A cosa stai pensando?» La sua voce mi riscosse.
«A nulla» dissi frettolosamente.
James rise piano prima di tornare serio. «Ti sei pentita, non è vero?»
Mi bloccai sul posto, incrociando le braccia al petto. «Perché pensi questo?» Risposi con un’altra domanda, indignata.
Aprì le labbra e le richiuse, visibilmente sorpreso dalla mia reazione. Lo ero anche io, ma non lo diedi a vedere.
«Allora?» Lo incitai a parlare.
Si passò una mano sul mento per poi infilare le mani nelle tasche dei jeans. «Non riesci ad essere sincera con me, sembra che tu non voglia aprirti. Ecco perché lo penso».
Non mi aspettavo una risposta del genere, infatti rimasi senza parole. Aveva ragione, non riuscivo ad essere completamente onesta con lui e il motivo per cui ciò accadeva era chiaro nella mia mente.
«Non ho dimenticato ciò che mi hai raccontato al lago» proseguì, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. «L’esperienza che hai vissuto ti sta frenando in qualche modo. Non so come, ma lo sta facendo».
«Lo so» riuscii a mormorare.
«Rosalie» riprese «io voglio conoscerti per come sei realmente. Voglio abbattere il muro che hai davanti, quello che sta nascondendo la tua vera indole».
Continuai a guardarlo negli occhi, stavolta senza provare vergogna.
«Forse hai solo bisogno di raccontarmi questa esperienza per andare avanti» terminò il proprio discorso, passandosi una mano tra i capelli prima di rivolgere lo sguardo altrove.
Pressai le labbra, ripensando a ciò che mi aveva appena detto.
James sembrava sincero, sapevo di potermi fidare di lui nel profondo. Se avessi deciso di parlargli di ciò che mi stava frenando, mi sarei sbloccata e sarei riuscita a superarlo. 
«Te lo devo» finalmente trovai le parole.
«Non sei obbligata a farlo adesso».
«Invece sì» ribattei prontamente. «Voglio che tu sappia perché mi comporto in questo modo, quindi ti parlerò di questa esperienza che ho vissuto tanti anni fa. Probabilmente penserai che è da stupidi farsi condizionare da qualcosa del genere, ma penso che raccontartela mi aiuterà davvero ad andare oltre».
Scorsi l’ombra di un sorriso sulle labbra di James, che si limitò ad annuire prima di proporre di parlare davanti ad una tazza di cioccolata calda. Ci dirigemmo al bar più vicino, sedendoci comodamente al caldo. Più passavano i minuti e più ero convinta che mi avrebbe fatto sentire meglio aprirmi con James.
Era la giusta decisione.
«Di che tipo di esperienza parliamo?» Mi chiese.
«In linea generale è una delusione d’amore» dissi, evitando il suo sguardo mentre pronunciavo quelle parole. «Sembra una stupidaggine, ma ha influito particolarmente sul mio modo di essere oggi».
«In che modo?» James poggiò i gomiti sul tavolino, senza distogliere lo sguardo da me.
«Mi ha resa insicura, tanto»
«Raccontami tutta la storia» disse, tornando a poggiarsi allo schienale della sedia, incrociando le braccia al petto.
Non avendo mai parlato di questa storia, cercai di ricapitolarla nella mia mente per capire da dove iniziare.
«Be’» esordii, schiarendomi la gola un po’ esitante «okay».
James annuì, facendomi capire che stava aspettando.
«Conobbi Caleb durante l’ultimo anno di liceo» iniziai. «Cercai da subito di farlo sentire a proprio agio, dato che si era appena trasferito a Londra, e gli presentai i miei amici. Così iniziò ad uscire con noi ed una sera, mentre mi stava riaccompagnando a casa, mi invitò ad un appuntamento».
Bevvi un sorso di cioccolata prima di proseguire.
«Fui titubante all’inizio, non credevo di interessarli in quel senso e per di più io stessa non ero interessata ai ragazzi ai quei tempi, ma accettai comunque. Mi sembrò un ragazzo a posto, quindi decisi di dargli una possibilità, insomma».
Feci una pausa, constatando quanto mi fossi sbagliata nel giudicarlo.
«Iniziammo a frequentarci e, dopo parecchio tempo durante il quale avevo avuto l’occasione di conoscerlo realmente, mi convinsi che non era la persona giusta per me. Caleb era un ragazzo fuori dalle righe, devi credermi. Non era per niente come mi era parso inizialmente».
Sospirai pesantemente.
«Il problema fu che me resi conto troppo tardi».
James aggrottò la fronte alle mie parole, quindi provai a spiegarmi meglio.
«Mi innamorai di lui, James, ed iniziai a non rendermi conto di molte cose» dissi. «Mi resi conto troppo tardi che, con le sue continue critiche sul mio modo di essere, mi aveva fatto pensare che fossi inutile e stupida. E sai la parte più brutta qual è stata?»
Lui scosse il capo, la fronte ancora aggrottata.
«Iniziai davvero a sentirmi così, con la costante paura di dire o fare qualcosa di sbagliato».
«Quindi hai smesso di lasciarti andare per paura di vivere di nuovo qualcosa del genere» James pensò ad alta voce, quasi non badando a me. «E tutto questo per colpa di un coglione che non ti meritava affatto» terminò, guardandomi di nuovo negli occhi.
Mi fece ridere il modo in cui aveva chiamato Caleb. «Proprio così» annuii. «Mi rendo perfettamente conto di quanto possa sembrare stupido come motivo, ma ero facilmente influenzabile a quei tempi».
«E adesso come sei, Rosalie?»
«Ottima domanda» dissi, passandomi una mano tra i capelli per poi bere un altro sorso di cioccolata, che ormai si era raffreddata. «Ho imparato ad essere più sicura di me stessa sotto alcuni punti di vista, ma per quanto riguarda le questioni che includono dei sentimenti sono ancora al punto di partenza».
«Stasera sei stata onesta con me, direi che il punto di partenza sia stato superato» James abbozzò un sorriso.
«Mi sento più leggera» ammisi.
«Rosalie, quando sei insieme a me non pensare troppo prima di parlare, di’ tutto ciò che ti passa per la testa e non aver paura di sbagliare» mormorò tutto d’un fiato. «Quello che sto cercando di dirti è che mi piaci così come sei».
Sapevo di essere arrossita, ma non ci badai. «Mi piaci anche tu, James».

«Sono stato bene stasera» James mi sorrise di nuovo, accostando con la macchina di fronte il mio palazzo.
«Anche io» dissi, voltandomi verso di lui. «Mi sono tolta un peso e non immagini quanto io te ne sia grata».
Si strinse nelle spalle. «Hai davvero bisogno di qualcuno che ti faccia battere di nuovo il cuore, Rosalie» mormorò, avvicinandosi pericolosamente.
«Ah, sì?» Dissi in un sussurro, deglutendo per l’agitazione.
Chiusi gli occhi quando mi resi conto che si stava avvicinando ancora di più e venni travolta da un’ondata di emozioni al solo pensiero di baciarlo. Riuscivo a sentire il suo respiro sulla mia pelle e, un attimo prima di sentire finalmente le sue labbra sulle mie, qualcuno bussò al mio finestrino, facendomi prendere uno spavento.
Michael e Jennifer ci stavano guardando con un’espressione sorpresa sul volto.
«Cazzo» sentii mormorare James.


 
* * * 
Ciao a tutti :)
Ho aggiornato oggi perché nei prossimi giorni non sono sicura di poterlo fare e almeno colgo l'occasione di augurarvi
BUONE FESTE!
Il capitolo mi convince e non mi convince allo stesso tempo, devo essere sincera, ma l'ho scritto tante volte e non credo di poter fare meglio di così. Spero che non sia una schifezza, anche se lo dubito con tutta sincerità.
Io mi affido a voi come sempre.
Vi abbraccio forte, alla prossima :)

Diemmeci

 

 
  
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