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Autore: fra_piano for ever    23/12/2014    3 recensioni
La vita a volte può essere complicata e particolarmente difficile. Questo i ragazzi dello Studio On Beat lo sanno bene perchè ciascuno di loro quotidianamente si confronta con una realtà più o meno dura e la affronta nel modo che ritiene più giusto. Quest'anno, però, sembrano tutti intenzionati a raddrizzare un po' le cose e a migliorare la propria situazione. Piano piano i protagonisti impareranno a leggere tra le righe del cuore e comprenderanno che, nascosti nel profondo, tra disperazione e dolore, si trovano ancora amore e speranza.
Pairings: Leonetta, Pangie, Diemilla e altri
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Leon, Pablo, Un po' tutti, Violetta
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Leon entrò in tutta fretta nell'edificio dello Studio On Beat, consapevole che, nonostante alla prima ora avesse lezione con Pablo, sempre gentile e comprensivo con tutti, non sarebbe stato carino arrivare di nuovo in ritardo. Quella infatti era la terza volta nell'arco di una settimana che arrivava tardi. Quella mattina aveva fatto di tutto per cercare di essere puntuale, ma, vedendo quanto sua madre stesse male, non se l'era sentita di lasciarla sola fino a quando lei non gli aveva assicurato di stare un po' meglio. Leon si passò una mano nel ciuffo castano, sbuffando sonoramente con aria distrutta, a casa sua la situazione stava diventando sempre più insostenibile e lui non ne poteva davvero più. Era ormai ovvio che Esmeralda non avesse superato la morte del marito e lui non sapeva più come fare per aiutarla. Velocemente imboccò il corridoio che lo avrebbe portato in aula teatro, dove aveva lezione con Pablo, ma, proprio a metà strada, una dolce melodia gli arrivò alle orecchie. Era una canzone piuttosto malinconica, ma bellissima, di quelle che toccano l'anima e che uno riascolterebbe un'infinità di volte senza mai stancarsi. Completamente dimentico della lezione, che era già cominciata da parecchio, il giovane seguì quelle note, fino ad arrivare alla sala degli strumenti. Scostando lievemente la porta gli apparve davanti agli occhi la figura di Violetta, che, da dietro la tastiera, sorrideva teneramente, con una luce negli occhi nocciola che Vargas mai aveva visto. Subito Leon si accorse di come il brano rispecchiasse lo stato d'animo della ragazza, che, a giudicare dalle lacrime che scorrevano copiose sulle sue guancie, doveva essere piuttosto triste. Nonostante ciò, però, la gioia e la soddisfazione per aver composto quella canzone si leggevano chiaramente sul suo volto e il ragazzo non potè fare a meno di pensare che, in quel momento, la Castillo fosse più bella che mai. Incantato sia dalla musica che, soprattutto, da Violetta, avanzò di qualche passo, fino ad arrivare alle spalle della giovane, che non si accorse di nulla. Chiudendo gli occhi Leon si lasciò cullare dalle dolci note provenienti da quelle mani delicate e, dopo tanto tempo, potè finalmente assaporare un po' di pace e tranquillità. Tutti i suoi problemi e le sue sofferenze scomparvero come per magia e una sensazione di incredibile leggerezza gli invase l'animo. Un sorriso si fece largo sul volto del ragazzo: si sentiva incredibilmente bene, avrebbe voluto rimanere così per sempre. Proprio in quel momento la canzone terminò e il giovane Vargas venne ricatapultato con violenza alla realtà. Tutto il dolore e l'infelicità che quella canzone aveva messo a tacere per qualche istante riaffiorarono immediatamente e Leon avvertì una fitta dolorosa nel petto. Il giovane avvertì l'impellente bisogno di abbracciare Violetta, dopotutto loro soffrivano entrambi in modo molto simile e forse, se fossero riusciti a mettere da parte l'orgoglio, si sarebbero potuti aiutare a vicenda. Convinto di ciò si avvicinò ancora di più alla ragazza e le cinse dolcemente la vita. Attirandola verso di sè fece combaciare perfettamente la schiena di Violetta con il suo addome muscoloso, azzerando completamente la distanza tra loro. Subito Leon aumentò la stretta, al punto che niente avrebbe separato i loro corpi se non fosse stato per i vestiti che indossavano. La Castillo sobbalzò, spaventata da quel contatto improvviso e del tutto inaspettato. Immediatamente si liberò dalla presa del castano e, voltandosi verso di lui, gli puntò contro un dito con aria minacciosa. “Cosa credi di fare?! LASCIAMI SUBITO!” urlò furiosa la ragazza, allontanandolo prontamente con un forte spintone. Leon si scostò leggermente da lei, con in volto uno sguardo pentito e la testa bassa. “Scusami, io non volevo disturbarti, non credevo che un abbraccio potesse farti un simile effetto... Perdonami.” la supplicò il giovane. “Ti avevo detto di non toccarmi e di non parlarmi! VUOI LASCIARMI IN PACE?!” Le parole così dure della Castillo furono subito seguite da un nuovo scroscio di lacrime, che andarono a rigarle il volto già umido. Si sentiva proprio esasperata, tutto nella sua vita stava andando a rotoli e quel ragazzo non sapeva fare altro che continuare a infastidirla? Certo, aveva una cotta per lui, ormai non aveva più intenzione di negarlo, ma non avrebbe ceduto ad un sentimento temporaneo come quello e tanto meno si sarebbe lasciata coinvolgere in qualcosa di più profondo! L'amore era solo e soltanto sofferenza e questo lei lo aveva già sperimentato troppe volte. “Cos'è che ti fa stare tanto male? Parlamene, forse potrei aiutarti...” le sussurrò dolcemente il giovane, che in realtà aveva già capito che dietro a tutto quel dolore si celasse il comportamento dei genitori di Violetta. Dal giorno in cui aveva sentito per caso la conversazione tra lei ed Angie non aveva mai fatto intendere alla Castillo che lui sapesse tutto ed era proprio per questo che aspettava che fosse lei a farsi avanti e a parlargliene. “Tu non puoi aiutarmi, nessuno può farlo!” La rabbia e la sofferenza che animavano l'animo della ragazza in quel momento trasparirono perfettamente dalle sue parole e Leon non poté far altro che rimanere lì, immobile, con lo sguardo dispiaciuto e gli occhi fissi nel vuoto. “Io non so cosa sia successo e perchè tu sia cosi trsite, però sappi che se vuoi io sono qui, devi solo venirmi a cercare. E io ci sarò per te, sempre.” mormorò lui, afferrando poi un foglietto di carta dal tavolino lì vicino e prendendo a scribacchiarci sopra qualcosa. “Davvero credi che io verrei a cercarti? Sei patetico... Come devo fare perchè tu capisca che non mi interessa proprio niente di te?” domandò con stizza la Castillo. “Uff, quanto sei antipatica oggi! Comunque ho capito: ora me ne vado.” E detto questo Leon uscì dalla stanza, lasciando però prima il foglietto su cui stava scrivendo tra le mani di Violetta. La ragazza se lo rigirò tra le mani, notando poi in alto a sinistra una frase scritta tutta storta e con una calligrafia piccolissima che pareva quasi incomprensibile.

Nel caso ci ripensassi, ecco il mio numero

Subito dopo seguiva una serie di cifre, che dovevano appunto costituire il recapito telefonico del giovane. La Castillo osservò con aria assorta il biglietto, incerta sul da farsi. Cosa avrebbe dovuto fare di quel foglio? Che domande: era ovvio che doveva buttarlo! D'altronde lei non aveva la benchè minima intenzione di telefonare a Vargas, giusto? Scosse la testa confusa. Perchè quel ragazzo continuava a cercarla? Lei era sempre stata così bene senza nessuno che si preoccupasse per lei e, proprio ora che aveva trovato una certa stabilità, Leon era entrato nella sua vita vita e aveva rimesso in discussione tutto, compromettendola. La verità era che non sapeva proprio fino a quando avrebbe potuto continuare fare finta di niente e ad ignorarlo. Sentiva di provare qualcosa di molto forte per lui, ma, come sempre, la maledettissima paura di soffrire di nuovo la spingeva ad allontanarlo e a trattarlo male. Con passo incerto si avvicinò al cestino e allungò la mano con cui teneva stretto il biglietto, ma proprio quando ormai stava per lasciarlo cadere cambiò repentinamente idea e lo infilò nella tasca dei pantaloni. D'altronde conservare quel minuscolo foglio non le sarebbe costato nulla, no?









“No Maxi, ti ho detto di no!” si impuntò Nata, stizzita. “Ma perchè no? Sarà una festa fantastica: ci saranno tanti ragazzi e ragazze della nostra età, tanto cibo e soprattutto tanto, tanto divertimento!” cercò di convincerla il rapper. La riccia sbuffò sonoramente, ruotando gli occhi con fare scocciato: era ormai da una decina di minuti che il giovane Ponte cercava di persuaderla ad andare con lui a quella maledettissima festa, ma lei non aveva alcuna intenzione di cedere. Odiava le festa, le odiava con tutta se stessa! I ragazzi della sua età solitamente le adoravano, ma lei, nonostante avesse cercato in tutti modi di farsele piacere, proprio non le sopportava. “Ti ho già detto che detesto tutto il frastuono e tutta la confusione di questi stupidissimi party! A me piacciono la calma e la tranquillità di casa mia e non ho nessuna intenzione di rinunciarvi per uscire nel bel mezzo della sera!” Maxi scosse la testa, perchè Nata proprio non voleva capire? “Anche io detesto il frastuono e la confusione, ma non devi pensare sempre solo al lato negativo delle cose! Io vado a auesta festa perchè so che alla fine passerò una serata piacevole e conoscerò tante nuove persone. Credimi, a te farebbe proprio bene venire con me.” disse il rapper. “Ma è diverso: tu non sei timido quanto me! Io non saprei cosa dire, cosa fare, comportarmi e me ne starei tutta la sera sola in un angolo...” “Non importa che tu parli, che dica qualcosa di illuminante o che ti comporti in una certa maniera, l'importante è che tu stia in mezzo agli altri e poi vedrai che saranno proprio loro a venirti a cercare e ad attaccar bottone.” mormorò il rapper, accarezzandole teneramente una guancia. Nata lo guardò titubante, cosa doveva fare? Doveva accontentare Ponte e accettare di andare a quella festa? D'altra parte quella volta non sarebbe stata sola, Maxi sarebbe stato lì accanto a lei e questo non poteva che infonderle sicurezza. Sì, infondo avrebbe anche potuto falro contento e accompagnarlo a quel party, non ci sarebbe stato niente di male. “D'accordo, vengo con te.” accettò alla fine la giovane. “Ottimo, grande Nata!” Il rapper si illuminò tutto e, lasciandosi trasportare dalla gioia del momento per la riuscita della sua impresa, schioccò un veloce bacio sulla guancia della ragazza. Subito la mora arrossì violentemente, mentre un sorriso imbarazzato si faceva largo sul suo volto. Maxi era proprio un giovane gentile e affettuosocome non ne aveva mai visti e lei si sentiva incredibilmente fortunata ad averlo conosciuto. “Hei ragazzi! Tutto bene?” domandò una voce conosciuta alle loro spalle. “Leon! Ciao amico! Tutto bene grazie, io e Nata stavamo pensando di andare ad una festa questa sera, vieni anche tu?” Vargas scosse la testa a quella proprosta. “No grazie, preferisco restare a casa a fare compagnia a mia madre, in questo periodo sta sempre peggio...” spiegò tristemente il ragazzo. “Ancora non è riuscita ad accettare la morte di tuo padre, vero?” Maxi gli poggiò una mano sulla spalla, come a volerlo consolare, e gli rivolse un sorriso incoraggiante. “No e sinceramente credo che non ci riuscirà mai.” rispose sconsolato Leon. “Dai, vedrai che tutto si sistemerà! Arriveranno tempi migliori, devi solo superare questo brutto periodo e poi tutto riprenderà a girare per il verso giusto!” s'intromise Nata, che fino a quel momento si era limitata ad osservarli in silenzio mentre discutevano. “Ah, allora non sei muta!” esclamò scherzosamente Vargas, cercando di ritrovare il suo solito buon umore, ma non riuscendo comunque a risultare credibile. “Beh, ecco... Diciamo che non sono molto loquace, soprattutto con le persone che non conosco bene, però mi sembrava proprio che tu avessi bisogno di un po' di conforto.” “Grazie davvero. A tutti e due. Avevo proprio bisogno del vostro appoggio: questo è decisamente un periodaccio per me.” Detto questo Leon abbracciò velocemente entrambi, con l'intenzione di andarsene. Non fece neanche in tempo a muovere due passi che Lara, comparsa all'improvviso dal nulla, gli sbarrò la strada. “Devo parlare con te.” affermò decisa la ragazza. “Scusami Lara, oggi non sono proprio dell'umore adatto...” La ragazza, però, non aveva nessuna intenzione di cedere e lo bloccò afferrandolo per un braccio. “Con Nata e Maxi però stavi chiacchierando piacevolmente!” esclamò stizzita, incrociando le braccia sotto il petto.
“È diverso: loro sono miei amici...” cercò di spiegarle il giovane, sperando che la castana si decidesse presto a lasciarlo in pace. Lara però non era la tipa da lasciar perdere così facilmente: se Leon pensava di liberarsi di lei con quelle patetiche scuse si sbagliava di grosso! Lei era una persona combattiva, che lottava con le unghie e con i denti e che alla fine otteneva sempre ciò che voleva, a qualunque costo! “Senti, mi dispiace molto, ma questo per me non è affatto un periodo facile e non ho voglia di parlare con te adesso.” Lara scosse la testa con decisione. “Con Violetta però hai sempre voglia di parlare! Ti ho sentito prima quando hai cercato di convincerla a farsi aiutare da te... La Castillo non ha alcuna intenzione di assecondarti, devi smetterla di andarle dietro Leon: non c'è solo lei, lo Studio è pieno di ragazze molto meno scorbutiche e più adatte a te!” esclamò Lara, enfatizzando le sue parole con un grande gesticolare. “Io però voglio lei, solo lei!” ribattè in risposta Leon, per niente contento della piega che aveva assunto quella conversazione. “E poi lei è tua amica da quello che ne so io, non dovresti comportarti così alle sue spalle.” La castana scrolló le spalle con indifferenza. “Io e Violetta non siamo poi così legate...” affermò. “Beh in ogni caso io voglio stare con lei, non mi importa di nessun'altra.” Lo sguardo di Leon, mentre pronunciava quelle parole, le parve così fiero e deciso che per un attimo Lara pensò di non avere neanche una possibilità con lui. Subito dopo, però, il suo spirito combattivo riemerse. Se davvero per ora non aveva alcuna possibilità con Vargas, avrebbe fatto in modo di crearsene lei stessa una e alla fine, ne era certa, sarebbe riuscita a raggiungere il suo scopo. “Violetta non è una brava persona.” disse con decisione. “Tu non la conosci veramente: la sua è solo una maschera, in realtà lei è una ragazza tanto dolce e fragile ed è proprio questo che mi ha fatto innamorare di lei.” Mentre pronunciava quelle parole un sorriso spontaneo si fece largo sul volto di Leon. Ormai era assolutamente certo di amare quella giovane: quando scandiva il suo nome sentiva uno strano calore invadergli il petto, quando la vedeva sentiva sempre l'irrefrenabile impulso di stringerla forte e cullarla tra le sue braccia e quando vedeva il suo splendido sorriso... beh quando vedeva il sorriso si sentiva morire e avrebbe voluto far combaciare le loro labbra in un bacio senza fine. “Lei non è la persona che pensi, Leon. Te lo dimostreró e ti pentirai di non avermi ascoltato.” Le parole di Lara lo riportarono alla realtà, ma il ragazzo non si dimostrò minimamente preoccupato da quella previsione. “Non c'è niente che possa farmi cambiare idea su Violetta. Ora, se non hai nient'altro da dirmi, io me ne andrei.” Detto questo Vargas si allontanò velocemente, diretto verso casa sua, dove sicuramente sua madre lo stava aspettando. “Vai pure Leon, ma un giorno capirai che avevo ragione...” sussurrò piano Lara, guardandolo montare in sella alla sua moto.








Francesca singhiozzava sommessamente, cercando invano di ricacciare indietro le lacrime che premevano con insistenza per fuoriuscire dai suoi occhi castani. Camilla, insolitamente tranquilla, le passava un fazzoletto dopo l'altro e le stava accanto con una mano poggiata sulla sua schiena, senza proferir parola, nonostante stesse impazzendo dalla voglia di scoprire cosa potesse aver ridotto la sua amica in quello stato. “Ok... Ora sto meglio, possiamo andare.” mormorò flebilmente la mora, aprendo la porta dell'aula dove si era rifugiata per sfogare tutto il suo dolore e dove, dopo pochi minuti, la Torres l'aveva trovata in preda alla disperazione. “No, tu non vai da nessuna parte se prima non mi dici perchè stavi piangendo.” affermò la rossa, mettendosi davanti alla Cauviglia e sbarrandole la strada. “Cami io...” iniziò Francesca. “Niente scuse: sputa il rospo! Se prima non ti ho chiesto niente è solo perchè avevi bisogno di piangere e di sfogarti, ma adesso voglio sapere tutto.” La mora, che ben conosceva l'espressione determinata che in quel momento era comparsa sul volto della Torres, capì subito che non sarebbe potuta uscire di lì senza confessare ogni cosa all'amica. “E va bene.” si arrese, sedendosi svogliatamente su una delle tante sedie in plastica blu che erano sparse per la stanza. “Avevi ragione.” ammise alla fine, sotto lo sguardo confuso della rossa, che non riusciva a capire a cosa si riferisse la Cauviglia. “Federico non è realmente interessato a me, mi stava solo prendendo in giro!” esclamò con stizza la mora, mentre le lacrime riprendevano a scorrere sulle sue guance già umide. “Ma come fai a saperlo? Chi te l'ha detto?” domandò subito Camilla. “Me l'ha detto lui stesso, ieri è venuto a casa mia, mi ha detto la verità e poi ha avuto anche il coraggio di chiedermi di restare amici, ti rendi conto?!” La Torres osservò rattristata il volto segnato dal pianto della sua amica, mentre una rabbia incontrollata si impossessava di lei. Come si poteva far soffrire in quel modo una persona dolce e tenera come Francesca? Ah ma se Federico pensava di potersi comportare in quel modo e restare impunito si sbagliava di grosso! Avrebbe sistemato per le feste quel Don Giovanni da strapazzo! Subito si fiondò fuori dall'aula come una furia, ignorando le urla di Francesca, che, ben conoscendo il carattere di Camilla, temeva che l'amica potesse commettere un qualche sproposito. La rossa, nel giro di poco tempo, raggiunse gli armadietti, dove individuò subito Dj, che conversava amabilmente con una biondina a lei sconosciuta. “TU!” urlò come un'isterica, spingendolo contro il muro. “DOV'È QUELL'IDIOTA DI TUO FRATELLO?!” Il giovane Juaréz la fissò ammutolito, confuso e allo stesso tempo spaventato dall'espressione infuriata che traspariva dagli occhi della rossa. “ALLORA TI VUOI MUOVERE A RISPONDERMI?! NON HO TUTTO IL GIORNO!” Immediatamente il bruno capì che era meglio per lui sbrigarsi a darle quell'informazione e, schiarendosi prima la gola, si decise a parlare. “Non ne ho idea... dopo la fine delle lezioni è andato subito via.” mormorò Dj facendosi piccolo piccolo, temendo che quella risposta non fosse affatto soddisfacente per la sua interlocutrice. “Beh allora digli da parte mia che non deve mai più avvicinarsi a Francesca se non vuole fare una brutta fine! Intesi?” Senza esitare un attimo il giovane annuì con vigore e la rossa, sentendo ormai di aver portato a termine il suo compito, lo lasciò andare, allontanandosi poi sotto lo sguardo ammirato e grato di Francesca, che aveva assistito da lontano a quella conversazione. Com'era fortunata ad avere un'amica così combattiva e sempre pronta a difenderla come Camilla!










Diego e Ludmilla camminavano l'uno accanto all'altra, stretti nei loro cappotti pesanti a causa del freddo che, con l'arrivo dell'inverno, non aveva esitato a farsi sentire. Entrambi aveva un bel sorriso stampato sul volto e di tanto in tanto lanciavano sguardi felici alle loro mani intrecciate, che facevano ondeggiare avanti e indietro. “Sai, sono contenta di essere uscita con te: è stato proprio un bel pomeriggio!” esclamò allegra la bionda. “Era da parecchio tempo che non mi divertivo così tanto.” Un'ombra attraversò gli occhi castani della ragazza, che abbassò lo sguardo sull'asfalto della strada con aria improvvisamente triste. “Hei! Non voglio vederti così, ti ricordi cosa avevamo stabilito? Niente problemi oggi, per quelli ci sarà tempo dopo. Adesso godiamoci questa meravigliosa giornata, ok?” domandò il giovane Ramirez, sollevandole con delicatezza il volto. “Ok.” rispose semplicemente lei, tornando a sorridere timidamente. “Ecco, così va molto meglio!” Per un po' nessuno dei due aprì bocca e, continuando la loro passeggiata, i due arrivarono davanti a casa Ferro. “Beh, grazie per questo splendido pomeriggio insieme...” mormorò riconoscente la bionda, tirando fuori un mazzo di chiavi dalla sua borsa e facendo scattare la serratura della porta. “Aspetta!” la richiamò il giovane quando lei stava ormai per entrare. “Non mi saluti?” domandò con sorriso furbo. Ludmilla, intuendo al volo quale fosse il significato nascosto di quelle parole, gli gettò le braccia al collo, facendo combaciare le labbra del moro con le sue, in un bacio lento e calmo, che via via si fece sempre più passionale. Subito Diego si dedicò ad esplorare ogni singolo angolo della bocca di quella che ormai poteva a tutti gli effetti definire la sua ragazza mentre la Ferro fece scorrere le mani tra i suoi capelli scuri, spettinandoglieli un po'. In quel momento, stretti l'uno tra le braccia dell'altro, entrambi sembravano indifferenti al gelido vento che soffiava su di loro e su tutta la città di Buenos Aires: c'erano solo loro, nient'altro. Ormai rimasto senza fiato, il giovane Ramirez interrupe quel bacio, staccandosi leggermente da Ludmilla per poter osservare meglio il suo volto. La Ferro, solitamente impeccabile come desiderava suo padre, aveva il respiro leggermente affannoso e i capelli tutti arruffati, ma per la prima volta da quando Diego l'aveva conosciuta aveva negli occhi un luccichio gioioso e sulla labbra faceva bella mostra di sè un ampio sorriso. Soffermandosi poi ad osservare il naso della ragazza, arrossato per il freddo, il bruno non potè trattenere una risatina. “Cos'hai da ridacchiare?” domandò la bionda, fingendosi stizzita. “Sembri una renna: hai tutto il naso rosso.” rispose Diego, cominciando a ridere più forte. “Hei!” La Ferro iniziò a rincorrerlo per tutto il giardino della casa con il pugno alzato in segno di minaccia e, poco dopo, riuscì finalmente a raggiungerlo. “Preso!” esclamò sorridendo soddisfatta come una bambina. “Sia chiaro che ho fatto apposta a farmi catturare, altrimenti saresti svenuta per scarsa ossigenazione.” ci tenne a mettere in chiaro il ragazzo. “Sì certo...” ribattè con tono sarcastico Ludmilla. Diego osservò divertito il sopracciglio inarcato della giovane e, ammirato dalla sua bellezza disarmante, trovò la cosa più naturale del mondo far congiungere le loro labbra in un nuovo appassionato bacio, al quale la Ferro rispose con altrettanto entusiasmo. 
“Che diamine sta succedendo qui?” tuonò una voce alle loro spalle, ponendo fine all'incanto di quel momento. “Papà... io... noi...” balbettò intimorita la bionda, staccandosi dal suo ragazzo con aria imbarazzata. “TACI! NON HAI ALCUN DIRITTO DI PAROLA DOPO QUELLO CHE HAI FATTO! Ma con te farò i conti dopo, ora lasciami parlare con questo ragazzo: devo mettere in chiaro alcune cose con lui!” ordinò minacciosamente l'uomo. “Ma...” provò ancora Ludmilla. “TACI!” ripetè stizzito suo padre. La giovane, consapevole che in nessun modo sarebbe riusciuta a far sbollire l'arrabbiatura del signor Ferro, si rassegnò ad obbedirgli e, con la testa bassa, entrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle.
“Allora, che cosa voleva dirmi?” domandò Diego, sfidando l'uomo con lo sguardo. “Lascia stare mia figlia, stalle lontano: lei ha molto da fare, non ha tempo di stare anche dietro a un ragazzino in preda agli ormoni come te!” Il padre di Ludmilla sembrava veramente infuriato, ma il giovane Ramirez non si lasciò certo intimidire dalla sue parole e continuò a tenere la testa alta, con uno sguardo fiero stampato in volto. “Ma lei che razza di padre è? Non si rende conto che sua figlia non è felice a causa di tutte quelle stupide attività che lei la costringe a fare?! Lei non sta facendo il bene di Ludmilla!” urlò con foga Diego, facendosi rosso in volto per lo sforzo. “Ti sbagli, io le sto preparando un futuro, le sto insegnando che nelle vita, per raggiungere uno scopo e per diventare qualcuno, bisogna faticare.” Diego scosse la testa, incredulo. Come poteva quell'uomo non rendersi conto di quanto quei suoi capricci infantili stessero costando a sua figlia? Non vedeva come era magra Ludmilla a causa delle sue eccessive restrizioni? Non vedeva come il volto di quella ragazza fosse sempre triste e infelice per il fatto che fosse costretta a rimanere sempre chiusa in casa? “Lei è proprio testardo. Ma non importa, continui pure così e vedrà che Ludmilla la odierà sempre di più e lei perderà definitamente sua figlia, sempre che questo non sia già accaduto. Se è questo quello che vuole...” Il signor Ferro ascoltò quelle parole in silenzio, mentre l'indignazione fremeva dentro di lui. Come si permetteva quel ragazzino a trattarlo così?! “Ma nessuno ti insegnato l'educazione? Fuori dal mio giardino razza di maleducato e non azzardarti mai più ad avvicinarti a mia figlia!” urlò con rabbia l'uomo, per poi chiudersi in casa sbattendo la porta in faccia al giovane Ramirez. Diego rimase fermo ad osservare con lo sguardo perso nel vuoto la facciata di quella casa, mentre i suoi pensieri scorrevano liberi e con la violenza di un fiume, travolgendolo. Cosa sarebbe successo a Ludmilla? Sarebbe stata punita per quello che era successo davanti agli occhi di suo padre? E, soprattutto, l'avrebbe più rivista? Tante domande e nessuna risposta certa, pensò infastidito il ragazzo, ritornando sui suoi passi e incamminandosi verso casa.










NOTE AUTRICE: Hola! Perdonate il ritardo con cui pubblico questo capitolo, ma in questo periodo sono stata molto presa con la scuola e non ho avuto proprio tempo per scrivere... Ma passiamo a commentare questo capitolo ricco di avvenimenti. Leon scopre Violetta mentre piange in un'aula e le offre il suo aiuto, dandole il suo numero, che lei, dopo una fase di indecisione iniziale, decide di conservare. :3 Nel frattempo i Maxi riesce a convincere Nata ad accompagnarlo ad una festa, mentre Lara si dimostra parecchio fastidiosa! >.< Poi abbiamo anche il confronto/scontro tra Cami e Dj e tra il signor Ferro e Diego. E adesso cosa succederà alla povera Ludmilla? Lo scopriremo più avanti ;) Bene, ora vi lascio,
Hugs and kisses,
fra_piano for ever <3
P.S. Purtroppo martedì prossimo non potrò aggiornare perchè sarò in montagna a sciare e ovviamente lì in alta quota non c'è campo per la connesione a internet ma, dato che mi dispiacerebbe non postare, io pensavo di spostare il giorno di aggiornamento a Venerdì 2, il giorno in cui tornerò. Per voi andrebbe bene?







 
  
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