Capitolo ventinove: The Best Friend
- Si
può sapere dove diavolo sei stata, Ally?
- A
letto con Malfoy.
-
Cosa? Stai scherzando, spero.
-
Assolutamente.
Allyson
nascose un sorrisetto, mentre tentava di troncare sul nascere la discussione che, di lì a
poco, avrebbe avuto con la sua migliore amica.
- Non
posso crederci che tu l’abbia fatto sul serio. - sbottò la riccia, incrociando
le braccia al petto, lo stupore ben presente sul viso.
- Ti
sto prendendo in giro, Hermione. Dovresti vedere la tua faccia. - ammise la
Reed, ridendo, mentre ritornava a scrivere il suo tema di Trasfigurazione.
-
Allyson, smettila. Sono stata preoccupata per tutta la notte. Dove sei stata?
- le domandò nuovamente, abbassando il tono della voce, guardandola con
determinazione.
- Mh…stanotte
dici? Ho tenuto d’occhio Malfoy, tutto qui. - spiegò brevemente lei,
inespressiva.
- E
non ti è passato per la testa che, magari, avresti dovuto avvertirmi per non
farmi preoccupare? - la rimproverò, le mani sui fianchi e un cipiglio tra
l’esasperato e il rabbioso.
- Non
è la prima volta che succede, Hermione, perché ti arrabbi così tanto?
- E’
solo…- fece una pausa, sospirò, chiuse gli occhi e li riaprì. - Dopo quel
litigio con Gwendolyn, pensi che non dovrei essere preoccupata se sparisci così
all’improvviso? Preoccupata più del solito, intendo.
Ally
alzò lo sguardo per un attimo, intinse la punta della penna nella boccetta
d’inchiostro, ignorando il fastidio allo stomaco che avvertì dopo aver udito
quel nome.
-
Siamo passati a Gwendolyn, adesso?
- Non
cambiare discorso.
- E tu
non rompere. - sbottò infine, seccata, mentre con un colpo di bacchetta riponeva
il tutto nella sua borsa e s’alzava dal tavolo che condivideva con l’amica.
- E
ora dove vai?
- A
fare il tema da qualche altra parte. - mormorò la mora, con freddezza,
prendendo a camminare a passo svelto verso l’uscita mentre l’amica la guardava
con esasperazione.
Allyson
non avrebbe voluto risponderle così ma era ancora molto nervosa per la
discussione avuta qualche giorno prima con la Wood. Mentre percorreva le scale
per raggiungere la Torre di Grifondoro si mise a pensare e a ripensare, mentre
la rabbia le rodeva dentro, prevalendo su qualsiasi altra emozione. Dentro era
un casino, Allyson, e parve rendersene veramente conto solo in quel momento.
L'ira funesta che le suscitava la Wood, la preoccupazione che potesse accadere
qualcosa di spiacevole, l'ansia per i suoi amici, per Draco, per la missione.
La paura di essere scoperta da un momento all'altro, la poca volontà di fare
qualsiasi cosa, l'istinto omicida che la pervadeva alla vista della Wood,
quello che la consumava quando aveva a che fare con qualcuno a cui era
costretta a far del male per la buona riuscita del doppiogioco. Tutte quelle
cose, sommate poi al fatto che sentisse male ovunque - nel petto, nello
stomaco, alla testa, all'anima - e costantemente, agli incubi che ancora non ne
volevano sapere di lasciarla tranquilla, alla lotta interiore con se stessa per
tentare di rimanere la persona giusta e coerente che era stata sempre, che era
tutt'ora, nonostante stesse cedendo, giorno dopo giorno, al lato oscuro che
tutti possiedono, a quella parte illecita e immorale, anarchica, folle, folle,
folle. Sarebbe voluta ritornare indietro nel tempo e fermare sé stessa in qualche
modo, arrivando persino ad uccidersi piuttosto che essere al servizio di Lord
Voldemort. Ma sapeva che non sarebbe servito a nulla pensare a certe ipotesi.
Ormai ciò che era accaduto non poteva essere modificato, tornare indietro nel
tempo non è cosa saggia e in fondo non ne avrebbe avuto il coraggio, codarda
come credeva di essere. Altro che Grifondoro. Il Cappello Parlante l'aveva
detto: “saresti perfetta per la nobile
casata dei Serpeverde”, ma lei aveva voluto fregarsene. Quella bambina di
undici anni che aveva così tanto insistito per essere una Grifondoro come Harry, e con Harry, se l'avesse
vista in quel momento era sicura che non l'avrebbe riconosciuta. L'avrebbe
guardata, stranita, quasi del tutto confusa e le avrebbe posto quella domanda,
quel quesito che non faceva che tormentarla: "dov'è finita Allyson Reed?". Già, dov'era finita? Non lo
sapeva nemmeno lei. Ma lo sentiva, Ally. Lo sentiva che, nonostante stesse
perdendo sé stessa, lasciandosi trascinare inerme dal succedersi degli eventi,
Allyson Kathleen Reed era ancora lì, da qualche parte, e non si sarebbe arresa
cosi facilmente. Quella consapevolezza riuscì a darle speranza, seppur non ci
fosse nulla da sperare. E poi, all'improvviso, un pensiero fulmineo quasi la
gelò del tutto. Si era fermata proprio davanti al ritratto della Signora
Grassa, la bocca semiaperta, lo sguardo perso e una mano a mezz'aria.
- La
parola d'ordine! - le disse la donna paffuta da dentro il ritratto, annoiata.
Allyson l'aveva a malapena sentita. Fece due passi prima di voltarsi e poi
cominciò a correre nuovamente giù, come una forsennata, ipnotizzata dai suoi
stessi pensieri. Arrivò nuovamente in biblioteca, tutta trafelata, incurante
della Pince che le lanciò un rimprovero con lo sguardo. S'avvicinò ad Hermione
e afferrandola per un braccio le sussurrò di seguirla fuori. La riccia la
guardò, confusa e anche preoccupata dall'espressione vagamente sconvolta
dell'amica. Mise in ordine rapidamente i libri nella tracolla e uscirono
insieme da lì, Allyson che trascinava la riccia il più lontano possibile da
orecchie indiscrete. Quando ebbe trovato un corridoio abbastanza isolato prese
fiato, e, guardando la Granger, tentò di dirle qualcosa ma le parole non vollero
uscire.
- Ally
che succede?
La
Reed deglutì, stranamente nervosa, prendendo a stritolare l'orlo del mantello,
come a voler smorzare quell'insensata preoccupazione.
- E se
la Wood volesse sbandierare a tutti che Draco è un Mangiamorte? Se volesse
cercare un modo per farvi del male? Se fossero stati questi gli ordini di Tu-sai...Voldemort per mettere alla prova la mia fedeltà? Anche se sto impazzendo,
anche se sto diventando insensibile a tutto, se vi accadesse qualcosa non me lo
perdonerei mai, Hermione. Capisci? Quella Gwendolyn Wood avrà sicuramente qualcosa da fare qui
e non sarà qualcosa di piacevole! Lo giuro, se prova a toccarvi, la uccido. La
torturo e poi la faccio fuori. E sai che non sto scherzando. - lo disse tutto
d'un fiato, sputando tutte le preoccupazioni che aveva da tempo, rendendo
partecipe la sua migliore amica delle congetture mentali di cui era
perennemente preda.
Hermione
la guardò, sospirando, posandole le mani sulle spalle e guardandola negli
occhi. Poi interruppe il suo flusso infinito di parole, con una voce calma,
gentile, con l’intenzione di tranquillizzare Allyson.
- Ehi,
Ally, calma. Fai un bel respiro e calmati. - iniziò, attendendo
che l'attacco
d’ansia di Ally si placasse prima di riprendere. - Ascolta, per
Malfoy non devi
preoccuparti. Hai visto che sono amici e sicuramente lei non
avrà
intenzione di spifferare nulla sul suo conto. E si, lei ha qualcosa da
fare qui
ma noi non sappiamo cosa. Abbiamo delle ipotesi, certo, ma non
c'è nulla di
concreto. Sicuramente Gwendolyn ha ricevuto degli ordini e forse uno di
questi
è proprio quello di capire se sei ancora dalla loro parte.
Dobbiamo scoprire i suoi scopi Ally, lo sai, e l'unico modo è
parlarle. Cominciare a mettere da
parte l'orgoglio e tentare di capire
cos’ha in mente.
Allyson
ponderò quelle parole con attenzione, socchiudendo gli occhi e respirando
profondamente per evitare altri attacchi dovuti al nervosismo. Hermione aveva dannatamente
ragione ma lei, di certo, non faceva i salti di gioia all’idea di essere gentile
con la Wood.
-
Anzi, la cosa migliore sarebbe chiedere aiuto al professor Silente. In fondo è
lui ad averti aiutata all’inizio ed è lui che ti ha affidato il tuo compito. -
aggiunse, aggiustandosi la tracolla sulla spalla con una smorfia.
- E
cosa dovrei dire a Silente? Anche se Gwendolyn Wood è la spia di cui si
vociferava, le mie sono solo supposizioni.
Hermione
scostò alcuni ricci dal viso, pensierosa, assumendo uno sguardo ancor più serio
del solito.
- Devi
dirglielo ugualmente. Magari lui ne è già a conoscenza,
sai com'è il professor Silente. Ma, a parte tutto, io penso che
solo lui è in grado di consigliarti saggiamente.
Ally
sbuffò piano, indecisa.
- Forse hai ragione. Potrei chiedere alla Mcgranitt di potergli parlare oppure... - scosse appena la testa, sospirando bruscamente. Non credeva che fosse una buona idea parlarne con il preside. Non ancora perlomeno. - ...non lo so, Hermione. Sono così dannatamente confusa.
- Pensaci un po' su e vedrai che riuscirai a capire come comportarti. - Hermione
le sorrise incoraggiante e la mora non poté fare a meno di ringraziarla.
- Grazie, Hermione. Dico sul serio.
- Lo sai che non devi ringraziarmi. Siamo migliori amiche, no?
Annuì con forza, riuscendo addirittura a sorriderle.
- Allora io
vado adesso. Ci becchiamo dopo.
La
salutò Allyson con l'ennesimo sospiro, accingendosi a ritornare sui passi di poco prima
sotto lo sguardo rassegnato e, allo stesso tempo, preoccupato della Granger.
**
-
Così…hai accusato la Reed di essere una Mangiamorte?
Draco
scelse un tono di voce appositamente casuale - forse fin troppo
disinteressato da riuscire a suscitare i sospetti di lei -
avvicinandosi all’amica quasi di
soppiatto mentre se ne stava tranquilla a leggere un buon libro, seduta
al
tavolo della propria casa nella Sala Grande, lontana dai pochi
Grifondoro che
studiavano o chiacchieravano allegri. La rossa non distolse
l’attenzione dalle
pagine in cui era sprofondata mentre avvertiva il Serpeverde
accomodarsi poco
lontano da lei.
- A
quanto pare, le notizie circolano in fretta. - si limitò a dire con tono
annoiato.
-
Molto più in fretta di quanto tu possa pensare. - esordì lui lasciando che un
piccolo ghigno s’impadronisse delle sue labbra.
Calò
uno strano silenzio tra di loro e solo dopo qualche minuto Gwendolyn si decise
ad alzare lo sguardo sul biondo.
- E
allora?
-
Niente. Mi chiedevo se questa tua accusa, apparentemente infondata, nascondesse qualche...significato nascosto. -
spiegò lui mentre le sfilava il libro dalle mani per poi prendere ad esaminarlo
con scarso interesse. - Ancora fissata con gli scrittori babbani?
-
Anche se fosse, perché dovrei dirtelo? - replicò lei riprendendosi il libro con
un gesto brusco e ignorando la domanda che le aveva posto.
-
Perché sono il tuo più grande amico. - le rispose, la voce velata da un accenno
di sarcasmo.
- Ecco che
Draco Lucius Malfoy comincia a sparare idiozie senza alcun senso
logico. - lo beffeggiò lei, senza premurarsi di celare
l'irritazione che le aveva procurato interrompendo la sua lettura.
-
Andiamo, Gwendolyn. Sono curioso di capire cosa ti ha spinta a dire certe cose.
Non sono nel tuo stile.
La
Wood represse a stento un sorrisetto mentre gli chiedeva a sua volta:
-
Perché ci tieni così tanto a saperlo?
- Pura
e basilare curiosità. - fu la risposta di Malfoy chiara e concisa, e lo disse
sfoggiando l’ombra di quel ghigno divertito che tanto lo caratterizzava.
- Sai
che non me la bevo. - lo canzonò semplicemente lei, rimmergendo
il naso nel libro dalle pagine ingiallite e l'inchiostro sbiadito in
più punti.
- Non
farti pregare. Cosa sai? - Draco mutò totalmente espressione, diventando serio,
quasi duro, mentre le chiudeva di nuovo il romanzo, costringendola a guardarlo negli occhi.
Gwendolyn
si limitò a sorridere con palese, finta innocenza.
- Non
so di cosa tu stia parlando.
-
Gwendolyn, la Reed ha a che fare con il Signore Oscuro? - le
domandò senza mezzo termini, stanco di girarci attorno, a bassa
voce, lo sguardo che improvvisamente era ritornato gelido.
-
Tutti noi abbiamo a che fare con il Signore Oscuro.
- Non
avresti mai detto una cosa del genere senza sapere qualcosa. Cosa centra la
Reed con i Mangiamorte? - le sibilò, a denti stretti, il viso a pochi
centimetri di distanza.
-
Perché non provi a chiederlo a lei? - esordì la Wood senza scomporsi
minimamente.
Subito dopo,
riassumendo la solita espressione inespressiva, s’alzò,
prese il romanzo babbano e fece per andarsene ma Draco le
afferrò il polso sottile con
uno scatto repentino. La guardò con espressione impassibile,
scrutando i tratti del suo viso, ora contratti in una smorfia
infastidita.
-
Dimmelo. - le ordinò con decisione.
- Va a
chiederlo a lei.
Così
dicendo la rossa si liberò dalla presa del suo migliore amico e, con la solita
camminata lenta, si recò all’esterno della Sala Grande. Solo quando raggiunse
la sua stanza di dormitorio si concesse un sospiro. Era preparata a tutto.
Aveva pensato a varie eventualità, anche a quella in cui Draco avrebbe fatto di
tutto per estorcerle informazioni ma lei avrebbe tenuto la bocca chiusa. Lei
doveva solo pensare a ciò che era venuta a fare in quella scuola. Il resto non
contava e non avrebbe permesso a nessuno di rovinare i suoi piani. Voleva bene
a Draco ma non sarebbe stata lei a dargli le risposte che cercava. Aveva cose
ben più urgenti di cui preoccuparsi e anche lui. Doveva smetterla di pensare a
certe cose e focalizzarsi sulla sua missione. Solo così avrebbero potuto avere, entrambi,
la pelle salva. E lei, ribadendo il concetto per l’ennesima volta, ci teneva
alla sua vita.
**
- Come
puoi spiegare una reazione del genere da parte di Allyson? Comincio a
dubitare di lei, Harry, dico sul serio. - borbottò Ron quasi
nervoso dalla piega che quella
conversazione stava prendendo.
Lui,
Harry ed Hermione si trovavano a lezione di Astronomia quella notte. Allyson si
era seduta, come era solita fare durante quell’ora, accanto a Neville. La
professoressa Sinistra gli aveva assegnato il compito di trovare la
costellazione di Perseus e di riprodurne una mappa. La Granger era già a buon
punto mentre Harry e Ron stavano ancora cercando la costellazione con il
proprio telescopio, troppo occupati a discutere su ciò che era accaduto qualche
giorno prima.
- Avanti, Ron,
non esagerare. - gli disse Harry, chino sul proprio telescopio.
- Hai
detto anche tu che ti è sembrata troppo strana. - gli sussurrò il rosso mentre si
assicurava che la professoressa non li beccasse a parlare.
- Si, certo,
ma non credo che lei sia davvero una Mangiamorte, andiamo! Allyson è Allyson e
basta. E poi, tralasciando il fatto che se fosse così noi lo sapremmo, Vold...
- si corresse, quasi sbuffando, dopo lo sguardo infastidito dell'amico.
- ...Tu-sai-chi non marchierebbe mai una sedicenne, ti pare? Ed
è di Ally che stiamo parlando.
- Appunto! - borbottò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. - Che
mi dici di Malfoy, allora? Non è un sedicenne anche lui?
- E’
diverso, Ron…trovata! - mormorò l’occhialuto cominciando a disegnare un abbozzo
di quella costellazione.
- Non
fraintendermi, io le voglio un bene dell'anima, lo sai, ma
c’è qualcosa che ci nasconde. Quando l'anno scorso
è sparita, per esempio. Che mi dici di quello? E se Tu-sai-chi
l’avesse convinta a passare
al lato oscuro proprio in quel periodo? - disse a voce bassissima Ron,
sbuffando
scocciato per non aver ancora trovato la costellazione.
Hermione,
concentrata a non sbagliare la mappa, si fece più attenta alle parole che i due
amici stavano scambiando accanto a lei. Quello che stavano dicendo non le
piaceva per niente.
- Si,
okay, ci nasconde qualcosa, lo sappiamo entrambi. Ma fino ad arrivare a questo...non credo che sia
possibile, francamente. Sarebbe troppo. Lo ripeto: ce
l’avrebbe detto se fosse davvero una cosa del genere. - replicò ancora Harry, convinto, nonostante il dubbio avesse
radicato i suoi germogli nella sua testa già da un po’.
- Senti,
ammetto che forse sto divangando un po' troppo, però noi abbiamo
il diritto di sapere ciò che ci sta
nascondendo. E' la nostra migliore amica, dopotutto. Perché non
chiediamo anche ad Hermione cosa ne pensa? Magari lei ci può
dire qualcosa in più...
- Lei non sa nulla. - la difese prontamente Harry, consapevole di star
mentendo ma di non poter venir meno a quella promessa fatta alla sua migliore amica.
Hermione, mentre controllava se la sua mappa contenesse eventuali errori, fece
un piccolo sorriso sollevato, contenta che l’amico ricordasse la promessa
sancita settimane prima. Anche se sapeva perfettamente che Ron era a conoscenza
della loro discussione, come le aveva rivelato la notte in cui Allyson ebbe
quell’incubo terribile.
Il
rosso trattenne a stento una smorfia e non obbiettò a quella
frase, nonostante ne avesse avuto tutte le intenzioni. La Granger,
benché fosse ancora arrabbiata con
quel Weasley, non poté fare a meno di concedergli un pensiero
gentile per il
suo silenzio.
-
Allora, quando crederai che sia arrivato il momento, Harry, andremo da Ally e
le chiederemo le dovute spiegazioni.
Harry
fece per dire qualcosa ma la professoressa Sinistra annunciò che mancavano
cinque minuti alla fine della lezione e, quindi, Ron s’apprestò a ricopiare la
mappa approssimativa di Harry e finì giusto in tempo per consegnarla. Il
discorso, alla fine, rimase lì in sospeso ma Potter era troppo stanco per
parlare ancora e quindi, con i suoi compagni di casa, si limitò a trascinarsi
al dormitorio, assonnato e bisognoso di qualche ora di riposo.
Hermione
tirò in disparte Allyson, facendo scorrere in avanti gli altri studenti e
chiudendo la fila. Rallentarono mentre le raccontava di ciò che aveva sentito.
Non nei minimi dettagli e omettendo un paio di cose ma l’importante era farle
capire di dover agire nel mondo più prudente possibile. Ally sbiancò a quelle
parole ma riprese un po’ di colorito nel sapere che, per il momento, i due
amici non avevano alcuna intenzione di farle domande. Per cui aveva ancora del
tempo. Tempo che le sarebbe servito a tanto e che era la cosa più
indispensabile per la situazione in cui si trovava. Più tempo aveva meglio
sarebbe riuscita a gestire le cose. Ma il tempo è imprevedibile e assai complesso.
Avrebbe potuto salvarla, certo, ma sarebbe anche potuto diventare la sua completa
rovina.
**
- E se
mettessimo qualche ragno nei capelli di Pansy? - propose ad un certo punto
Blaise, atono, scorrendo distrattamente le righe che spiegavano la preparazione
di una Pozione contro il raffreddore.
-
Potrebbe essere un’idea ma…perché non metterli nei capelli di Allyson quando Weasley
è nei paraggi? - disse a sua volta Nott, sghignazzando all’immagine della sua
migliore amica che sveniva a causa di un ragno e di Weasel che scappava il più
lontano possibile, pervaso dalla fifa.
Un momento.
Per
poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Migliore amica? Da
quando aveva
cominciato a considerare Allyson Kathleen Reed la sua migliore amica? E
da
quando era a conoscenza del suo secondo nome? E del fatto che i ragni
fossero
la sua fobia peggiore? E anche quella di Ron Weasley? Certo, il fatto
che quei due se la facessero sotto anche alla vista del più
piccolo e innocuo ragnetto era risaputo ma che lui ne fosse a
conoscenza, data la sua scarsa propensione a dar retta agli infimi
pettegolezzi che caratterizzavano le voci di corridoio ad Hogwarts, era
un qualcosa di sorprendente. Sospirò
impercettibilmente e non poté fare a meno di accennare un
sorriso. Nel giro di
qualche mese Allyson era diventata la sua migliore amica. Come ci fosse
riuscita, poi, ancora doveva capirlo.
- In
effetti, la Reed e Weasley che cominciano a dare di matto per dei ragni sono a
dir poco esilaranti. - ammise il bruno scuotendo appena la testa.
- Già…
Nessuno
dei due fece in tempo a dire altro poiché la porta venne spalancata e poi
richiusa da Draco che, con espressione cupa, s’accingeva a lanciare un
incantesimo di insonorizzazione alla stanza.
- Che
succede, Draco? - gli chiese Zabini osservando l’amico sedersi stancamente sul
bordo del letto del bruno. - La Reed continua a darti il ben servito?
Malfoy
si limitò a lanciargli un’occhiata obliqua provocando la risata divertita dei
suoi due amici.
- So
per certo che Gwendolyn mi nasconde qualcosa a proposito della Reed. Qualcosa
di grosso. - sussurrò il biondo fissando assorto le pieghe che si erano create
sul copriletto verde.
-
Perché non le chiedi cosa, allora? - disse con semplicità Theo mentre si
metteva a sedere.
- Mi
ha detto di chiedere alla Reed. Lei non vuole aprire bocca.
-
Uhm…questo è un problema. - mormorò con fare incerto Zabini mentre scambiava
uno sguardo confuso con Nott.
- Theo
tu non sai niente?
Theodore
e Draco si guardarono a lungo, senza mostrare alcuna emozione in particolare.
Impassibili e senza proferire alcuna parola. Blaise si sorprese quando
s’accorse di trattenere quasi il respiro a causa della tensione che s’era
creata subito dopo quella domanda.
- Non
so nemmeno di cosa tu stia parlando. - disse dopo qualche minuto Nott,
ostentando la solita e sfrontata noia, nascondendo ciò che sapeva e evitando di
pensare al fatto che, per la Reed, avesse cominciato a mentire a coloro che
considerava come fratelli.
Il
moro non scoprì mai che Malfoy capì effettivamente che qualcosa la sapeva anche
lui. Il biondo non disse nulla, però, preferendo non insistere con Theo poiché
qualcosa, probabilmente il fatto che fossero amici da sempre, gli impediva di
metterlo in difficoltà. Scosse appena la testa e con un sospiro appena
percettibile borbottò un saluto e poi, così com’era entrato, se ne andò,
ricordandosi che non poteva perdere altro tempo poiché lui aveva una missione
urgente di cui occuparsi. Un qualcosa che avrebbe dovuto fare e basta. Per il
suo bene e per quello della sua famiglia. Niente Reed, niente dubbi, niente
ripensamenti o supposizioni. Doveva pensare solo alla missione e a nient’altro,
si disse per l’ennesima volta, conscio che la sua mente sarebbe comunque
ritornata a quelle congetture senza nemmeno rendersene conto.
- Stai
nascondendo qualcosa, Theo, non è così? - gli domandò Blaise a bassa voce una
volta che si ebbe assicurato che Malfoy fosse ormai lontano. Theodore esitò
qualche millesimo di secondo prima di rispondere ma furono abbastanza per far si che il bruno capisse di avere ragione.
- Non
so di cosa tu stia parlando, Blaise. Sul serio.