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Autore: Hono    23/12/2014    1 recensioni
- Reed, ascoltami bene perché sarà l’ultima volta che perderò tempo per questo: Riguarda solo me e dal momento che tu non sei nessuno, non ti direi mai nulla sul mio conto. E' chiaro, mezzosangue?
I loro nasi quasi si sfioravano e la giovane strega si ritrovò a pensare che le sarebbe bastato pochissimo per far si che le loro labbra si toccassero. Tuttavia, quelle parole, le lasciarono uno strano senso di amarezza.
- Cristallino, Malfoy. – mormorò sommessamente, mordicchiando con forza l’interno della guancia per evitare di lasciare che altre parole affluissero dalla sua bocca.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco, Malfoy, George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista, Nuovo, personaggio, Theodore, Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 29

Capitolo ventinove: The Best Friend

- Si può sapere dove diavolo sei stata, Ally?

- A letto con Malfoy.

- Cosa? Stai scherzando, spero.

- Assolutamente.

Allyson nascose un sorrisetto, mentre tentava di troncare sul nascere la discussione che, di lì a poco, avrebbe avuto con la sua migliore amica.

- Non posso crederci che tu l’abbia fatto sul serio. - sbottò la riccia, incrociando le braccia al petto, lo stupore ben presente sul viso.

- Ti sto prendendo in giro, Hermione. Dovresti vedere la tua faccia. - ammise la Reed, ridendo, mentre ritornava a scrivere il suo tema di Trasfigurazione.

- Allyson, smettila. Sono stata preoccupata per tutta la notte. Dove sei stata? - le domandò nuovamente, abbassando il tono della voce, guardandola con determinazione.

- Mh…stanotte dici? Ho tenuto d’occhio Malfoy, tutto qui. - spiegò brevemente lei, inespressiva.

- E non ti è passato per la testa che, magari, avresti dovuto avvertirmi per non farmi preoccupare? - la rimproverò, le mani sui fianchi e un cipiglio tra l’esasperato e il rabbioso.

- Non è la prima volta che succede, Hermione, perché ti arrabbi così tanto?

- E’ solo…- fece una pausa, sospirò, chiuse gli occhi e li riaprì. - Dopo quel litigio con Gwendolyn, pensi che non dovrei essere preoccupata se sparisci così all’improvviso? Preoccupata più del solito, intendo.

Ally alzò lo sguardo per un attimo, intinse la punta della penna nella boccetta d’inchiostro, ignorando il fastidio allo stomaco che avvertì dopo aver udito quel nome.

- Siamo passati a Gwendolyn, adesso?

- Non cambiare discorso.

- E tu non rompere. - sbottò infine, seccata, mentre con un colpo di bacchetta riponeva il tutto nella sua borsa e s’alzava dal tavolo che condivideva con l’amica.

- E ora dove vai?

- A fare il tema da qualche altra parte. - mormorò la mora, con freddezza, prendendo a camminare a passo svelto verso l’uscita mentre l’amica la guardava con esasperazione.

Allyson non avrebbe voluto risponderle così ma era ancora molto nervosa per la discussione avuta qualche giorno prima con la Wood. Mentre percorreva le scale per raggiungere la Torre di Grifondoro si mise a pensare e a ripensare, mentre la rabbia le rodeva dentro, prevalendo su qualsiasi altra emozione. Dentro era un casino, Allyson, e parve rendersene veramente conto solo in quel momento. L'ira funesta che le suscitava la Wood, la preoccupazione che potesse accadere qualcosa di spiacevole, l'ansia per i suoi amici, per Draco, per la missione. La paura di essere scoperta da un momento all'altro, la poca volontà di fare qualsiasi cosa, l'istinto omicida che la pervadeva alla vista della Wood, quello che la consumava quando aveva a che fare con qualcuno a cui era costretta a far del male per la buona riuscita del doppiogioco. Tutte quelle cose, sommate poi al fatto che sentisse male ovunque - nel petto, nello stomaco, alla testa, all'anima - e costantemente, agli incubi che ancora non ne volevano sapere di lasciarla tranquilla, alla lotta interiore con se stessa per tentare di rimanere la persona giusta e coerente che era stata sempre, che era tutt'ora, nonostante stesse cedendo, giorno dopo giorno, al lato oscuro che tutti possiedono, a quella parte illecita e immorale, anarchica, folle, folle, folle. Sarebbe voluta ritornare indietro nel tempo e fermare sé stessa in qualche modo, arrivando persino ad uccidersi piuttosto che essere al servizio di Lord Voldemort. Ma sapeva che non sarebbe servito a nulla pensare a certe ipotesi. Ormai ciò che era accaduto non poteva essere modificato, tornare indietro nel tempo non è cosa saggia e in fondo non ne avrebbe avuto il coraggio, codarda come credeva di essere. Altro che Grifondoro. Il Cappello Parlante l'aveva detto: “saresti perfetta per la nobile casata dei Serpeverde”, ma lei aveva voluto fregarsene. Quella bambina di undici anni che aveva così tanto insistito per essere una Grifondoro come Harry, e con Harry, se l'avesse vista in quel momento era sicura che non l'avrebbe riconosciuta. L'avrebbe guardata, stranita, quasi del tutto confusa e le avrebbe posto quella domanda, quel quesito che non faceva che tormentarla: "dov'è finita Allyson Reed?". Già, dov'era finita? Non lo sapeva nemmeno lei. Ma lo sentiva, Ally. Lo sentiva che, nonostante stesse perdendo sé stessa, lasciandosi trascinare inerme dal succedersi degli eventi, Allyson Kathleen Reed era ancora lì, da qualche parte, e non si sarebbe arresa cosi facilmente. Quella consapevolezza riuscì a darle speranza, seppur non ci fosse nulla da sperare. E poi, all'improvviso, un pensiero fulmineo quasi la gelò del tutto. Si era fermata proprio davanti al ritratto della Signora Grassa, la bocca semiaperta, lo sguardo perso e una mano a mezz'aria.

- La parola d'ordine! - le disse la donna paffuta da dentro il ritratto, annoiata. Allyson l'aveva a malapena sentita. Fece due passi prima di voltarsi e poi cominciò a correre nuovamente giù, come una forsennata, ipnotizzata dai suoi stessi pensieri. Arrivò nuovamente in biblioteca, tutta trafelata, incurante della Pince che le lanciò un rimprovero con lo sguardo. S'avvicinò ad Hermione e afferrandola per un braccio le sussurrò di seguirla fuori. La riccia la guardò, confusa e anche preoccupata dall'espressione vagamente sconvolta dell'amica. Mise in ordine rapidamente i libri nella tracolla e uscirono insieme da lì, Allyson che trascinava la riccia il più lontano possibile da orecchie indiscrete. Quando ebbe trovato un corridoio abbastanza isolato prese fiato, e, guardando la Granger, tentò di dirle qualcosa ma le parole non vollero uscire.

- Ally che succede?

La Reed deglutì, stranamente nervosa, prendendo a stritolare l'orlo del mantello, come a voler smorzare quell'insensata preoccupazione.

- E se la Wood volesse sbandierare a tutti che Draco è un Mangiamorte? Se volesse cercare un modo per farvi del male? Se fossero stati questi gli ordini di Tu-sai...Voldemort per mettere alla prova la mia fedeltà? Anche se sto impazzendo, anche se sto diventando insensibile a tutto, se vi accadesse qualcosa non me lo perdonerei mai, Hermione. Capisci? Quella Gwendolyn Wood avrà sicuramente qualcosa da fare qui e non sarà qualcosa di piacevole! Lo giuro, se prova a toccarvi, la uccido. La torturo e poi la faccio fuori. E sai che non sto scherzando. - lo disse tutto d'un fiato, sputando tutte le preoccupazioni che aveva da tempo, rendendo partecipe la sua migliore amica delle congetture mentali di cui era perennemente preda.

Hermione la guardò, sospirando, posandole le mani sulle spalle e guardandola negli occhi. Poi interruppe il suo flusso infinito di parole, con una voce calma, gentile, con l’intenzione di tranquillizzare Allyson.

- Ehi, Ally, calma. Fai un bel respiro e calmati. - iniziò, attendendo che l'attacco d’ansia di Ally si placasse prima di riprendere. - Ascolta, per Malfoy non devi preoccuparti. Hai visto che sono amici e sicuramente lei non avrà intenzione di spifferare nulla sul suo conto. E si, lei ha qualcosa da fare qui ma noi non sappiamo cosa. Abbiamo delle ipotesi, certo, ma non c'è nulla di concreto. Sicuramente Gwendolyn ha ricevuto degli ordini e forse uno di questi è proprio quello di capire se sei ancora dalla loro parte. Dobbiamo scoprire i suoi scopi Ally, lo sai, e l'unico modo è parlarle. Cominciare a mettere da parte l'orgoglio e tentare di capire cos’ha in mente.

Allyson ponderò quelle parole con attenzione, socchiudendo gli occhi e respirando profondamente per evitare altri attacchi dovuti al nervosismo. Hermione aveva dannatamente ragione ma lei, di certo, non faceva i salti di gioia all’idea di essere gentile con la Wood.

- Anzi, la cosa migliore sarebbe chiedere aiuto al professor Silente. In fondo è lui ad averti aiutata all’inizio ed è lui che ti ha affidato il tuo compito. - aggiunse, aggiustandosi la tracolla sulla spalla con una smorfia.

- E cosa dovrei dire a Silente? Anche se Gwendolyn Wood è la spia di cui si vociferava, le mie sono solo supposizioni.

Hermione scostò alcuni ricci dal viso, pensierosa, assumendo uno sguardo ancor più serio del solito.

- Devi dirglielo ugualmente. Magari lui ne è già a conoscenza, sai com'è il professor Silente. Ma, a parte tutto, io penso che solo lui è in grado di consigliarti saggiamente.

Ally sbuffò piano, indecisa.

- Forse hai ragione. Potrei chiedere alla Mcgranitt di potergli parlare oppure... - scosse appena la testa, sospirando bruscamente. Non credeva che fosse una buona idea parlarne con il preside. Non ancora perlomeno. - ...non lo so, Hermione. Sono così dannatamente confusa.

- Pensaci un po' su e vedrai che riuscirai a capire come comportarti. - Hermione le sorrise incoraggiante e la mora non poté fare a meno di ringraziarla.

- Grazie, Hermione. Dico sul serio.

- Lo sai che non devi ringraziarmi. Siamo migliori amiche, no?

Annuì con forza, riuscendo addirittura a sorriderle.

- Allora io vado adesso. Ci becchiamo dopo.

La salutò Allyson con l'ennesimo sospiro, accingendosi a ritornare sui passi di poco prima sotto lo sguardo rassegnato e, allo stesso tempo, preoccupato della Granger.

**

- Così…hai accusato la Reed di essere una Mangiamorte?

Draco scelse un tono di voce appositamente casuale - forse fin troppo disinteressato da riuscire a suscitare i sospetti di lei - avvicinandosi all’amica quasi di soppiatto mentre se ne stava tranquilla a leggere un buon libro, seduta al tavolo della propria casa nella Sala Grande, lontana dai pochi Grifondoro che studiavano o chiacchieravano allegri. La rossa non distolse l’attenzione dalle pagine in cui era sprofondata mentre avvertiva il Serpeverde accomodarsi poco lontano da lei.

- A quanto pare, le notizie circolano in fretta. - si limitò a dire con tono annoiato.

- Molto più in fretta di quanto tu possa pensare. - esordì lui lasciando che un piccolo ghigno s’impadronisse delle sue labbra.

Calò uno strano silenzio tra di loro e solo dopo qualche minuto Gwendolyn si decise ad alzare lo sguardo sul biondo.

- E allora?

- Niente. Mi chiedevo se questa tua accusa, apparentemente infondata, nascondesse qualche...significato nascosto. - spiegò lui mentre le sfilava il libro dalle mani per poi prendere ad esaminarlo con scarso interesse. - Ancora fissata con gli scrittori babbani?

- Anche se fosse, perché dovrei dirtelo? - replicò lei riprendendosi il libro con un gesto brusco e ignorando la domanda che le aveva posto.

- Perché sono il tuo più grande amico. - le rispose, la voce velata da un accenno di sarcasmo.

- Ecco che Draco Lucius Malfoy comincia a sparare idiozie senza alcun senso logico. - lo beffeggiò lei, senza premurarsi di celare l'irritazione che le aveva procurato interrompendo la sua lettura.

- Andiamo, Gwendolyn. Sono curioso di capire cosa ti ha spinta a dire certe cose. Non sono nel tuo stile.

La Wood represse a stento un sorrisetto mentre gli chiedeva a sua volta:

- Perché ci tieni così tanto a saperlo?

- Pura e basilare curiosità. - fu la risposta di Malfoy chiara e concisa, e lo disse sfoggiando l’ombra di quel ghigno divertito che tanto lo caratterizzava.

- Sai che non me la bevo. - lo canzonò semplicemente lei, rimmergendo il naso nel libro dalle pagine ingiallite e l'inchiostro sbiadito in più punti.

- Non farti pregare. Cosa sai? - Draco mutò totalmente espressione, diventando serio, quasi duro, mentre le chiudeva di nuovo il romanzo, costringendola a guardarlo negli occhi.

Gwendolyn si limitò a sorridere con palese, finta innocenza.

- Non so di cosa tu stia parlando.

- Gwendolyn, la Reed ha a che fare con il Signore Oscuro? - le domandò senza mezzo termini, stanco di girarci attorno, a bassa voce, lo sguardo che improvvisamente era ritornato gelido.

- Tutti noi abbiamo a che fare con il Signore Oscuro.

- Non avresti mai detto una cosa del genere senza sapere qualcosa. Cosa centra la Reed con i Mangiamorte? - le sibilò, a denti stretti, il viso a pochi centimetri di distanza.

- Perché non provi a chiederlo a lei? - esordì la Wood senza scomporsi minimamente.

Subito dopo, riassumendo la solita espressione inespressiva, s’alzò, prese il romanzo babbano e fece per andarsene ma Draco le afferrò il polso sottile con uno scatto repentino. La guardò con espressione impassibile, scrutando i tratti del suo viso, ora contratti in una smorfia infastidita.

- Dimmelo. - le ordinò con decisione.

- Va a chiederlo a lei.

Così dicendo la rossa si liberò dalla presa del suo migliore amico e, con la solita camminata lenta, si recò all’esterno della Sala Grande. Solo quando raggiunse la sua stanza di dormitorio si concesse un sospiro. Era preparata a tutto. Aveva pensato a varie eventualità, anche a quella in cui Draco avrebbe fatto di tutto per estorcerle informazioni ma lei avrebbe tenuto la bocca chiusa. Lei doveva solo pensare a ciò che era venuta a fare in quella scuola. Il resto non contava e non avrebbe permesso a nessuno di rovinare i suoi piani. Voleva bene a Draco ma non sarebbe stata lei a dargli le risposte che cercava. Aveva cose ben più urgenti di cui preoccuparsi e anche lui. Doveva smetterla di pensare a certe cose e focalizzarsi sulla sua missione. Solo così avrebbero potuto avere, entrambi, la pelle salva. E lei, ribadendo il concetto per l’ennesima volta, ci teneva alla sua vita.

**

- Come puoi spiegare una reazione del genere da parte di Allyson? Comincio a dubitare di lei, Harry, dico sul serio. - borbottò Ron quasi nervoso dalla piega che quella conversazione stava prendendo.

Lui, Harry ed Hermione si trovavano a lezione di Astronomia quella notte. Allyson si era seduta, come era solita fare durante quell’ora, accanto a Neville. La professoressa Sinistra gli aveva assegnato il compito di trovare la costellazione di Perseus e di riprodurne una mappa. La Granger era già a buon punto mentre Harry e Ron stavano ancora cercando la costellazione con il proprio telescopio, troppo occupati a discutere su ciò che era accaduto qualche giorno prima.

- Avanti, Ron, non esagerare. - gli disse Harry, chino sul proprio telescopio.

- Hai detto anche tu che ti è sembrata troppo strana. - gli sussurrò il rosso mentre si assicurava che la professoressa non li beccasse a parlare.

- Si, certo, ma non credo che lei sia davvero una Mangiamorte, andiamo! Allyson è Allyson e basta. E poi, tralasciando il fatto che se fosse così noi lo sapremmo, Vold... - si corresse, quasi sbuffando, dopo lo sguardo infastidito dell'amico. - ...Tu-sai-chi non marchierebbe mai una sedicenne, ti pare?  Ed è di Ally che stiamo parlando.

- Appunto! - borbottò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. - Che mi dici di Malfoy, allora? Non è un sedicenne anche lui?

- E’ diverso, Ron…trovata! - mormorò l’occhialuto cominciando a disegnare un abbozzo di quella costellazione.

- Non fraintendermi, io le voglio un bene dell'anima, lo sai, ma c’è qualcosa che ci nasconde. Quando l'anno scorso è sparita, per esempio. Che mi dici di quello? E se Tu-sai-chi l’avesse convinta a passare al lato oscuro proprio in quel periodo? - disse a voce bassissima Ron, sbuffando scocciato per non aver ancora trovato la costellazione.

Hermione, concentrata a non sbagliare la mappa, si fece più attenta alle parole che i due amici stavano scambiando accanto a lei. Quello che stavano dicendo non le piaceva per niente.

- Si, okay, ci nasconde qualcosa, lo sappiamo entrambi. Ma fino ad arrivare a questo...non credo che sia possibile, francamente. Sarebbe troppo. Lo ripeto: ce l’avrebbe detto se fosse davvero una cosa del genere. - replicò ancora Harry, convinto, nonostante il dubbio avesse radicato i suoi germogli nella sua testa già da un po’.

- Senti, ammetto che forse sto divangando un po' troppo, però noi abbiamo il diritto di sapere ciò che ci sta nascondendo. E' la nostra migliore amica, dopotutto. Perché non chiediamo anche ad Hermione cosa ne pensa? Magari lei ci può dire qualcosa in più...

- Lei non sa nulla. - la difese prontamente Harry, consapevole di star mentendo ma di non poter venir meno a quella promessa fatta alla sua migliore amica. Hermione, mentre controllava se la sua mappa contenesse eventuali errori, fece un piccolo sorriso sollevato, contenta che l’amico ricordasse la promessa sancita settimane prima. Anche se sapeva perfettamente che Ron era a conoscenza della loro discussione, come le aveva rivelato la notte in cui Allyson ebbe quell’incubo terribile.

Il rosso trattenne a stento una smorfia e non obbiettò a quella frase, nonostante ne avesse avuto tutte le intenzioni. La Granger, benché fosse ancora arrabbiata con quel Weasley, non poté fare a meno di concedergli un pensiero gentile per il suo silenzio.

- Allora, quando crederai che sia arrivato il momento, Harry, andremo da Ally e le chiederemo le dovute spiegazioni.

Harry fece per dire qualcosa ma la professoressa Sinistra annunciò che mancavano cinque minuti alla fine della lezione e, quindi, Ron s’apprestò a ricopiare la mappa approssimativa di Harry e finì giusto in tempo per consegnarla. Il discorso, alla fine, rimase lì in sospeso ma Potter era troppo stanco per parlare ancora e quindi, con i suoi compagni di casa, si limitò a trascinarsi al dormitorio, assonnato e bisognoso di qualche ora di riposo.

Hermione tirò in disparte Allyson, facendo scorrere in avanti gli altri studenti e chiudendo la fila. Rallentarono mentre le raccontava di ciò che aveva sentito. Non nei minimi dettagli e omettendo un paio di cose ma l’importante era farle capire di dover agire nel mondo più prudente possibile. Ally sbiancò a quelle parole ma riprese un po’ di colorito nel sapere che, per il momento, i due amici non avevano alcuna intenzione di farle domande. Per cui aveva ancora del tempo. Tempo che le sarebbe servito a tanto e che era la cosa più indispensabile per la situazione in cui si trovava. Più tempo aveva meglio sarebbe riuscita a gestire le cose. Ma il tempo è imprevedibile e assai complesso. Avrebbe potuto salvarla, certo, ma sarebbe anche potuto diventare la sua completa rovina.

**

Theodore stava mezzo disteso sul letto della proprio stanza, rigirandosi pigramente tra le mani la sua bacchetta, la noia impressa sul volto rilassato. Blaise, invece, stava sfogliando con fare distratto un tomo di Pozioni dall’aria assai voluminosa. Entrambi erano persi nei propri pensieri, annoiati fino al midollo, riflettendo su cosa potesse riuscire a rendere quel pomeriggio divertente. Niente, però, sembrava suscitare in loro del vero e proprio interesse. Stranamente, neanche l’idea di farsi degli scherzi a vicenda sembrava poter saziare la loro implacabile voglia di spassarsela.

- E se mettessimo qualche ragno nei capelli di Pansy? - propose ad un certo punto Blaise, atono, scorrendo distrattamente le righe che spiegavano la preparazione di una Pozione contro il raffreddore.

- Potrebbe essere un’idea ma…perché non metterli nei capelli di Allyson quando Weasley è nei paraggi? - disse a sua volta Nott, sghignazzando all’immagine della sua migliore amica che sveniva a causa di un ragno e di Weasel che scappava il più lontano possibile, pervaso dalla fifa.

Un momento.

Per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Migliore amica? Da quando aveva cominciato a considerare Allyson Kathleen Reed la sua migliore amica? E da quando era a conoscenza del suo secondo nome? E del fatto che i ragni fossero la sua fobia peggiore? E anche quella di Ron Weasley? Certo, il fatto che quei due se la facessero sotto anche alla vista del più piccolo e innocuo ragnetto era risaputo ma che lui ne fosse a conoscenza, data la sua scarsa propensione a dar retta agli infimi pettegolezzi che caratterizzavano le voci di corridoio ad Hogwarts, era un qualcosa di sorprendente. Sospirò impercettibilmente e non poté fare a meno di accennare un sorriso. Nel giro di qualche mese Allyson era diventata la sua migliore amica. Come ci fosse riuscita, poi, ancora doveva capirlo.

- In effetti, la Reed e Weasley che cominciano a dare di matto per dei ragni sono a dir poco esilaranti. - ammise il bruno scuotendo appena la testa.

- Già…

Nessuno dei due fece in tempo a dire altro poiché la porta venne spalancata e poi richiusa da Draco che, con espressione cupa, s’accingeva a lanciare un incantesimo di insonorizzazione alla stanza.

- Che succede, Draco? - gli chiese Zabini osservando l’amico sedersi stancamente sul bordo del letto del bruno. - La Reed continua a darti il ben servito?

Malfoy si limitò a lanciargli un’occhiata obliqua provocando la risata divertita dei suoi due amici.

- So per certo che Gwendolyn mi nasconde qualcosa a proposito della Reed. Qualcosa di grosso. - sussurrò il biondo fissando assorto le pieghe che si erano create sul copriletto verde.

- Perché non le chiedi cosa, allora? - disse con semplicità Theo mentre si metteva a sedere.

- Mi ha detto di chiedere alla Reed. Lei non vuole aprire bocca.

- Uhm…questo è un problema. - mormorò con fare incerto Zabini mentre scambiava uno sguardo confuso con Nott.

- Theo tu non sai niente?

Theodore e Draco si guardarono a lungo, senza mostrare alcuna emozione in particolare. Impassibili e senza proferire alcuna parola. Blaise si sorprese quando s’accorse di trattenere quasi il respiro a causa della tensione che s’era creata subito dopo quella domanda.

- Non so nemmeno di cosa tu stia parlando. - disse dopo qualche minuto Nott, ostentando la solita e sfrontata noia, nascondendo ciò che sapeva e evitando di pensare al fatto che, per la Reed, avesse cominciato a mentire a coloro che considerava come fratelli.

Il moro non scoprì mai che Malfoy capì effettivamente che qualcosa la sapeva anche lui. Il biondo non disse nulla, però, preferendo non insistere con Theo poiché qualcosa, probabilmente il fatto che fossero amici da sempre, gli impediva di metterlo in difficoltà. Scosse appena la testa e con un sospiro appena percettibile borbottò un saluto e poi, così com’era entrato, se ne andò, ricordandosi che non poteva perdere altro tempo poiché lui aveva una missione urgente di cui occuparsi. Un qualcosa che avrebbe dovuto fare e basta. Per il suo bene e per quello della sua famiglia. Niente Reed, niente dubbi, niente ripensamenti o supposizioni. Doveva pensare solo alla missione e a nient’altro, si disse per l’ennesima volta, conscio che la sua mente sarebbe comunque ritornata a quelle congetture senza nemmeno rendersene conto.

- Stai nascondendo qualcosa, Theo, non è così? - gli domandò Blaise a bassa voce una volta che si ebbe assicurato che Malfoy fosse ormai lontano. Theodore esitò qualche millesimo di secondo prima di rispondere ma furono abbastanza per far si che il bruno capisse di avere ragione.

- Non so di cosa tu stia parlando, Blaise. Sul serio.

  
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