Resistere per amore.
Italia 1915.
Renesmee.
La
convocazione alle armi era arrivata anche per il mio amato Jacob e la tensione
per le sue sorti non erano buone per il mio stato, in effetti avevo scoperto di
essere in dolce attesa nel momento peggiore.
Io e mio
marito eravamo anche dei proprietari di un piccolo panificio che ci dava il
giusto per vivere e sfamare gli abitanti di un piccolo paesino che ben presto
sarebbe diventato zona di fronte.
Era
trascorso un anno da quando questo nuovo conflitto sconvolse l’Europa e avevo
sperato che la nostra amata nazione continuasse a rimanere neutrale, ma le mie
speranze furono rese vane dal patto di Londra del 26 aprile 1915 e con la
successiva dichiarazione di guerra all’impero austro ungarico il 23 maggio
dello stesso anno. Quest’entrata in guerra fu un trionfo per l’interventismo
italiano guidati da Sidney Sonnino e Cesare Battisti, ma per me fu una
sconfitta. A me non interessava se questa guerra avrebbe portato l’acquisizione
di nuovi territori per la nostra patria, non mi interessavano i risvolti
politici e nemmeno la completa unificazione della nostra nazione per me
l’essenziale era Jacob e che conoscesse il suo piccolo che portavo in grembo.
“Promettimi che ti prenderai cura di te e del
nostro piccolo” mi chiese mio marito prima di partire per il fronte.
“Si, lo prometto. Però promettimi di
ritornare da noi a conoscere il piccolo e di darmi tue notizie appena ti è
possibile.” Gli risposi con le lacrime agli occhi anche perché temevo che
quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrei rivisto.
“Mia amata Renesmee, ti prometto che
farò il possibile per ritornare da voi e per conoscere il piccolo.”
“Pensi che sarà maschio?”
“Lo spero così e se sfortunatamente
non dovessi ritornare lui si prenderà cura di te. Però non è molto importante
se sarà maschio o femmina, per me è fondamentale che questo piccolo o piccola
non dovrà conoscere quest’immane tragedia. Se non dovessi ritornare raccontagli
chi ero, ma specialmente insegnagli ad essere una persona giusta e a lottare
per gli ideali che ora sono venuti a mancare”
“Mi hai appena promesso che
ritornerai, perché ora fai questi discorsi?”
“Io farò il possibile per ritornare,
ma questa è la guerra Renesmee. Devi essere preparata a tutte le eventualità
quindi se non dovessi ritornare, se mi dovessero dare per disperso, ti supplico
non mi aspettare per tutta la vita perché non riuscirei riposare in pace
sapendoti infelice.”
“Te lo prometto, amore. Prima di
partire dobbiamo fare un’ultima cosa insieme.”
“Cosa sarebbe?”
“Come chiamiamo il piccolo?”
“Ah quello! Penso a Sara Isabella
come le nostre madri” me lo disse con uno dei suoi probabili ultimi sorrisi sghembi che mi
sarebbero tremendamente mancati.
“Mi piacciono questi due nomi, ma se fosse un
maschietto come vorresti chiamarlo? Io ho pensato ad Edward Jacob come gli
uomini più importanti della mia vita, ti piace?”
“Aspetta. Gli uomini più importanti
della tua vita, chi sono?” disse Jacob scherzando e capì che lo stava facendo per cancellare la
tensione che c’era in quell’ipotetico addio.
“Ti sembra il momento di scherzare
questo? Lo sai che tu e mio padre siete gli uomini più importanti della mia
vita. Spero che ritornerete entrambi dal fronte.”
“Lo spero anch’io e poi lo sai che
tuo padre non si sarebbe perso questo conflitto. Ci vogliono dei buoni medici
al fronte”
“Lo so. Solo che è duro dire addio in
pochi giorni agli uomini più importanti della mia vita per un’inutile
tragedia.”
“La vita è difficile specialmente in
questo periodo. So che sei una donna forte e che affronterai questo periodo a
testa alta. Ti prometto che ritornerò come lo farà anche tuo padre.”
Dopo quella
conversazione ci baciamo e fu un lungo bacio pieno di nostalgia, di ansia, ma
specialmente di timore di non rivedersi mai più. Da quel giorno erano trascorse
delle settimane e la prima missiva di mio marito non era ancora arrivata,
perciò stavo già pensando a situazioni più tragiche e temevo l’arrivo di una
lettera che mi annunciava la caduta in combattimento di Jacob o di mio padre.
Qualche
giorno più tardi arrivò una missiva e piansi tutte le lacrime che avevo per la
gioia di ricevere notizie dal mio amato.
Cara Renesmee.
Mi dispiace non averti potuto
scrivere prima, ma qui la situazione è drammatica. Tuo padre sta lottando ogni
giorno per strappare una vita dalle mani della morte, ma non sempre ci riesce.
Io sono stato assegnato al quinto reggimento di sussistenza militare del regio
esercito con distaccamento di Mantova.
Con affetto il tuo Jacob.
Dopo quella
prima missiva ne seguirono altre e io e ma madre ne fummo molto sollevate, finché
ricevevo sue notizie per quanto lontani eravamo ero felice perché avevo la
consapevolezza che lui era vivo.
La
gravidanza procedeva bene e ad ogni sua lettera la speranza di rivederlo al
momento del parto aumentava, ma quello che la guerra sarebbe stato un conflitto
veloce svaniva di giorno in giorno. Questo conflitto che perversava nell’Europa
da oltre un anno avrebbe dovuto essere una guerra lampo, ma ormai era ben
chiaro che sarebbe stato uno scontro di posizione dove si conquistavano pochi
metri per perderli il giorno successivo a discapito di molte vittime e ogni
giorno ero in ansia per le sorti del mio amato marito e questo non faceva bene
per la mia gravidanza anche se procedeva tutto bene.
Ogni singolo
giorno pregavo di rivedere il mio amato marito e allo stesso tempo di vedere il
mio piccolo, il parto doveva avvenire verso natale.
I mesi
trascorrevano nell’incertezza di rivedere il ritorno del mio amato marito, ma
le sue epistole mi rendevano fiduciosa nel suo ritorno, e nella consapevolezza
che a poca distanza dove mi trovavo infuriava un’inutile tragedia. Con
l’entrata in guerra i gerarchi del regio esercito speravano in un effetto a
sorpresa verso i nemici che fino a pochi mesi prima erano stati nostri alleati.
Per quanto
poco mi interessasse la politica temevo che i nostri nemici si vendicassero del
nostro tradimento, purtroppo i miei più oscuri presentimenti si concretizzarono
con la spedizione punitiva da parte dell’esercito imperiale austro ungarico.
Durante quei
giorni aspettavo con ansia l’arrivo d’informazioni di qualsiasi genere:
giornali, missive, telegrammi…ma niente.
Quei giorni
furono i più tragici della mia vita dal mio amato marito non avevo più notizie
da settimane, i miei suoceri e i mia madre mi consigliarono riposo assoluto per
un rischio di aborto. Dai giornali si avevano poche notizie anche se intuivo il
motivo.
Finalmente
quei giorni finirono con un bollettino dell’esercito.
«L’incessante azione offensiva nel
Trentino è stata dalle nostre truppe nettamente arrestata lungo tutta la fronte
d’attacco».
Dopo quel
bollettino ricevetti una missiva dall’esercito regio il quale mi informava che
il cavaliere Jacob Black, di origine italo- americane, era stato ferito in
combattimento. Mi senti raggelare l’anima temendo che la situazione fosse
peggiore da quella descritta.
Fortunatamente
la situazione non era grave quanto pensavo, e fu anche un telegramma di mio
padre a rassicurarmi, ma io volevo muovermi e non potevo farlo per il mio stato
interessante, ma le condizioni di salute di mio marito iniziarono a migliorare
come ad arrivare sue notizie.
Lentamente
si stava avvicinando il momento del parto e quello sarebbe stato un natale da
un gusto agrodolce per l’incertezza della presenza del padre del nascituro.
Il giorno
del parto arrivò come i dolori lancinanti con sentimenti contrastanti di gioia
per l’imminente arrivo e la tristezza per l’assenza dell’uomo della mia vita.
Ero in preda alle doglie quando la porta di casa si aprì rivelando l’arrivo del
mio amato marito mezzo accecato dalle ferite.
“Qualsiasi
guerra non mi avrebbe separato da te, non in questo momento!”
“Jacob…”
riuscì a dire molto commossa e dolorante.
Angolo
molto personale: I protagonisti di questa breve storia sono
realmente esistiti e sono dei miei parenti, per privacy ho deciso di
non inserire i veri nomi.
Tempo fa avevo trovato delle lettere dei miei bisnonni durante il primo conflitto mondiale, ma la storia qui narrata è il mio modo di ricostruire quello che hanno vissuto i miei antenati. Quindi dedico questa storia ai miei bisnonni e ai loro figli, specialmente il più piccolo: mio nonno. Non so come sono andate veramente le cose o come hanno vissuto quel conflitto i miei bisnonni perchè non ho avuto la fortuna di conoscerli. Io so che il mio bisnonno è ritornato che era anche graduato, se non fosse ritornato io non sarei qui a raccontarvi questa storia anche perchè mio nonno è stato l'ultimo dei figli ed è nato 20 anni dopo questi fatti, lui è stato uno degli uomini più importanti della mia vita.
Volevo ringraziare SweetLuna per avermi fatto notare alcuni errori