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Autore: JanineRyan    23/12/2014    5 recensioni
Non sono tanto brava nelle intro, ma proverò comunque...
E se il viaggio verso il Monte Fato fosse stato differente? E se la compagnia fosse stata di undici membri e non nove?
Insieme agli originari membri della Compagnia dell'Anello ne faranno parte anche due guerriere elfiche: Estryd e Alhena, figlie di Elrond di Gran Burrone.
Genere: Avventura, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Boromir, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il viaggio era cominciato e i membri della Compagnia camminavano tra le rocce, percorrendo stretti passaggi. Nessuno parlava, il peso del viaggio che avrebbero dovuto sopportare iniziava a gravare sui loro cuori. Quando si erano offerti volontari per unirsi a Frodo, nessuno di loro sapeva a cosa sarebbero andati realmente incontro. Il sole stava per tramontare quando uscirono dai confini di mastro Elrond, superando l’estesa prateria e raggiungendo i piedi delle Montagne Nebbiose. Gandalf si fermò, ordinando agli Hobbit di accendere un fuoco, preannunciò una notte fredda. Attorno a quella fiamma si sarebbero riuniti, non sono per scaldarsi, ma anche per cucinare.
Frodo si accomodò su un piccolo masso, Sam gli aveva categoricamente proibito di unirsi a loro nella ricerca della legna. Gimli, a fianco del portatore, gli teneva compagnia narrando alcuni aneddoti della Battaglia delle Cinque Armate che suo padre, Gloin, gli aveva raccontato quand’era solo un bambino.
Gandalf osservava i due, ricordava fin troppo bene quegli eventi…Ereborn, la Montagna Solitaria, Reame Boscoso…
“Non siamo soli.” sussurrò Aragorn, avvicinandosi allo stregone e guardando i confini di una piccola foresta al loro nord. “Siamo stati seguiti non appena abbiamo lasciato Gran Burrone.”
Lo stregone annuì, voltandosi; se n’era accorto anche lui. Anche se, chiunque fosse, era molto abile nel celarsi ad occhi indesiderati.
“Lo so.” rispose semplicemente, avvicinandosi con l’amico agli alberi.
Con una mano, afferrò Aragorn per un braccio e gli fece segno d’aspettare. Poi, superando l’uomo, con passo leggero, Gandalf raggiunse la boscaglia accanto all’accampamento. Si fermò davanti agli alberi e, con dolcezza, disse: “Fatti avanti, mia signora. Non celarti nell’ombra della notte.”
Legolas, udendo le parole dello stregone, si avvicinò ad Aragorn e, acuendo la vista, osservò il buio della foresta.
“Avanti… mostrati!” concluse Gandalf, imperativo.
Senza far rumore, una scura figura si mosse tra gli alberi, camminando a testa alta.
Prima di uscire allo scoperto, si fermò e, portando le mani sopra il capo, abbassò il cappuccio per mostrare il suo volto.
“Lady Estryd!” esclamò Legolas, chinando il capo verso la fanciulla.
“Tuo padre ti verrà a cercare.” disse Gandalf, voltando le spalle alla ragazza e camminando verso l’accampamento. “Torna a Gran Burrone.”
Estryd uscì dalla foresta e raggiunse Aragorn e Legolas, rimasti fermi ad osservare ogni suo movimento. Il ramingo teneva stretta in mano una fiamma che le illuminò il volto.
“Non verrà.” disse con calma Estryd. “Ha dispiegato le sue forze ad Est, per aiutare Re Thranduil ad affrontare il male che minaccia le sue terre da sud.”
“Non ti permetteremo di seguirci.” replicò con convinzione Gandalf, voltandosi nuovamente e guardando l’elfa negli occhi. “Rispetto troppo tuo padre per andare contro i suoi ordini.”
“Mio padre…” ripeté Estryd con tono canzonatorio. “Mio padre è cambiato! Non è più l’elfo che hai conosciuto anni fa… si è allontanato dal mondo. Mira solo ad andarsene. Non gli interessa altro…” fece una pausa. Poi, aggiunse: “Mio padre non è mai riuscito a contenere il mio carattere. Pensi che tu possa farlo?”
La tensione crebbe attorno al fuoco, Estryd osservò tutti i membri della Compagnia. Dal nano, al guerriero di Gondor, ai quattro piccoli Hobbit. Ricordava le parole di Lady Galadriel, sarebbe dovuta stare accanto al portatore per permettergli di raggiungere il Monte Fato. Lei aveva un ruolo in questa guerra, lo sentiva.
Si avvicinò a Frodo e, chinandosi davanti ai suoi piedi, lo guardò negli occhi afferrando le sue mani.
“Frodo, tu hai conosciuto mio padre. Hai avuto fiducia in lui… ora ti chiedo di aver fiducia in me. So che sono solo una fanciulla di razza elfica e non possiedo la forza dei grandi guerrieri qui presenti… e nemmeno padroneggio la magia di Gandalf. Ma posso esserti comunque d’aiuto. Permettimelo. Permettimi di aiutarti!”
La giovane fece una pausa, poi continuò, sempre guardando Frodo negli occhi: “Sei il capo di questa Compagnia. Tu detieni l’Anello e, quindi, tu decidi.”
Estryd vide il giovane Hobbit volgere lo sguardo verso Gandalf, come in cerca di aiuto. Ma lo stregone tacque. Le parole della giovane elfa erano vere: Frodo avrebbe scelto e lui si sarebbe sottomesso al suo volere.
“Verrà con noi.” convenne Frodo, alzandosi da terra e raggiungendo l’elfa.
Estryd si chinò, guardando lo Hobbit negli occhi dalla stessa altezza: “Ti ringrazio, non te ne pentirai.”

“Sai combattere?”
Seduti attorno al fuoco, Sam grigliava dei piccoli conigli catturati e uccisi da Boromir. Il comandante di Gondor, guardava la ragazza e nel frattempo scuoiava l’ultimo animale che aveva preso. Era curioso di sapere di più su di lei; curioso di conoscere la sua forza e se sarebbe stata loro d’intralcio.
Estryd guardò Boromir e, sorridendogli, respirò a fondo.
“Sì. So combattere. Mi hanno insegnato a padroneggiare la spada, l’arco e la lancia. Non sarò brava quanto Alhena, ma so badare a me stessa.” rispose. “Sono cresciuta in tempi di guerra. Mio padre è stato un valoroso combattente. I miei fratelli, impegnati a est, sono dei valorosi combattenti. Non vi sarò di alcun peso, se questo ti preoccupa signore di Gondor.”
L’uomo sbuffò, irritato dalla risposta secca della ragazza e, porgendo l’animale scuoiato a Sam, si allontanò dal fuoco.
“Non sei stata molto gentile, mia signora.” disse Aragorn, che aveva seguito attentamente il discorso.
“Non sono la tua signora, Aragorn figlio di Arathorn.”
“Siete la mia signora, invece. Vostro padre è il mio signore…” rispose.
Estryd, chinandosi verso il ramingo, sussurrò guardandolo nei magnetici occhi azzurri.
“Voi siete Re per diritto di sangue.”
Aragorn, imbarazzato, non seppe che rispondere. L’arguzia della ragazza lo aveva spiazzato. Avrebbe voluto risponderle a tono ma, prima di avere il tempo, Sam si avvicinò a loro e, tenendo in mano un vassoio contenente i conigli cotti, chiese: “Volete della carne? E’ buona. Ottima, oserei dire.”
Estryd storse il naso, non era usanza elfica mangiare carne animale. Ogni creatura aveva il diritto di vivere.
“Mi basta del pane.” convenne alzandosi ed afferrando una galletta lembas, l’addentò.

Il giorno seguente, all’alba, la Compagnia era già in viaggio. In testa, Gandalf camminava fianco a fianco con Frodo e Sam. Seguiti da Marry, Pipino e Gimli, che tenevano il piccolo pony per le briglie. I due piccoli Hobbit cantavano canzoni allegre della Contea; più appropriate per una locanda Hobbit che per una missione come la loro. Subito dopo, camminavano Boromir e Legolas e, per chiudere la Compagnia, Aragorn camminava accanto ad Estryd.
Lei aveva conosciuto bene il ramingo nei lunghi anni in cui era vissuto a Gran Burrone; durante
quegli anni era stato istruito da suo padre per farlo diventare un degno erede del Trono di Gondor.
“Come ha reagito mia sorella alla tua partenza?” domandò Estryd, volgendo lo sguardo all’uomo al suo fianco.
#flashback#
Era un pomeriggio piovoso a Gran Burrone e Aragorn, solo vent’enne, aveva appena terminato una difficile lezione con Elrond nelle biblioteche elfiche. Uscì dalla stanza e rimase meravigliato dalla grande quantità d’acqua che cadeva dal cielo. sospirò, rimpiangendo di non aver preso una mantello quella mattina. Correndo velocemente, attraversò il piazzale per raggiungere la scala che avrebbe condotto agli alloggi personali della popolazione elfica. Tenendo lo sguardo chino, Aragorn non si accorse di un’altra persona che stava correndo nella direzione opposta alla sua. Fu inevitabile: si scontrarono.
Aragorn a stento restò in piedi mentre la fanciulla, con cui si era scontrato, era caduta a terra, sul bagnato, inzuppandosi il bellissimo abito blu e rosso che portava. Aragorn si avvicinò all’elfa e, stendendo la mano, verso di lei, sorrise:

“Permettimi di aiutarti, mia signora.”
La fanciulla alzò lo sguardo sull’uomo e rimase colpita. Sentì le sue guance avvampare. Mai, nei lunghi anni della sua vita, aveva incontrato una creatura talmente bella.
Accettò la mano che lo straniero le offriva e si alzò, guardando la veste che portava.
“E’ tutto bagnato…” sospirò lei.
“Mi dispiace. È colpa mia.”
“Oh no… non volevo accusarti…” rispose pronta lei, alzando il tono di voce e guardandolo negli occhi.
Aragorn si avvicinò alla fanciulla e, posando una mano sul suo braccio, con voce profonda, disse: “Mi chiamo Aragorn.”
“Io sono Arwen.”

Entrambi sorrisero, stava nascendo qualcosa tra loro. Entrambi lo sentivano: Arwen posò una mano su quella del ramingo e gli sorrise con dolcezza. L’acqua cadeva sui loro corpi bagnati, carezzando la loro pelle.
Il loro fu amore a primo sguardo. 
#fine flashback#

“Conosco la tua abilità con le armi, ma vorrei stare al tuo fianco. Proteggerti.” rispose il ramingo, ignorando la domanda dell’elfa.
“Non ho bisogno di protezione. So badare a me stessa. Combatto da prima che tu venissi al mondo…” rispose Estryd. “…e combatterò ancora dopo la tua morte.”
Subito si pentì di aver pronunciato quelle parole. Aveva offeso Aragorn, ricordandogli la sua mortalità. Morsicandosi il labbro inferiore, superò il ramingo e, afferrandolo per le braccia, lo fermò, guardandolo in volto: “Perdonami. Non so tenere a freno la lingua. Sono affezionata a te. Ti ho visto crescere e ho visto mia sorella innamorarsi di te… perdonami.”
Aragorn, sorrise, chinando il capo verso la fanciulla e, posando una mano all’altezza del suo cuore, disse con voce profonda: “Siete perdonata.”






***
Voglio ringraziare Carmaux_95, Giuli Snow e Sara_3210 per i bellissimi commenti e tutti voi che avete letto il primo e il secondo capitolo di questo racconto!
Alla prossima!

  
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