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Autore: AliNicoKITE    23/12/2014    3 recensioni
cap2)Gli occhi di Reyna Avila Ramirez-Avellano ti inchiodarono sul posto.
Eravate diventati amici, prima che scoprissi quanto le emozioni portano guai. Avevi imparato ad apprezzare il suo sguardo penetrante e fiero,l’audacia e capacità di comandare così romane che ti fecero pensare di poter aver trovato un’anima affine. Sbagliasti.
‘’Sono come Icaro, che cadde a terra per non riemergere. Non sono un angelo, le mie ali si sciolgono al sole.’’
I rapporti con il pretore si erano gelati.(..)Litigaste, capisti la tua ingenuità. Ti affacciasti, e cadesti giù. Come Icaro.
cap3A volte mi chiedo perché il fato abbia sbagliato così tanto con te. Deve odiare il tuo sorriso, o i tuoi occhi chiari venati di pazzia.
Qualcosa mi dice che sei nato nel periodo sbagliato. A volte ti immagino come un secondo Giulio Cesare, un condottiero implacabile verso i barbari e misericordioso con i deboli.(...)
Avresti vissuto nella tua forma peggiore, ma saresti stato libero: qui sei tenuto al guinzaglio dalle regole e dalle ideologie.
Mi fermo in questa fantasticheria quando penso a una cosa.
Se fossi vissuto allora, dall’alto del tuo trono,dopo aver calpestato cadaveri per poterti ci sedere sopra, avresti mai sorriso?
Genere: Angst, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Apollo, Nuovo personaggio, Octavian
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Autore: AliNicoKITE (efp e forum)
Titolo: Don’t let him go away
Fandom (PJO; HoO; Originale): HoO
Rating: giallo
Personaggi: Octavian,Nuovo Personaggio
Genere/Avvertimenti:  Incest
NdA: incomicerete già a capire qualcosa del mio headcanon…. Non mi resta che augurarvi buona lettura!
Don’t let him go away
Ovvero: cosa succede a far arrabbiare Reyna Avila Ramirez-Avellano
CAPITOLO 1-L’accordo
E’ buffo pensare quanto ti conosco bene: riesco persino  a immaginare cosa dirai, come ti lamenterai in sintesi, quando ti accorgerai che sto finendo una lettera.
Termino la lettera destinata a te. La potrai mai leggere, mio caro Octy? Octavian che non ha mai voluto aprissi bocca, Octavian che prima ha stroncato ogni mio tentativo di raccontare tutto- prima ancora che ti parlassi di come fosti buffo, quando Reyna emise la sua sentenza.
 Octavian. Il mio Octavian. Octavian che, la prima volta che mi svegliai, era arrabbiato come poche volte nella sua vita. Fu una bellissima giornata, credimi.
La lettera parte dal principio. E il principio di questa storia sono appunto io, il ragazzo di cui non ricordavi mai il nome, al momento del mio risveglio.
Quindi mi calo un’altra volta nei tuoi panni, e rileggo la lettera: una lettera che ho scritto io, ma che vede ogni cosa dal punto di vista dell’azzurro dei tuoi occhi.
Manca poco, lo so io come lo immagini te.
Poco, e la guerra finirà. Potrai mai leggere la mia lettera, mio caro Octavian?
***
Quando abbassasti lo sguardo, incredulo di aver sentito un suono dopo ore di silenzio, gli occhi del ragazzo erano già aperti. Notasti che erano di un azzurro limpido, chiaro e terso come il cielo sopra il Campo Giove non era da un po’ di tempo. Osservasti i suoi vestiti, sdruciti per il troppo uso, di materiali pesanti, per stare al caldo, e ricordasti che la tua stagione preferita stava arrivando: era novembre e l’inverno era in fiore,ancora sopito. Il ragazzo, dopo il combattimento contro il dragone, era stato trasportato in fretta e furia dai tuoi fratelli e ai colleghi figli di Esculapio di turno, e tu eri già pronto a tornare dal tepore confortante dei libri e del tuo tempio, del tuo regno, quando gli occhi di Reyna Avila Ramirez-Avellano ti avevano inchiodato sul posto.
Eravate diventati amici, prima che scoprissi quanto le emozioni portano guai. Avevi imparato ad apprezzare il suo sguardo penetrante e fiero, la treccia in cui rinchiudeva i suoi capelli scuri, l’audacia e capacità di comandare così romane che ti fecero pensare di poter aver trovato un’anima affine. Sbagliasti.
‘’Sono come Icaro, che cadde a terra per non riemergere. Non sono un angelo, le mie ali si sciolgono al sole.’’
E’ così che ti definivi, così che consideravi il semplice fatto che avevi frainteso tutto, con la figlia di Bellona: una caduta, un errore. I rapporti con il pretore si erano gelati, venati di astio e incapacità di parlare. Avevate contato entrambi sull’amicizia che vi legava, senza vedere che ognuno di voi si stava allontanando: lei verso Jason Grace e tu, testardo, ferito dal suo amare il figlio di Giove,  dalla parte opposta. Nel baratro. Ti affacciasti sullo strapiombo, litigaste, capisti la tua ingenuità. Ti affacciasti, e cadesti giù. Come Icaro.
Allora, non ti eri ancora rialzato in piedi.
E gli occhi di Reyna avevano sempre avuto il potere di fermarti, in un istante.
-Hai disobbedito agli ordini, Octavian.
‘’- Octavian, non cercare inutilmente di colpire il drago, rischi di ferire il ragazzo!’’
Facesti una smorfia, tentato di risponderle a tono, ma la gerarchia romana ti impose  il silenzio. Era una campagna militare, la guerra che combattevi con Reyna a fil di spada ormai da anni, e si basava su ogni piccola guerriglia: mai perdere terreno.
-Sembra che il mio pugnale abbia svolto il suo dovere, nonostante tutto.
-Silenzio.-ti intimò. I suoi occhi mandavano bagliori di disprezzo-Non hai eseguito gli ordini di un tuo superiore, rischiando di uccidere un semidio romano. Mi terrai informata di ogni sviluppo sulla sua situazione.
Per una volta,le tue abilità oratorie andarono alle Bahamas mandandoti una cartolina di saluti.
-Situazione di chi?
Reyna sbuffò, accennando a un sorriso velenoso.
-Del ragazzo, mi pare ovvio. E’ sotto la tua tutela e responsabilità, farà parte della tua coorte. Tu- ti fissò, sfidandolo a replicare- sarai la sua balia.
La tua abilità oratorie ti informarono, via lettera, che a quanto pare avrebbero pernottato in vacanza qualche altro giorno.
-Ma-ma…- sbuffasti, imprecando mentalmente verso ogni dio del pantheon romano. E accettasti la vittoria nemica, retrocedendo di un poco, battendo in ritirata.
-Come volete, pretore Reyna.
Un sorriso, i passi cadenzati tipici di un soldato, e Reyna Avila Ramirez-Avellano lasciò il campo di battaglia in trionfo, sotto il giubilo dei tuoi avversari politici.
Il ragazzo aveva gli occhi limpidi, chiari. Puri come i tuoi non erano più da molto tempo.
Probabilmente fu per quello che iniziasti la tua prima conversazione con il ragazzo con un epiteto peggiore persino per i tuoi standard, sottolineando la sua scarsa altezza.
-Ben svegliato, Pulce.
-D-dove sono?- balbettò confuso-Il drago…
Balbettava, sembrava un cucciolo smarrito. Ti fece pena.
-Sei nel tuo inferno personale, al sicuro da tutto tranne che dal diavolo, Pulce. E il diavolo-gli suggeristi con un ghigno folle-sono io. Alzati e seguimi , se sei in grado:ho molto da fare e non posso perdere tempo a spiegarti ogni cosa.
Te ne stavi andando, per poi girarti sentendo che il ragazzo non si muoveva. Stavi per lasciar perdere, quando il suo sguardo divertito ti inchiodò sul posto. Sei sempre stato particolarmente influenzabile dagli sguardi limpidi,iridi scure o chiare che fossero.
-Non puoi essere il diavolo se mi hai salvato la vita.
-Non ho mai fatto niente di tutto ciò, alzati e non rallentarmi.-sbottasti in fretta, sputando astio e imbarazzo. Dopotutto, non aveva ragione? Ti convincesti che la risposta alla domanda fosse ‘no’, constatando che tu avresti potuto uccidere il ragazzo senza battere ciglio pur di colpire il dragone.
 -Infermiera –chiamasti infastidito- il semidio nuovo verrà via con me.-inghiottisti il tuo orgoglio- Ordini del pretore.
La figlia di Esclulapio annuì confusa, per poi incominciare a blaterare raccomandazioni per mantenere la salute del ragazzo stabile. Il semidio, intanto, raccoglieva le sue numerose giacche e cercava di alzarsi senza sforzare il petto, reso niveo dalle numerose bende poste dai tuoi fratelli.
Ignorasti le parole dell’infermiera e la smorfia di dolore che attraversò il viso del ragazzo, che non aveva ribattuto alla tua brusca risposta e che sembrava essere abbastanza condiscendente. Iniziava a piacerti: così sottomesso, non avrebbe dato problemi.
Quando usciste dall’ospedale, sorridesti accondiscendente di fronte allo stupore del tuo nuovo protetto, per quanto la sola idea di dovergli spiegare perché dentro al Campo Giove il clima fosse mite ti faceva venire il voltastomaco: avevi sempre odiato essere il cicerone di turno, lì al Campo Giove. Come facevi infatti a descrivere con entusiasmo il luogo che chiamavi sede ‘’di un branco di spostati’’ o ‘’di disturbatori di onesti squartatori di peluche’’? Amavi Nuova Roma, certo, e avresti voluto esserne il capo supremo, ovviamente. Il problema rimaneva semplicemente la presenza delle persone che vi abitavano …
-Cos’è questo odore buonissimo?-chiese il ragazzo, sognante mentre annusava l’aria, invece di notare i semidei che si scannavano tra loro o la presenza di qualche decina di gradi in più. Lo squadrasti, compatendolo, rendendoti conto che probabilmente non mangiava da giorni e che le pasticcerie di Nuova Roma gli sarebbero sembrate un paradiso.
-Niente che ti riguarda, ecco a te il Campo Giove, culla dei semidei romani e bla, bla,-facesti una pausa di suspance, come se ci fosse qualcosa di importante da dire- e bla.- terminasti soddisfatto.
-Lupa mi ha già spiegato i ‘’bla,bla,bla’’, tranquillo.-sorrise il semidio, ammirando il panorama caotico delle strade all’interno del pomerium.
-Perfetto, quindi possiamo anda…
-Growwll.
Ti girasti, incredulo. Pulce alzò le spalle,per poi renderti conto che il colpevole era lo stomaco del nuovo arrivato.
-Ho fame.-disse.
Senza dire una parola gli lanciasti qualche moneta, giusto il minimo necessario a comprare un croissant a Nuova Roma.
-Cerca del cibo e non azzardarti a finire nei casini mentre sei da solo.- Pulce alzò un sopracciglio-Sei sotto la mia responsabilità,ordini di Reyna. Sai già chi è Reyna, vero?-Non attendesti riposta e gli porgesti con estremo fastidio la mano-Io comunque sono l’augure del Campo Giove , Octavian.
Pulce sorrise.
-Lo so. Pensavo che il tuo nome facesse parte dei ‘’bla,bla,bla’’.-replicò sfrontato.
-Come ti chiami, Pulce?
-Zacharias.
Nessun cognome. Poco ti importava.
-E’ un nome orribile.-constatasti incredulo che la legge permettesse ancora chiamare qualcuno in quel modo. Come se ‘Octavian’ fosse un nome moderno.
-Mai quanto il suo, augure.- ghignò Zacharias.
Lo guardasti per la prima volta sul serio, non come se fosse una semplice decorazione del paesaggio.
I capelli biondo cenere cadevano in ciocche disordinate nonostante non fossero particolarmente lunghi, incorniciando un viso dai lineamenti gentili e dalla pelle chiara, leggermente ambrata. Aveva un profilo nobile, di altri tempi, e un sorriso e labbra quasi femminei smorzati dallo sguardo terso ma triste, ora che lo osservava meglio. Non era alto quanto te, lo avevi già notato, anche nel fisico non aveva nulla da invidiarti, magro quasi come te ma leggermente più muscoloso.
Passabile.
Quando riprendesti a camminare per tornare nella tua tana, nel tuo regno, ti perdesti un indizio fondamentale: il suo ghigno, il sorriso strafottente e malizioso che avrebbe popolato i tuoi incubi. Un sorriso da figlio di Mercurio, pensarono gli altri.
Il sorriso del diavolo, riconoscesti tu dopo.
Il sorriso che avrebbe fatto morire il te stesso di allora.
 
NOTA AUTRICE
Wow, fortuna che questa ff doveva essere breve! E’ nata da una scena natalizia che purtroppo pubblicherò fuori stagione (pff, dettagli XD) e necessitava capitoli brevi, non doveva essere una long. Forse è stato il sorriso malefico di Zacharias a convincermi.
Bah.
Spero di aggiornare presto dato che, volendo finire questa storia in fretta prima che mi affezioni troppo, ha la precedenza sulle altre mie long ^.^
Vi è piaciuto il capitolo? COMMENTATE CHICOS
Ringrazio Gaia la custode del cuore per aver recensito e messo la storia tra le preferite,
Little_fox idem e scoiattolina_curiosa_97 per aver messo la mia storia nella cartella col cuoricino e nelle seguite (proprio non vuoi perdere nulla eh ;) ) e tutti coloro che leggono/hanno letto/ leggeranno!
BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVOOOOOO
BACI BACI ALLA PROSSIMA
ALI<3

 
   
 
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