«Che
ci fosse una volta, e dico una, in cui tu sia puntuale! Una! Ma
ti chiedo così tanto?» sbraitò Semir
esasperato mentre il collega entrava in
macchina sul sedile del passeggero stampandosi in viso una faccetta da
bimbo
innocente.
«Tu sei troppo drammatico socio, qualche volta sono arrivato
in orario.» asserì
chiudendo la portiera.
«Che io ricordi negli ultimi cinque anni? No.».
Ben sbuffò ottenendo un’occhiata fulminante da
parte dell’amico.
La risata che arrivò dal sedile posteriore distrasse
entrambi e Ben si voltò
aprendosi in un sorriso a trentadue denti «Principessa! Come
stai?».
«Bene, zio Ben!» esclamò Aida felice di
vedere il giovane ispettore.
«Ecco, è per questo che dovevi arrivare puntuale,
dobbiamo portarla a scuola e
siamo in ritardo.» spiegò Semir partendo senza
farsi troppi problemi di
velocità.
«La maestra Flavia è un po’ severa
sull’orario.» disse Aida storcendo le labbra
in una smorfia indecisa.
«Perfetto.» rincarò la dose il turco
«Le parlerai tu alla maestra Flavia.»
ordinò rivolto al collega.
Ben annuì teatralmente «Volentieri! Principessa,
com’è la maestra?».
Il giovane ispettore ricevette uno schiaffetto sul capo da parte del
collega
ancora prima della risposta della bambina.
«È carina, zio Ben. Ed è anche
single.».
«Aida!» la riprese Semir alzando gli occhi al cielo
«Cucciolo, non hai da
ripassare per le lezioni di oggi, per caso?».
La figlia scoppiò a ridere e Ben rispose al suo posto
«Socio, la nostra
principessa è in quinta elementare, non in quinta
liceo!».
Il turco alzò nuovamente gli occhi al cielo senza replicare,
mentre l’ispettore
più giovane e la bambina continuavano a ridere a crepapelle.
Finalmente i tre raggiunsero il cancello della scuola e Semir fece
cenno a
entrambi di scendere, facendo intendere di non avere nessuna intenzione
di
alzarsi.
Salutò Aida con un bacio e rimase a guardare la sua bambina
e il suo migliore
amico che si allontanavano ancora ridendo verso l’ingresso
dell’edificio.
«Gerkhan?»
domandò l’insegnante scrutando il registro da
dietro le
lenti dei sottili occhiali che portava.
«Assente.» fece un coro ordinato di voci di fronte
a lei.
La maestra afferrò la penna per segnare sul giornale di
classe che l’alunna non
era presente, quando la porta dell’aula che si
aprì all’improvviso con un
rumore sordo la distolse dal suo compito.
Ben varcò la soglia della stanza in modo decisamente poco
discreto e Aida lo
seguì a ruota entrando e andandosi a sedere direttamente al
proprio posto in
prima fila dopo aver salutato timidamente la maestra.
La donna si tolse gli occhiali dal naso e si alzò,
sollevando un sopracciglio e
fissando l’ispettore con aria interrogativa, in attesa di una
spiegazione.
«Ehm...» cominciò il poliziotto
«Mi scusi, sono... sono un collega del papà di
Aida, l’ho accompagnata io a scuola e abbiamo fatto tardi, mi
dispiace.».
«E non le hanno insegnato che è buona educazione
bussare in questi casi,
ispettore?» domandò l’insegnante
intuendo che Ben dovesse essere un altro agente
dell’autostradale.
«Sì, ecco, io...».
Un coro di risate andò a coprire l’imbarazzata
risposta del poliziotto, che
lanciò un’occhiata infastidita ai bambini che si
divertivano assistendo alla
scena.
«Mi scusi.» fece infine.
La donna si rimise gli occhiali con aria severa e si scostò
una ciocca di
capelli davanti al viso, sedendosi nuovamente.
Aida aveva ragione, era davvero carina. Semplice, con i capelli lisci
castani
che le arrivavano poco oltre le spalle e due occhi scuri e penetranti.
«Ora, se non le dispiace, vorrei cominciare la mia
lezione.» fece con voce
tagliente.
Ben annuì arretrando «Sissignora.».
I bambini scoppiarono nuovamente a ridere e all’ispettore
sembrò persino di
scorgere l’ombra di un sorriso sul volto della giovane
insegnante.
Inspiegabilmente sentì uno starno sfarfallio
all’altezza dello stomaco e quasi
si dimenticò di rivolgere un ultimo cenno di saluto ad Aida
prima di tirarsi
dietro la porta, uscendo dall’aula.
Sospirò e si diresse felice verso l’auto del
collega.
«Che
hai?» fece Semir non appena il più giovane fu
rientrato in
macchina.
«Chi, io? Nulla, nulla.» mentì.
Il turco lo guardò storto «Ti sei scusato con la
maestra?».
«Eccome!» esclamò Ben con un sorriso
strano e un lieve rossore che fecero insospettire
il collega.
«No... Ben, ti prego, non mi dire che ti piace
l’insegnante di Aida!».
«Be’... non puoi negare che sia carina socio,
dai!».
«Ben... sei un caso senza speranza.».
«Comando a Cobra 11.» gracchiò la radio
togliendo dall’imbarazzo l’ispettore,
che non aspettò un momento a rispondere.
«Susanne, sono Ben, cosa succede?».
«Succede che la Kruger si domanda che fine abbiate
fatto.» spiegò la bionda
segretaria fingendo un tono spazientito.
«Lo so, è colpa mia, non mi è suonata
la sveglia e poi ho accompagnato Aida a
scuola con Semir, adesso arriviamo.».
«Muovetevi, c’è stata una rapina alla
Banca di Colonia, i malviventi stanno
fuggendo sulla A6 in direzione Düsseldorf.».
«A6 hai detto? Siamo vicini, entriamo subito in azione, dillo
alla Kruger.».
«Va bene Ben, ma fate attenzione, sono armati e le volanti
devono ancora
raggiungerli. Dovrebbero essere più o meno al chilometro
ventitré, sono in tre
in un suv nero.» disse la donna.
«Tranquilla, ci pensiamo noi.» rispose Ben,
lanciando poi un’occhiata al
collega e posizionando la sirena sul tetto della vettura.
«Pronto socio?»
«Certo... vedi di concentrarti però Ben, e non
sulla maestra Flavia...» lo
riprese il turco premendo il piede sull’acceleratore.
«Socio... taci e guida.».
Semir sorrise e imboccò in fretta l’A6 per
cominciare l’inseguimento.
Ciao a tutti e buon
martedì sera!
La storia
è appena iniziata e già i nostri ispettori hanno
un inseguimento per
le mani...
Grazie a chi
mi sta seguendo e a Chiara, Maty, Marty, Tinta, Furia e Miki per
le recensioni, un bacio e buon Natale!
Sophie :D