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Autore: tylica_tmr    23/12/2014    1 recensioni
“Non mi ricordo più, ma sono sicuro di aver amato una ragazza indimenticabile”
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

Long Way Home
 
La palestra non gli era mai sembrata tanto enorme.
Osservava da dietro le quinte, nello spogliatoio, stando bene attento a non farsi notare da nessuno.
In sala c'erano poche persone ed era ancora semibuia, ma le sue dimensioni mettevano  comunque Calum in agitazione: tra un' ora sarebbe stata stracolma di gente, principalmente ragazzi, che quel giovedì sera non avevano di meglio da fare se non deridere i propri compagni di scuola.
"Calum! Dove sei finito?" Questo era Ashton.
"Ash, sono qui! Non urlare" sussurrò lui, perché poi, dato che nessuno era abbastanza vicino da sentirli.
"Ehi dobbiamo fare le ultime prove, forza" l'amico lo raggiunse e si sedette su uno sgabello di fronte a lui.
"Uhm, okay"
"Senti amico" lo bloccò Ashton "so che per te è una situazione abbastanza complicata per via di Ashely e di tutte le sue stupide paranoie, ma devi staccarti da tutto questo, giusto il tempo dell'esibizione"
"È una situazione finita, più che altro" sorrise Calum.
"Beh okay, ma quello che sto cercando di dirti è che stai per fare qualcosa di importante. Stai per andare là fuori e chi lo sa? Magari stai per cambiare la vita di qualcuno con la tua musica, ma di sicuro stai per cambiare la tua. È la tua possibilità, non buttarla via perché sei troppo occupato a pensare ad una come Ashley, ti prego"
"Posso provarci"
"Mi accontento, muoviamoci dai"
Le prove andarono alla perfezione, anche se chiunque avrebbe potuto avvertire l'ansia e la preoccupazione dei ragazzi.
Ma c'era anche tanta eccitazione e tanta energia, perché in fondo amavano quello che facevano come nient'altro.
Lo show cominciò ufficialmente alle otto in punto, dato che, ahimè, alla Norwest erano precisi come orologi svizzeri.
Calum ascoltò tutte le esibizioni dei concorrenti che venivano prima del loro turno - l'ultimo-  seduto vicino agli spogliatoi, con la testa tra le mani, mentre provava a concentrarsi.
Cercava di calmarsi, ma per ogni minuto che passava, sentiva il suo battito cardiaco accelerare.
E se avesse sbagliato? Magari i primi accordi, o le parole?
Non sapeva improvvisare, ma, in fondo, non doveva farlo per forza.
Sapeva a memoria tutte le sue parti e anche quelle degli altri, poteva solo andare bene.
L'addetto alle luci li chiamò, interrompendo i suoi pensieri, e Calum raggiunse i suoi compagni.
Volarono parole di incoraggiamento, pacche sulle spalle, ed abbracci tra loro quattro.
"Tre, due, uno, si va in scena" disse Luke un secondo prima di salire sul palco.
Le luci accecarono Calum per qualche istante, quindi per un attimo non riuscì a mettere a fuoco la platea che si estendeva sotto di lui.
Avevano a disposizione qualche minuto per sistemare gli strumenti e gli amplificatori.
Lui era già in posizione, con la chitarra collegata alle casse, il plettro stretto tra le dita tremanti e il cuore che ormai era diventato un tamburo.
Nell'attesa di cominciare a suonare fece qualcosa di cui si sarebbe subito pentito: alzò lo sguardo.
Stava osservando i volti, per lo più sconosciuti, della prima fila quando riconobbe dei capelli corvini e degli occhi chiari.
Quegli occhi chiari: i suoi.
Capì solo allora di non avere scampo.
Ashley era lì, prima fila, con una visuale perfetta, ed era venuta per conto suo, da sola.
Un'idea folle balenò nella testa di Calum.
Avrebbe mandato tutto all'aria, tutte le prove, le discussioni, l'impegno, e non sapeva nemmeno se ne valesse veramente la pena.
Ma Calum voleva scoprirlo.
Si diresse verso il centro del palco e parlò velocemente con i ragazzi.
"Sentite, ho bisogno di un favore, non fate troppe domande"
"Cazzo Calum che c'è ora? Dobbiamo suonare! Forse non te ne sei accorto ma siamo già sul palco!" Luke era agitato più di lui.
"Facciamo Gotta Get Out"
Non diede loro il tempo di ribattere, si allontanò per evitare di sentire le loro parole e si posizionò di fronte al suo microfono, aspettando una loro risposta. 
Aspettando di sapere se loro erano con lui o meno.
Durante quei secondi, che gli sembrarono i più lunghi della sua esistenza, pensò che forse quella sarebbe stata la sua ultima occasione per parlare con Ashley e che, quindi, avrebbe dovuto dirle tutto ciò che aveva da dire.
Poi con la coda dell'occhio riuscì a vedere Luke.
Stava annuendo.
Stava annuendo! Ce l'aveva fatta, avevano accettato!
Ma il suo amico cercava anche di dirgli qualcos'altro, muovendo le labbra e indicando il microfono.
~parla, parla tu~ gli stava suggerendo.
Calum non sapeva improvvisare giusto? Beh in quell'occasione era l'unica cosa che doveva fare: in qualche modo doveva uscirne.
"Buonasera a tutti, siamo i 5 Seconds Of Summer- respirava, mentre tentava con tutte le sue forze di non far tremare la voce -presentiamo un nostro brano: si intitola Gotta Get Out- un altro respiro, lentamente -vorrei dedicare questo pezzo ad una persona. Non vi dirò di chi si tratta, ma sono sicuro che lei, questa persona, capirà da sola"
Okay.
Ora facciamo sul serio, sì.
Calum fece un ultimo lungo respiro e cominciò a suonare, come se tutta la sua vita dovesse essere riassunta durante quei quattro minuti.
La prima nota gli provocò un brivido lungo tutta la schiena.
Era la sua ultima possibilità, o era sempre stata l'unica?

● 

"Even when the sky is falling down
Even when the earth is crumbling 'round my feet

Even when we try to say goodbye
And you can cut the tension with a knife in here

Cause I know what'll happen
If we get through this

And if the earth ends up crumbling down to its knees baby
We just gotta get out
And if the skyscrapers tumble down and crash around baby
We just gotta get out

'Cause I feel so damn lost
And it comes with a cost of being alone

Everything is falling down
We're suffering, helpless thoughts and
Out we sing, prayers go to the sky

And if we fall
It's not your fault
Shadows covering
Our selfish foes
And as our love,
Can go out on a high note

We just gotta get out,
We just gotta get out."

Ashley non capiva, o forse non voleva farlo: la sua band aveva cantato quelle parole, ma lui le aveva dedicate solo a lei.
E forse le aveva addirittura scritte per lei, visto che sostanzialmente parlavano della sua situazione.
La terra che si sgretola sotto i piedi, gli addii, la tensione, la solitudine, il sentirsi persa, le colpe, le ombre, l'egoismo e la sofferenza.
Era lei.
Ma ciò che la spaventava era che la canzone conteneva anche qualcos'altro: un invito, un tentativo di aiuto, un'offerta.
"Scappa con me, dobbiamo solo andarcene".
Ed Ashley, alla fine dell'esibizione, con le lacrime agli occhi, si chiese se poteva veramente rifiutare l'offerta di Calum.
Poteva continuare ad affondare da sola? 
Ora aveva un'alternativa.
La band di Calum aveva ottenuto un punteggio di 7,5 su 10, che non bastava per vincere la competizione ed Ashley, la vecchia Ashley, teneva tantissimo a questo genere di cose.
Lei non sarebbe mai uscita con un perdente.
Ma questo perdente, signori, questo perdente aveva scritto per lei cose come "le ombre coprono i nostri demoni egoisti", quindi come poteva non essere considerato?
Con quale coraggio lei gli avrebbe detto -non è abbastanza-?
Subito dopo lo show, intorno alla mezzanotte, Ashley andò incontro a Calum direttamente dietro il palco.
Senza dare nemmeno il tempo alle lacrime che aveva versato durante l'esibizione di asciugarsi, individuò il ragazzo, gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte a sè, forse perché non sapeva bene cosa dire, cosa fare, o come comportarsi, forse perché non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi.
O forse solo perché era l'unica cosa giusta da fare.
Dopo un iniziale momento di esitazione avvertì che anche Calum stava ricambiando la stretta e che aveva poggiato la testa nell'incavo del suo collo. 
Ashley poteva sentire il respiro affannato di quel ragazzo sulla sua pelle e forse sarebbe dovuta essere felice di una simile sensazione, tuttavia le parole di quella canzone continuavano a ripetersi senza tregua nella sua testa, distraendola da tutto il resto.
Così pianse di nuovo perché era tutto ancora troppo pesante.
"Oddio Ashley, che succede?"
"Niente, è solo che... Grazie Calum"
Lui sorrise, come se avesse previsto e atteso quel momento da secoli, senza tuttavia riuscire a nascondere il suo nervosismo.
Calum con una mano afferrò la chitarra appoggiata al muro a fianco a lui, con l'altra prese la mano di Ashley e questa volta fu lui a guidarla fuori da scuola, nel buio della notte, lungo tutto il parcheggio fino ad arrivare alla sua macchina.
"Non non so dove voglio andare nè cosa devo fare, ma ti prego non portarmi a casa" sussurrò lei non appena Calum mise in moto.
"Dobbiamo solo andarcene giusto?" Sorrise lui, ripetendo le parole di Gotta Get Out.
"Giusto, dove?"
"A casa, ma non preoccuparti: faremo la strada più lunga"
Detto questo cominciò a guidare lasciandosi alle spalle la zona residenziale dove si trovava la loro scuola, verso Dulwich Hill.

● 

Calun non aveva mai smesso di improvvisare nell'arco della serata e non aveva la minima intenzione di cominciare a farlo in quel momento.
Si stava mettendo in gioco, e stava correndo l'enorme rischio di uscire nuovamente sconfitto ed umiliato dal confronto con Ashley.
"Non stiamo andando in nessun posto. Letteralmente stiamo perdendo tempo."
"Perché allora? Cosa ti spinge a sprecare il tuo tempo?" Ribattè lei, dopo aver recuperato il controllo di se stessa.
"Semplicemente il fatto di poterlo fare insieme a te"
Silenzio.
Ashley stava accusando il colpo e sì, forse qualcosa era diventato più chiaro, meno sfocato.
"Tu invece? Insomma Ashley un giorno mi insulti il giorno dopo mi salti addosso. Se tieni a me perché mi tratti così? E se invece non te ne frega nulla, perché continui ad illudermi?"
"Forse sono solo una brava bugiarda"
"Sarai anche brava a mentire, ma con le decisioni sei veramente pessima, lasciatelo dire"
Calum avvistò un parcheggio, nella strada in collina che stava percorrendo.
Anche se sapeva che spiazzi come quelli, presso Dulwich Hill, non godevano di una bellissima fama, accostò la macchina, deciso a scendere.
Intanto fra di loro si era rialzato il muro di tensione che era sempre rimasto tale, escludendo i secondi di quell'abbraccio che lei gli aveva regalato non più di una trentina di minuti prima.
"Vieni" le disse.
Così uscirono entrambi, e si trovarono davanti ad uno spettacolo tanto stupefacente quanto inaspettato.
Il parcheggio era una sorta di piattaforma con una meravigliosa vista sulla città, su tutta la città, dai grattacieli del centro fino alla periferia.
Fu lì che cambiò tutto.
Le luci illuminavano Sydney tanto da farla sembrare in fiamme ma contemporaneamente, la scarsa illuminazione dello spiazzo permetteva loro di vedere delle stelle altrettanto abbaglianti.
Fuoco sulla terra, ghiaccio in cielo: due opposti perennemente in conflitto.
Poi c'erano loro due nel centro esatto, sospesi tra i due schieramento, frutti di quella guerra senza tempo, ma altrettanto insensati e casuali.
Entrambi stavano fissando quel panorama mozzafiato, senza più dire nemmeno una parola.
Poi però Ashely si voltò verso Calum: si pentì subito di quello sguardo, come lui se ne era pentito poco prima, quando l'aveva vista in prima fila ad assistere alla sua esibizione.
Perché le luci di tutta la città si riflettevano negli occhi del ragazzo e letteralmente Ashley riusciva a vedere il fuoco dentro essi.
In un secondo cambiò tutto perché lei per la prima volta riuscì a vedere la bellezza dentro agli occhi di Calum infiammati dalla speranza che non moriva mai e un po' di quel fuoco si insinuò  anche all'interno del suo animo.
Gli prese la mano ed anche lui si voltò verso di lei.
"Sarò anche brava a mentire, ma sappi che ho già scelto. Ho deciso che stanotte voglio continuare a fissare le fiamme dentro ai tuoi occhi, voglio sentire tutto il calore che puoi darmi. Stanotte voglio innamorarmi Calum"
Si avvicinò di più a lui e alzandosi sulle punte lo baciò velocemente: si staccò dopo meno di un secondo, solo per vedere l'espressione scioccata di Calum.
Era lì impalato, con la bocca socchiusa e gli occhi spalancati mentre cercava di capire se si era immaginato tutto o se invece era successo veramente.
"Fallo di nuovo Ashely" balbettò.
La ragazza si aprì in un meraviglioso sorriso, senza dubbio il più bello che Calum avesse mai visto: era talmente abbagliante che accecava più di tutte le luci sotto di loro e di tutte le stelle sopra, ed era così trasparente che nessuno avrebbe mai potuto pensare che non fosse sincero.
"Subito" bisbigliò.
E solo allora lo baciò sul serio, senza più ridere, senza più giocare, mentre il fuoco immaginario intorno a loro si trasferiva e si accendeva nei loro animi.
In un attimo erano in fiamme.
Entrambi, anche lei, per la prima volta.
Ashley gli afferrò i capelli corti con forza per fargli capire che quello non era uno scherzo nè un sogno.
Lui ricambiò, lasciando da parte i dubbi e le paure e concentrandosi solo sulle labbra di Ashley premute sulle sue.
Aveva immaginato quell'istante migliaia di volte, l'aveva sognato, l'aveva aspettato, l'aveva temuto ed infine, quando l'aveva messo da parte perché era convinto che quella fantasia potesse farlo stare solo peggio aveva scoperto che sarebbe stato destinato a sognarlo per sempre.
E invece eccolo là, il loro momento.
Ashley provò per la prima volta la certezza di baciare un ragazzo vero, in carne ed ossa e non una stupida maschera palestrata ed arrogante.
Calum rimase stupefatto nello scoprire quanto erano intense le emozioni che quella ragazza aveva represso  fino a quel momento, ma che ora si stavano manifestando in tutta la loro potenza.
Continuarono per diversi minuti, avvinghiati l'uno all'altro, temendo il momento in cui si sarebbero dovuti separare.
Volevano di più, volevano ancora.
Non erano spaventati dal desiderio che si era impossessato di ogni singola cellula dei loro corpi.
Forse si stavano rendendo conto che avevano veramente aspettato troppo ed ora desideravano solamente non smettere mai.
Dimenticarono l'inizio e il termine di quel bacio infinito.
E la strada verso casa non era mai stata tanto perfetta.
E la notte non era mai stata tanto giovane.





Note 
Buonasera a tutti!
Sì, chiedo scusa se il capitolo è lunghissimo (è quasi il doppio degli altri, ma non volevo continuare a tenervi in sospeso) e ringrazio tutti quelli che sono riusciti ad arrivare alla fine ;)
Parlando di cose serie a quanto pare i nostri due amici ce l'hanno fatta!! (Era anche ora direte voi).
Ho inserito tutto il testo di Gotta Get Out perché è veramente importante per quanto riguarda la trama, quindi se non conoscete la canzone è importante che capiate le parole.
Il capitolo comunque si chiama Long Way Home perché ci sono parecchi riferimenti a questo pezzo.
Fatemi sapere cosa ne pensate degli ultimi sviluppi della storia, e di come è scritta, e dei personaggi in generale e di qualsiasi cosa vi sembri più o meno rilevante.
E sopratutto fatemi sapere cosa vi sembra del bacio dei nostri ragazzi, perché, uhm, per me è sempre un'esperienza nuova, diversa e complessa descrivere un bacio.
Grazie a tutti quelli che sono ancora qua a leggere.
Baci 
Veronica
   
 
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