Videogiochi > Danganronpa
Segui la storia  |       
Autore: Walpurgisnacht    24/12/2014    1 recensioni
Do do do don.
Immaginatevi: una scuola per supergeni, bulloni alle finestre, mitra per impedirti di uscire.
La solita lagna, in questo setting. O no? O sì e vi stiamo prendendo in giro?
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Byakuya Togami, Kyouko Kirigiri, Makoto Naegi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Mondo Oowada, Dominatore dell'Universo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“E così mi avete scoperto, eh?”
Mentre sistemava i capelli dopo la doccia, Mondo ripensò alla discussione casualmente origliata giusto mezz’ora prima.
“Beh… la situazione in cui ci troviamo non aiuta. Veder morire gente così, come fossero mosche… e non oso immaginare come stiano Oogami-san e Oowada-san, che si sono dovuti sporcare le mani e improvvisarsi boia…”
“Se i nostri sospetti sono esatti, direi che Oowada non fosse poi troppo dispiaciuto…”
Mondo sorrise, compiaciuto.
Spingere quelle due sgualdrinelle in acqua è stata la cosa migliore della giornata di ieri pensò, ricordando il momento in cui aveva lanciato il bilanciere. Ripensò a come il collo di Enoshima si era piegato in maniera innaturale, a come aveva continuato ad agonizzare in acqua finché i suoi arti avevano smesso di muoversi.
Era stato un momento magnifico. Per un attimo aveva temuto che qualcuno si accorgesse della sua erezione.
“Cos’hai intenzione di fare, fratello?”
“Asciugarmi i capelli, per ora.”
“Intendevo riguardo Naegi e Kirigiri.”
“Non preoccuparti, Daiya” rispose Mondo, lanciando via l’asciugamano, “al momento hanno solo sospetti in mano.”
“Quei due sembrano più svegli del resto della classe” continuò Daiya, “dovrai fare attenzione da ora in poi.”
“Sta tranquillo, non permetterò che il piano vada a rotoli a causa loro” disse Mondo, sorridendo. “Devono pagare tutti per quell’incidente, tutti” proseguì, acconciando i capelli nel suo usuale pompadour, “soprattutto Naegi e Kirigiri. Se non fosse stato per loro…”
Oh, l’avrebbero pagata cara, più degli altri.

Il giorno dopo.
Makoto aveva dormito bene e a lungo l’ultima notte, e preparandosi non sentiva su di sé scorie dell’antipatia che l’aveva contraddistinto nelle precedenti quarantotto ore.
Anche guardandosi allo specchio, dopo aver finito di asciugarsi i capelli, vedeva il solito ragazzo gentile e generoso, sempre pronto ad aiutare gli altri e a vincere il Nobel per il Buon Cuore.
“Meno male, và” disse ad alta voce cercando di pettinar via l’ahoge sulla cima della sua testa “Devo dire che non mi piacevo come brutta copia di Togami. Di campioni mondiali di bastardaggine ce ne basta e ce ne avanza uno solo, non necessitiamo pure della medaglia d’argento”.
Si ritrovò inconsciamente a fischiettare, colmo di buon’umore come non gli capitava da tempo.
Mi ricordo ancora come si fa, allora. Devo dire di esserne felice.
Forse finalmente, in quella inusuale e insanguinata vita in comune, qualcosa stava cominciando ad andare per il verso giusto.
L’arrivo in caffetteria sembrò confermare il pensiero: i suoi compagni, sebbene non proprio ebbri di gioia, quantomeno sembravano usciti dalla letargia che solo un paio di giorni prima li stava stritolando. C’erano chiacchiere, un po’ di risate e qualche finta arrabbiatura. Tutte testimonianze che il clima generale era molto migliorato.
Ebbe solo un secondo di sconforto a vedere le sedie vuote, doloroso monito di coloro che avevano perso per strada. Ma si disse che il barometro stava volgendo al bello e che, se non ci fossero stati più incidenti come quello di Yamada o intenti errati come quello di Celes, la situazione sarebbe rimasta al peggio stabile.
Certo c’erano sempre le possibili mine vaganti come Togami di cui, nonostante tutto, faceva abbastanza fatica a fidarsi pienamente a causa dei suoi trascorsi aggressivi.
Voglio sperare che il tendergli la mano da parte mia e di Kirigiri-san l’abbia almeno allontanato dalle intenzioni più bellicose.
Salutò, ricambiato da pressoché tutti.
Si era appena seduto al suo posto che lo schermo si accese e vi apparve il più brutto, malvagio, perverso orso della storia.
“PIM POM PAM POOOOOM! Salve, miei adoratissimi studenti. È il vostro caritatevole, amato preside Monokuma che vi parla. Escludendo gli annunci è da un po’ che non ci si sente e il mio cuoricino metallico ne soffriva, quindi ho deciso di porre rimedio. Anche se questa non è solo una visita di cortesia perché ho una succulenta informazione per voi. Sin da quando siete imprigionati qui vi sarete chiesti chi è il burattinaio che muove i miei fili, giusto? Ebbene, oggi mi sento particolarmente altruista e vi posso dare una piccola traccia a tal proposito. Il mastermind, ovvero il regista, lo sceneggiatore e il vignettista della vostra attuale permanenza alla Kibougamine Gakuen… è fra di voi. È seduto in questo momento al vostro tavolo e, se lo conosco bene, ha la bocca sporca perché è un maiale che non sa mangiare in maniera composta. Capo, come ti ingozzi tu di caviale nessuno. Ok, è stato un piacere alla prossima bla bla bla bla. Sayonara, bastardi!”.
… questo non è successo. Non è davvero successo. Sono ancora a letto a sognare, per forza.
Si voltò verso Kirigiri e Togami, che ricambiarono il suo sguardo spaesato.
Com’è possibile che abbia deciso di esporsi in questo modo? Ma è matto?!
“Il… il mastermind è uno di noi?”
“Non è possibile! Sarebbe troppo spregevole!”
“Sicuramente sta mentendo per metterci l’uno contro l’altro!”
“Ma… se fosse vero?”
In un batter d’occhio il panico ebbe il sopravvento sui presenti, che presero a guardarsi tutti con sospetto: Aoi si schierò subito con Sakura, certa che non fosse lei il mastermind; Hagakure cominciò a lanciare accuse a casaccio, mentre Fukawa strillava “Io lo sapevo, lo sapevo!”; Sayaka e Leon fecero coppia a loro volta, convinti di essere l’uno l’alibi inossidabile dell’altra.
“Adesso fate silenzio!” tuonò Ishimaru, e per la prima volta da quando erano lì tutti sembrarono obbedirgli: si sedettero nuovamente ai loro posti e attesero che il Super Prefetto ricominciasse a parlare: “Statemi a sentire una buona volta: è probabile che chiunque ci sia dietro Monokuma voglia solo spargere zizzania e dividerci per portare a termine i suoi piani! Non lasciatevi ingannare o sarà la fine!”
Alcuni annuirono, probabilmente aggrappandosi alla speranza che Ishimaru avesse ragione, ma il dubbio di fondo rimaneva e serpeggiava tra di loro; Makoto osservava la scena sconvolto, mentre uno scenario terribile cominciava a formarsi nella sua mente.
...dividerci. È questo che vuole, spingerci a dubitare gli uni degli altri!
“E se l’orso di merda avesse ragione?”
Tutti si voltarono verso Oowada.
“Voglio dire, se non volesse solo provocarci? Se davvero fosse uno di noi, e si stesse divertendo alle nostre spalle?”
Aoi si strinse a Sakura più che poté, cercando conforto, mentre quest’ultima prendeva parola: “Mi rifiuto di credere che uno di noi sia capace di azioni così orribili. Non posso, non posso assolutamente accettare che tra i presenti ci sia qualcuno che ha lasciato morire due persone e fatto in modo di giustiziarne altre tre senza batter ciglio! È… è inumano!”
“Kami, se così fosse…” non riuscì nemmeno a finire la frase Sayaka, che si portò una mano alla bocca quasi avesse la nausea.
“In ogni caso, come potremmo scoprire chi di noi è il mastermind?” chiese Leon. “Che facciamo, mettiamo a soqquadro le camere di ognuno alla ricerca di indizi? E che indizi dovremmo cercare, il tesserino del Club dei Mastermind di tutto il mondo?”
“Lieto che la situazione ti renda in vena di battute, Kuwata” lo rimproverò Ishimaru, il cui rimarco purtroppo non impedì ad Hagakure di dire la sua: “Però Kuwatachin ha ragione, che prove servono per smascherare il mastermind?”
Tutti rimasero un attimo in silenzio, colpiti dal fatto che per una volta Hagakure aveva espresso un concetto sensato e non si era limitato a dare aria ai denti.
“Forse non servono prove evidenti” parlò di nuovo Oowada, “non subito almeno. Al momento ci basta molto meno per restringere la rosa dei sospettati.”
“Che cosa intendi, Oowada-san?” chiese Ishimaru.
“Pensiamoci un attimo. Chi di noi sparisce per lunghi periodi, senza premurarsi di avvisare o dirci almeno dove va?” disse lui.
E inevitabilmente tutti puntarono gli occhi su Kirigiri.

Va bene Oowada, hai smesso con le finte di corpo e hai portato il primo diretto alla mandibola. Ci sto. Ti dimostrerò che, solo perché non sono gonfia di muscoli e steroidi, non vuol dire che non sappia rispondere colpo su colpo.
“Oh. Sono diventata improvvisamente il centro della vostra attenzione. Ne sono lusingata, ma non è che Maizono si sentirà trascurata? Dopotutto la stella è lei”.
“Guarda che non sei nella posizione di fare battutine del cazzo, lo sai?”.
“Forse no, Kuwata. Ma se devo sopportare i vostri sguardi obliqui quando vi girate verso di me, tanto vale che ne tragga tutto il divertimento che posso”.
“Puzzi come una triglia marcia, ragazza. Io dico che quando te ne vai a zonzo per i corridoi ti chiudi nella tua stanzina lurida, dove magari hai appesi poster di uomini nudi, e muovi le zampette di quel fetido orso”.
“Fukawa, il tuo colorito linguaggio da scrittrice di romanzi erotici non mi si addice. Inoltre, prima di dire a qualcun altro che puzza…”.
“Kirigiri, io voglio sperare con tutte le mie forze che tu non sia la colpevole di quanto ci sta accadendo. Ho sentito fin da subito di potermi fidare di te, nonostante i tuoi modi di fare non esattamente socievoli. Però mi tocca ammettere che questa rivelazione getta una luce sinistra sui tuoi recenti comportamenti”.
“Capisco di poter risultare molto sospetta ai vostri occhi, Oogami. Allo stato attuale non ho modo di provare incontrovertibilmente di non essere il mastermind e questo vi porta, non nego con una buona dose di ragione, a rivalutare le mie abitudini solitarie. Anzi, ti sono ancora grata per darmi il beneficio del dubbio. Però ti chiedo di fidarti della tua prima impressione, perché non è mia la mente dietro tutto questo”.
Finito il giro inquisitorio? Adesso posso portare il mio modesto affondo al grugno di quello che mi sto convincendo essere il vero responsabile? Perché il tempismo di quest’accusa lascia parecchio da pensare, caro mio.
“Se ho ancora diritto di parola vorrei poter rendervi partecipi di una o due idee che mi viaggiano in testa già da un po’ di tempo” si impose sul chiacchiericcio sparso, approfittando dell’attenzione comune ancora concentrata su di lei.
“Puah. Io propongo di toglierglielo, il diritto di parola. È veramente troppo, troppo ambigua con le sue fughe notturne e i lunghi periodi in cui ancora un po’ non sappiamo nemmeno se è ancora all’interno di questo edificio” sputò Leon, notevolmente su di giri e a quanto pareva convinto di aver sfondato il centro del bersaglio.
“Ora non esageriamo” si intromise Ishimaru “Non voglio che le vengano negati i suoi diritti costituzionali”. Sembrava che gli altri fossero tutto sommato d’accordo con il diniego, sarebbe stato davvero troppo.
“Almeno qualcuno disposto a pedinarla, giusto per essere sicuri che non si infili in posti strani?” insistette il Super Giocatore di Baseball. Questa proposta riscosse maggior successo e venne approvata dall’assemblea.
Bene, perfetto. Avrò una non richiesta guardia del corpo che mi seguirà anche dentro il bagno.
“Visto che mi è stata graziosamente concessa la facoltà di esprimermi, posso farlo?”.
“Prego. Bada solo a non farci perdere tempo con le tue fandonie, mastermind”.
Santa pazienza.
“Tenevo solo a informarvi che per quanto mi riguarda Monokuma non ha detto nulla di rivoluzionario. Avevo già formulato questa ipotesi”.
“Oh. E sicuramente ti eri fatta una lista di papabili, conoscendoti…” buttò lì Sakura.
“Devo dire che qualche persona aveva attirato la mia attenzione, sì”.
“Chi, di preciso?” chiese Mondo.
“Ritengo non necessario parlarne ora”.
“Io invece sì. Chi altri è con me?”. E la volontà popolare diede maggioranza bulgara al biker, che sorrise smargiasso.
… maledizione, non posso aver commesso un errore strategico di queste proporzioni.
“Avanti, avanti. Snocciolami il tuo principale indiziato, che sono tanto curioso”.
“Ho pensato… a Oowada”.
Ci fu qualche istante di silenzio in cui l’intera classe non le tolse gli occhi di dosso, quando l’accusato prese di nuovo parola: “Sai Kirigiri, non ti facevo così infantile. Una ripicca del genere, da parte tua…”
“E quali sarebbero le prove a suo carico?” intervenne Ishimaru, che al contempo cercava di calmare il brusio che si stava creando.
“In più occasioni è sparito senza dire nulla” rispose Kyouko, “in particolare durante il ritrovamento del corpo di Celestia si è rifiutato di venire con noi, per poi raggiungerci dopo l’annuncio di Monokuma… tempismo sospetto.”
“Proprio tu parli di tempismo sospetto?” replicò Kuwata. “Tu, che sparisci sempre e non dici a nessuno dove vai? Dovresti smetterla di arrampicarti sugli specchi!”
“Perché non ci dici cosa fai nei momenti in cui non ci sei, invece di fare la misteriosa? In questo momento credo sia la cosa più saggia…” le tese una mano Sakura, che ancora sperava non fosse Kyouko il mastermind; quest’ultima inspirò, preparandosi alla vagonata di accuse che sarebbero giunte: “Sono o non sono il Super Detective? Quello che faccio è investigare. E quando investigo non voglio gente attorno a rallentarmi.”
“Ah beh certo, adesso siamo addirittura palle al piede!” sbottò Leon, che sembrava avere il dente particolarmente avvelenato dei confronti della ragazza. “Non so quanto ti convenga offendere chi sospetta di te, bella mia!”
Come volevasi dimostrare, i commenti di Kirigiri scatenarono l’inferno tra i presenti che, dopo un acceso dibattito, convennero che pedinarla e non lasciarla mai sola fosse la cosa migliore.
Mentre si accordavano per i turni, Kyouko rimase in silenzio; per la prima volta in vita sua si trovò in seria difficoltà.
Stavolta sono davvero nei guai.

“E ora cosa facciamo?”
“Al momento, nulla. Qualunque mossa da parte nostra sarebbe sospetta.”
“Ma non possiamo lasciarla da sola!”
Makoto sbuffò, lasciandosi andare su una panca della sauna.
Durante l’improvvisato processo ai danni di Kirigiri, Makoto non ebbe altra scelta che rimanere in silenzio: aveva provato a intervenire, ma nessuno lo ascoltava; Togami, al contrario, vi aveva preso parte moderatamente, giusto per non destare (ancora) sospetti su di sé.
“Ma non possiamo nemmeno esporci del tutto” rispose il biondo, “se dobbiamo aiutarla meglio non dare nell’occhio, almeno finché i sospetti verso di lei sono così radicati.”
“Questo… questo è ingiusto nei suoi confronti! Kirigiri-san è la persona che finora ci ha salvato lo scalpo, soprattutto nel caso di Celes. Tu saresti stato in grado di dedurre quel che ha dedotto lei?”.
“Assolutamente no. E dimmi, ciò la scagiona in che modo?”.
“Uh?”.
“Semplicemente, prendendo per un attimo buona l’ipotesi che possa davvero essere lei il mastermind -ipotesi che, mi preme ricordarti, lei stessa non ha del tutto smentito-, il fatto che non abbia voluto ucciderci in quell’occasione la rende forse meno colpevole?”.
“Togami-san… io capisco che tu possa non fidarti del tutto di lei, ma credi sul serio sia il mastermind?”.
“Devi ammettere che i punti oscuri sollevati da Oowada, Kuwata e quel branco di inetti non sono del tutto peregrini. Comunque, se ti preme sapere la mia opinione, non sono un tonto come te che crede a tutto quello che gli viene detto senza neanche farsi delle domande. Anche se devo ammettere che, nel caso ci siano i suoi capelli lilla dietro il gioco, le va dato atto delle sue notevolissime doti d’attrice. Mi chiedo perché si sia impelagata in un mestiere pericoloso e poco remunerativo come il detective quando sarebbe potuta andare a Hollywood a farsi sommergere di Oscar”.
“È per caso il tuo modo criptico di dire che, sotto sotto, non credi sia lei?”.
“Mpf. Prendila come vuoi e non abusare della mia gentilezza”.
Naegi ridacchiò, suscitando un grugnito di disapprovazione in Togami.
Da uno come lui non credo di poter ottenere risposta più esplicita. Ma mi consola sapere che al peggio ha almeno dei dubbi. Penso di poterlo considerare dalla mia parte, a grandissime linee. Il problema sono in primis Oowada-san, che se voglio credere a Kirigiri-san è il mastermind, e direi anche Kuwata-san. Mi sembrava particolarmente lanciato oggi e non si è risparmiato nelle accuse. Chissà, magari con Maizono-san le cose vanno male e ha preso ad odiare l’intero genere femminile.
“Il problema però rimane” riprese Makoto ad alta voce “Al momento Kirigiri-san è isolata e malvista da un po’ tutti. Se tanto mi dà tanto, stando a quanto hai appena detto, neanche tu credi che sia davvero il mastermind e quindi voglio pensare che anche a te la situazione così com’è non vada bene. Hai qualche stupefacente idea per ovviare al problema?”.
Ci furono parecchi secondi di silenzio, in cui appariva evidente che l’ereditiere stava pensando a una risposta appropriata al quesito postogli.
“Potrei provare così” disse a un tratto, scuotendo Makoto dalle sue elucubrazioni.
“Così come?”.
“Sono stati stabiliti dei turni per starle addosso, no? Potrei provare a infilarmici dentro per avere dei momenti in cui poterle parlare in libertà”.
“Avevo già pensato a questa eventualità, ma dubito mi lasceranno avvicinarmi a lei. Probabilmente penserebbero che sono il suo lacchè che le riferisce umori e pettegolezzi, dato il rapporto… stretto che abbiamo avuto nei giorni scorsi”.
“Da quel punto di vista io posso muovermi meglio. Ringrazio il mio notorio snobismo e il fatto che solo ultimamente mi sono fatto vedere ogni tanto in vostra compagnia. Se qualcuno intende sollevare delle rimostranze lo metto a tacere in due secondi”.
“Ne sei perfettamente in grado, già. Hai lingua e volontà in abbondanza”.
“Non adularmi, tanto continuerò a considerarti poco più di un celenterato”.
“Un celenteche? Sei troppo complicato nei tuoi insulti, Togami-san. Poi noi poveri nullatenenti non riusciamo a starti dietro e il genio si perde nelle nebbie del tempo. Allora hai deciso così?”.
“Credo che sia l’opzione migliore che ci rimane. Come hai giustamente detto se ti proponessi per sorvegliarla Oowada, che fa molto leader della rivolta, ti riderebbe in faccia”.
“Ecco, anche il fatto che sia stato proprio Oowada-san a tirar fuori tutte quelle cose…”.
“... di per sé non vuol dir nulla. Per un attimo ho pensato di dirlo io, e anzi se ti ricordi ieri l’ho fatto in questa stessa sauna”.
“Magari non vuol dir nulla, è vero. O magari è il mastermind che sta cercando di scaricare il barile sull’unica persona che gli può realmente mettere i bastoni fra le ruote e mandarlo a schiantarsi fuori strada con la moto”.
“Allo stato attuale non si può dire con certezza che sia l’una o che sia l’altra. Non ci resta che muoverci con cautela e cercare di ottenere più informazioni”.
“Senza la nostra mente deduttiva migliore, però”.
“Avanti scudiero, non dirmi che non ti senti in grado di salvare la tua dama e meritarti sul campo la promozione a cavaliere”.
Makoto non rispose, lasciando che fosse il suo rossore a fare per lui. Intravide sul viso di Byakuya lo spettro di un sorrisino.
Maledetto. È davvero così evidente che io… sì, ecco… insomma… bah, non è il momento.

“Lasciatelo dire, fratello: non credevo fossi così bravo a recitare.”
“Cosa vuoi che ti dica, le circostanze richiedevano di tirar fuori talenti inaspettati” ridacchiò Mondo, intento ad osservare l’intera accademia dalla sua postazione; uno dei monitor era puntato dentro la camera di Kirigiri, la cui porta era sorvegliata da Ishimaru. Era evidente che la ragazza non era abituata ad avere un metaforico guinzaglio al collo, e che la cosa la infastidiva: camminava su e giù per la stanza, probabilmente pensando ad una soluzione che al momento non riusciva a trovare.
E che dubito troverai, dolcezza.
“Quanto credi che potrai tenerla in gabbia?” commentò Daiya, destandolo dai suoi pensieri.
“Fin quando mi andrà. Al momento non ha modo di sfuggire.”
“Vero per ora, ma è una mina vagante” rispose il maggiore degli Oowada, “sono sicuro che qualcosa escogiterà.”
“Tranquillo fratellone, ho già un’idea in mente.”
Daiya non rispose, ma si limitò a sorridere e alzare le mani in segno di resa, come a voler dire “Mi fido, il capo sei tu.”
Mondo sorrise a sua volta e poi tornò a osservare i monitor, non prima di aver lanciato un ultimo sguardo al fratello; per un attimo, Daiya gli sembrò tanto pallido da sembrare un fantasma.
Il tempo dei giochi è finito, si disse. È ora di fare sul serio.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Danganronpa / Vai alla pagina dell'autore: Walpurgisnacht