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Autore: cin75    24/12/2014    6 recensioni
Vivere. Incontrarsi. Conoscersi. Innamorarsi. Perdersi per poi ritrovarsi. Questa è solo la storia di un amore!!
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Jensen si chiuse la porta alle spalle, non si guardò indietro. Benchè dietro di lui si lasciava pezzi del suo cuore sparsi ovunque.
Uno: non voleva voltarsi. Avrebbe sentito troppo dolore.
Due: Jared, in quel momento, non meritava nemmeno quello.
La porta di casa loro si chiuse con un tonfo sordo e per un tempo che Jared non avrebbe mai potuto quantificare, restò  seduto sul divano con la testa ancora nascosta tra le mani. Per vergogna. Per senso di colpa. Per dolore. Ma soprattutto per la consapevolezza che aveva perso Jensen. Per sempre.
“Ma che succede??!” fece una voce, poco dopo.

*****
L’incontro….


Quando si incontrarono Jared, era ancora all’ufficio ricerche del Bureau, ma sapeva che quel lavoro gli avrebbe cambiato la vita. Perché la sua vita erano le ricerche, il sapere e il poter e voler fare partecipi gli altri di ciò che sapeva. Ci si stava impegnando con tutto se stesso e i risultati, lo sapeva, sarebbero arrivati. Magari non presto. Ma sarebbero arrivati. 
Jensen, invece, aveva appena iniziato a cantare e a farsi notare in un piccolo locale con piano bar. Ma il suo talento vocale non passò inosservato e la gente cominciava a prenotare quando sapevano che c’era lui ad “allietare”  le serate.
Fu così che si conobbero. Una sera. 
Jared era nel locale in cui avrebbe cantato Jensen, con dei suoi colleghi per festeggiare la sua promozione a responsabile dell’ufficio. E Jensen quella sera scelse la chitarra come suo strumento d’accompagnamento, anche perché se la cavava decisamente meglio con quella che con gli altri strumenti. Tutti quelli che erano nella saletta, lo applaudirono subito, non appena lo videro sistemarsi sullo sgabello e prepararsi per il piccolo spettacolo.
Jared fu sorpreso da una tale accoglienza, anzi, sembrava quasi le persone lo stessero aspettando.
“Finalmente!!” fece, entusiasta, una voce femminile accanto a lui e Jared non potè ignorarla.
“Mi scusi…non sono del posto..” si giustificò, “…ma chi è?!” chiese indicando Jensen che stava finendo di sistemare microfono e chitarra.
“Si chiama Jensen Ackles…è bravissimo ed è un vero peccato che non riesca a trovare qualcuno che lo….diciamo…sponsorizzi!!” spiegò decisamente delusa la ragazza. “E poi, e questo è un commento prettamente personale, è tanto bravo quanto inaccessibile!!” ridacchiò rassegnata.
“Impegnato?!” chiese giusto per fare conversazione.
“No, liberissimo… ma sfortunatamente, per noi signore, non c’è possibilità!!” rivelò facendogli l’occhiolino. Jared la guardò e per un istante non capì. Solo quando vide la ragazza strizzargli l’occhio intese.
“Oooh!!” e subito dopo si rimise al suo posto perché le luci si erano fatte soffuse, segno che il cantante era pronto ad esibirsi e poi anche perché non voleva disturbare oltre.
Dopo pochi accordi, la voce di Jensen, senza ombra di dubbio, una bellissima voce, riempì il locale.

Sick and tired of getting older ( Malato e stanco di diventare vecchio
I keep getting lost trying to find my way ( Continuo a perdere, cercando la mia strada
Looking for love in every corner( Cercando l’amore dietro ad ogni angolo 
night after night (Notte dopo notte
but every street light looks the same  ( ma ogni lampione sembra lo stesso

So I'm taking the chance,  (Così, mi prendo la mia possibilità                                                                                                              
 walking away,  ( cammino a piedi                                                                                                                                                                
 breaking the rules ( infrangendo le regole
nobody here can tell me what to do ( qui, nessuno può dirmi cosa fare.

I'm out on my own, making my way ( Sono qui fuori da solo, per la mia strada
trying to be someone that  ( cercando di essere qualcuno                                                                                                                            
I can be proud of one day ( di cui un giorno sarò fiero
I’m out on my own, doing it my way ( Sono qui fuori per conto mio, per la mia strada

I gotta be tough, gotta be stronger ( Devo essere un duro, devo essere forte
and take the time to understand ( e prendermi il tempo per capire
This city can’t get any colder ( La città non può essere così fredda
stab you in the back ( ti pugnala alle spalle                                                                                                                                                                      
while shaking your hand ( mentre ti stringe la mano


La canzone era palesemente una romantica “dichiarazione di guerra” del cantante contro le avversità che deve superare un semplice artista che vuole dimostrare il suo talento e forse era solo la voglia, di chi aveva scritto la canzone, di cantare il suo voler andare avanti e dimostrare ciò di cui si è capaci. La voce graffiante ma indiscutibilmente dolce di chi la stava interpretando, davano al testo e al semplice accompagnamento acustico un tocco del tutto personale. 
E sì!! Jensen era decisamente bravo e indubbiamente….bello. Bellezza che veniva risaltata dalle luci che gli ondeggiavano addosso. Un unico spot e qualche piccolo faretto ai bordi del semplice palco, lo rendevano quasi trascendente. 
Quando l’applauso riempì il vuoto lasciato dall’ultimo accordo, Jared si riprese dai suoi pensieri e si unì al coro per un bis. Il cantante, che sembrava quasi intimorito da una tale approvazione di pubblico, acconsentì timidamente. Ringraziò e andò avanti con altre canzoni, alcuni soft, altre più allegre ed accettò anche una dedica. Una ragazza che stava festeggiando il suo secondo anno di matrimonio con il giovane marito. Jensen non potè non accontentarla e solo per loro cantò “Future Days” dei Pearl Jam. Quale miglior canzone di una in cui si dice che i migliori giorni sono quelli in cui, chi si ama non può fare altro che vedersi insieme per altri giorni futuri.
La serata finì e alcuni dei clienti si avvicinarono al cantante per complimentarsi e Jared non resistette e fece lo stesso. Si congedò dai suoi amici, con una scusa e che sarebbe tornato con un taxi e quando fu solo, si avvicinò a Jensen che stava staccando i vari jack dagli amplificatori.
“Dì la verità!! I Pearl Jam, te li sei preparati!!” disse con falso tono accusatorio. Jensen si voltò verso di lui e gli sorrise per niente offeso da quell’uscita.
“No. Ma sapevo che in sala c’era una coppietta in aria di anniversario e Future Days è sempre una buona scelta!!” confessò con aria furbesca.
“Da quello che ho sentito stasera, hai molti fan adoranti e….molte fan addolorate!”ironizzò senza calcare troppo nè il tono nè l’approccio.
“Non mi lamento. Vuoi unirti a loro?!” chiese ironico l’altro.
“Ci sto pensando.”
“ E di quale fanclub faresti parte!?” chiese con una sincera curiosità stringendo gli occhi sul suo interlocutore occasionale.
 Jared sorrise perchè sapeva, aveva capito che cosa Jensen volesse sapere, dato quella specie di abbordaggio che stava provando a mettere a segno.
“La musica non mi dispiace. Ma quella buona, come ho visto tu sai fare, mi piace ascoltarla nella tranquillità di casa mia. Poi, magari si vedrà se sarò un adorante o disperato!” e questo lo disse con un tono decisamente ammiccante.
Jensen colse l’allusione e sorrise sinceramente al ragazzo che aveva di fronte.
Perché no?!, si disse. Era stata una bella serata, il pubblico era stato più che caloroso. Perché non finire in bellezza?!
“Ho visto che i tuoi amici sono andati, quindi mi sa che ti serve un passaggio?!” 
“Al dire il vero, non abito lontano e se non sei stanco, potremmo farci due passi?!” e questo decisamente spiazzò Jensen. Il ragazzo, anche se aveva fatto il primo passo non sembrava interessato solo a “concludere” la serata. Sembrava quasi gli stesse chiedendo un appuntamento. Ma la cosa sorprendente fu che a Jensen , la cosa faceva davvero piacere. Aveva già notato Jared durante la serata, ma non poteva immaginare più di tanto. Infondo quelli come loro, non è che  si portino dietro un insegna luminosa. Anzi , a volte, sono più discreti di chiunque altro etero.
“Con vero piacere!” gli disse tendendogli la mano. “Jensen.” Disse stringendogliela.
“Jared. Io sono Jared!” rispose e ricambiando la stretta.

Circa un quarto d’ora dopo, i due ragazzi erano per strada, a chiacchierare come chi già si conosceva da tempo. Jensen aveva in spalla la sua chitarra e Jared, invece, a volte sembrava non poter staccare gli occhi dagli occhi dell’altro. Un verde smeraldino di un brillante quasi ipnotico, si accendeva ogni volta che Jensen rideva e lo guardava con più intensità. Quando Jared gli disse dove abitava , Jensen propose un'altra strada.
“Lo so che è più lunga, ma è una bella serata. Ti va di camminare ancora?!” chiese quasi con aria timida.
“Mi va. Decisamente, mi va!!” e strada dopo strada ci misero quasi tre ore per arrivare a casa di Jared che era distante dal club appena mezzora a piedi. 
Quando si salutarono lo fecero stringendosi la mano e poi, quando entrambi, sembravano non voler spezzare quel contatto, si guardarono sorridenti. Si baciarono. All’inizio fu un bacio leggero, soffice, quasi timido. Le labbra si sfiorarono appena eppure per loro fu come essere investiti da un onda anomala in piena potenza. Jensen gli mise una mano sul viso per continuare a baciarlo e per assaporare meglio la delicatezza con cui Jared gli offriva le labbra. Il giovane gli portò le mani sui fianchi per avvicinarlo a sé, o forse per trovare il coraggio di avvicinarsi a lui, senza esagerare. E quando entrambi sentirono il calore dei loro corpi vicini, non poterono fare altro che lasciarsi conquistare da un abbraccio che partì simultaneamente da tutti e due. 
Divenne un bacio lungo. Un bacio languido. Un bacio intimo e dolcissimo. 
Ma restò solo un bacio.
Dopo quella sera, Jared e Jensen, passarono molto tempo insieme. Sembravano quasi inseparabili. O Jared lo aspettava fino a chiusura del locale o era Jensen ad andarlo a prendere a lavoro. Passavano ogni momento possibile insieme a parlare, a fare piccole escursioni – quando era possibile -. 

Stavano bene insieme, si sentivano bene insieme, anche se ancora non si erano decisi a fare il grande passo, quello verso una conoscenza più….fisica. Non per paura o per cosa, ma solo perché prima volevano conoscersi. 
Si erano baciati…diamine!!, se si baciavano!!! Sembrava non potessero farne a meno. A volte avrebbero preferito restare senza fiato piuttosto che lasciarsi le labbra. Però…però ancora non andavano oltre. Erano diversi e pure si completavano. Avevano vite diverse che sembravano comunque incastrarsi alla perfezione. Le loro ambizioni era differenti, ma tutte portavano ad una sola conclusione: sentirsi felici e appagati. 
Durante un week-end, che erano riusciti a far combaciare con i loro impegni, affittarono un piccolo bungalow vicino ad un lago e lì, finalmente, tutto avvenne, nel modo più romantico che potesse accadere. Di fronte ad un camino acceso, nella penombra che la luce calda delle fiamme scoppiettanti del piccolo focolare offriva loro come sottofondo per i loro sospiri ansimanti e i loro richiami appassionati. Si amarono, si appartennero, si completarono nel modo più profondo e intimo. I baci dolci accarezzavano la pelle accaldata portandole un lieve sollievo. Le mani sfioravano delicatamente ogni parte del corpo che fremente chiedeva di essere torturata da quel tocco gentile. Le loro voci si univano in una melodia soffusa che altro non era che i loro nomi detti insieme. Fin quando, il piacere, atteso, cercato e voluto, non li stremò e concesse loro pace, lasciandoli abbracciati, davanti al fuoco del camino.
Da quel giorno in poi, tutto sembrò prendere nuova forma. Le loro vite. Il loro stare insieme. I loro stessi sentimenti. 
Tutto sembrò essere più chiaro e una sera quando Jensen salì sul palco per esibirsi, come al solito Jared era tra il pubblico, pronto ad applaudirlo, ma questa volta non sapeva, non aveva la minima idea che il compagno avrebbe iniziato la sua esibizione con una dedica del tutto personale. 
“So’ che di solito siete voi a chiedere una canzone particolare o a lasciare che io scelga per voi, ma permettetemi, stasera, che sia io a fare una dedica.” Chiese mentre un applauso pregno di curiosità, nel sapere chi fosse, finalmente , il fortunato,  gli diede il benestare.
“Ok!!” iniziò respirando profondamente per prendere coraggio. “Ci siamo conosciuti qui. Qui, ci siamo parlati per la prima volta e nelle tre ore che abbiamo passato insieme parlando, ridendo e camminando…si, perché cavolo, quando abbiamo camminato quella sera!!!” ricordò , facendo ridere tutti mentre invece Jared cominciava a sudare freddo, sentendosi al centro di una tacita attenzione.
“Io mi sentivo quasi fuori di testa, mentre tu eri così…tranquillo e sicuro che stessimo facendo la cosa giusta. Ed è stato così. Da quella sera non ci siamo più lasciati. Abbiamo cominciato a condividere le nostre vite, i nostri sogni. Tutto….” e la sua voce cominciò ad incrinarsi. Cercando di riprendere il controllo, la schiarì e continuò. “Io credo di non avertelo mai detto e dopo tutto questo tempo è imperdonabile da parte mia. Così te lo dico adesso. Ti amo, Jared! Tu sei tutto quello che mancava nella mia vita e questa è per te, per dirti o…cantarti, ciò che sei per me!!”, disse mentre i primi accordi già addolcivano l’applauso scoppiato subito dopo la dolce dichiarazione:

I love the way you hear the words unspoken (Amo il modo in cui ascolti le parole non dette
It's like you read between the minds (Il modo in cui leggi le nostre menti
You know before the silence has been broken…(prima che il silenzio venga spezzato
You don't know what I'm going through ( Tu non sai quello che provo                                                                                                                                
 when silence is all I give to you(quando il silenzio è tutto ciò che ti do

So hear me if you're out there(Perciò ascoltami se sei lì
Take these words and try to understand(Prendi queste parole e prova a capire
That I want you and I need you (che ti voglio e che ho bisogno di te                                                                                                                
to take the hand of a quiet man(Di prendere la mano di un uomo tranquillo


I melodiosi arpeggi e il ritmo dolce della canzone piano piano andarono scemando, mentre invece, un gioioso applauso riempì tutto il locale non appena Jensen ringraziò. Si alzò in piedi e dopo aver poggiato la chitarra sullo sgabello, scese dal piccolo palco e andò verso Jared, che senza parole, lo vedeva avvicinarsi, tra gli sguardi curiosi degli uomini e sognanti delle donne.
“Tu non puoi farmi questo!!” gli disse il giovane palesemente emozionato. I dolcissimi occhi chiari che Jensen adorava fissare anche quando erano chiusi e addormentati accanto a lui, brillavano di una luce quasi eterea.
“Ti ho solo detto che ti amo!” si giustificò con aria innocente il maggiore mentre gli metteva una mano sul fianco e lo attirava a sé.
“E posso dirti che ti amo anch’io ?!” 
“Mi piacerebbe tanto!” gli rispose mentre i loro volti si facevano sempre più vicini.
“Ti amo, Jensen. Ti amo davvero tanto!” si dichiarò prima che il compagno annullasse lo spazio tra di loro e lo baciasse incurante dell’entusiasmo che era  appena esploso intorno a loro.

La rottura……

Passarono quasi sette anni da quella sera. Jensen aveva un nuovo lavoro in un locale più prestigioso. Jared, ormai, era responsabile di tutto il settore ricerche e a volte teneva anche delle conferenze per i giovani agenti federali. Tutto sembrava andare per il meglio. Sembrava.
Jared entrò nella stanza come una furia. Sprizzava entusiasmo da tutti i pori. Gettò il giaccone sul divano e corse diretto nella camera degli ospiti che ormai era diventata una sorta di sala prove per Jensen. Il lavoro come cantante, in un prestigioso night club di Los Angeles, l’aveva talmente coinvolto, che avevano deciso che quella stanza, per lo più, inutile, sarebbe stata ottima per provare quello che avrebbe cantato dal vivo. Non gli interessava il successo, a lui piaceva cantare. Tanto. E Jared adorava la sua voce calda, dolce , ma con un che di graffiato. E Jensen nel giro s’era fatto un nome e quando c’era lui in scena, il club aveva sempre il pienone.
 Il giovane si precipitò nella stanza e abbracciò quello che era il suo compagno da circa 7 anni. Fu talmente l’impeto che ci mise in quell’abbraccio, che stavano quasi per cadere dallo sgabello su cui Jensen era seduto.
“Wooooow!!!!” esclamo piacevolmente sorpreso Jensen. “Quanto entusiasmo!!! E non stavo nemmeno cantando!!!” scherzò.
“Prepara le valigie, piccolo!” disse Jared, anche se quel vezzeggiativo era dovuto più al fatto che Jensen, nonostante fosse più grande di lui di quasi 4 anni, era più basso. Alto, ma comunque più basso. In effetti era Jared ad essere sproporzionatamente alto, o per lo meno, questa era la giustificazione del maggiore.
“Valigie!!??”
“Si va a Chicago!!”
“Cosa…come ?? Chicago??!” chiese, mettendo giù la chitarra. “E che ci andiamo a fare a Chicago in questo periodo. A gelarci il culo!!?” scherzò il maggiore.
“Non ti preoccupare di quello. So io come riscaldartelo!!” fece molto poco allusivo.
“Ah! Ah!, che ridere!!” lo rimproverò scherzosamente Jensen. “No. Sul serio!! Perché Chicago?!”
“Il Bureau mi ha assegnato un nuovo ufficio. Dovrò metterlo su dal niente, archivio compreso. Sarà grandioso!!”
“Un attimo, aspetta!!” lo fermò mentre il suo tono cominciava a mutare nell’entusiasmo. “Ma di quanto tempo stiamo parlando, Jared!?”
“Sarà un dipartimento dell’FBI, Jensen.  Penso tra i due …tre anni…forse…”, ma non andò oltre.
“Cosa??!!!” esclamò ora del tutto scioccato. “Starai via per più di tre anni?!”
“No. È questa la notizia !! Ci metteranno a disposizione un appartamento tutto nostro, Jensen. Ci trasferiamo!!” disse come se fosse la cosa più bella del mondo per entrambi. Ma non lo era e lo stava per scoprire.
Jensen lo guardò stranito e per un po’ il suo cervello andò in panne. 
Spostarsi. Di nuovo. Ancora. Per la quarta volta!!! 
“Dimmi che non  hai già accettato, Jared. Ti prego dimmi che questo….che questa cosa è qualcosa di cui dobbiamo parlare insieme??!!”
“Non potevo rifiutare….” disse ancora entusiasmato prima di rendersi conto dello sguardo profondamente deluso del compagno.
“Oh mio Dio!!!” esclamò esasperato Jensen.
“Jensen che c’è??!” chiese non capendo quello stato d’animo.
“Che c’è??! Tu mi chiedi “che c’è??” !!” e sembrò quasi esplodere a quel punto. “C’è che non voglio lasciare di nuovo il mio lavoro. C’è che non ho voglia di spostarmi ancora e ricominciare tutto daccapo. L’ho già fatto, Jared. Per te. L’ho fatto già svariate volte. Ho mollato  tutto e ti ho seguito. Mi sono lasciato alle spalle una città che adoravo. Lavori che mi davano soddisfazione e devo attraversare l’intero paese per passare qualche giorno con la mia famiglia, ma ogni volta che devo farlo, mi dico che è perché ti amo. Ma ora…ancora….di nuovo!!” fece esausto da quello che aveva appena confessato.
“Jensen, io non posso…”
“Mi dispiace, Jared. Ma questa volta proprio non ce la faccio a ricominciare tutto. Non puoi chiederlo e io non voglio farlo!” confessò dolorosamente, mentre usciva dalla camera. “Non posso mettere di nuovo la mia vita in una scatola e sballarla in un’altra città. Per quante altre volte mi chiederai di ricominciare ??!!” lo guardò quasi incredulo che Jared lo fissasse come se non avesse senso quello che gli stava dicendo. “Jared…io davvero…ti amo..lo sai…ma..non voglio. Non questa volta. Non ce la faccio. Questa volta io…io resto qui, ma tu va se devi….se vuoi!” concluse poi, per dare qualcosa su cui pensare al giovane compagno. Andò verso il soggiorno e prese la giacca e si preparò per uscire.
“Dove vai?!” chiese mortificato Jared cominciando a pensare che forse aveva fatto un passo falso. Dentro di sé ripensò a tutte le volte che Jensen lo aveva seguito senza un fiato…ma dannazione!, questa volta era la ….svolta!!
“Credo che tu abbia molto su cui riflettere. Io devo prendere un po’ d’aria e poi credo che mi fermerò da Misha stanotte. Ci vediamo domani!!”
“Jensen!!” provò a richiamarlo Jared anche se fu un richiamo quasi impercettibile.

Jensen se ne andò e per un po’ girò a vuoto per le strade della città, cercando di capire che cosa stesse succedendo, provando a spiegarsi come mai Jared proprio non c’avesse nemmeno pensato a consultarlo prima di prendere una decisione del genere, così radicale!!
 Quasi senza rendersene conto, si ritrovò a casa di Misha, il suo “capo”. In verità un suo caro amico. Era il proprietario della catena di locali in cui Jensen ormai da tempo si esibiva, da quando erano arrivati in città dopo l’ennesimo trasloco richiesto dal lavoro di Jared. 
Misha era sposato con una donna magnifica, Vicky, e avevano due bimbi meravigliosi e tremendi!!! Ma soprattutto i due “sposi” si erano davvero affezionati a Jared e Jensen, tanto che a volte gli affidavano anche i loro due figli. Bussò alla porta di casa loro e fu la donna ad aprirgli.
“Jensen, ciao!!, come mai da queste parti!!?” chiese sorridendogli sinceramente, anche se un attimo dopo si accorse che c’era qualcosa di buio sul volto del ragazzo. “Che c’è, dolcezza?!” e poi azzardò. “Problemi in paradiso!?”
“Diciamo che ormai è quasi un inferno!” rispose sconsolato, Jensen. “Ti chiedo scusa….so che è tardi…che voi magari …”, ma mentre parlava o per lo meno cercava di mettere insieme una frase decente,  i due , vennero raggiunti di Misha.
“Amico!!! Che ci fai qui?!” chiese anche lui e poi lo sguardo che la moglie gli lanciò, lo incuriosì. “Jensen?!” richiamò l’amico vedendo il suo imbarazzo e il suo dispiacere.
“Avrei bisogno di un divano per stanotte!” ammise mortificato il giovane, tenendo gli occhi bassi. Marito e moglie si guardarono addolorati e capirono che c’era davvero qualcosa di grosso sotto. I due ragazzi non erano mai arrivati ad una cosa del genere.
“Oh!! Tesoro. Entra, vieni!!” fece dolcemente compassionevole Vicky, mentre gli metteva una mano sulla spalla e lo invitava ad entrare, mentre Misha gli chiudeva la porta alle spalle. Cenarono insieme, o per lo meno, i due piccoli birbanti mangiavano, Misha e Vicky, passarono il tempo a guardare Jensen che spostava e rispostava un pezzo di carota nel suo piatto.
“Ok!! Monelli!, per voi è tempo di nanna!” fece la madre rivolta ai due bambini che salutarono con un bacio schioccante sulla guancia di quel loro zio stranamente triste e corsero verso la loro stanza. “Per voi, invece…” fece rivolta ai due adulti, “…è ora di fare quattro chiacchiere!!” e raggiunse i figli, dopo aver lasciato un bacio sulla testa del giovane amico. “Si risolverà tutto, vedrai!” cercò di rassicurarlo. Gli voleva davvero bene. E voleva bene anche  a Jared e gliene voleva da quando una sera, mentre i due ragazzi erano a cena da loro, vide Jensen imbracciare la sua chitarra e mentre West, mezzo addormentato, era tra le braccia di Jared, il maggiore cominciò a suonare per il piccolo ospite. 

Tell my stories to the one I loves….. (Racconto le mie storie a quelli che amo                                                                                    
There’s too much in my mind..(C’è ancora tanto nella mia mente..                                                                                                          
You like what you see when you look at me( Ti piace quello che vedi quando mi guardi                                                        
‘Cause you think that I do what I do for you...(Perchè pensi che quello che faccio lo faccio per te                                                                                                                                                                                
 Don’t  you wonder why ?( Non ti chiedi perché ?                                                                                                                                                                  
 If  you like I'll take the blame for all the things that you have done ( Se ti va mi prenderò le colpe di tutte le cose che hai fatto..                                                                                                                                                                                                                                    
Don’t you wonder why ?( Non ti chiedi perché ?


Quella immagine di loro due così vicini, Jensen che cantava dolcemente per far addormentare West e Jared che lo teneva stretto come se volesse che nessuno o niente potesse far del male al bambino, le toccò il cuore e si ritrovò inesorabilmente conquistata dai due ragazzi.

“Vieni di là, Jensen. Andiamo a berci qualcosa di più forte della birra!!” e fece strada. Jensen gli raccontò quello che era successo. Della delusione per il comportamento di Jared. Della confusione che sentiva nella decisione così improvvisa che lui stesso aveva preso.
“Che devo fare, Misha?!...non voglio ricominciare tutto dall’inizio un'altra volta…ma non voglio..nemmeno perdere Jared..” ammise sconsolato mentre si passava le mani sul viso stanco.
“Non posso dirti cosa fare, amico. Questa è una decisione che devi prendere solo tu. Io da amico posso aiutarti a vedere altre strade ma poi devi essere tu a decidere quale percorrere.” gli disse amichevolmente. Non si trattava di decidere quale canzone andava meglio per una serata. Si trattava di una decisione che avrebbe sconvolto due vite legate profondamente e purtroppo doveva essere una decisione solo di Jensen.
“Io però ne vedo solo due. Andare e avere Jared. O restare e perderlo.” Constatò Jensen.
Misha rimase per un po’ in silenzio. Poi fissò indeciso, l’amico.
“Che c’è?!” fece Jensen quando si sentì osservato.
“E se le strade fossero tre?!”
“In che senso?!”
“Ascolta, ma non farti strani film in testa perché è un idea tutta mia e non so se può andare in porto!” lo avvisò prima di esporgli che cosa aveva in mente.
“Non ti seguo, Misha!”
“Ho un amico a Chicago, un caro amico, che fa il mio stesso lavoro, anzi i suoi locali sono anche più esclusivi dei miei. Potrei provare a fargli un colpo di telefono e vedere se può inserirti nelle sue serate. Che ne dici?!”
“Tu pensi che…insomma…” non sapendo davvero che cosa dire ad una simile prospettiva.
“Jensen…non fissarti adesso. Devo chiamare prima e poi se la cosa risulterà fattibile, prenderai la tua decisione.” ci tenne a precisare e poi: “Anche se…” 
“Anche se ?!”
“Potrebbe significare vederti andare via!” ammise Misha, dispiaciuto e triste.
“Misha…io….senti..magari..”
“Lascia stare, Jensen. L’amore di una vita, vale più di tutto il resto!” e questo glielo disse sorridendogli sinceramente.

La mattina dopo, quando ebbe lasciato i suoi amici e averli ringraziati per il loro sostegno, Jensen aveva una nuova speranza nel cuore e si decise a tornare a casa da Jared. Aprì la porta del loro appartamento e si accorse subito che tutto era ancora come l’aveva lasciato la sera prima. 
Tranne che per una cosa. Una maglietta. Non era sua e non era di Jared. 
Si guardò in giro e quando capì che il compagno non c’era, si decise ad andare verso la loro camera. Ma il suo cuore stranamente palpitava furioso, e lui non ne riusciva a capire il perché, anche la sua mente pompava velocemente riempiendosi di mille punti interrogativi. 
Aprì la porta della loro camera da letto e tutte le sensazioni che in quei pochi passi lo avevano stranito presero forma. 
Il cuore gli si fermò in petto. Il respiro in gola. 
La capacità di reagire si annullò all’improvviso. L’unica cosa che lo tenne in piedi, fu lo stipite della porta dietro di lui che fece da sostegno alla sua schiena quando vi ci impattò contro.

“Jared?!” riuscì solo a mormorare, stringendosi un pugno sulle labbra, come per soffocare l’incredulità per quello che aveva davanti agli occhi. O forse la nausea che sentiva salirgli dallo stomaco.
Il giovane, ancora a letto, nudo, aprì lentamente gli occhi a quel richiamo anche se silenzioso. 
“Jensen?!” rispose biascicando il nome. Confuso da come Jensen lo fissava quasi disgustato e decisamente ferito, il giovane si guardò intorno e quando vide il corpo nudo accanto al suo, si tirò su di scatto. “Oh mio Dio!!” si ritrovò quasi a gridare. “Jensen….Jensen non è….” 
“Come…tu…”, ma non voleva crollare. Ingoiò la rabbia che sentiva dentro, ignorò il dolore che gli stava distruggendo cuore e anima e si costrinse a parlare. 
“Puoi partire tranquillo. Non ha più niente che ti costringa a restare, adesso!” ed uscì dalla camera da letto. Jared si infilò velocemente i jeans, mentre nella sua mente ancora confusa la frase che Jensen gli aveva appena detto, continuava ad esplodere sempre più rumorosamente.
“Jensen…aspetta…aspetta…ti prego…lascia che ti spieghi!!” gli urlò dietro, ma Jensen, nel soggiorno,  stava prendendosi poche cose ed era pronto ad andarsene.
“Spiegarmi cosa, Jared!!” gli urlò contro. “Che ti è bastato un “pensaci” per farti fare questo….un “pensaci”, Jared!!” riferendosi al fatto che quando la sera prima si erano separati, era quello  che Jensen gli aveva solo chiesto di fare: pensare. “Dio!! quanto mi fai schifo in questo momento….non so nemmeno se ti odio per quanto mi fai schifo!!” disse dolorosamente deluso e nauseato da quello che aveva visto.
“Per favore…lo so….Mi sono ubriacato…ho fatto un casino…ma per favore, ascoltami….ieri sera io…” cercava di spiegare il giovane mentre provava ad avvicinarsi al compagno furente che invece si allontanava sempre di più da lui e non solo fisicamente.
“Sai quale è la cosa più buffa e tragica di tutta questa storia?!” gli chiese retoricamente mentre cercava di nascondere le lacrime che gli bagnavano il viso. “E’ che ero tornato per dirti che sarei venuto con te a Chicago!!” e dopo quella frase, Jared sbiancò. 
Il senso di colpa lo uccise. Il dolore che vedeva sul volto del compagno tradito lo uccise. E lo uccise sapere che aveva perso Jensen. Forse per sempre!
“Quando torno, non voglio più trovarti qui.”
“No, aspetta…”
“ Ti voglio fuori da questa casa.”
“Per favore, fammi….”
“ Ti voglio fuori dalla mia vita. Per sempre!!”
“No, amore mio, ti supplico….”, ma a quell’accorata preghiera, Jensen, rispose con uno schiaffo violento e deciso, che colpì in pieno il volto del giovane che a causa del contraccolpo si ritrovò seduto sul divano.
“Non osare chiamarmi così. Tu non sai che cosa significa amare. O non mi avresti fatto questo!!” lo redarguì duramente.

……Quando Jensen si chiuse la porta alle spalle, non si guardò indietro. Benchè dietro di lui si lasciava pezzi del suo cuore sparsi ovunque.
Uno: non voleva voltarsi; avrebbe sentito troppo dolore.
Due: Jared, in quel momento, non meritava nemmeno quello.
La porta di casa loro si chiuse con un tonfo sordo e per un tempo che Jared non avrebbe mai potuto quantificare, restò  seduto sul divano con la testa ancora nascosta tra le mani. Per vergogna. Per senso di colpa. Per dolore. Ma soprattutto per la consapevolezza che aveva perso Jensen. Per sempre.
 “Ma che succede?!” fece una voce poco dopo che Jensen andò via. Jared girò lo sguardo stravolto verso la voce. 
Per la miseria!! Come aveva potuto fare una cosa del genere?
E poi nemmeno si ricordava il nome di quella ragazza.


N.d.A:  Lo so capitolo lungo e anche il prossimo più o meno sarà così, ma non mi andava di spezzettare questa storia. Perdonatemi.
Se vi va di seguirla , tra qualche giorno arriverà il secondo capitolo conclusivo con tutte le spiegazioni sulla storia.
Link delle canzoni comprese.
Da Cin Buon Natale!!
   
 
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