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Autore: PrincesMonica    11/11/2008    2 recensioni
Come erano Jared e Shannon ai tempi della scuola? E se oltre alla musica si fossero interessati di ragazze?
Quando iniziai la FF non conoscevo ancora bene i due personaggi, quindi perdonatemi eventuali errori
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DODICI
 
La lezione di algebra era, se Dio voleva, quasi finita. Ma per Jared sembrava non volesse mai finire. Erano un paio di giorni che ci pensava e l’idea di Shannon non gli pareva niente male. Un intero week-end con a disposizione tutta la casa. Monica avrebbe potuto dormire da lui. Alt, quei pensieri potevano risultare decisamente pericolosi, anche perché lei ancora non aveva dato una risposta, visto che l’invito non era ancora partito. Aveva tentato, un paio di volte, ad accennarglielo, ma si era sempre materializzato qualcuno con loro e lui non voleva spiattellare quella cosa così di fronte agli altri. Oppure, molto semplicemente, aveva una paura del diavolo che lei gli dicesse di no, praticamente rifiutandolo senza altre possibilità. Non voleva ammetterlo con se stesso, ma l’idea che Monica non lo volesse, gli faceva torcere le budella.
Ma, finalmente, dopo tanti ragionamenti, era pronto. Aveva trovato il modo giusto per poterla invitare a cena: forza, una cena non era niente di clamoroso e niente di scioccante, giusto?
Riguardò l’orologio: cinque minuti e poi la tortura sarebbe terminata. Continuava a torcere un piccolo nastro rosso che aveva messo intorno al pacco confezionato per lei. La carta blu era per omaggiarla, dato che sapeva che lei adorava quel colore.
La campanella lo fece sussultare: prese il pacco regalo e si mise a correre verso la porta.
“Avvisate il prof che sono fuori.” Voleva approfittare di quel momento perché la lezione di musica, da sempre, era quella più da fancazzisti. Nessuno faceva nulla, si limitavano a fare qualche cenno al signor Trent per fargli capire che erano lì, ma per il resto erano decisamente liberi, quindi che Jared fosse in classe o meno, poco sarebbe importato.
E poi quello era un giorno importante: Patterson aveva corretto tutte le tesine presentate e quella mattina, in aula magna davanti a tutti i professori che non avevano lezione e le classi delle medie inferiori, si teneva la conferenza annuale di biologia. Monica gli aveva fatto una testa come un pallone descrivendogli tutte le malattie del sangue e le loro cure che esistevano, o, almeno, la maggior parte ed era piuttosto intrattabile… era decisamente meglio che le desse il regalo dopo l’esposizione, altrimenti avrebbe rischiato che glielo tirasse in testa ed avrebbe fatto molto male.
Entrò e si ritrovò immerso in una noiosissima discussione sugli acidi gastrici. Che schifo, ricordava benissimo quelle ore interminabili a fissare vetrini e studiare organi. Patterson adorava il corpo umano e quindi, durante il primo anno, faceva a tutti una testa enorme. Rabbrividì al pensiero. Prima di andare a sedersi, lesse la lavagna: prima del turno di Monica doveva passare il sistema digerente e quello polmonare. Sospirò: sapeva che l’attesa sarebbe stata mooooolto lunga.
Si sedette in alto, lontano da sguardi indiscreti cercando di trovare la sua ragazza, che però, era ancora al sicuro dietro la tenda del teatro.
Invece era lei che osservava lui: lo aveva visto sedersi in alto, come a nascondersi da tutti, dove le luci non lo potevano trovare. Impossibile: di lui si notava ogni cosa. Il fisico perfetto, i capelli rosso fuoco che gli accarezzavano il collo e quel volto da angelo che si ritrovava. Senza parlare del grosso pacco regalo che si portava appresso. Monica si domandò cosa fosse, ma senza arrivare ad una risposta soddisfacente.
“Che fai?”
“Uh?” Stefy le si era materializzata davanti. Continuava a spiegazzare tutti i suoi fogli a causa del nervosismo “Stavo guardando chi c’era.” Stefy la imitò e sorrise maliziosa.
“Guardavi Jared, vuoi dire.”
“Ok, mi hai scoperto. Ma che ci vuoi fare, è proprio un bel vedere.”
“Deve essere di famiglia, anche Shannon lo è.”
“È cosa?” il ragazzo era arrivato, apparentemente calmo, ma con la mano che continuava a tenere il tempo sulla coscia.
“Nervoso?”
“Ma figurati, per così poco…” Le due ragazze lo guardarono poco convinte “…ok, ho una paura fottuta, ma se lo dite a qualcuno vi ammazzo. Io odio parlare davanti a troppa gente!”
Si sedettero a terra, in attesa che arrivasse il loro turno. Monica sbadigliò sonoramente: Dio, i suoi compagni erano veramente noiosi. Poi si bloccò: e se anche lei sarebbe stata da Valium? Tutto il suo lavoro sarebbe andato in fumo e proprio davanti a Jared… prese un profondo respiro davanti ad una perplessa Stefy.
“Dieci minuti e tocca a voi.” Annunciò Patterson che stava uscendo per fare delle domande ai loro compagni.
“Merda, di già?
“Oddio, sono troppo nervosa!” Esclamò la Ste, mentre Monica si perdeva per un’ultima volta tra i suoi appunti. Per fortuna non trovò niente che non andasse. “Shannon, bacchettami tutta!”
Monica guardò la sua amica sconvolta: erano queste le richieste da fare davanti a lei, ma il ragazzo non sembrò per nulla turbato della richiesta stravagante e fece uscire dallo zaino le sue bacchette da batteria portafortuna e prese sul serio a suonarla, sulle spalle, sulle braccia, sulle gambe. Doveva essere un tocco leggero, perché Stefy aveva il volto piuttosto rilassato.
“Sul piano delle stranezze, questa le batte tutte.” Mormorò Monica. Si alzarono da terra e Shannon ripose le bacchette: adesso sembrava più carico anche lui. “Che canzone hai suonato?”
“Edge of the Earth… è la mia preferita tra quelle che ha scritto Jared.”
“Ottimo. Bene ragazzi, andiamo là fuori con il sorriso, la calma e la tranquillità. E che lassù qualcuno ci adori.”
Uscirono sul palco: davanti a loro c’era praticamente tutta la scuola media e alcuni dei loro professori pronti  a godersela. Monica individuò Snyder e Smith. Per fortuna c’era anche la DeLuca: una faccia amica ci voleva proprio lì in mezzo. Sentiva le mani che tremavano e la familiare sensazione pre esame che le prendeva sempre allo stomaco. Prese un ultimo, profondo respiro e alzò lo sguardo verso l’alto: voleva imprimersi l’immagine di Jared prima di piombare nel fantastico mondo del sangue. Il ragazzo era spaparanzato sulla sedia, con la testa reclinata all’indietro, tanto che sembrava in coma. Monica sorrise e la cosa l’aiutò per farsi passare un po’ di tensione.
“Bene, ora è il turno delle signorine Cross, Lavadini e del signor Leto. Chi per primo?”
Shannon si mosse: aveva l’andatura di un condannato a morte che si avviava al patibolo. Si posizionò davanti al microfono e, senza guardare niente e nessuno, iniziò la sua esposizione.
In barba alle sue preoccupazioni, la sua parlantina risultò molto fluente e, a parte una piccola indecisione su un lucido, fece una presentazione perfetta. Jared rimase di stucco: suo fratello, davanti a chi non conosceva, di solito non si metteva a parlare e quando lo faceva balbettava frasi incoerenti. Decisamente un gran cambiamento: forse passare tanto tempo con Stefy gli aveva veramente giovato.
Fu il turno di Monica: salì sul palco sorridendo a Shannon che, avendo finito il suo lavoro, era raggiante. Il ragazzo adesso si sentiva veramente il re del mondo.
Monica con calma e determinazione, accese il proiettore per i lucidi ed iniziò: come disse le prime due parole, il black-out iniziale che aveva si dileguò. Sembrava che le cose che aveva scritto facessero veramente parte di lei. Spiegò al meglio il difficile capitolo delle leucemie e delle malattie auto-immuni. Aveva deciso di ampliare solo due argomenti, perché altrimenti solo la sua parte sarebbe durata più di quelle di Shan e Ste messe assieme.
Jared, dal suo trespolo, sorrise: a Monica quello che diceva piaceva. Lo si capiva dallo sguardo vivo, dal leggero sorriso che increspava il lato della bocca, dall’entusiasmo che aveva per parlare. Era meravigliosa. Strinse il pacco regalo: dopo quella visione era ancora più deciso di arrivare fino in fondo.
Finalmente prese la parola Stefy:
“Ok, tocca a me allora.” Esordì, facendo ridacchiare i suoi amici. Stefy espose con molta chiarezza i vari esperimenti che avevano attuato in classe ed alcuni più semplici che venivano fatti nei laboratori di tutta la nazione. Il tempo passò in fretta, anche lei sembrava trasformata: era come se si fosse immedesimata in una perfetta scienziata. Quelle due non smettevano più di sorprenderlo.
“Bene, direi che è stata un’ottima esecuzione. Potete andare a sedervi, a meno che qualcuno non abbia una domanda da fare.” Fece Patterson verso il gruppo insegnanti, ma sembrava che nessuno fosse interessato.
I tre sorrisero e scesero dal palco per andare a sedersi in platea insieme agli altri. Monica arrivò da Jared che si era alzato.
“Vieni fuori con me.” Le sussurrò. Monica fece spallucce e lo seguì incuriosita. “Siete stati grandi.”
“Ma figurati, solo una interrogazione.”
“Guarda che io mi sono quasi strozzato quando ho dovuto farla io.” In effetti Monica non ci aveva mai pensato, ma Jared ci era passato, esattamente come lei l’anno prima.
“Di cosa parlavi?”
“Muscoli. E terminiamo qui.” Jared prese a manipolare il regalo: la carta blu si stava pian piano screpolando.
“Cuoricino, dovevi dirmi qualcosa?” fece Monica che ormai si stava stufando. Di solito Jar era più diretto nelle cose.
“Sì. Ti volevo dare questo.” E le porse il regalo. Monica restò sorpresa.
“Non …cioè, non dovevi.” Mormorò lei imbarazzata. “Perché poi?”
“Tu aprilo e leggi bene. In mensa mi dai una risposta, ok?” Era quasi deciso di andarsene così, ma cambiò idea e le lasciò un leggero bacio sulle labbra.
“Certo che hai tutte le fortune, Monica. Regalo e bacio, chi chiederebbe di più?” domandò una ragazza del secondo anno che passava di lì. Che risponderle? Nulla.
Aprì frenetica il regalo e si ritrovò una grossa scatola bianca di cartone: aprì anche quella e rimase imbambolata a fissare una rosa rossa che era stata legata al suo libro di storia, lo stesso libro che lui le aveva rubato quando si erano scontrati nel corridoio settimane prima. Si era addirittura dimenticata che lo aveva lui. Slegò con le dita che tremavano il fiocco e annusò la rosa liberata. Sapeva che era impossibile, ma le sembrava che profumasse di Lui. Sfiorò i petali con delicatezza e solo in quel momento si accorse che dal libro spuntava un foglio. Lo prese e lesse attentamente il contenuto
 
Ciao.
Questo è un invito ufficiale per uscire assieme, solo noi due, per cena, sabato sera. Lo so, avrei dovuto chiedertelo a voce, ma non sono bravo in queste cose.
Il libro poi…bhe è tuo e mi piacciono un sacco i disegni che ci sono. Mi sono permesso di farne uno anche io. Chiedi a Shannon, mi piace disegnare da quando ero bambino.
Ok, sto uscendo di tema. Spero tu decida di venire fuori con me
Jared
 
p.s. non devi neppure preparare il dolce.
 
Monica rise di gusto e rientrò in auditorium: Stefy la stava fissando incuriosita. Monica le mostrò la rosa imbarazzata e si sedette vicino a loro. Shannon aveva un’espressione di chi la sapeva lunga.
“È vero che tuo fratello disegna?” Chiese Monica.
“Oh sì. Voleva fare la scuola d’arte, ma poi è stato risucchiato dalla musica. Comunque continua a fare schizzi.”
Monica iniziò a sfogliare freneticamente il libro per trovare quello che ci aveva fatto Jared, ma sembrava tutto normale. Fino all’ultima pagina: era rimasta stranamente immacolata nonostante i due proprietari e lui l’aveva riempita con un ritratto che fece venire gli occhi lucidi a Monica: c’era lei di tre quarti, che sorrideva. Gli occhi erano spalancati e quasi sembravano luccicassero dietro gli occhiali. Ma la cosa che la colpì, fu che, nonostante lui non avesse tralasciato nulla di lei, labbro incluso, sembrava bellissima. La sua bocca era dischiusa in un sorriso abbagliante e delizioso.
“Quel ragazzo ti ama, ora ne ho la certezza assoluta.” Sussurrò Stefy guardando il disegno. Monica era talmente sopraffatta dalle emozioni che non disse nulla.
 
La mensa, sala di depravazione culinaria e chiacchiere continue. Jared era seduto con Tomo e Matt in attesa che il resto del gruppo si accodasse. Era nervoso: aveva paura che Monica gli dicesse di no e che tutti i suoi progetti venissero così vanificati. In realtà era proprio quello il motivo per cui non gli aveva fatto l’invito a voce o non era rimasto a vederla mentre scartava il regalo: voleva evitare di leggere sul suo volto l’imbarazzo e il disgusto che la sua idea poteva averle dato.
Si chinò sul tavolo fino a toccarlo con la fronte. Tomo e Matt si guardarono senza capire: più andava avanti il tempo e più il loro amico diventava uno psicolabile.
“Stai bene?” fece cauto Matt.
“Mai stato meglio.” Mugugnò guardando il pavimento. Ma perché ci mettevano tanto quei tre? L’attesa lo stava uccidendo.
“Buon appetito!!” urlò Stefy al settimo cielo.
“Ehy, che energia!”
“Se Dio vuole questa cazzo di tesina è finalmente un ricordo.”
“Non solo, topolona, è un bellissimo ricordo.” Le fece eco Monica, mentre si sedeva vicino a Jared. Lui la fissò in attesa di un segno. Lei gli sorrise e intrecciò le dita con le sue stringendogliele. Un enorme peso si disgregò nel petto del ragazzo che sorrise di rimando.
“Allora è andato tutto bene.”
“Frikissimo!” Esclamò Shannon.
“Ehy, animale, c’è il copyright su quella parola!”
“Vuol dire che poi ti pagherò.”
“Mi bacchetti di nuovo?” tre paia di occhi si voltarono verso di loro che non colsero o che non vollero cogliere. Monica si limitò a mettere in bocca una forchettata di riso: quei due stavano raggiungendo livelli assurdi anche per lei.
“Ehy, come mi devo vestire sabato?” domandò a Jared all’orecchio.
“Come preferisci.” Rispose lui. Aveva in testa un’idea ben precisa e per lui, lei, poteva arrivare vestita anche con un lenzuolo, la cosa gli importava veramente poco.
“Scusate, posso disturbare?”
“William!” esclamò Monica. Lo abbracciò, ancora felice per l’esposizione. “Dovevi esserci: siamo stati bravissimi.”
“Ma cos…ah Patterson! Bravi!” e sorrise ad un rabbuiato Shannon ed una raggiante Stefy. “Mi racconti a casa a cena. Senti Ste, posso parlare un attimo con te?” Alla diretta interessata quasi andò di traverso un sorso d’acqua. “Magari prima che ti strozzi…”
“Ehm…certo.” I due si appartarono, senza rendersi conto che Shan li aveva seguiti con lo sguardo. Al tavolo scese un leggero silenzio: per Jared i sentimenti del fratello erano palesi, sperava solo che non ci stesse troppo male.
Poco dopo Stefy tornò da loro: sembrava piuttosto pensierosa.
“Allora?” Fece Monica
“Nulla, andiamo al ballo assieme.” Monica rimase con la bocca spalancata. Stesso risultato per Jared.
“Scusate, devo andare in biblioteca.” Disse Shannon alzandosi e andandosene senza aspettare una risposta.
“Puoi spiegarti, per favore?”
“Non c’è nulla da spiegare. Io sono senza partner, lui è senza partner. Ci andiamo assieme.”
“Ma…”
“Blocca il manzo. Mi ha detto chiaramente che ci andiamo come amici. Lui è troppo scottato da Dru per pensare a qualcosa di serio.”
Il discorso non faceva una piega, ma Monica non capiva la strana quiete di Stefy. Un mese prima si sarebbe messa a saltare per la mensa urlando come una pazza che William era ormai suo, invece ora mangiava la sua insalata come se nulla fosse.
“Ti aspetto fuori scuola?” domandò Monica a Jared.
“Certo...” si baciarono davanti a tutti, ormai senza nessun problema alcuno. “Monica…” niente, le due parole che potevano cambiargli l’esistenza, si bloccarono in gola. “…sarà meglio che cerco Shannon.” Lei annuì e seguita da Stefy tornarono in auditorium per l’ultima parte del convegno.
Tomo e Matt, rimasti nuovamente soli, portarono i vassoi al bancone.
“Sai, Matt, mi sento sempre più un fantasma con quei quattro. Dobbiamo trovarci la ragazza pure noi.”
   
 
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