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Autore: Apalapucian_HP    24/12/2014    1 recensioni
Stanotte, in tutto il Paese, sotto il mantello di luci tremolanti e automobili passeggere, se si allungano abbastanza le orecchie, ci sono migliaia di voci diverse che brindano ad un bambino chiamato Neville Longbottom. Il bambino che è sopravvissuto, dichiarano, e l'ondata di risate s'infrange fino all'alba. Godric's Hollow è silenziosa; un angolo piegato nella mappa di un mondo magico in festa.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Sunrise






AN: prompt da un anon su Tumblr, “AU in cui Lily subisce un aborto dopo un attacco, perciò la profezia non può più essere rivolta a loro, e sopravvivono.”




Lui ha visto del sangue. Ovvio.

Una volta, durante il terzo anno, Georgia Thomas aveva preso un Bolide dritto in faccia, e James aveva visto il sangue volarle dietro mentre lei sfrecciava verso il basso. Ne aveva visto anche di più quando avevano raggiunto il terreno nella successiva sospensione della partita. Le gocciolava dal naso, e lei aveva urlato, si era aggrappata alla divisa di James in cerca d'aiuto. Lui non aveva saputo che fare in quei corti tre secondi che ci erano voluti perché l'arbitro li raggiungesse. Aveva solo osservato il sangue zampillare, confuso; lungo il suo viso, lungo il suo petto. Le copriva le mani di brillante scarlatto, e James, allungandosi per afferrarne una nelle sue nella disperazione di aiutare, di fare qualsiasi cosa, aveva sentito il viscido calore avanzare lentamente da palmo a palmo e cospargere anche la sua pelle. Non l'aveva sempre saputo, ma quello era stato il momento in cui aveva capito davvero che il sangue non lo poteva disturbare, non importava la quantità.

Poi erano arrivate le lune piene. Era solo denso liquido, ecco tutto. Rosso. Ne sei fatto. Tutti lo sono. Cosa da poco.

Ma quando persero il bambino quella notte... fu diverso.

Non ci furono urla, non c'era nessuno vicino per aiutare. In qualche modo fu il completo opposto di quella partita di Quidditch con Thomas. Passò un sacco di tempo. Sprecato. La paura era paralizzante. È tutto una confusione se cerca di ricordarselo ora, e a volte si sente in colpa per avere deliberatamente dimenticato. Lo sogna ancora, però, ed è peggio quando le immagini nebbiose si mettono a fuoco: mani fredde, luce della luna e sussurrati spezzati “James” nella voce più spaventata di Lily.

Aspettò fuori dalla stanza d'ospedale e fissò il muro in fronte a sé per ore, quella notte. Bianco spoglio. Abbagliante. Poteva ancora vedere il sangue come una specie di velo fantasma sopra ogni cosa. Le sue mani tremavano moltissimo, e non riusciva a farle smettere. Sirius e Remus arrivarono poco dopo, con le teste di chi si è appena alzato dal letto e parole affrettate, e visi altrettanto pallidi, ma non c'era molto che potessero fare. Peter non arrivò mai. Importò, per un momento, fece arrabbiare James, ma sapeva che era solo una banale scusa per deviare il tumulto che aveva dentro su qualcosa d'altro. Faceva fatica a respirare. Sentiva gli occhi preoccupati di Remus che lo controllavano ogni due minuti, e la mano di Sirius non lasciò mai il suo braccio.

Aspettarono. Ma quando il per sempre di quattro-cinque ore finì e lui riuscì finalmente a stringere la mano di lei, né lui né Lily erano rappezzati come Georgia Thomas. La notte non finì mai. Almeno non per un po'.



Oggi la mano di lei è calda, e il cielo è pesante di lutto. A James non importa; pensa che il bel tempo sarebbe stato un insulto. Sono in terza fila con Sirius e Remus, con la piccola folla di ciò che è rimasto dell'Ordine della Fenice.

Voldemort è morto. Un bambino di un anno vive. Dio solo sa perché sia così, come le cose siano andate come sono andate, ma oggi non è il momento che qualcuno lo capisca.

Il prete inizia a parlare, un piccolo uomo con sottili capelli bianchi, e il suo discorso generico arresta le fasi della guerra quanto basta perché le anime degli eroi attraversino i mondi.

Lily allunga una mano per intrecciare le dita con le sue. Lui le lancia un'occhiata, strizzandole la mano tremante una volta. Il suo respiro esce in lunghi, tremanti sospiri. Lei non lo guarda.

Le bare vengono abbassate nel terreno, due casse bianche in cui giacciono i loro amici, addormentati per sempre. Il cuore di James si spezza, ed è la peggiore fottutissima emicrania mentre cerca di trattenere le lacrime. Non sa nemmeno perché ci stia provando così tanto. Forse perché è colpevole. Forse perché nonostante tutto, non può ancora smetterla di pensare ad Harry. Il loro Harry, il suo Harry James, quanto sarebbero state diverse le cose se forse...

dio. È orribile? Pensare ai e se mentre Frank ed Alice vengono seppelliti? Lo è. È orribile. E comunque lui non può evitarlo. Fanculo l'universo, davvero.

Lily affonda la testa sulla sua spalla. Lui può sentire le sue lacrime bagnargli la camicia, può sentire le sue spalle tremare contro di lui, può avvertire l'incontrollabile fiotto di e se di lei. La stringe a sé. “Sono qui,” le dice, ancora e ancora. Io capisco. “Sono qua, va tutto bene...”

Da qualche parte, un bambino sta piangendo tra le braccia di Augusta Longbottom, la cicatrice a forma di fulmine sulla sua fronte ancora rossa e infiammata.



Stanotte, in tutto il Paese, sotto il mantello di luci tremolanti e automobili passeggere, se si allungano abbastanza le orecchie, ci sono migliaia di voci diverse che brindano ad un bambino chiamato Neville Longbottom. Il bambino che è sopravvissuto, dichiarano, e l'ondata di risate s'infrange fino all'alba.

Godric's Hollow è silenziosa; un angolo piegato nella mappa di un mondo magico in festa.

C'è una bottiglia di Firewhiskey sul tavolino da caffè, quasi vuota. James, Lily, Sirius, e Remus sono sparsi lì attorno – sul divano, dal camino, dalle scale – e tutti sembrano contenti solamente di bere alla presenza degli altri. Non c'è niente di diverso in loro, davvero, solo un altro gruppo di persone magiche che si è riunito stanotte, accalcati attorno all'alcol e parlando a voce bassa.

È quando Sirius rompe il silenzio che girano la propria pagina della favola. Lui si alza, solleva il bicchiere, un piccolo sorriso triste sulle labbra. “A Harry James Potter,” dice piano, riverente, il primo tra gli unici quattro al mondo a ricordare.

Remus li raggiunge dalle scale e fa tintinnare il suo bicchiere contro quello di Sirius. “A Harry,” annuisce, e poi si volta con aria d'attesa ai Potter sul divano.

James guarda Lily. Gli occhi di lei brillano, più dorati che verdi, e lui vi riconosce ancora la tristezza. Ma il fuoco dentro di loro non viene più dal caminetto. Viene da lei ora. Viene dalla speranza.

Lui le prende la mano e si alza, tirandola su con sé. Non ferma le lacrime stavolta.

A Harry,” dice, sollevando il proprio bicchiere. Il firewhiskey cattura le fiamme danzanti. Lily non parla, ma annuisce e si allunga per lasciargli un bacio sulla guancia.

Gli sorride, il primo sorriso genuino da un po' di tempo, e il Sole rompe l'orizzonte.

  
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