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Autore: Pipia    24/12/2014    0 recensioni
Quando sentivo il cuore battere e la testa girare e non sapevo cosa stava succedendo e dovevo guardarmi attorno, se qualcuno mi stava osservando. Era l’esatta sensazione di sentirsi in balia di qualcuno, sai, di donarti a qualcuno. Era difficile, ricordarsi prima del pubblico, degli altri, e poi di te. Che rimanevi lì, a provocarmi –teaser- e sorridermi con i denti appuntiti e gli occhi liquidi. E perdevo il filo del discorso, dimenticando le domande o la scaletta, e passavo le mani sugli occhi e sulle guance per dare una ragione valida al luccichio o al rossore.
Mi succede ancora, ma tu distogli sempre lo sguardo.
*
Larry - centric!Harry - NOAU
Angst - sentimentale - introspettivo
Lettera ipotetica di un Harry ferito.
conteggio : 2.4 k parole
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con l'Augurio di Buon Natale e Buone feste a tutti.
Con l'Augurio di Buon Compleanno a Louis William Tomlinson.



Yours sincerely, Harry





Non so perché sto scrivendo. Perché ti sto scrivendo di tutto questo.
Probabilmente è stata mia madre a dirmi queste parole che sto per metter su carta bianca. So solo che mi si riaffiorano alla mente, graffiando la memoria, scalfendone la corazza e aprendo il guscio con la forza.
Non mi ricordo esattamente il momento della mia vita, o la prima volta, in cui sentii quelle frasi unirsi tra loro e inondarmi come un fiume in piena, facendomi perdere orientamento e sbattendomi di qua e di là, senza meta. E’ quel genere di cose che so di avere fin dalla nascita, che mi viene ripetuto così spesso da essere ormai sotto la mia pelle, intrinseco al mio odore. E’ quel qualcosa che non riesco ad abbandonare perché fa parte di me, del mio Io. Di Harry Edward Styles, non il personaggio costruito della famosa boyband. Semplicemente Harry.
Ed Anne non è mai stata una donna particolarmente romantica. O dolce. O poeticamente artistica.
E’ sempre stata quella tipica mamma che leggeva le favole dai libri perché non aveva la fantasia necessaria per inventarsene una, quella che ti lasciava rotolarti nel fango perché -non c’è nulla di male-, quella che sa cucinare solo un uovo fritto e costringe i due figli a improvvisarsi cuochi provetti –ma mai supererà il chicken wrapped in parma ham stuffed with mozzarella with home made mash-.
Ma è stata una buona insegnante di vita, devo ammettere. La tipica persona che le persone invidiano per il sorriso perenne in volto. Non perché portatrice di un umore fintamente solare. Per qualcosa di vero, sano, caloroso. Quell’elemento che ti spingerebbe a vivere solo per poterlo vedere ancora e ancora.
E sono nato da lei, sono cresciuto con lei. Non c’è da stupirsi se abbia, in parte, assorbito quella qualità.
Così intima e spontanea. Così vitale. Così necessaria.
E mi scuso, perché le tue parole sono sempre state ‘’il tuo sorriso mi ammazzerà un giorno o l’altro, Hazza’’ ma non è mai successo e non penso avverrà proprio ora.
Era stato in uno di quei pomeriggi, dove il tempo sembrava disteso e lo spazio non esistere, in cui lei mi aveva incominciato a parlare di qualcosa di forse poco comprensibile, come faceva spesso, gli occhi lucidi, le labbra protese e i lineamenti fin troppo simili ai miei. Ero sempre stato ad ascoltarla senza commentare, senza rispondere, senza nemmeno una singola parola a fuoriuscire dalle mie labbra.
Ma fino ad allora non avevo conosciuto il significato intrinseco di quelle parole. Non avevo applicato nessuna verifica empirica di quei concetti così astratti per qualsiasi adolescente maschio.
Poi era capitato qualcosa, ti avevo incontrato, poi ti avevo parlato e poi tu mi avevi riposto. E tutto era risultato più chiaro, limpido, cristallino e terribilmente doloroso.
Ma tu, cazzo, mi avevi concesso il saluto –così come Beatrice a Dante -e io avevo capito le parole di Anne.
 
Love is passion,
 
Ricordo come Anne me lo aveva sempre ripetuto, ed io ero sempre stato così stupido da chiudermi le orecchie e impormi nei suoi confronti con un secco ‘Non voglio saperlo’. Non volevo sentire discorsi sul sesso, sulle protezioni o su qualsiasi altro argomento riguardante il proprio orientamento sentimentale. Ero stato così superficiale nel soffermarmi sul pelo d’acqua di qualcosa che era molto più profondo di una semplice pozzanghera. Un oceano.
Probabilmente non avrei mai immaginato, che un giorno, quella frase mi sarebbe tornata alla mente. In una bolla di leggerezza post-orgasmo. Stretto nelle braccia sottili e olivastre di un ragazzo più grande di me, nelle tue mani mi sentivo così maledettamente fragile. Non avrei mai, nemmeno, sognato di poter condividere un bacio da fuochi d’artificio, da frenesia smaniosa.
Disegnare nella mia mente i contorni di labbra sottili e occhi celesti che emanavano feromoni ed ansimavano al suono di una voce roca, la mia, con un tono più femminile e allo stesso tempo virile in accompagnamento, era praticamente impossibile.
Ma non mi sarei mai distaccato da tale visione, dopo averne saggiata una, due, tre, ed altre mille volte. Non avrei voluto. Non per mia volontà, per lo meno.
Non voglio allontanarmi da questi ricordi, ma tu fai in modo di annularli.
 
love is obsession.
 
E quello forse lo sto capito meglio. Se solo mi fossi applicato di più con la mia inventiva probabilmente ora non lo patirei sulla mia pelle.
Non era difficile immaginarmi rinchiuso in una stanza senza te, segretamente mio, invece, in balia di altri e del mondo intero. Nemmeno tanto arduo ricordarmi quanto fosse malsano aspettare una persona rimanendo svegli, le unghie quasi sanguinanti e una bottiglia alcoolica a tenermi malinconicamente compagnia.
Ma sei quella persona che mi regalava quel sorriso, unico e riservato. Solamente diretto al sottoscritto e mi sento importante e rifarei tutto di nuovo. E non importava se fino a quel momento avrei giurato di ammazzare chiunque avesse passato con te la serata, privandomi della tua compagnia, abbandonandomi con un solo chiodo in testa, fisso e doloroso, non importava sul serio. Perché avevo te, e me lo ripetevi all’infinito. Forte e chiaro nelle orecchie. ‘’ And I’d marry you, Harry’’ ed io tremavo.
Ossessione è accettare tutto, pur di stare con qualcuno. E’ volersi male, ed essere masochisti e continuare. Preferire parole sussurrate di nascosto dagli occhi altrui e vivere di tocchi non vissuti.
Ossessione è volersi bene ed esprimere un desiderio.
 
Someone you can’t live without.
 
Questo pensavo di saperlo, ero soddisfatto quando quelle parole accarezzavano il mio udito. Il distacco dalla famiglia era stato difficile, contando la tenera età, ancora più comprensibile. Le lacrime, i pianti infantili e quei capricci perché sì, avevo paura, non di lasciare qualcuno, ma di affrontare il mondo, le pressione, i fans, la folla, i media, i rumors.
Ma non era la vera consapevolezza della frase, del vero significato intrinseco.
Non riuscire a  vivere senza quella persona era praticamente impossibile. E ora lo so, perché fa male, fa talmente male da distruggermi. Lo sto provando sulla mia pelle pallida e diafana, irritata da tutto e da tutti. Quando qualcuno può averti nelle sue mani e fare di te quello che vuole, quello è ciò che può salvarti o disintegrarti.
 Sapevo che esistevi solo te, come mio tallone d’Achille, e speravo soltanto di poterti restare vicino, l’uno accanto all’altro nell’obiettivo e unico scopo di rimanere uniti, per sempre, magari. Quando ti guardavo come se fossi l’unica persona sulla faccia della terra e ne ero solo felice, ero sul serio soddisfatto di quella soddisfazione. Felice, felice per davvero.
E quando mi chiedevano–vorresti vivere con qualcun altro?- l’unica cosa che riuscivo a fare era scuotere la testa, far rimbalzare qualche riccio ribelle e rispondere No. Fiero ed orgoglioso.
Ma ora non posso più rispondere allo stesso modo.
 
I say, fall head over heels.
 
Quando sentivo il cuore battere e la testa girare e non sapevo cosa stava succedendo e dovevo guardarmi attorno, se qualcuno mi stava osservando. Era l’esatta sensazione di sentirsi in balia di qualcuno, sai, di donarti a qualcuno. Era difficile, ricordarsi prima del pubblico, degli altri, e poi di te. Che rimanevi lì, a provocarmi –teaser- e sorridermi con i denti appuntiti e gli occhi liquidi. E perdevo il filo del discorso, dimenticando le domande o la scaletta e passavo le mani sugli occhi e sulle guance per dare una ragione valida al luccichio o al rossore.
Mi succede ancora, ma tu distogli sempre lo sguardo.
 
Find someone you can love like crazy and who will love you the same way back.
 
Anne me lo diceva sempre. L’importante era trovare lui, o lei. Quella persona in grado di farmi perdere la testa e rendermi matto, di quel genere di malattia patologica e incurabile, di cui i sintomi erano farfalle nello stomaco e una realtà che mi passava accanto senza scalfirmi –ed io di farfalle sullo stomaco ne sapevo più di altri-.
Quella persona eri semplicemente tu,  che mi facevi sentire accettato, che riuscivo ad amare senza difficoltà e che eri in grado di corrispondermi senza nemmeno riflettere su quello che stavi realmente facendo, su cosa andavi inevitabilmente incontro. Ai miei strani modi di girare nudo per casa o, semplicemente, la mia fissa insana per i gatti e le palle di pelo. O per i bambini, comunque.
Sapeva di andare incontro a un amore corrisposto ma non accettato –da altri-, a qualcosa che ‘sono malati, persone orribili, froci’ era l’ordine del giorno.
E se io amavo il tuo modo di essere rumoroso fino all’esaurimento, la tua voce così acuta e graffiante –che si addolciva come cioccolata durante un assolo- allora tu potevi amare la mia perfezione nelle piccole imperfezioni. Potevi anche accettare di vivere qualcosa di troppo grande per entrambi.
Me lo avevi promesso. Lo avevi fatto.
 
How do you find him?
 
Come ero riuscito, io, a meritarmi due volte quella possibilità di averti per me? Di aggiudicarmi lo zucchero filato, il dolce premio che tutti i bambini agognano? L’anno in cui ci incontrammo nell’arena del concerto, gomito contro gomito e labbra arse e capelli legati da strane fascette colorate. Mesi dopo nei bagni di un talent show, scontrandoci senza rendercene conto.
Oops –dissi.
Hi – rispondesti.
Come ero riuscito, io, a trovarti?
O forse eri stato tu a trovare me.
 
Well, you forget your head, and you listen to your heart.
 
Mi avevano insegnato che la ragione era la luce della mente, così come era stato il motore di inizio per la società moderna, per me si era rivelato un fallimento su ogni fronte. Qualcosa a cui rinunciare fin dal principio.
Come potevo fidarmi della mia testa, affidarmi a questa, e avere paura costantemente di cosa sarebbe potuto succedere se fossi venuto fuori –coming out-, se non mi fossi nascosto e se mi fossi lasciato andare? Come potevo rimanere libero, se fossi rimasto ancorato a un organo così oggettivo e freddo. Congelato e statico.
Come puoi, ancora, credere che sia l’unica via possibile da intraprendere?
Avevo il cuore nel petto, tatuato sulla pelle e riflesso negli occhi. Tu eri il mio cuore, tutto ciò di cui avevo bisogno per vivere. Sentire il tuo battito comportava tener costante il mio. Unire i nostri petti per coordinarne il ritmo, figli di un unico amore e di un’unica musica.
L’unico in grado, da sempre, di ascoltarmi sul serio.
Ma mi stai ascoltando, ora? Sto raccontando tutto questo al tuo, di cuore. Per piacere, ascoltami.
 
'Cause the truth is : there's no sense living your life without this.
 
La volevo sapere-ti prego dimmelo, mamma-. Qual era la verità? -Dimmi che la scelta che sto facendo è vera, è viva, è giusta-. Non importava cosa dicevano. -Dimmi la verità-.
Avevo bisogno di sapere che il senso della mia vita stava prendendo forma, avevo bisogno di sapere che tutto si stava realizzando, che la mia completezza, la mia pienezza e il sorriso che mi faceva crescere quelle adorabili fossette sulle guance che tutti amavano fosse qualcosa per cui valeva la pena di vivere. Fosse qualcosa che non potevo semplicemente rifiutare per paura. Era l’unica direzione che potevo scegliere, l’unica occasione possibile per continuare ad essere me stesso.
 
To make the journey and not fall deeply in love, well, you haven't lived a life at all.
 
Non era poi quello che si diceva ‘ sfortuna ‘ ? Perdere l’unica occasione della propria vita, che ti passa davanti, cercare di afferrarla e rifiutarla a un passo dalla riuscita? Solo per il terrore di lasciarsi andare? Non è poi così ironico, aver paura di cadere in amore senza però ,poi, sentire uno schianto o nessun dolore?
Non era poi così più difficile trattenermi e fingere che tutto questo non ci fosse? Disconoscere un paio di occhi blu come gli unici che mi possano far veramente sorridere? O ignorare le tue mani tra i miei capelli ricci e la mia schiena arcuata? Non era poi, meglio, accettare quello che ero così come ero?
E, ti giuro, lo avevo fatto. L’ho fatto.
Ma tu, no. Tu non l’hai fatto.
 
But you have to try
 
Mi ricordo, ora, che te lo chiesi. Di tentare.
Me lo avevi promesso, mentre piangevo tra le tu braccia. ‘’Per te, per noi.’’
Avresti provato, una promessa è un patto di sangue. Come l’amore. Dio, come potevi non capire?
L’amore non è il cervello, non è calcolare le proprie mosse, le proprie apparenze. E’ sangue, quel sangue che scorre dentro ognuno di noi e macchia tutto di un rosso intenso..
Quel qualcosa che era solo successo –it just kind happened-, era capitato. Quello di innamorarci e condividere qualcosa. Essere un noi, invece di te ed io, separati.
E lo sapevamo:  nessuna relazione è semplice. Ma nessuna relazione finisce in un istante. Tu, dovresti saperlo. Pretendi l’impossibile nel sperare che tutto torni come prima.
Te lo ripetevo e tu promettevi di provarci. Ancora, ancora e ancora.
Non puoi nasconderti dietro la frase ‘Love will tear us apart’.
Non è l’amore a tenerci distanti, divisi, rotti e spezzati. Sei tu.
 
because if you haven't tried…
 
Non sarai mio amico, non puoi continuare ad esserlo.
Anne me lo diceva, l’amore non può trasformarsi in amicizia se è stato vero amore, quell’amore sugellato da occhiate e toccate fugaci, da un velo che ci teneva nascosti e che ci maschera per quello che non siamo.
Non saremo amici, non dopo questo, non dopo tutto. Non saremo mai amici, perché alla domanda
‘’Vorreste dei bambini, giovani così come siete?’’-even as young as you are?-  tu rispondesti di sì, al mio unisono. Mi guardasti e giurasti con gli occhi, con la mente e con le labbra. Con il cuore e con il sangue.
E mi odierò da solo per averti giurato che non saremo più amici. Non più.
Esserci innamorati ci ha ucciso entrambi.
Ma abbiamo combattuto per questa morte. Perché innamorarci fa male come l’inferno, brucia dentro le nostre anime e ci ustiona. Ma non c’è niente di meglio, lo giuro, niente di meglio che averti amato.
 
…you haven't lived.
Lo giuro, Louis, niente di meglio.
E ancora adesso non so perché ti sto scrivendo, forse per dirti ciò che pretendi per non farti soffocare nei sensi di colpa.
Anche tu sarai sempre nel mio cuore, perché ti ho amato e non smetterò di farlo.
 
 
Tuo, sinceramente
Harry xx.


 
Note d'autrice.
In realtà non c'è molto da dire.
Questa OS è stata concepita come mio personale sfogo dai miei personali problemi. E si è trasformata in una larry. Quindi è possibile che non abbia senso. Che la troviate ridicola o noiosa. Ci ho pensato molto se pubblicarla o meno, e ho pensato che come ultimo mio scritto del 2014 su efp, questo, sia il più adatto.

In realtà, la mia visione dei Larry è stata drammatica fino a un mesetto e mezzo fa. Quindi sì, ho pensato che fossero stati insieme e che si fossero separati, per motivi di rumors/litigi/etc etc. Devo però dire che la situazione sembra aver preso una svolta diversa in questo ultimo periodo e sto veramente pregando che tutto torni come prima. Perchè Harry amerà sempre e solo Louis. E Louis amerà sempre e solo Harry.

Vi auguro Buone Feste, sperando che le passiate nei migliori dei modi :)
Spero in una piccola recensione, giusto per sapere non vi ha fatto troppo schifo!
Un bacione a tutti, e
Auguri, Louis

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Spero diate un'occhiate anche alle altre mie storie, in caso non le abbiate lette :)
Ci ''sentiamo'' nel 2015!
   
 
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