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Autore: SpreadYourWings98    24/12/2014    1 recensioni
Sarebbe sembrato un serial killer con i fiocchi, se l'immagine non fosse stata contrastata dai giovanili e morbidi tratti di Nicholas. 
Quest'ultimo pensò che la ragazza si fosse bevuta il cervello. 
Perché le parlava? Nessuno dei suoi ostaggi gli aveva mai rivolto la parola, a meno che non fosse stato costretto da lui. 
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C'è una distesa futuristica, sotto terra, nel nostro presente. Siete pronti a scoprirla?
Genere: Fantasy, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Insane

  



Capitolo 6.





Mi chiamo Sonia Bronx. In questo periodo i miei pensieri si ripetono in continuazione, come una tortura:
1. Ho vissuto da sempre a Los Angeles, assieme a mio padre, in una modesta casa a due piani.
2. Una vita noiosa e monotona da liceale.
3. Nei neandri della mia mente e nei parametri più contorti e profondi ho sempre saputo di essere diversa. 
4. La mia quotidianità e la mia monotonia giornaliera sono state spezzate da Nicholas Jerry Jonas.
Spazzate via, cancellate per sempre dal mio futuro, e assieme a loro la certezza di essere al sicuro, all'oscuro dal mondo.
5. Mi sento costantemete in pericolo, costantemente esposta e sotto controllo in questo posto spoglio anche se non capisco per quale motivo.
6. So di essere esattamente dove dovrei essere, eppure qualcosa mi spinge ad andarmene.


 
Un mese dopo. 

La Cooperation members experimental è una Cooperazione mondiale, presente in tutto il mondo. 
Nonostante fosse molto grande e conosciuta dai membri di tutto il pianeta, 
la sua posizione strategica sotto terra l'ha tenuta segreta da qualsiasi persona che non ne fosse stato coinvolta. 
E' stata suddivisa in sei Zone, chiamate Aree, dove vivono centinaia di persone con diverse particolarità, talenti e caratteristiche. 
Nell'Area dei Ricercatori vivono, appunto, i Ricercatori; sono persone molto intelligenti,
con un forte senso di stabilità e perlopiù laureati e scienziati. 
Loro si accupano di cercare, ogni giorno, nuovi membri da trovare e nuove informazioni folkristiche,
che riguardano le persone come me; Gli Eccezionisti, che possiedono doti soprannaturali dalla nascita o,
nel mio caso, da un morso. 
Sono loro che elaborano e creano test da farci fare, per capire chi o cosa siamo, per rivelarci il nostro ruolo. 
Nell'Area degli Sviluppatori, risiedono quest'ultimi; sono anch'essi molto intelligenti, perspicaci, aventi almeno una laurea e arrivavando ad averne anche cinque. 
Sono perlopiù figli di altri Sviluppatori e il loro compito principale è sempre stato quello di aiutare gli Azionisti
fornendo loro mappe e strategie, talvolta moventi, per trovare e i raccogliere nuovi membri, assegnati loro dai Ricercatori
L'Area degli Azionisti, appunto, è provvista di ogni arma o attrezzature per allenamenti. 
Sono preparati a tutto, allenati fino allo stremo e coraggiosi fino alla fine. 
Come ho già detto, loro partono ogni mese alla ricerca di nuove persone da reclutare nella Cooperazione. 
E non solo, proteggono l'Associazione da eventuali attacchi esterni e dai conflitti interni. 
L'Area degli Intendenti-e degli Eminenti-è abitata da persone molto rigide,
intendibile dalla loro postura perfetta e dagli sguardi severi, loro sono i nostri istruttori.
Ogni mese siamo sempre più numerosi, perciò ci hanno diviso in gruppi da venti Eccezionisti,
e ogni gruppo ha un proprio Intendente. 
Io, nel mio, ho Nicholas. Molti di loro ricoprono più ruoli-come Azionisti, Ricercatori o Sviluppatori-e sono sparsi per tutte le Aree, ad assolvere i loro compiti. 
Da quando sono qui, hanno sempre avuto un addestramento particolare e speciale,
a scopo di ricoprire il loro ruolo principale, in futuro, con saggezza e perseveranza.
Per l'appunto, sono loro che ci fanno i test e i prelievi del sangue per gli studi dei Ricercatori.
Con loro vivono i due capi, Joe e Luke, i fratelli Black
Non si fanno mai vedere troppo spesso in giro, ma quando lo fanno bisogna stare attenti e portare il massimo rispetto. 
Per questo, quando il giovane Jonas stringe la mano al biondo con disinvoltura,
ogni qualvolta che lo vede, tutti rimangono con il fiato sospeso. 
Però Nick è un caso a parte, per quanto ne so io.
E, infine, c'è la nostra Area. L'area degli Eccezionisti. Siamo in tanti, tutti diversi, seppur così simili. 
La sottile striscia che ci unisce si chiama anormalità, e la causa sono i nostri poteri. 
Ho avuto l'opportunità di conoscere qualcuno in giro per la Zona, in particolare Allison,
una ragazza dai tratti somatici asiatici, con due occhi grandi e nocciola, nonostante la tipica forma a mandorla,
e con lucenti capelli biondo grano, che stonano con la sua nazionalità.
E' stata la prima cosa che mi è saltata all'occhio quando ci siamo presentate-con un pò di disagio-ma,
essendo una Kitsune del fuoco, gli è stato spiegato dai Ricercatori che è normale.
A lei sono bastati poco pù di tre test per essere inquadrata,per capire di essere una volpe del fuoco,
dominatrice del fuoco, del calore e con naturale inclinazione e bravura nelle arti marziali. 
La prima volta che ci siamo allenate con i bastoni, le hanno fatto fare un combattimento con un ragazzo del nostro gruppo. 
Lei si era presa molto male e, pensando di non saper maneggiare l'arma in legno, è rimasta sulle sue per un pò. 
Appena Rick l'ha attaccata-il ragazzo dagli occhi verde fluo e suo sfidante-lei ha ammaestrato l'arma con grande abilità e l'ha colpito sul fianco, 
prima di stenderlo al tappeto. Era rimasta così stupefatta di aver fatto una cosa simile, quasi incoscientemente, che per i primi tre giorni non ci aveva quasi creduto. 
I risultati dei suoi test, dopo quella prova, le erano stati consegnati il giorno dopo, con grande anticipo, 
e con una quindicina di lettere che spiccavano in rosso tra le altre: Kitsune del fuoco.
Il tempo scorreva e, tra giorni dedicati a soli allenamenti, altri utilizzati esclusivamente per i test e alcuni che mischiavano entrambe le cose, è passato un mese.

Nick oggi è venuto a parlarmi. Il moro mi ha rivelato che, due mesi prima, 
i Ricercatori avevano messo a rassegna per l'ennesima volta tutti i registri alla ricerca di nuovi membri per l'Associazione,
come ad essi era solito fare.
Al mio Intendente, ero stata assegnata io; una semplice ragazza di Los Angeles, che per qualche aspetto ignoto- che non era stato presente neanche a lui-risultavo non completamente umana dalla nascita.
Mi sentivo stranita e a dir poco scioccata dopo averlo saputo... Insomma, chi ero io?
Dopo trentadue giorni, ero ancora un'incognita.



Emetto un leggero sussulto quando la punta dell'ago, che l'Intendente ha maneggiato fino ad adesso, 
mi penetra la pelle chiara del braccio destro, entrando nella vena e rubandone una dose di sangue, a scopo di essere studiato e analizzato nuovamente. 
Una volta che la ragazza, che si presenta ogni tre giorni per i prelievi, mi ha incerottata la parte di pelle bucata, 
abbandono lo stanzino bianco latte.
Spalanco la porta, indecisa sul da farsi, e mi dirigo a passo spedito da Allison.
La bionda guarda con curiosità un combattimento tra due Eccezionisti, mentre aspetta che arrivi il suo turno per il prelievo. 
Sembra che Mark, un licantropo dal forte autocontrollo — alto, scuro di capelli e di carnagione — stia battendo Lydia, una vampira alle prime armi.
Lei gli conficca gli artigli-che gli sono spuntati in un batter d'occhio dalla punta delle dita -nel braccio e lui prova a divincolarsi, 
emettendo un suono simile ad un ringhio. 
— E' andata bene?
Mi chiede lei, scollando appena lo sguardo vitreo dai due.
— Speriamo che dia qualche risultato, dannazione.
Sbuffo io. Sono stanca di farmi prelevare il sangue ogni tre santi giorni.
Un normale essere umano lo può fare solo una volta al mese, ma io sto benissimo,
il che è stata una conferma all'affermazione di Nick.
Non sei più umana, quindi comportati da tale, qualsiasi cosa tu sia.
Mi scocciava un pò che usasse il termine cosa, dato che sono una persona, aldilà del resto. 
Nonostante tutto me ne sto buona e al mio posto, provando ad ignorare il bruciore alla gola e allo stomaco. 
Stringo i denti, cercando di dare il massimo. Dovevo solo ascoltare Nicholas e sarebbe andato tutto bene.
Senza che me ne accorga, mentre sono sprofondata nella fitta rete dei miei pensieri, l'Intendente esce e chiama il nome di Allison.
— Vado.
Soffia vicino a me, risvegliandomi.
— Ci vediamo dopo gli allenamenti.
Le dico automaticamente.
Lancio una veloce occhiata alla ragazza asiatica; procede a passo spedito e tranquillo verso l'Intendente che, 
con mezzo corpo che fuoriesce dalla porta, la sta aspettando. È l'ultima a dover fare il prelievo, oggi. 
Sto per sistemarmi meglio sul pavimento, ma Nick compare dalla porta principale e raggiunge il punto vivo degli allenamenti. 
Adesso che me ne accorgo, gli altri hanno approfittano dell'attesa degli esami facendo qualcosa di utile, a differenza della sottoscritta.
— Eccezionisti, buongiorno. Venite tutti qui. 
Mi guardo intorno e vedo solo ragazzi che conoscono a mala pena il ragazzo che ha preso parola.
Mi alzo, pronta per aggregarmi al gruppo di ragazzi che gli si avvicina, creandogli un'aureola intorno. 
Ha un'aria abbastanza pensierosa, il che non mi passa inosservato. 
Allison mi raggiunge e mi sfiora il braccio, facendomi segno della sua presenza. 
— Siete arrivati a metà giornata dell'ennesimo giorno dei test.
Fà una leggera pausa, passando a rassegna tutto il gruppo, con lo sguardo. 
— Dopo pranzo, passeremo la giornata a fare allenamenti. I risultati dei test vi verranno recapitati domani mattina.
Con un paio di passi, si avvicina leggermente alla fila di fronte a lui, indugiando i suoi occhi castani nei miei.
— Come ben sapete, è passato ufficialmente un mese da quando siete qui e tutto il corpo della C.M.E. è molto fiero di voi e dei vostri progressi. 
Un brusio di mani che applaudono si libera nell'aria per qualche secondo. 
— Nonostante ci sia una piccola percentuale di voi che ancora risulta indecifrabile, la maggior parte di voi ha capito chi è e che ruolo ricopre.
Ed ha ragione. Solo a qualche metro da me, dietro Nicholas, a chiudere il cerchio intorno a lui, scorgo i fratelli James, due licantropi dalla nascita che non sapevano di essere. Alla mia destra, la stessa Allison è una volpe del fuoco e ancora più in la, alla mia sinistra, noto Lucilla e Jackson, una banshee e uno stregone. 
— Quindi, adesso è il momento di dividerci. Gli Eccezionisti che hanno avuto tutti i risultati dei test concludenti si spostano con Camille, gli altri con me. 
La ragazza dei test si avvicina a noi, i capelli dorati ondeggiano secondo la camminata sicura. 
Lui la osserva mentre si sistema vicino al gruppo, in attesa di portarli con se in mensa. 
Mi ritrovo sola, tutti si sono spostati accanto a Camille e sono l'unica vicino al moro. 
Il sangue mi fluisce sulle guance, il mio sguardo sfiora velocemente tutti gli occhi puntati su di me, e mi strofino le braccia, provando ad infondermi coraggio. 
— Venite con me, Eccezionisti.
I miei compagni seguono a ruota la ragazza che, con un cenno di saluto a me e al ragazzo al mio fianco, si allontana, conducendo gli Eccezionisti in mensa.



Nicholas mi accompagna nella mia stanza, l'unica cosa che mi dice è di recuperare tutte le mie cose.
Dopo aver messo alla rinfusa i nuovi vestiti, regalati dalla C.M.E., in una borsa blu notte, 
usciamo fuori dalla struttura bianca e attraversiamo tutta la sala.
La mano del moro indugia sulla mia schiena e mi trascina davanti alla porta principale, 
prima di aprirla e condurmi definitivamente fuori, sotto il mio sguardo indagatore e astio.
Sono fuori dall'Area degli Eccezionisti. Esclusa.
E' normale sentirsi così?
— Ehy, dolcezza, non parli più?
Mi concedo di fissarlo bruscamente per un pò, lui si limita ad incurvare le sue labbra in un sorrisetto furbo.
Pericoloso.
— Dove stiamo andando?
Rispondo, con un altra domanda.
— Lo capirai presto.
Evasivo.
Misterioso.
Boccheggio per qualche secondo; sono cambiata tanto in questi due mesi.
Tanto per cominciare, la spavalderia e l'istinto niente peli sulla lingua si sono dissolti nel nulla.
Sparite, come zucchero nell'acqua.
In compenso il coraggio è aumentato assieme al cinismo.
— Vorrei una risposta.
La richiesta era partita carica ma si era affievolita verso la fine, il che fà traballare per un attimo lo sguardo di Nick.
Penso che non mi abbia mai visto in uno stato peggiore: Nell'associazione non permettono di tenere cosmetici o robe varie che arrivano da fuori, così lui è costretto a vedermi al naturale tutti i giorni, cosa che mi pare terrificante. 
I capelli non li ho piu tinti nè tagliati da prima di tutto il casino che è successo, 
perciò la ricrescita-seppur non così chiara-è quantomeno rilevante e le punte sono bruciate. 
Il viso è segnato da tante lune lunghe e di notti insonnie; in bianco, come le pareti della C.M.E. intera. 
Mi sento uno straccio sotto tutti i punti di vista, ma penso che se ne stia accorgendo solo in questo momento.
Con la coda dell'occhio noto un lieve movimento della mano, seppur indeciso, 
e il mio udito mi indica che il respiro del ragazzo di fianco a me si è fatto leggermente pesante. 
Rimango un attimo intontita dal fatto che il suo braccio è andato a cingermi le spalle e dal contatto diretto a cui sono sottoposti ora i nostri corpi.
— Ti devo assolutamente portare nella mia Area, ti devo spiegare ma non adesso e non qui.
Il suo labbro inferiore mi solletica l'orecchio, dopo aver soffiato una risposta più che magra ed enigmatica,
e non posso trattenermi dal tremare un pò: Sono troppo stanca, non ce la faccio a tenere a bada il moro e i suoi sbalzi d'umore.
Prima di allontarsi e riprendere le distanze mi rivolge uno sguardo talmente strano che all'inizio fatico a capire. 
Poi però tutto mi è piu chiaro; volto i miei occhi castani un pò dappertutto, cercando di fare la vaga. 
Noto che, mimetizzate nelle bianche mura del corridoio che stiamo attraversando per arrivare all'Area degli Intendenti,
spuntano led rossi e inquadrature grigie.
Videocamere. Il colore della neve.



— Lì c'è il bagno, là la cucina, a destra la mia camera e nella porta a fianco c'è la tua.
Il moro mi ha dato una breve descrizione di casa sua, gesticolando qua e la,
e si è volatilizzato nella mia presunta camera a posare la roba.
Sospiro prima di lasciarmi cadere sul divano latteo che ho di fronte. Sembrava urlarmi provami.
La cucina è abbastanza grande e di marmo, naturalmente bianca e un pò sbiadita. 
Il divanetto occupa lo spazio che divide quest'ultima dalla sua camera,
difronte e abbandonata in un angolino giace una scatola di metallo lucida: una televisione.
Il che mi fà pensare da quanto tempo io sia lontana dalla civiltà e dalla più piccola notizia su mio padre.
Oh papà, Kim. Perdonatemi per essermene andata. Ovviamente non avevo altra scelta.
Il tessuto vicino a me si abbassa e Nick è riapparso magicamente dal vaso di Pandora.
Mi guarda di sbieco e dopo un mio cenno, per ricordargli che sono ancora viva, comincia a parlare.
Ascolta, ho dato un'occhiata per primo ai tuoi esami oggi. E' saltato fuori qualcosa di nuovo.
Dettò ciò, il moro attira nuovamente la mia attenzione.
— E quindi?
— Quindi oggi tu resti qui, ad aspettarmi. Devo controllarli meglio, recuperare il tuo prelievo e farci dei test. Finche non arrivo non aprire a nessuno, okay? Non uscire.
Il mio soppracciglio scivola in sù. Se Nicholas è così agitato ci sarà una ragione valida.
Gli osservo meglio il viso notando che è diventato lucido.
Meglio dargli retta. Mi ricordo che è sempre di Nicholas Jerry Jonas di cui si sta parlando.
Pericoloso.
Insano.
Terribilmente protettivo.

Le sue mani calde si spostano, un pò incerte, a stringermi le spalle.
I polpastrelli combaciano con la mia pelle, i suoi occhi così accesi e dorati.
— Sonny, nessuno. Non devi fare entrare nessuno e non devi uscire, Okay?
— Si, ho capito.
Affermo, un pò titubante.
— Questa è la mia Sonny.
Mia. Spero di aver capito male. Insomma, la situazione è talmente assurda.
Potrebbe succedere di tutto da questo momento, nelle prossime ore.
Eppure il mio cervello ha visualizzato quel mia come un marchio.
Assurdo, tanto quanto vedere Nick Jonas imperlare di sudore.
Mezzo sorriso sghembo in sù è l'ultima cosa che vedo di lui, dopo una futile carezza al viso.
Poi si sente solo il palpitare del mio cuore furioso nel petto e la porta che si chiude.



Mi rigiro nel letto per l'ennesima volta. Il buio artificiale della stanza- non investito dallo
splendore dalla luna -sopprime le mie capacità respiratorie, mozzandomi il fiato e rubandomi il sonno.
Sposto il lenzuolo, conscia che sia l'ennesimo tessuto che m'ingombri, come le due precendi coperte di lana.
Il clima qua sotto è così umido e freddo, mi penetra nelle ossa. Eppure sento la pelle andare a fuoco, la testa esplodere, 
tante piccole scosse, appena percettibili, attraversare ogni fibra del mio corpo. Così debole e frustrata.
Mi impongo di sedermi, nonostante questo richiedi uno sforzo più che colossale.
Bene, Sonny, ora alzati. Mi ordino spinosa e cinica. 
Comincio a muovermi, tastando con le dita a caso, agitando le mani per evitare di andare addosso a qualcosa,
evitando di far rumore.
Una volta uscita dalla mia stanza, continuo il mio percorso di perlustrazione; 
entro con cautela in quella di Nick, ma del moro neanche l'ombra.
Quindi oggi tu resti qui, ad aspettarmi.
Eh, il problema è che il mio sguardo si è posato sull'unico orologio affisso in cucina e sono le tre di notte. Ma tu non ci sei.
Una fitta, prepotente. Due, tre, quattro... Mi premo le tempie provando a placare il dolore,
che sembra voglia dividermi le membra celebrali in due.
Dannazione!..
Digrigno i denti. Quattro falcate, e sono davanti all'ingresso principale. Sei falcate, e sono fuori.
Finche non arrivo non aprire a nessuno, okay? Non uscire.
Non uscire. Ottimo Sonia.
Brava, bene.



Vedo due striscie scure sul pavimento, più che altre sovrapposte, probabilmente rosse o viola.
So per certo che ce n'è solo una. Quindi le cose sono due: sto impazzendo oppure ho la febbre,
il che spiegherebbe l'elevata temperatura del mio corpo.
Mi passo incerta una mano sulla fronte, stupendomi nel trovarla imperlata di sudore.
Cerco di non inciampare, spostandomi lentamente.
Devo andarmene da qui.
Nell'Area non c'è nessuno, è completamente silenziosa e alquanto inquetante. 
Le uniche due luci a led sono coperte alla buona da due teli, che filtrano abbastanza bene la luminosità.
Ogni tot di secondi si sente un rumore di sottofondo, probabilmente qualche tubatura che perde acqua.
Il mio cervello non registra i tempi che separano la caduta di una goccia dall'altra,
non dà peso alla linea doppia e sfocata o al mio strascicarmi.
Devo solo andare via. Punto, fine della storia.
Quando finalmente raggiungo la porta da cui sono entrata solo stamattina, il mio cuore sussulta.
Dietro di me padroneggia ancora il silenzio e l'aria umida e pesante della Zona.
La apro, preparandomi a dover fronteggiare qualcuno.
Nonostante le condizioni del mio fisico siano disastrose, nel mio inconscio galeggia a caretteri cubitali la parola Eccezionista.
La vista rimane sempre sfocata, le membra deboli e una nuova espressione a cui non saprei dare un nome investe i miei tratti somatici.
Al posto del lungo corridoio scorgo solo un'esplosione di nero pece, oscurità allo stato puro,
di quella che dovrebbere essere una stanza e il luccicare di qualcosa di metallico nell'ombra.
I miei pensieri non fanno in tempo a formarsi che, delle dita grosse e viscide mi afferrano e mi trascinano dentro, 
un'altra mano va a coprire l'urlo strozzato che stava per fuoriuscire dalle mie labbra e la porta si richiude in un tonfo.

Provo a divincolarmi, la mia testa pare impazzita. Fuggi, fuggi, fuggi.
Quell'essere, se così si può definire, si appiccica maggiormente al mio fisico e in sussurri supplichevoli comincia a pregarmi.
Devi andare via!..Scappa, se resti capiranno che sei come me e ti useranno come cavia da laboratorio. Va via! Scappa. Corri. Devi andare via.
Il delirio che dipinge le sue parole addolorate mi manda in tilt.
Il cuore è scoppiato nel petto, martellando per la paura e lo spavento. Il respiro si è mozzato.
Non posso fare a meno di tremare e di tenere gli occhi più che spalancati.
Quando le pupille cominciano ad abituarsi al nero della visuale, riesco a cogliore la sua figura.
Capelli corti e bruciati sbucano da una testa molliccia, con un viso che sembra aver visto il male e le sue conseguenze.
I vestiti strappati e logori abbindano le sue membra, così rovinate e sudaticcie.
Tagli, cicatrici, ematomi, incisioni quà e la. La postura curvata e gli occhi inniettati di sangue.
La catena che- parte dal muro e si collega direttamente alla caviglia -le ha logorato profondamente la pelle.
Penso sia una lei, ma non ne sono certa. L'unica certezza è il sapere di non aver mai temuto un'altro organismo così tanto,
non in quel modo.
Vai!
Voce gruttuale e spinta decisa, la porta di spalanca e io mi ritrovo di nuovo all'esterno.
Boccheggio in cerca di aria e non ci penso due volte a sbattere la porta, dividendomi dal quell'inferno.
Lacrime copiose coprono le guancie, il mento, il collo e le labbra arrossate.
Mi passo il dorso della mano verso quest'ultime, per togliere quel che rimane del nostro contatto dalla mia bocca.
Emetto un suono schifato e amareggiato.
L'adrenalina copre l'eventuale febbre e le mie gambe cominciano a correre frenetiche, alla ricerca dell'uscita.
Sarei rimasta stupita a scoprire che l'uscita è sempre stata effettivamente accanto a quella porta,
e che avevo aperto quella sbagliata.
Avrei anche ragionato sul fatto di non averla mai notata prima di quella notte.
Ma il terrore di quegli occhi assatanati inebriava tutti e cinque i sensi.


Una volta che mi sono ritrovata l'effettivo e reale corridoio che avevo percorso quella mattina,
le mie gambe non esitato un attimo e corrono.
Solo movimenti meccanici, solo istinto di soppravivenza.
Dopo una decina di minuti i polmoni cominciano a bruciare, l'adrenalina a diminuire, il cuore ad implorare una pausa.
Sembra un vizio, quello di volermi spaventare.
Si, perchè l'ennesima mano, spuntata dal nulla, mi afferra il polso.
La voce mi è venuta a mancare, poichè così seccata dalla corsa.
E' questione di secondi, nei quali Nicholas appare nella mia visuale.
Mi rivolge uno sguardo di rimprovero, so che dovevo dargli retta e non uscire nè dalla casa nè dall'Area.
Ma quest'ultimo viene immediatamente sostituito da due occhi preouccupati, che hanno notato la mia espressione scandalizzata- dipinta anche da molte altre emozioni simili-, alcune ciocche di capelli appiccicate al viso sudato, il mio stato malaticcio.
— Dobbiamo andare via, ora.
Afferma in un sussurro appena udibile.
Per poco il suo viso assume un'espressione protettiva e confusa, poi afferra saldamente la mia mano e mi trascina dietro di se.
Lui mi avrebbe protetto sempre, in ogni caso, e io non me ne ero ancora resa conto.


 



Ayeeeee!
*Jingle balls, jingle balls, jingle all the way!*
Buon natale e buon anno a tutti voi!
Non so da dover iniziare... Quale vergogna, dico io!
Lo so, vi ho fatto davvero aspettare tanto per questo capitolo ma da una parte c'era mia mamma che mi minacciava con una padella per la scuola (Nulla di piacevole, fidatevi!, nrd), dall'altra la scuola che mi ha impegnato moltissimo!
Beh, posso dire di essere fiera di me però! Vado molto bene e inoltre ce l'ho fatta a pubblicare il capitolo senza uccidermi e senza imprevisti! (Cioè, wow, ripeto, wow!, nrd) *Risata malefica, alquanto- come avete notato un nuovo terminuccio che mi piace taanto!- patetica*
Puahahahaha!
Beeene, avete visto come si sta volgendo la storia?
Ve gusta? A me abbastanza, dai. Accettabile!
Dubbi?
Domande? 

Se non volete recensire potete benissimo scrivermi un messaggio privato e, nel caso non mi facciate domande da Spoiler, sarò felicissima di colmare ogni vostro dubbio o perplessità! :)
Bene guys, buone vacanze a tutti e un kiss! *-*
- Rea.

 
  
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