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Autore: Harley92    24/12/2014    1 recensioni
La verità? Ogni volta che salgo su un tetto, mi metto sul cornicione e cerco la forza per buttarmi giù. La verità é che in diciott'anni non sono mai stata veramente bene, ho sempre lottato contro i miei demoni finché non mi hanno piegata e hanno fatto di me cio' che sono oggi. Un'egoista, stronza, pazza che lotta contro se stessa ogni giorno per noi tagliarsi le vene, morire e dare al mondo cio' che vuole. La verità é che mi nascondo dietro ad una maschera come tutti, peccato che sotto alla mia maschera ci siano altre maschere, una dietro l'altra perché nemmeno io so chi sono. La verità é che da quando ti conosco sono ancora più confusa su chi io sia.
*Questo é un piccolo pezzo del nono capitolo*
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 1-

 

Il tempo era piuttosto umido quel giorno e quella fu una delle ragioni per cui il mio aereo era in ritardo. Non era affatto un problema aspettare all'aeroporto, l'importante era andare via da quel posto. Non che Detroit non mi piacesse, aveva un fascino criminale e una volta che cresci nei quartieri poveri di questa città non puoi più tornare indietro. Hai una sola scelta, o impari a sopravvivere oppure rischi di rimetterci la pelle e io ero brava a sopravvivere.

Odiavo quel posto e andarmene avrebbe sistemato le cose, almeno era quello che speravo. Cuffie alle orecchie, zainetto in spalla e il mio mondo di pensieri in cui immergermi. Quella mattina indossavo i miei jeans preferiti comprati ad una bancarella per dieci miseri dollari insieme agli stivali grunge che indossavo sempre.

Con un'ora di ritardo ci fecero salire sull'aereo e per scusarsi la compagna aerea regalo' a tutti i passeggeri un biscotto al cioccolato, uno di quelli a forma di renna di natale. Non l'avrei trovato fuori luogo se non fossimo stati verso a fine agosto. Frugai nello zaino in cerca di uno dei tanti libri che mi ero portata per il viaggio, visto che mi mancava qualche pagina per finire il capolavoro di John Green, Cercando Alaska. Amavo i libri di John Green, le sue storie avevano un qualcosa di diverso, inaspettato. Era la terza volta che leggevo il suo primo romanzo.

Due ore dopo assetata, chiamai la hostess e ordinai un caffè che mi tenne sveglia per le due ore successive che passai a leggere un racconto di Edgar Allan Poe, Il cuore rivelatore.

Una delle storie che preferivo di quell'autore, era intrigante leggere la confessione di un assassino che si dichiara sano di mente.

Mancava solo un'ora all'arrivo e mi ero limitata a guardare il panorama dal finestrino. Il sole mi accecava ma non mi arresi e continuai a fissare le nuvole spostarsi lentamente.

Il panorama era cosi' semplice visto da quell'aereo, cosi' vivo e vero mentre la vita sulla terra era cosi' complicata, talmente complicata da farti venire voglia di non viverci più.

Scesa dall'aereo mi colpì un forte odore di vita nuova,probabilmente l'odore che sentivo era quello della pasticceria dell'aeroporto ma mi sentivo troppo poetica in quel momento per accettarne l'idea. Capii che la mia vita sarebbe potuta cambiare e diventare migliore, finalmente. Peccato che avessi ancora troppi demoni con cui combattere. Sapevo che trasferirsi in un altro stato sarebbe stata la cosa giusta anche se avevo lasciato l'unica persona a cui sarei mancata e che mi mancava da morire,Lauren. Lei era,è e sarà sempre la mia migliore amica,l'unica persona ancora in vita per cui valga la pena vivere e non era tanto per dire. Avevamo passato praticamente tutta l'infanzia e l'adolescenza insieme e ora che tutto cominciava a diventare reale eravamo divise. Avevamo scelto due college diversi,lei voleva andare in un posto più caldo mentre io volevo andare all'università che avevo sempre sognato. Non volevo forzarla a venire e lei non voleva forzarmi ad andare con lei cosi' seguimmo entrambe i nostri sogni.

Raggiunsi il ritiro bagagli e presi le due valige che mi ero portata. Avevo preso solo libri e vestiti,niente di più. Volevo cambiare vita e portare con me quello che restava della mia vecchia vita non sarebbe stato un buon inizio, i ricordi facevano troppo male. L'aeroporto aveva uno strano odore di muffin's appena sfornati e solo dopo aver visto il grande negozio alla mia destra capii il perchè. L'insegna diceva ''Muffin's & Co'' e io continuavo a pensare al fastidioso odore di quei tortini e alla loro forma a fungo, gli odiavo. Fortunatamente superato il negozio c'erano un paio di profumerie che eliminarono quel fastidioso odore di zucchero e cioccolato. Entrai da un tabacchino e presi un pacchetto di sigarette e una bibita energetica,stavo morendo di sete.

Raggiunsi lo spiazzo dei taxi e ne chiamai uno,il tassista,un uomo sulla quarantina di possibili origini indiane mi aiutò a mettere le valige nel bagagliaio e mi aprì la portiera del taxi.-Allora dove la porto signorina?- chiese con un forte accento straniero.-A Yale- risposi con un sorriso cordiale. Poggiai la testa contro il finestrino e cercai di godermi il viaggio,da li a poco sarei diventata indipendente e solo all'idea mi vennero i brividi,lo stomaco era sotto sopra e il cuore andava a mille. Non che prima dipendessi dalla mia famiglia ma non avevo mai vissuto da sola senza tener conto dei mesi che ho passato fuori casa dopo essere stata cacciata.

New Haven era una città affascinante, il cielo era grigio e sembrava stesse per piovere cosa che mi faceva sentire solo meglio. Amavo la pioggia.

Il tassista parcheggio' e mi diede una mano a portare i bagagli all'interno del dormitorio.Ci fermammo ad un semaforo e incrociai lo sguardo di un ragazzo che stava per attraversare,mi sorrise e io mi limitai a guardarlo.

Una decina di minuti dopo, l'autista si fermo' e mi aiuto' con i bagagli fino all'entrata del dormitorio dove avrei alloggiato per quattro anni. Il dormitorio da fuori somigliava molto ad un grande condominio circondato da un giardino munito di tavoli da pic-nic. Entrai e un odore di lavanda e legno mi colpi'. Una donna di una trentina di anni si avvicino' con dei documenti e un sorriso fastidiosamente felice. -Salve, sono Katherine Jones e sono la responsabile del HHH, per qualsiasi cosa puoi chiedere aiuto a me. Se mi dici il tuo nome potrò mostrarti la tua camera e tutto quello che ti serve sapere- disse, aveva una voce stridula ed era fin troppo gentile con me, mi guardai intorno per famigliarizzare con l'ambiente. La stanza in cui mi trovavo aveva un piccolo divano e un paio di poltrone ma infondo ad un corridoio dove riuscivo a vedere una grande stanza e un tavolo da ping-pong. -Sunshine Evans- dissi disgustata dal suo buon umore, lei guardo' un foglio e sorrise. -Ti mostro la sala comune- disse, dirigendosi verso la grande stanza. Oltre al tavolo da ping-pong, c'era un grande divano, delle poltrone, una piccola biblioteca, un tavolo da biliardo, la stanza comunicava con un'altra in cui c'era un grande tavolo con un mucchio di sedie attorno, una tv e un dvd. La piccola responsabile mi spiego' che quella era la sala conferenze dove potevamo organizzare gruppi studio o letture di gruppo. -C'é anche una piccola palestra ma potrai visitarla da sola- disse, mentre uscivamo da quella stanza, salimmo le scale e ci fermammo al primo piano. -Per ogni piano ci sono 18 uomini e 18 donne, una lavanderia, una cucina e i bagni in comune- disse, mentre camminavamo per i corridoi pieni di ragazzi e ragazze intenti a sistemarsi nella loro nuova casa. Probabilmente ero l'unica a possedere solo due valige in quell'enorme edificio. Alloggiavo al secondo piano in una stanza di media grandezza, con un letto, un comodino, un armadio e un mini-frigo che probabilmente apparteneva alla mia compagna di stanza visto che il secondo letto era sistemato e che parte dell'armadio era occupato. Mi sedetti sul letto e assaporai il gusto di vita nuova che purtroppo non mi riempiva lo stomaco, stavo morendo di fame. Sistemai il letto, misi alcuni dei miei libri sull'unico scaffale che avevo e il resto lo misi sulla scrivania, misi i vestiti nella mia parte di armadio e mi buttai sul letto a pensare che cosa avrei potuto mangiare quando vidi una persona che non mi aspettavo di vedere. -Speravo in una stanza più grande- disse, Lauren la mia migliore amica dai tempi dell'asilo. La guardai, scioccata perché lei non sarebbe dovuta essere li' con me ma a Standford.-Mi mancava il mio raggio di sole!- disse, mentre andavo verso di lei per abbracciarla. Scoppiai a ridere non appena vidi la chioma castana e i grandi occhi marroni,abiti firmati, valige firmate, occhiali da sole firmati.

Lauren Garcia non era una vanitosa figlia di papà ma ci teneva alla classe e ci teneva ad avere un guardaroba all'ultima moda. I soldi per lei non erano un problema, la madre Annis Garcia era un chirurgo di fama mondiale mentre il padre Abram Garcia (di origini messicane) era un'avvocato che lavorava solo per gente di successo. I suoi genitori insieme all'anno guadagnavano più o meno cinque volte lo stipendio di mio padre, mia madre e i fratelli di mio padre in un anno.

Strabuzzai gli occhi e mi diedi un paio di schiaffi per essere certa di essere sveglia e non morta o nel mondo dei sogni.-Ma che ci fai qui?- chiesi mentre la abbracciavo.

-I colori di Stanford non mi stavano bene così...- rispose, mentre un paio di ragazzi portavano dentro un mucchio di valige. Lauren aveva il classico sorriso ammaliatore che spesso usava per farsi servire dal sesso opposto. -Sul serio Lauren, che diavolo ci fai qui?- chiesi, rovinando l'atmosfera.

-Non potevo lasciarti affrontare tutto questo da sola. Salti tu,salto io,ricordi?- disse dopo aver notato il mio sguardo incredulo. -Dovresti essere a Stanford in California,non a Yale in Connetticut- esclamai sottolineando l'evidente distanza tra i due stati. -Senti,abbiamo passato così tanti anni insieme, non potevo lasciare che le nostre vite si dividessero così- replicò lei togliendo alcuni dei miei libri dagli scatoloni che si era portata dal Michigan.

-E i tuoi, che ne pensano?

-Sanno quanto ti voglio bene,e sanno quante persone tu abbia perso in questi anni. Hanno capito che dovevo starti vicina. E comunque sappiamo entrambe che Yale è meglio di Standford- disse sdrammatizzando, cosa che sapeva fare benissimo. -Allora andiamo a curiosare per la città? Mi sono fatta comprare un'auto da mio padre. Regalo di diploma.

-Non ti aveva regalato una casa negli Hempton's?- sapevo la risposta ma adoravo far sentire Lauren una spendacciona. -Tranquilla,guasta feste,mi ha preso solo un Range Rover- rispose facendomi la linguaccia, peccato che il Range Rover non costasse poco.Uscimmo dal dormitorio e raggiunsimo il parcheggio del campus dove ci stava aspettando l'ultimo Range Rover sul mercato,bianco e luccicante.

Salimmo sull'auto e uscimmo dalla HHH, il Range Rover profumava di nuovo e di pelle, i sedili erano estremamente comodi e dovevo ammettere che se non avessi avuto un posto dove alloggiare avrei dormito volentieri li'. Certo per una come me decisamente poco abituata a lussi del genere era scontato. Abbassai il finestrino e misi la testa fuori, annusai l'aria di pioggia mista all'odore dei gas di scarico e chiusi gli occhi assaporando il sapore di una vita senza madre.

-Sai cosa? Verrebbe più gente a Yale se il tempo a New Haven non facesse cosi' schifo- disse Lauren, rimisi la testa dentro quando le prime gocce mi scesero lungo la fronte.

 

Girammo in tondo per ore alla ricerca di un ristorante cinese ma alla fine ci accontentammo di un ristorantino indiano vicino ad uno Starbucks.-Te lo dicevo che cercando uno Starbucks avremmo trovato un ristorante. Il metodo di orientamento Garcia non fallisce mai!- esclamò scendendo dall'auto. Entrammo nel ristorante e prendemmo un tavolo,la cameriera ci diede due menù e Lauren partì con il suo rito. Ogni volta che doveva scegliere qualcosa elencava ciò che le piaceva e non le piaceva della cosa in questione.-Allora calcolando che siamo in un ristorante indiano e calcolando che tutto ciò che mangeremo qui sarà abbastanza piccante devo evitare di scegliere cibi troppo hot e quindi posso eliminare il cinquanta per cento del menù- continuò così per una decina di minuti,la cameriera era venuta tre volte ma Lauren non aveva ancora scelto così la rimandammo tutte e tre le volte via.Poi finalmente si decise e potemmo richiamarla.-Io prendo del chicken ginger e una diet cola- disse Lauren porgendo il menù all'adorabile nervosa cameriera.-Io prendo una zuppa vegetale,del pane al formaggio e dell'acqua- le porsi il menù e con rabbia se ne andò.-Zuppa vegetale e pane al formaggio?Siamo in una nuova città,stiamo per cominciare una nuova vita potresti anche mangiare con più energia.

-Mangare con più energia? Davvero Lauren?

A volte mi piaceva mangiare sano, sopratutto quando andavo in ristoranti interculturali e visto che io e Lauren conoscevamo a memoria il menù indiano e avevo provato tutti i tipi di carne volevo provare qualcosa di nuovo.La cameriera ci portò i piatti dopo un quarto d'ora e io avevo la strana impressione che avesse sputato nella mia zuppa. -Che dici,quella schiumetta bianca è normale?- chiesi a Lauren sperando che mi dicesse di si.-Certo che è normale- feci un sospiro di sollievo ma proprio mentre stavo per infilare il cucchiaio in bocca Lauren disse:-se ci hanno sputato dentro- lasciai perdere la zuppa e mi accontentai del pane. Dopo pranzo andammo a fare un giro in macchina e cancellammo quel ristorante dalla lista dei posti dove mangiare a causa della cameriera troppo acida che poteva ricordarsi di noi e trasmetterci il suo odio sotto forma di liquido schiumoso nel nostro cibo. Passammo l'intero pomeriggio alla ricerca di un ristorante cinese e se non l'avessimo trovato avremmo continuato per tutta la sera. Lauren e il cibo cinese sono come Paris Hilton e il suo barboncino,inseparabili. Ne trovammo uno poco distante un locale di nome ''China Town culinary''.Scoprimmo che quel ristorante portava anche il cibo direttamente a casa e Lauren gli segnò nome,indirizzo e numero di stanza anche se non ce ne era bisogno visto che avremmo potuto darglieli al telefono ma lei sapeva che saremmo diventate clienti abituali e giocò d'anticipo.Per il resto della serata girammo per il college,studiammo gli orari e la strada più veloce per la caffetteria che entrambe avremmo frequentato spesso. Eravamo molto agitate per il primo giorno di scuola.-Te lo immagini?Tra qualche ora potremmo dire di essere studentesse di Yale.E tra qualche anno io potrò dire di essere un avvocato e tu potrai dire di essere una giornalista- sorrisi ed entrai in camera,indossai il pigiama e mi buttai a letto. -Sai che il giornalismo non é tra lei mie, ehmm..scelte- dissi, non sapevo cos'avrei fatto nel prossimo futuro, in realtà non sapevo nemmeno se ci sarebbe stato un futuro per me. -Sai scrivere, sei informata su tutto e sei nella lista di persone con cui non bisogna discutere. Il giornalismo potrebbe essere la scelta giusta- disse, annui' cercando di sembrare convinta ma in realtà non ci credevo molto. -Poi con i tuoi voti cambiare facoltà non deve essere difficile, potresti ottenere una borsa di studio persino per medicina- aggiunse, odiavo questi improvvisi complimenti e elogi da parte sua ma era una parte di lei e dovevo accettarla.

Ero esausta e il giorno dopo sarebbe stato tra i più difficili in assoluto. Durante tutta la giornata decisi di dimenticare i miei problemi ma qualche ora dopo si sarebbero ripresentati e non avrei potuto ignorarli. Avevo cercato di mettere il cervello in stand-by per 24 ore ma la mattina dopo al suono della sveglia sarei tornata ad essere Sunshine Evans con tutti i miei problemi.

La sveglia suonò alle sei e come al solitò mi alzai,andai in bagno,mi lavai la faccia,legai i capelli e mi vestii.Indossai i pantaloni di una tutta e una felpa e svegliai Lauren.-Ehi dormigliona,corri con me oggi?

-Solo perchè non devo sembrare grassa il primo giorno- lei non sarebbe mai potuta sembrare grassa,era stupenda. Al liceo faceva la cheerleader ed era la ragazza più invidiata della scuola mentre io quella più chiacchierata ma non per i buoni motivi. A tutti sembrava strano che Lauren uscisse con una dai capelli verdi,mi vedevano come la pazza amica della bionda. Ci vedevano tutti come lo Yin e lo Yang, il bene e il male e di certo non ero io il bene.

Quella mattina mi sentivo strana, non ero contenta per il primo giorno d'università, ero arrabbiata e triste ma non capivo il perché, la rabbia era normale ma la tristezza che stava per riempirmi gli occhi di lacrime non era da me. Mentre mi infilavo le cuffie e mettevo il cellulare in tasca notai la data sul display. Quindici settembre. Le lacrime iniziarono a scorrere da sole. Era il secondo anniversario della morte di Hope, mia sorella. Era più piccola di me e la pressione che c'era a casa mia insieme a mia madre e a tredici anni di torture psicologiche l'avevano spinta a suicidarsi. La rabbia che provavo non era diretta a lei perché la capivo, non ce la faceva più come non ce la facevo più io ma probabilmente io ero più forte o forse non volevo dare a mia madre la soddisfazione di avermi tolta di mezzo come sperava.

Dopo aver visto la mia reazione,Lauren si rattristi e mi abbracciò. Anche lei era in lacrime, Hope era capace di entrare nel cuore di chiunque e in più era legata come me a Lauren. -Speravo non te ne accorgessi- disse Lauren accarezzandomi la spalla.

Facemmo un ora di jogging,avrei corso di più ma Lauren era stanca così ci fermammo davanti ad un campo da football dove alcuni ragazzi si stavano allenando.Non riuscivo a non pensare a Hope e a quanto mi mancasse,non riuscivo a pensare a nient'altro che a lei, volevo correre per evitare di scoppiare di nuovo in lacrime ma non volevo lasciare Lauren da sola.-Perchè siamo qui?- chiesi visto che Lauren si era seduta sull'erba a guardare la squadra di football che si allenava.-Abbiamo corso per un ora e abbiamo bisogno di una pausa.Siediti,l'erba è comodissma- disse ammicando,mi sdraiai sull'erba accanto a lei e fissai il cielo.Provai uno strano senso di rilassamento guardando le nuvole spostarsi,le lacrime volevano uscire ma continuavo a ricacciarle dentro.Ero brava a farlo.

-Credo che tu debba iniziare una terapia- disse Lauren tutto d'un fiato come per attutire l'impatto che la cosa avrebbe avuto su di me.-Come scusa?- dissi alzandomi di scatto,mi poggiai sui gomiti e cercai di non arrabbiarmi per ciò che aveva detto.Dopo la morte di mia sorella ebbi alcuni problemi, iniziai a soffrire di malattie che altravano la mia personalità.Quel periodo fu uno dei più difficili e Lauren lo sapeva bene, sapeva quanto avevo passato e come ero riuscita a sopravvivere nonostante tutto. Lei lo sapeva meglio di chiunque altro.-Vado a farmi una doccia,ho lezione alle otto- dissi fingendo di non aver sentito,sapevo di essere abbastanza forte da riuscire a superarlo da sola ma lei non riusciva ancora a capirlo.-Hope é morta da tempo ormai e tu sei ancora...distrutta- disse mentre me ne andavo,scossi la testa e continuai a camminare ignorando le sue parole.

Dopo aver fatto una doccia tirai fuori dall'armadio un paio di jeans,una canotta nera e una camicia di flanella rossa e nera.Indossai il tutto con i miei stivali e mi legai i capelli in uno chignon.Mentre uscivo dalla stanza incrociai Lauren che tornava dentro per cambiarsi,la ignorai presi la borsa e mi diressi verso l'aula di storia.Dovetti attraversare il campus e la caffetteria,fare tre rampe di scale per raggiungere la classe trecentosei della professoressa Stevens.

La classe era a semi-cerchio e i banchi erano disposti in dodici file da sei banchi ciascuno,era immensa e ricordava tanto una minuscola arena.

Ero stata la prima ad entrare e l'insegnante mi guardò molto attentamente.La professoressa di storia era una donna di quarant'anni circa dai capelli biondo fieno,occhiali sul naso ed era vestita in stile anni ottanta, aveva l'aria severa da stronzetta.-Siediti- ordiò indicandomi i banchi.Dopo una decina di minuti entravano gli alunni del primo anno e miei futuri compagni di corso.Alla mia destra c'era una ragazza dai lunghi capelli neri e vari pircing sulla faccia.o Approvavo i pircing e ne avevo anche uno ma mi disgustava vederne troppi nello stesso punto del corpo.

-Matricole,matricole,matricole- cominciò l'insegnante,pessimo inizio pensai.-Molti sottovalutano il mio corso di storia e fanno male,questo corso è tra i più importanti se volete avere abbastanza crediti per passare l'anno- disse con tono minaccioso soffermandosi a guardarmi.-Identificati- esclamò puntandandomi il dito contro,mi sentivo molto come nel film ''Io,Robot'' dove io ero il robot e la professoressa era lo scienziato che voleva controllare che non fossi difettosa.Stavo per scoppiare dal ridere ma cercai di trattenermi e risposi cercando di sembrare seria.-Sunshine Evans,signora- risposi come avrebbe fatto un soldato e lei si tolse gli occhiali avvicinandosi di più a me.-Bene, Evans. La terro' d'occhio.

-Sarà l'anno più bello della mia vita- dissi con evidente sarcasmo, l'insegnante mi guardo' e sorrise perfida mentre il resto della classe mi fissava. -Continuate a guardarmi e sarò l'ultima cosa che vedrete- minacciai nonostante l'insegnate fosse ancora in piedi davanti a me.-Come dici scusa?- chiese la signora Stevens mentre tutti quelli che mi fissavano tornarono a guardare il muro.

-Ho detto,continuate a guardarmi e sarò l'ultima cosa vedrete. Spero che gli occhi funzionino meglio delle orecchie- ripetei guardando la Stevens, lei divento' rossa dalla rabbia e mi rivolse un'altra occhiata malefica. -Continua cosi' e...

-Non puo' bocciarmi se sono la migliore della classe, certo potrebbe mandarmi dal rettore e farmi espellere o annullare la mia borsa di studio ma diciamocelo sono mentalmente instabile ma questa scuola mi ha comunque voluta quindi non credo che in questo caso il rettore sarà dalla sua parte- la zitti', tendevo ad essere arrogante con gli insegnanti e riuscivo a piegarli a mio volere.

Dopo aver sostenuto il suo sguardo di sfida l'insegnante girò i tacchi e cominciò la spiegazione e io minacciai con lo sguardo tutti quelli che mi stavano attorno.

 

Finita l'ora uscii dalla classe raggiunsi un parco non lontano dall'aula di filosofia e mi sedetti sotto un albero,tirai fuori ''Heat Wave'' e cominciai a leggere. Leggere mi ha sempre aiutata a calmarmi,a distendere i nervi e l'ho sempre fatto.A non tutti piace leggere ma io l'ho sempre trovata un qualcosa di spettacolare,il modo in cui uno scrittore riesce a farti entrare nel suo piccolo mondo e riesce a raccontarti la sua storia è magico.

Non ho ancora trovato il mio libro preferito e non conosco nemmeno il mio genere preferito ma amo l'idea di passare del tempo su un'altro pianeta,un'altra città,un'altro continente anche solo per un'ora,cambiare vita per qualche minuto.

Presa dalla lettura perdo la cognizione del tempo e mi accorgo di essere in ritardo per la lezione di filosofia.Infilo tutto nella borsa con la velocità di un felino,butto il cappuccino e corro verso l'aula di filosofia.I corridoi erano uguali in ogni singolo edificio ma riuscivo a distinguerli in qualche modo,l'aula di filosofia era infondo al corridoio,prima porta a destra dopo il poster dello zio Sam.Quando arrivai l'insegnante stava per cominciare la lezione così mi accorsi di non essere poi così in ritardo.Salì le gradinate della grande aula,molto più grande di quella di storia.-”Il filosofo scrive cose che non capisci,poi ti fa credere che è colpa tua”.

-Boris Makaresko- borbottai mentre mi sedevo,l'insegnante mi scrutò per bene e sorrise.-Molto bene signorina...

-Evans,Sunshine Evans- dissi con un tono alla James Boond,il professor Blake mi rivolse un sorriso cordiale e cominciò la lezione.Mi aspettavo un'insegnate sessantenne,con i capelli bianchi,folta barba e occhiali sul naso,il classico stereotipo del professore di filosofia insomma.Almeno nei film rappresentano così gli insegnanti di filosofia invece il professor Blake era un'uomo sulla quarantina dai capelli castano cioccolato e qualche capello grigio qua e la che gli davano un tocco di fascino in più.Indossava degli occhiali ma erano occhiali moderni che lo facevano sembrare più giovane.

-Se siete in questo determinato corso di filosofia significa che vi siete guadagnati questo posto. Qui non parleremo solo di filosofi e delle loro famose citazioni qui imparerete che cosa vuol dire essere filosofi- disse sfidandoci uno per uno con lo sguardo. -Ma prima, vediamo chi si merita di stare qui e chi invece é uno stupido raccomandato- disse, questo tipo mi piace.

Si soffermò su una ragazza bionda,occhi azzurri e fisico da cheerleader e con tono calmo e curioso chiese:-''Prova ancora,fallisci ancora,fallisci meglio'',mi sapresti dire chi ha detto questa frase?- niente di più facile,pensai.Chiunque avrebbe potuto rispondere con facilità a quella domanda bastava guardare ''Criminal Minds'' certo non è il modo migliore per acculturarsi ma non tutti possono conoscere Samuel Beckett.

La ragazza sostenne lo sguardo del professore e dopo qualche secondo disse:-Oscar Wilde?- la classica risposta della ragazza che scrive status filosofici su facebook per sembrare colta.-Samuel Becket- risposi disegnando gattini sul block notes che avevo davanti a me.Odio i gatti ma sono facili da disegnare e spesso mi fa rilassare scarabbocchiare i loro visi pelosi e i loro occhi strani ma nonostante il loro effetto su di me,gli odiavo.

Il professore si diresse verso un altro studente,un ragazzo dei capelli lunghi e l'abbigliamento hippie .-''La vita è un sogno dal quale ci si sveglia morendo''- disse il professore aspettando la risposta del figlio dei fiori,il ragazzo sorrise compiaciuto come se sapesse di sapere e rispose:-Virginia Woolf.

-Tocca a te,ritardataria.

Ero pronta e sicura di me,come sempre,non avrei sbagliato.-''Quando odiamo qualcuno,odiamo nella sua immagine qualcosa che è dentro di noi''.

-Hermann Hesse- dissi continuando a scarabocchiare gattini sul foglio davanti a me,l'insegnante se ne andò abbastanza soddisfatto e continuò a parlare.Ci spiegò il programma che ci aspettava e dopo un'ora mi aggiravo per il campus cercando di rilassarmi.Mi sdraiai sull'erba,misi le cuffie alle orecchie e chiusi fuori il mondo.Stavo ascoltando ''Stand by me'' di Ben A.King e all'improvviso mi vennero in mente tutte le persone che avevo perso nel giro di cinque anni.Hope,papà e nonna Ally.Se c'era qualcuno che riusciva a farmi sentire bene in ogni istante erano loro.Hope non era molto socievole o gentile ma era vera.Era tutto quello che sono io ora.Lei mi aveva insegnato ad essere me stessa,a non mollare.Era la sorella che tutti avrebbero dovuto avere.Poi c'era nonna Ally così forte,ricordo che diceva sempre ''impara la differenza tra quello che ti meriti e quell che ricevi'',era la sua frase.Papà,lui sorrideva sempre.Macchina fotografica al collo ovunque andassimo,casa nostra è sempre stata piena di fotografie fatte da lui.Pensare che gli avevo persi tutti nel giro di poco tempo faceva male.Ero certa che non sarei mai potuta guarire dal dolore che provavo.Nessuno di loro se ne era andato in pace e io ero lì tutte le volte che se ne stavano per andare.Ero lì con Hope quando emise l'ultimo respiro,ero lì con papà quando la cintura di sicurezza lo strozzò fino ad ucciderlo ed ero in ospedale il giorno in cui nonna Ally ebbe un'attacco cardiaco.Ogni notte ripenso a quelle immagini e penso che sarei potuta morire per loro.Se avessi potuto fare qualcosa per salvarli,se avessi potuto fare un patto con il diavolo per salvare loro l'avrei fatto.Mamma dava la colpa a me,mio fratello Jason non uscì dalla sua stanza per giorni,avevamo perso tutti tre persone in quattro anni,era come se la sfortuna avesse bussato alla nostra porta e ci avesse chiesto alloggio.Anno dopo anno la nostra famiglia si rompeva poi quando l'anno scorso papà mori' la nostra famiglia fu ufficialmente distrutta.Non riuscivo a stare nello stesso posto dove mia sorella e mio padre vivevano e dove mia nonna ci costringeva a fare cartoncini auguri per tutte le feste dell'anno.

Finita la canzone mi accorsi di aver pianto ripensando a loro,mi asciugai le lacrime e guardai il cielo.Qualche minuto dopo mi saltava addosso Lauren che cominciò a parlare ma avendo le cuffie non la sentii.Indossava una canottiera color salmone con la stampa di un toro sopra,una gonna lunga nera e un paio di stiletto nere.-Allora ci vieni con me?

-Scusa,Ed Sheeran mi stava raccontando di quanto vorrebbe essere ubriaco e non sono riuscita a sentirti.Dicevi?

-Ed deve smetterla di riempirti la testa di brutte idee- disse assecondandomi come sempre.-C'è una festa alla Alpha Epsilon Pi e noi siamo state invitate,cioè un ragazzo carino mi ha invitata e ha detto che potevo portare chiunque e visto che tu sei il mio chiunque...

-Te l'ho mai detto che odio le confraternite?

-Se andassimo solo nei posti che non odi probabilmente saremmo costrette a vivere sul tuo letto, in caffetteria, biblioteca e cinema- replicò lei con tono saccente.-Sai cosa penso delle confraternite sopratutto se sono maschili. Quell'odore di sudore misto a testosterone e poi i ragazzi delle confraternite si sfidano a fare qualunque cosa. ''Vediamo chi sbatte la testa più forte contro il muro rischiando una commozione cerebrale''- dissi imitando una voce maschile.

-Tu invece vieni e come,dobbiamo fare nuove amicizie e poi quelli della Alpha Epsilon Pi sembrano tutti modelli dell'Abercrombie- disse puntandomi il dito contro,quando si impunta su una cosa non cambia idea finchè non la cambio io. -Sai cos'hanno di bello i modelli della Abercrombie ? Che non devi levarti le mutandine per vederli semi nudi- Lauren rise e con quella battuta la guerra ebbe inizio.Litigammo per circa un ora,partimmo elencando i pro e i contro di quella stupida festa,lei aveva le sue ragioni per andarci e io le mie per non andarci. -Quei ragazzi sono cosi' sexy, va messo ne pro- disse Lauren stringendosi nella sciarpa. -Le confraternite puzzano di birra, sigarette e di un'altra sostanza che non ho intenzione di dire ad alta voce- ribattei, lei assunse un'espressione schifata e mi diede una sberla sulla gamba per averle fatto venire in mente certi pensieri . -Anche tu puzzi di birra e sigarette ma non per questo ti abbandono in autostrada- replico' lei, alzai gli occhi al cielo mentre lei ridacchiava per la sua battuta.

-Le lita sono eccessivamente comode, anche se hanno un tacco enorme ogni volta che le indosso mi sembra di indossare delle converse- disse, ammirandosi le scarpe e cambiando argomento. Parlammo di sneakers per una mezz'ora e non so come passammo a parlare di stupri senza accorgercene. -Sai che all'università il cinquanta per cento delle ragazze viene stuprata e rasata alle feste organizzate dalle confraternite maschili?- dissi, ovviamente mi ero inventata i dati. -Ok, ora stai parlando della terza stagione di Veronica Mars e non lo saprei se tu non fossi fissata con quella serie. Sai che quell'attrice, Kirsten Bell ha fatto dei film veramente carini?- disse Lauren cambiando nuovamente argomento, parlammo della mia attrice preferita per un'altra mezz'ora e infine Lauren mise fine alla discussione con una frase che inizialmente sembrava intelligente e coerente ma che fu rovinata da stupidi dettagli sulla mia vita sociale. -La vita é troppo corta per restare su un pranto ad ascoltare Ed Sheeran e bere caffé, siamo giovani e belle dobbiamo andare alle feste e limonare sugli sporchi divani con dei mancati modelli dell'Abercrombie. Dobbiamo vivere finché siamo giovani- disse con sguardo ispirato, quando faceva cosi' non riuscivo a dirle di no.

-Se vengo promettimi di svegliarmi ogni mattina con una frase filosofica come questa.

-Ci provero'- disse stritolandomi tra le sue braccia. -Io non sono venuta per bere birra e limonare sui loro sporchi divani, sono qui per bere birra e studiare- ammisi, lei sorrise scuotendo la testa e torno' verso il dormitorio per farsi un pisolino prima di mezzogiorno mentre io mi dirigevo verso l'aula di letteratura inglese,un corso molto noioso.Entrai in classe per ultima e dovetti sedermi accanto al emarginata ed il fattone.Posto perfetto.L'insegnante era un'uomo di colore,sulla sessantina,sembrava molto amichevole ma non mi piaceva molto la letteratura inglese quindi con il tempo avrei cominciato ad odiare quell'insegnante.Il professor Patterson si sedette alla scrivania e ci guardò molto attentamente,uno per uno.-Vedo che è una classe molto variegata.Abbiamo la ragazza gotica,il drogato,la riccona e una sirenetta- disse riferendosi al colore dei miei capelli.Odiavo che mi paragonassero sempre ad una stupida sirena e poi Ariel aveva i capelli rossi io li avevo verdi e solo nelle punte.-Mi tiri addosso un bichier d'acqua e aspetti la mia trasformazione- dissi con un sorriso sfacciato.-Con chi ho il piacere di parlare?

-Sunshine,signore- risposi,al liceo ero solita a creare problemi in classe,nei corridoi e nel cortile ma avevo una media molto alta che dava alla scuola una posizione di successo quindi qualsiasi cosa facessi non venivo mai espulsa.-Comiceremo questo corso parlando della produzione poetica del periodo anglosassone-danese.Quanti di voi ne sanno qualcosa?- l'insegnante iniziò la lezione e io iniziai a contare pecore immaginarie.Il professor Patterson passò un'ora a parlarci dei tre filoni principali della poesia nel periodo anglosassone-danese e io passai un'ora ad annoiarmi.Avevo scelto lettere perché medicina non era nelle mie corde e giurisprudenza era per persone educate e spietate mentre io ero solo spietata. Lettere era perfetta perché mi permetteva di leggere, cosa che adoravo fare. La mia seconda passione era la fotografia, avevo iniziato ad amarla all'età di dieci anni quando Lauren mi regalo' una macchina fotografica digitale per il compleanno. La adoravo, certo con quella non si poteva ottenere foto come con una professionale ma imparai le basi con la digitale fino a che mia madre non la fece bollire insieme al cellulare di Hope. Cosi' lasciai perdere l'idea di avere un'hobby che prevedesse qualcosa di eletronico e mi limitai a scrivere.

Prima di tornare in stanza passai dal take away cinese per fare provviste di cibo.Passammo gran parte del pomeriggio all'insegna dei film tratti dai libri di Nicolas Sparks,quei film non vendevano per le melense storie d'amore ma per gli attori che sceglievano,splendidi e sexy.Channing Tatum,Ryan Cosling,Liam Hemsworth tutti attori accumunati da una bellezza celestiale. Finita la maratona ormonale decisi di fare un'altra corsetta per schiarirmi le idee prima della lezione di calcolo.

In mente avevo solo Hope,mentre correvo pensavo al suo sorriso anche se era difficile sorridere in quella casa lei riusciva sempre a migliorarmi la giornata. Lei era cosi' solare e sorridente, a scuola la adoravano e ogni volta che la vedevo ridere e scherzare con gli altri mi chiedevo come facesse. Se quelle persone avessero conosciuto i problemi che avevamo in casa probabilmente nemmeno loro sorriderebbero in quel modo guardandola. Non riuscivo a capire come facesse a sorridere quando io facevo fatica ad essere gentile.

Mi accorsi di essere in lacrime e il cuore andava a mille, non per la corsa ma per i ricordi. Quando stavo da sola pensavo e pensare mi portava a ricordare, i ricordi facevano male e iniziavo a piangere e una volta che iniziavo non finivo più. Mi sedetti sull'erba e cercai di riprendere fiato per ricordare al mio cuore di battere tra una lacrima e l'altra. Forse ero cosi' ''cupa'' perché avevo capito che nulla é per sempre e non avevo il tempo di essere gentile con gli altri perché sapevo che prima o poi mi avrebbero lasciata e che mi sarei ritrovata con un varco nel petto che non sarei riuscita a colmare in alcun modo. Non tenevo le persone lontane per cattiveria ma perché permettergli di entrare nella mia vita consisteva nell'accettare di poterle perdere un giorno all'improvviso e avevo perso già troppo. L'unica persona che non sarei mai riuscita ad allontanare era Lauren, ci avrei potuto provare ma perderla mi avrebbe fatto male e sarei tornata al punto di partenza. Ero protettiva con lei, controllavo ogni suo ragazzo per paura che qualcuno potesse ferirla e che qualcuno potesse andarsene come é successo a me. Avevo il terrore che lei provasse il dolore che avevo provato io, che provavo. Lei era tutto cio' che mi restava.

Tornai in camera e presi la mia trousse per la doccia, mi infilai nel bagno che condividevo con il resto del piano e entrai nella prima doccia libera. Mi piaceva fare la doccia con l'acqua fredda, non freddissima, tiepido fredda lo trovavo rilassante. Una delle mie tante stranezze, come esaminare la mia dentatura dopo ogni morso ad un frutto, non poter mangiare davanti al computer senza avere una serie tv o un video da guardare e non poterlo iniziare fino a che il mio pasto non fosse pronto, avere impulsi ballerini, svegliarmi fissare l'armadio e tornare a dormire senza aver raggiunto alcuna decisione sull'abbigliamento, eccetera, eccetera, eccetera.

Dopo la fredda rilassante doccia e l'interessantissima lezione di sociologia sui tipi di torture nel medioevo mi infilai il pigiama e andai a letto. -Tutto bene?- chiesi preoccupata, mi infilai sotto le lenzuola e lei si volto' verso di me. -Viviamo insieme- disse con un'aria di beatitudine e serenità, -si- risposi confusa. -Ci conosciamo da quando avevamo sei anni e ora viviamo insieme, tu credevi che saremmo arrivate fin qui ?
-Sinceramente?- chiesi aspettando la sua risposta, lei annui' e io le sorrisi. -Una volta entrate al liceo pensavo che tu mi avresti abbandonata per frequentare quelle importanti. Non che non credessi nella nostra amicizia ma mi conosci sono una disfattista. Sono felice di essere qui con te.

-Sicura ?Sembri giù.

-E' che speravo di essere qui con te e Hope ma non si puo' avere tutto cio' che si desidera no?- dissi voltandomi dal lato opposto per cercare di non piangere, l'anno in cui mori' le avevo promesso che l'avrei portata via da li' e che l'avrei fatto vivere abusivamente nel mio dormitorio se avessi potuto.

Come al solito fui svegliata dall'ennesimo incubo e passai il resto della notte a fissare il soffitto fino al mattino dopo. Avevo le occhiaie per la notte insonne ed ero stanca peccato che non potessi dormire. Avevo una lezione alle nove, letteratura francese e poi dovevo passare in biblioteca per ritirare i libri da leggere per letteratura inglese. -Colazione insieme?- chiese Lauren in piedi davanti all'armadio, ero seduta sul letto e somigliavo ad uno zombie. I capelli arruffati e il trucco sbavato, ero stanca e non volevo alzarmi ma il dovere mi chiamava. -Non ho fame ma ho bisogno di un bidone di caffé per svegliarmi.
-Altri incubi?- domando', mi conosceva meglio di chiunque altro,tutti i miei problemi di insonia, le allucinazioni. -Si- confermai spingendo le lenzuola a calci,mi alzai e mi fermai davanti all'armadio insieme a Lauren. -Dovremmo comprare delle poltrone da mettere qui davanti- disse con un sorriso, io annui'. -Dovrebbero avere il porta viveri, cosi' potremmo accompagnare dei pop corn alla scelta dei vestiti- lei rise e tiro' fuori una gonna e una maglia. Lauren e la moda andavano a braccietto per Central Park, ci teneva particolarmente allo stile e alla classe. -Una gonna ? Non avrai freddo ?
-Se bella vuoi apparire...

-Molto devi soffrire- continuai conoscendo il suo motto, usava quella frase da quando avevamo guardato Grease il nostro musical preferito. -Ti prego, ho paura di trovarti congelata da qualche parte, indossa dei pantaloni.

-Ok stronza- rispose indispettita riponendo la gonna nell'armadio, indosso' un paio di pantaloni rosa pallido, una t-shirt della Jack Daniels bianca e prese il tranch beige e le zeppe marroni in camoscio. Si lego' i capelli e fece uno chignon, poi si trucco' gli occhi e le guancie aspettando che mi vestissi. Indossai dei pantaloni neri, una camicia verde militare e degli stivali vintage neri, Lauren mi guardo' scuotendo la testa e io le sorrisi orgogliosa. Mi legai i capelli e la apri' la porta, il corridoio del dormitorio era caotico come se fosse appena stata annunciata la guerra. Sentimmo degli schiamazzi al piano terra e corsimo giù per guardare che cosa stesse succedendo quando vidi un ragazzo azzuffarsi con un'altro ragazzo. Mi feci spazio tra la folla dopo essermi accorta che gli stava facendo piuttosto male, era sopra di lui e gli tirava un pugno dopo l'altro senza fermarsi. Lauren mi prese il braccio ma mi staccai dalla presa e strinsi quello che aveva la meglio dalle spalle tirandolo verso di me. -Se vuoi ucciderlo usa una pistola- gridai, dopo averlo staccato dal povero ragazzo sanguinante. Il publico deluso svani' nel nulla e rimasi sola con Lauren e lo sfortunato ragazzo a terra.-Lauren, vai pure ti raggiungo tra un'attimo- lei annui' e dopo avermi rivolto un sorriso se ne ando'. Cercai di risvegliare il ragazzo a terra e fortunatamente non era morto, apri' gli occhi lentamente e si alzo'. -Tutto ok ?

-Sono in paradiso?

-Se al tuo risveglio vedi una come me e chiedi se sei in paradiso devi avere bisogno di una tac- risposi divertita, lui si tocco' il volto e mi guardo' per qualche secondo cosi' mi limitai a fissarlo a mia volta. Aveva degli occhi color ghiaccio intensi, capelli castani corti ed era piuttosto muscoloso, la pelle era dorata come se vivesse in un paese caldo e dei lineamenti candidi. -Ti porto in infermeria?-
-Staro' bene- disse con un dolorante sorriso. -Che gli hai fatto?- chiesi aiutandolo ad alzarsi, lui mi guardo' di nuovo. -Se te lo dicessi dopo dovrei ucciderti- rispose scherzando, dopo aver riaquistato la vista si avvio' verso l'uscita del dormitorio. -Dove vai?- chiesi perplessa, lui si volto' verso di me continuando a camminare e ando' a sbattere contro la porta di vetro, fece un paio di passi indietro scosse la testa e apri' la porta. Solo in quel momento scoppiai a ridere, non volevo sembrare scortese e ridergli in faccia. Raggiunsi Lauren in caffetteria e dopo colazione andai a lezione.

Dopo novanta minuti dedicati a sonetti in fracese restai in biblioteca per quasi due ore, mi ero persa a leggere libri di grandi fotografi americani.Tornai in camera per prepararmi per la festa, Lauren indossava un vestito bianco in stampa aztec,una giacca di pelle nera e dei tacchi neri.Si stava truccando quando la vidi.-Sbaglio o è una festa di universitari? Non capisco perché ti trucchi se sai che tra due ore assomiglierai a Jocker.

-In quanto rovinare l'umore alle persone sei davvero forte- disse lei con il sarcasmo imparato da me. -Metteresti un mio vestito?- chiese facendomi gli occhi dolci, annui' tanto per farla contenta, lei prese un vestito nero. Lo indossai insieme ad un cardigan bianco e nero con una stampa e le mie vans.-Ok, non importa cosa tu ci abbia abbinato- disse cercando di mantenere il controllo.

-Quei capelli li lasci così?- chiese squadrandomi,mi sciolsi i capelli e le sorrisi con evidente odio.Uscimmo alle otto e raggiungemmo la sede dell'Alpha Epsilon Pi a piedi,l'edificio era enorme e dire che era solo un punto di ritrovo di un paio di ragazzi che non volevano crescere.Peter Pan ha il suo fascino ma loro sembravano più uomini cresciuti che non volevano sentire il senso di responsabilità e quindi si davano all'alcool e alle feste.Ecco perchè odiavo le confraternite.Erano tutti ubriachi e noi eravamo appena arrivate,la musica era così alta che riuscivo a mala pena sentire i miei pensieri,Lauren si era buttata nella mischia e tentò persino di tirarmici dentro ma ovviamente mi rifiutai.Non volevo mostrare a tutti le mia bravura nel ballo al primo anno, meglio aspettare il quarto.Presi una bottiglia di birra dal lungo tavolo in cucina e mi sedetti a terra.Guardavo le persone divertirsi e cercavo di trovare anche io quella serenità.-Guarda chi c'è- disse il ragazzo della rissa distogliendomi dai miei pensieri si sedette a terra accanto a me, mi sistemai la gonna coprendomi le gambe, mi sentivo in imbarazzo con quel vestito.-Tu sei il diavolo giusto ?- chiese, sorrisi ricordandomi di avergli palesemente detto che se avesse visto me al suo risveglio sarebbe stato

all'inferno. -No, in realtà sono una sua sacerdotessa- risposi buttando giù un sorso di birra, lui sorrise inquieto. -Ok, fingero' che tu non sia una satanista e fingero' anche di non aver paura che tu mi dia in sacrifico alla tua setta per farti accettare. Ti volevo ringraziare per oggi, me ne sono andato per l'umiliazione e non sono riuscito ad esserti riconoscente.

-Non credere che la mia sia stata semplice gentilezza, in realtà é da un po' che non partecipo ad una rissa e speravo che il coglione che ti stava per uccidere mi tirasse un pugno in modo da spaccargli la faccia ma non ha funzionato quindi...

-Mi chiamo Logan.

-Sunshine.

-Sunshine, regina della freddezza- commento' tra se, -una volta mi presentavo cosi' ma implicava troppe parole cosi' mi sono limitata a Sunshine. Che hai fatto al Jhonny Bravo dei nostri giorni ?- chiesi ammirando il suo viso gonfio. -Diciamo solo che é venuto a sapere che la sua ragazza non é tra le più fedeli, é per questo che non ho contrattaccato aveva ragione a percuotermi in quel modo- disse cercando di giustificare la sua poca forza. -Secondo me non hai contrattaccato perché eri troppo occupato a respirare tra un pugno e l'altro ma sono punti di vista- dissi schifata. -Ora devo andare, é stato un piacere Sun e grazie ancora.

-Se avessi saputo prima il motivo di quella rissa probabilmente avrei aiutato l'altro a mandarti in ospedale- dissi con un sorriso pieno di odio.

Il mio ragazzo mi aveva tradita e sapevo come ci si sentiva capivo alla perfezione il poveretto e provavo solo disgusto per Logan e per il suo comportamento.

Passai ore sedute sul bancone della cucina bevendo una birra dopo l'altra e aspettando che Lauren mi cercasse per tornare a casa. Finalmente la vidi barcollare verso di me poggiata ad un aitante maschione arrapato. -Io vado con lui- disse singhiozzando, la guardai e scesi dal bancone per raggiungerli. Lauren da ubriaca era fin troppo ambigua e disponibile quando in realtà era ancora vergine, fortunatamente la sua educazione da ubrica non cambiava e veniva ad informarmi prima di andare via con qualcuno o fare qualcosa di stupido.

-No, cara mi dispiace.

-Chi sei tu?- chiese il ragazzo spaventato dal fatto di non poter portare a casa la mia amica ubriaca

-Senti, so che voi ragazzi venite a queste feste perché i vostri stupidi ormoni hanno bisogno di cibo ma stasera non ti nutrirai della mia ubriaca amica perché é ubriaca e so per certo che da sobria non ti parlerebbe nemmeno. Non che tu non sia attraente ma ti si legge negli occhi che hai il quoziente intellettivo di una palla da billiardo, fuori dai piedi- risposi, presi in grembo la mia amica e dopo averlo fulminato con lo sguardo mi diressi verso l'uscita.-Grazie Sun- disse con un sorriso sbilenco,il suo alito si sentiva da metri di distanza,era completamente ubriaca.-Che ne dici di tornare al dormitorio?

-Sto bene- disse mentre cercava di reggersi in piedi,misi la sua mano intorno alle mie spalle e la portai via dalla festa.Arrivata al dormitorio misi Lauren sul letto e le tolsi le scarpe,presi un pigiama di Lauren dal suo armadio e l'aiutai ad infilarselo.Cercai in giro un secchio in caso di fuori uscite in piena notte.-Sei rimasta da sola- disse Lauren con aria assonnata.

-Sai che non é un problema per me, Ren- dissi, la chiamavo Ren perché era fissata con il personaggio del manga di Nana e anche perché erano le ultime tre lettere del suo nome

Continuavo a rimuginare sulla serata e mi accorsi di essermi fatta dei nemici nel giro di quarantotto ore. Sunshine Evans la calamita per i guai.

La sveglia suonò alle sette del mattino per Lauren,non riusciva ad alzarsi per la sbornia della sera prima ma da buona amica la svegliai nel modo peggiore.Andai in bagno e riemipii un bicchiere d'acqua fredda per poi versaglielo addosso.La sua reazione fu una delle mie preferite.Si mosse sul letto come un tonno spiaggiato poi si alzò di scatto e fece un lungo respiro come se fosse stata in apnea.-Ti odio davvero ma davvero tanto- disse puntandomi il dito contro con la rabbia di un gatto bagnato.-Buongiorno principessa!- gridai,anche io avevo bevuto quella sera ma il mio post-sbornia era meno doloroso del suo, forse perché mi ero ubriacata spesso e ci avevo preso l'abitudine.-Non urlar...è inutile dirlo perchè sai perfettamente come mi sento in questo momento ma hai scelto comunque di aumentere il mio mal di testa.Te l'ho detto che ti detesto?- sorrisi annuendo e raggiunsi il mio armadio,indossai pantaloni della tuta e felpa insieme ad un paio di scarpe da corsa.-Ora che sei sveglia il mio compito è finito quindi vado a farmi una corsetta,ho lezione alle nove,io-dissi,Lauren mi fulminò con lo sguardo e si alzò tristemente dal letto.

Quando uscii c'era ancora buio fuori,infilai le cuffie alle orecchie e cominciai a correre.

C'era qualcosa di attraente nell'oscurità.



Nota dell'autore: ok, so che come primo capitolo é piuttosto noiosetto ma spero che vi incuriosisca almeno un po'.

   
 
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