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Autore: darrencolfer    24/12/2014    5 recensioni
Natale. Blaine Anderson odiava il Natale.
Da quando suo padre era morto, la notte di Natale, tutto era – non fu lo stesso per nessuno dei Natali che vennero in seguito. Semplicemente – sì, lo odiava.
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“Vieni con me. Andiamo via da qui.” Gli disse occhi blu.
“Cosa?” Sussurrò Blaine con gli occhi spalancati. “Non ci conosciamo nemmeno.”
“Kurt. Ora ci conosciamo. Andiamo?” Gli chiese, porgendogli la mano.
Perché quel ragazzo così bello voleva portarlo via dalla festa? Se avesse accettato Wes non ne sarebbe stato felice, o forse sì. Sarebbe andato via con un ragazzo ed era quello che aveva cercato di fare da mesi ormai, forse avrebbe esultato, per poi cadere, come sempre.
“Tecnicamente non ci conosciamo ancora.” Blaine gli fece notare e Kurt sbuffò una risata. “Mi chiamo Blaine.” Gli disse sorridendo appena.
E occh- Kurt gli sorrise “Verrai con me, Blaine?” Gli chiese. Blaine annuì piano, senza nemmeno rendersene conto e prese la mano che gli aveva offerto.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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One shot non betata, il testo sarà sostituito, non appena betato.

A Je, 
perché è l'essere più adorabile del mondo.
Ti voglio bene, piccola.


Hand in Hand
 
Natale. Blaine Anderson odiava il Natale.

Da quando suo padre era morto, la notte di Natale, tutto era – non fu lo stesso per nessuno dei Natali che vennero in seguito. Semplicemente – sì, lo odiava.

*

“Wes, quale parte di non vengo alla festa, non capisci?”

“Il non, sinceramente.” Gli rispose Wes. “Andiamo Blaine, sarà divertente, potresti incontrare qualcuno.”

Ecco – Blaine Anderson, 19 anni, studente di musica al NYU – era certo sarebbe finita così. Il suo migliore amico cercava sempre di coinvolgerlo in quel tipo di feste – che non erano assolutamente il suo genere, ma ci andava lo stesso, perché, per qualche strana ragione, gli voleva bene.

Ciò che lo faceva davvero arrabbiare era come cercasse sempre di trovargli un ragazzo. Non importava quante volte gli avesse detto che lui era apposto così, che la sua anima gemella sarebbe arrivata quando entrambi sarebbero stati pronti. Forse poteva sembrare dolce la sua preoccupazione, ma non quando gli aveva organizzato un appuntamento con un tizio davvero disgustoso – “Wes, ha provato a baciarmi.” “E cosa ci sarebbe di male in questo?” “Aveva la saliva che gli colava dalla bocca.” – e dopo quella volta aveva smesso. Ma ora eccolo qui, pronto di nuovo ad propinargli un altro ragazzo.

“Certo Wes, come quel tizio. Davvero non vedo l'ora di conoscerlo.”

“Sei sarcastico, vero?” Blaine non gli rispose. “Sei sarcastico. Andiamo Blaine, per quanto tempo devi ancora rinfacciarmi quella storia?”

“Fino alla fine dei tempi.” Gli rispose. Non gli andava andare a quella festa, forse la storia del ragazzo contribuiva, ma questa volta non aveva voglia di essere coinvolto in qualche party selvaggio come quello del Natale scorso.

“Ti prego, Blaine, fallo per me. Sarà divertente, te lo prometto.” Il modo piagnucolante in cui aveva detto tutto ciò e gli occhi da cucciolo, di cui era sicuro che stesse facendo, anche dall'altra parte del telefono, lo conosceva troppo bene, lo convinsero.

“Va bene.” Pronunciò Blaine con un sospiro di rassegnazione. “Andiamo.”

“Sì, sì, sì.” Silenzio.

“Wes, stai bene?” Gli chiese preoccupato, sapeva quanto Wes potesse esaltarsi e inevitabilmente cadere.

“Sì.” Gli rispose con il fiatone. “Sto bene. Ti passo a prendere alle otto, okay?”

*

Wes, alle otto precise, era passato a prendere Blaine e ora si trovavano entrambi a questa festa – così rumorosa, di cui non conosceva nemmeno il padrone di casa.

Ne era già stufo ed erano passati solo quindici minuti. Si diresse verso il grande albero al centro della sala, erano pieno di lucine colorate e decorazioni. Pensare che il Natale era stata la sua festa preferita gli mise addosso una gran tristezza – aveva bisogno di aria, scaccio una lacrima solitaria che gli era caduta e andò verso le porti scorrevoli che lo avrebbero portato furori. Si appoggiò contro la ringhiera di quell’enorme balcone di quell'enorme appartamento.

“Ehi, stai bene?” Si voltò verso la voce che aveva parlato. E – oh mio Dio, due occhi blu, probabilmente gli occhi più blu che avesse mai visto, lo stavano fissando. Con la luce lunare riusciva a scorgere anche delle piccole sfumature verdi, erano, decisamente, gli occhi più belli che avesse mai visto.

“Sì.” Blaine sorrise. “Sto bene. Grazie.”

“Sei sicuro?” Gli chiese occhi blu. Blaine aveva deciso che lo avrebbe chiamato così, fino a quando non avrebbe scoperto il suo nome. “Ti ho visto triste prima, mentre eri davanti all'albero.” Continuò, indicando quello.

“Si, davvero, sto bene. Solo un po' di malinconia.” Gli disse. “Il Natale non è la mia festa preferita.” Spiegò, girandosi nuovamente verso New York. Quella città riusciva ad incantarlo e nonostante ci vivesse da più di un anno, non riusciva a stancarsene.

“Oh. Tutti amano il Natale.” Gli disse il ragazzo, di cui non conosceva ancora il nome, ma Blaine continuava a parlargli, perché – c'era qualcosa in lui. Non sapeva cosa, ma c'era.

“A quanto pare sono l'unico nel mondo.” Gli ripose acidamente, sorridendo amaramente.

Il ragazzo dagli occhi blu continuò a fissarlo, quasi a studiarlo, per cercare di entrare nella sua testa.

“Scusami.” Gli sussurrò Blaine. “Non volevo essere scortese, te l'ho detto il Natale non è la mia festa preferita.”

“Vieni con me. Andiamo via da qui.” Gli disse occhi blu.

“Cosa?” Sussurrò Blaine con gli occhi spalancati. “Non ci conosciamo nemmeno.”

“Kurt. Ora ci conosciamo. Andiamo?” Gli chiese, porgendogli la mano.

Perché quel ragazzo così bello voleva portarlo via dalla festa? Se avesse accettato Wes non ne sarebbe stato felice, o forse sì. Sarebbe andato via con un ragazzo ed era quello che aveva cercato di fare da mesi ormai, forse avrebbe esultato, per poi cadere, come sempre.

“Tecnicamente non ci conosciamo ancora.” Blaine gli fece notare e Kurt sbuffò una risata. “Mi chiamo Blaine.” Gli disse sorridendo appena.

E occh- Kurt gli sorrise “Verrai con me, Blaine?” Gli chiese. Blaine annuì piano, senza nemmeno rendersene conto e prese la mano che gli aveva offerto. Ritornarono dentro, recuperarono le loro giacche e Kurt gli condusse verso il grande ascensore che portava direttamente giù.

Wes gli vide, guardò confuso prima Blaine, poi passò il suo sguardo sull’intera figura di Kurt ed infine sulle loro mani intrecciate. Gli si aprì un sorriso sulle labbra, fece segno con i pollici che andasse bene e gridò a Blaine un ‘vai tigre’. Kurt gli chiese se lo conoscesse.

“No, mai visto prima.” Gli ripose.

L’ascensore si aprì con din ed entrarono, si guardarono di sottecchi nell’ascensore, senza slacciare le loro mani, era strano. Blaine conosceva quel ragazzo da quanto? Dieci, forse, quindici, minuti e non riusciva a lasciare quella mano. Arrivarono giù e Kurt gli condusse nella fredda New York, a scoprire cosa? Blaine non lo sapeva, ma si fidava, stranamente, di Kurt.

*

“Perché siamo a Times Square?” Chiese Blaine, osservando tutta quella gente che correva per fare gli ultimi regali di Natale.

“Blaine.” Gli disse Kurt, appoggiandogli le mani sulle sue spalle. “Osserva.” Gli sussurrò nell’orecchio.

Tutto quello che vedeva era la confusione e parecchi decorazioni di Natale, molto pacchiane a dire la verità. “Cosa dovrei osservare in particolare?” Gli chiese, davvero non riuscendo a capire. L’unica cosa che sentiva era il respiro di Kurt nel suo orecchio. Dio, cosa gli stava facendo quel ragazzo?

“Cosa vedi?” Continuò a sussurrargli Kurt nell’orecchio.

“Persone, davvero tante persone. Perché diavolo ci sono così tante persone? E perché si ricordano solo ora di fare i regali di Natale? Non dovrebbe essere qualcosa di speciale? Non so alle persone che ami dovresti farl-“ Kurt lo fece girare verso il suo viso e interruppe quel flusso di parole, baciando a stampo le sue labbra. “Perché cavolo mi hai baciato?” Gli chiese Blaine.

“Perché non la smettevi di parlare.” Gli sorrise Kurt.

“Baci tutti i ragazzi che non smettono di parlare?”

“Solo quelli più carini.” Kurt sorrise. “E perché sei un idiota e non osservi.”

“Non sono un idiota e non baciarmi più.” Controbatté Blaine.

“Sì. Okay. Ora voltati e osserva, per davvero.” Gli ordinò Kurt.

Blaine si voltò e riprese ad osservare, mise in secondo piano tuta le gente e semplicemente guardò. Tutte quelle decorazioni che addobbavano le vetrine, gli ricordavano così tanto quelle della sua casa in Ohio, le luci erano tantissime, simili alle luce che il suo papà metteva sulla veranda di casa Anderson.

Il suo papà, gli mancava così tanto. Si girò verso Kurt, con gli occhi lucidi. “Grazie.” Mormorò.

Kurt gli sorrise, mostrando i suoi dentini. “Non c’è di che. Cominci a sentire l’atmosfera di Natale?” Gli chiese piano.

“Sì, decisamente.” Rispose Blaine, voltandosi ancora una volta verso le vetrine.

Kurt lo osservò, così semplicemente, il suo piano stava funzionando, Blaine era così bello e non meritava la tristezza. Per questo stava facendo tutto quello, per ricordare a Blaine, quanto il Natale fosse bello. Gli prese la mano. “Andiamo, ti porto in un posto.” Gli disse Kurt, sorridendo.

“Dove?” Chiese Blaine, sorridendo anche lui. Dio, quel ragazzo lo stava distruggendo, lui sorrideva e sorrideva anche Blaine. Prima, le sue labbra, solo per quel contatto così ravvicinato, aveva sentito i fuochi d’artificio e non era mai, mai, successo prima. Con nessuno.

Kurt sorrise furbo. “È una sorpresa.” E corsero, come se fossero due ragazzini, tra le strade innevate di New York.

*

Blaine era semplicemente a bocca aperta, andava sempre a Central Park, anche durante il Natale, ma non lo aveva mai visto sotto quella luce. Di sera acquisiva già una certa bellezza, ma la vista delle tantissime lucine che la decoravano erano – forse incredibili, si avvicinava a ciò che Blaine voleva esprimere.

Kurt lo osservava, aveva visto in Blaine qualcosa di particolare, non riusciva nemmeno lui a capire cosa fosse, ma era qualcosa di bello. E Dio, i suoi occhi. Quegli occhi che lo avevano completamente conquistato. Non sapeva nemmeno lui perché stava facendo tutto questo per un ragazzo che nemmeno conosceva, ma tutti dovevano amare il Natale, anche Blaine. Lui più di tutti.

Dio, Kurt, è la cosa più bella che abbia mai visto.” Sussurrò Blaine, voltandosi verso Kurt. Subito dopo te, pensò. Perché cavolo stava pensando quello? Non conosceva Kurt, non sapeva se fosse un serial killer o un maniaco, ancora non si spiegava il motivo per cui ora si trovava a Central Park e ora stavo pensando a quanto fosse bello. Che cavolo gli era saltato per la testa?

Kurt gli chiese se fosse tutto okay, avendo visto il suo volto accigliato. “Sì. Stavo solo pensando.” Sorrise.

“A me?” Gli chiese Kurt, avvicinandosi cautamente.

“Nei tuoi sogni probabilmente.” Detto quello si girò nuovamente verso quel grande albero che troneggiava su tutta Central Park. Si sentiva osservato, sapeva che Kurt lo stava studiando, come se fosse qualche progetto, di cui doveva trovare quella che sembrava essere la soluzione più difficile di tutto il mondo scientifico.

“Appena hai finito di guardarmi, come se fossi un alieno, possiamo andare in quella caffetteria laggiù?” Chiese Blaine, non voltandosi e continuando a guardare il meraviglioso panorama che aveva davanti ai suoi occhi.

Kurt sembrò risvegliarsi, sussurro un ‘certo’ scuotendo la testa, prese per mano Blaine e si incamminarono.

Blaine guardò le loro mani allacciate, perché diavolo provava piacere nell’avere la mano di Kurt intrecciata alla sua?

Passo gli occhi su tutta la figura di Kurt e alla fine guardò il suo viso, concentrandosi sulla pelle così bianca, simile al colore della neve, quel naso all’insù, così perfetto, le labbra piene e rosa ed, infine, gli occhi. Dio, gli occhi erano, forse, la parte che preferiva di Kurt. Era bellissimo e ancora non comprendeva, perché quel ragazzo così bello, lo stesse portando in giro, ricordandogli quanto fosse bello il Natale.

Non conosceva Kurt, ma non voleva vederlo allontanarsi da lui.

*

Entrarono nella caffetteria mano nella mano, decisero di sedersi ad un tavolino accanto alla grande finestra che mostrava una piccola parte di Central Park e ordinarono due cioccolate calde. Kurt non aveva smesso di fissarlo neppure per un secondo, continuando a studiarlo.

“Puoi chiedere, se vuoi.” Mormorò Blaine, sorridendo.

Kurt sembrò risvegliarsi, lo fisso, dritto negli occhi, per pochi secondi e annuì piano. “Perché odi il Natale?” Gli chiese Kurt, sapendo di cogliere di sorpresa Blaine.

Blaine sussultò, sapeva che questa domanda sarebbe arrivata, ma non l'aspettava come prima. Abbassò la testa e quel tavolino era diventato di grande interesse per i suoi occhi, non seppe per quanto tempo rimasero così, in silenzio, con Kurt che l'osservava incuriosito. La sua mano fu sfiorata dalla mano di Kurt, ma subito venne ritirata, quasi avendo paura di fare qualcosa di sbagliato. Blaine la prese e intrecciò le sue dita con le proprie. Non voleva che quella mano andasse via e non voleva neppure, che andasse via, colui a cui apparteneva.

“Non ho mai detto che odio il Natale. Solo – non dei bei ricordi.” Sussurrò Blaine, alzando nuovamente il capo e fissando Kurt in quegli occhi così blu.

Oceano e tramonto.

“Oh.” Mormorò Kurt. “Blaine, se non ne vuoi parlare, va bene. Non mi devi nulla.” Gli disse, non distogliendo lo sguardo.

“No. Voglio.” Disse frettolosamente Blaine, ricoprendo con l'altro mano le loro mani già legate. “Davvero. Solo – non è una storia così felice e non voglio intristirti.”

“Te l'ho chiesto. Ora, parla.” Pronunciò deciso Kurt.

Blaine lo fisso stupito di come quel ragazzo fosse piombato nella sua vita e ora voleva solo conoscerlo, senza doppi fini. “Okay.” Sorrise, facendo sorridere anche Kurt.

Abbassò la testa e sussurrò, così piano da farlo arrivare solo all'orecchie di Kurt. “Sono sempre stato legato a mio padre. Era la mia roccia, colui con cui potevo parlare liberamente” Incomincio. “È stato il primo a sapere che fossi gay e non ha detto niente. Mi ha abbracciato e ha continuato a leggere il suo libro. Era un padre fantastico, non avrei potuto chiedere di meglio.” Alzò la testa e guardò un punto indistinto. “È morto due anni fa. Per un'incidente stradale. Un fottuto coglione non l'ha visto e l'ha investito. Non hanno fatto nulla per poterlo salvare.” Ritornò con lo sguardo verso Kurt, con gli occhi un po' lucidi. “Era il giorno di Natale.”

Kurt ricoprì con l'altra mano libera il loro intreccio e poteva apparire buffo per qualcuno, avevano legato entrambe le loro mani in un intreccio che conoscevano solo loro.

“Ti capisco, Blaine. Davvero.” Mormorò Kurt “Ho perso la mia mamma quando avevo otto anni. Era la mia roccia.” Disse Kurt, sorridendo tristemente.

Blaine lo guardò, non gli aveva detto nessuna frase di circostanza, nessun ‘mi dispiace’, lo capiva davvero, capiva come ci si sentisse a perdere un genitore, la propria roccia.

Quel momento così intimo fu interrotto dall'arrivo delle loro cioccolate e districarono le loro mani. Bevvero in silenzio, Kurt immerse un dito nella panna e se lo portò alla bocca, succhiando leggermente, Blaine non smise di fissarlo neppure per un secondo, sentendo i suoi pantaloni stringersi, Kurt lo fissò incuriosito, inarcando un sopracciglio, Blaine abbassò lo sguardo, arrossendo leggermente.  Che cavolo gli stava succedendo?

Restarono in silenzio per alcuni minuti, solo bevendo le loro cioccolate, fu Blaine a rompere il silenzio. “Perché stai facendo tutto questo, Kurt?” Chiese Blaine, cogliendo di sorpresa Kurt, che sussultò leggermente.

“Non capisco.” Disse, infatti, Kurt.

“Perché stai facendo tutto questo, Kurt?” Ripeté Blaine. “Perché mi porti in tutti questo posti, facendomi piacere il Natale come se fosse una missione per te. Non ci conosciamo nemmeno. Solo – perché per me?”

“Perché il Natale è una delle cose più belle che ci sono in questo mondo.” Ripose Kurt. “E tu, ti meriti tutte le cose belle, Blaine.” Disse Kurt con le guance un po’ rosse, facendo sussultare Blaine.

Blaine lo fissò, non si aspettava una risposta del genere. Come poteva? Aveva conosciuto Kurt solo due ore prima e ora lo guardava come se fosse la cosa più bella che gli fosse capitata.

“Anche tu le meriti, Kurt. Tutte quante.” Gli disse Blaine, sorridendo.

Kurt abbassò lo sguardo verso la sua tazza di cioccolata ormai vuota. Ci si poteva innamorare di un ragazzo conosciuto solo due ore prima? Alzò lo sguardo verso Blaine e lo vide intento a leccarsi i baffi di panna. Sorrise. Forse, si rispondeva Kurt. Forse poteva innamorarsi.

“Andiamo?” Chiese Kurt a Blaine, dopo che questo aveva finito di ripulirsi.

“Dove andiamo ora?” Gli chiese incuriosito, sorridendo ampiamente.

“In un posto.” Ripose Kurt, rimanendo sul vago.

“Andiamo, nemmeno un indizio. Uno piccolino?” Gli chiese Blaine, sfoggiando i suoi migliori occhi da cucciolo.

“No.” Ripose convinto Kurt, facendo imbronciare Blaine. “Ti prometto che ti piacerà.” Gli sorrise, porgendogli la mano. Blaine la prese, senza nessun tipo di esitazione.

*

Appena vide la pista di pattinaggio, Blaine gettò la testa all’indietro e rise, una risata vera, non di circostanza o finta, era solo - vera e Kurt pensò che non ci fosse spettacolo più bello.

Blaine amava le piste da pattinaggio, quando era piccolo, forse cinque o sei anni, suo padre lo portava sempre e non importavano le tantissime cadute, lui era sempre lì, pronto a prenderlo. Si voltò verso Kurt e lui lo guardava come se fosse la cosa più bella del mondo, si fissarono per alcuni minuti, avvicinandosi parecchio, bastava un singola mossa e avrebbero annullato quella ridicola distanza e Kurt lo stava per fare, ma fu interrotto da suono così forte da fargli risvegliare entrambi.

“Pattiniamo?” Chiese Blaine, non smettendo di fissare le labbra di Kurt.

“Sì.” Mormorò piano Kurt.

Blaine si voltò verso la piccola casa di legno, dove era possibile noleggiare i pattini, ne prese un paio della propria misura e si voltò dietro di lui, per vedere Kurt. Era ancora lì, nello stesso punto in cui l’aveva lasciato prima, lo chiamò e Kurt si avvicinò.

“Tutto okay?” Gli chiese Blaine. Kurt annuì e anche lui prese un paio di pattini. Se gli allacciarono in silenzio e insieme si avvicinano alla distesa di ghiaccio, Blaine cominciò a pattinare subito, lasciando Kurt indietro. Non vedendo raggiungerlo, tornò verso di lui. “Perché non vieni?” Gli chiese.

“Non lo so fare.” Sussurrò pianissimo Kurt. Blaine scosse la testa, sorridendo, prese le sue mani e lo condusse sulla pista piano.

“No. No. No. Blaine, non voglio morire.” Disse Kurt, cercando di tirarsi indietro.

“Oh, ma sta zitto. Non morirai, idiota.”

“Ehi.” Kurt lo schiaffeggiò su un braccio. “Non sono un’idiota.”

“Sì, lo sei.” Disse Blaine, sorridendo. “Ma ti aiuterò lo stesso.”

Lo portò da un lato, in modo che potesse aggrapparsi al bordo della pista accanto a lui. Camminarono pianissimo e Blaine non lasciò neppure per un secondo la mano di Kurt e lui non smise di stringerla così forte, fidandosi ciecamente. Non sapeva nemmeno lui come era arrivato a fidarsi di quel ragazzo così presto.

Blaine non smise di guardarlo, sussurrandogli piccoli incoraggiamenti e quando vide Kurt quasi sicuro di se stesso, cercò di lasciare andare la stretta della sua mano, ma lui lo fermò. “Non ti azzardare. Non ti azzardare a lasciare la mia mano, Blaine.” Aggrappandosi ancora più forte.

Blaine rise. “Dovrai farlo prima o poi, Kurt.”

“Quel giorno non è oggi.” Blaine lo guardò, cosa stava dicendo che ci sarebbero stati incontri altri fra di loro? Dio, ci sperava, quel ragazzo l’aveva completamente conquistato e non era mai capitato con nessuno dei ragazzi che aveva avuto in precedenza, due, non erano così tanti e non aveva nessun tipo di esperienza in amore, ma poteva giurare sui suoi papillon che con nessuno si era sentito così e non l’avrebbe fatto con nessun’altro. Era totalmente e inevitabilmente conquistato da Kurt e non se ne pentiva neppure per un secondo.

Continuarono a camminare in quel modo ancora per un po’, Kurt era pronto a pattinare da solo e quella volta lo avvertì. “Kurt, ti lascio andare ora.”

“No, Blaine, ti prego, non lasciarmi.” Lo guardava con occhi supplicanti, come se ne andasse della sua vita.

“Ti giuro che non cadrai. Sei pronto.” Gli disse Blaine, guardandolo fisso negli occhi e annegandoci dentro.

Kurt annuì piano, per niente sicuro di quello che Blaine stava dicendo, ma si fidava di lui, perciò allentò la presa.

Blaine sorrise e si allontanò di qualche passo, portandosi a pochissima distanza da Kurt “Vienimi incontro.”

Kurt annuì, lasciò andare anche la presa dal bordo e barcollando leggermente, si diresse pianissimo verso Blaine. “Sto pattinando, Blaine.” Esclamò Kurt felicissimo.

“Sì, lo stai facendo.” Gli rispose Blaine, sorridendo ampiamente. Dio, Kurt era così bello, mentre pattinava in quel modo così buffo, ma lo stava facendo e sapere che era stato lui a riuscire a fare tutto ciò, non poté che scaldargli il cuore e riempirlo d’orgoglio.

Kurt lo fissò, era vicinissimo a lui, mancava davvero poco, Kurt lo fissò trionfante, ma non si accorse di non aver posizionato i piedi correttamente e inciampò, sarebbe caduto di faccia sul ghiaccio freddo, ma le braccia di Blaine lo avvolsero completamente.

“Ti tengo.” Gli sussurrò Blaine, continuando ad avvolgere Kurt con le sue braccia. Lui annuì, non distogliendo gli occhi dalle sue labbra. Blaine se ne accorse, lo strinse più forte e avvicinò lentamente il proprio volto al suo, per poterlo finalmente assaggiare quelle labbra, ma ancora una volta furono interrotti da una ragazzo che correva sulla pista non accorgendosi di dove loro fossero.

Si ritrovarono stesi sul ghiaccio con Kurt sopra Blaine, si guardarono per pochi attimi, in silenzio, e dopo risero, così forte, proprio lì, stesi sul ghiaccio freddo, risero fino a non avere più fiato. Ed era così bello ridere con Kurt. Lui era così bello quando rideva così spensierato. Era la cosa più bella che Blaine avesse mai visto.

Kurt si alzò lentamente e con una grazia che non sapeva di possedere e Blaine non poté che guardarlo ammirato come se fosse una creatura mistica, non importava quante volte se lo era ripetuto, ma Kurt era così bello.

Gli offrì una mano, forse era la quinta volta che Kurt lo faceva, anche quella volta Blaine l'aveva presa, l'aveva sempre fatto quella sera, ogni singola volta, fidandosi ciecamente di quel ragazzo che aveva preso il suo cuore per custodirlo, diventandone padrone.

Non appena Blaine fu in piedi si accorse di essere un po’ più basso rispetto a Kurt, era qualcosa che aveva sempre odiato, perché la gente era cattiva, giudicava e rideva – “Oh Blainey sei così basso che non arrivi al tuo armadietto” – ma con Kurt era bello, divertente, sapere di essere di essere lui ad alzarsi sulle punte per poterlo baciare sulle labbra o sul collo. Sembrava un maniaco, ma non aveva mai avuto così tanta voglia di baciare qualcuno come l'aveva con Kurt.

Delle note famigliari interruppero i suoi pensieri. “Amo questa canzone.” Lo precedette Kurt.

“Cantala con me.” Gli sussurrò piano Blaine.

“Cosa? Qui?” Gli chiese stupido, spalancando quei grandi occhi blu che lo distraevano sempre.

“Sì.” Sorrise Blaine e con quello di voltò, cominciando a pattinare e a intonare i primi versi.

Ba do ba do bow bow bow ba dow
Ba do be do bow bow bow ba dum
I'm dreaming of a white Christmas
Just like the ones I used to know
Where the tree tops glisten
And children listen
To hear sleigh bells in the snow
The snow
 
Blaine pattinò per la pista, mentre cantava i primi versi di White Christmas, passando tra la gente che lo guardava incuriosita.

I'm dreaming of a white Christmas
With every Christmas card I write
May your days, may your days, may your days be merry and bright
And may all your Christmases be white
Woah woah

Blaine cantò la strofa successiva, continuando a pattinare, Kurt lo fissava da lontano, non riuscendo a muoversi da lì, ero incantato dalla voce di Blaine. Era così bella.

I am dreaming of a white Christmas
Just like the ones I used to know
Where the tree tops glisten
And children listen
To hear sleigh bells in the snow
Woah (Bow be do be do)

Kurt si introdusse, cogliendo di sorpresa Blaine, che lo guardava meravigliato. Dio, Kurt aveva la voce più bella che avesse mai sentito, era così limpida e – bella, non c’erano parole per descriverla, era semplicemente perfetta, come lo era tutto di lui. Si stava innamorando di quel ragazzo?

Kurt lo affiancò sorridendogli e se c’era qualcosa di più bello della voce di Kurt era il suo sorriso. Lo amava. Forse, si stava innamorando di Kurt.

I, I'm dreaming of a white Christmas
With every Christmas card I write (yeah, yeah, yeah)
May your days be merry and bright
And may all your Christmases be white

E quando cantarono insieme, le loro voci insieme erano semplicemente perfette. Blaine non aveva parole per descrivere tutto quello che stava provando in quel momento, le loro voci si armonizzavano perfettamente e se non si fosse trovato su una pista di pattinaggio con parecchia gente che lo fissa, si sarebbe messo a saltare come una tredicenne. Giunse verso il centro della pista, per essere raggiunto da Kurt e sarebbe caduto sul ghiaccio se Blaine non l’avesse preso per mano e avvicinato verso sé.

I'm dreaming of a white Christmas
Doom beam doom doom doom doom be do do

Erano vicinissimi, Blaine cantò gli ultimi versi e pensava seriamente che forse quella volta l’avrebbe baciato, ma decise di andare via, pattinando dalla parte opposta, lasciando lì Kurt che lo fissava incredulo. Finirono la canzone prolungando la ‘o’ finale e la gente attorno a loro applaudì, Kurt e Blaine si fissarono, sorridendosi a vicenda.

“Hai la voce più bella che abbia mai sentito” gli sussurrò Blaine, facendo abbassare lo sguardo imbarazzo di Kurt.

“Andiamo” gli disse Kurt, guardandolo di nuovo negli occhi. “Devo portati ancora in un posto” porgendogli, ancora, la mano, Blaine la prese, come aveva fatto tutte le volte quella sera. Lasciarono i pattini e andarono via, mano nella mano.

*

Continuarono a tenersi per mano per tutta la durata della loro camminata, passeggiavano per le vie di New York e se qualcuno si fosse soffermato con più attenzione su di loro, sarebbero parsi una coppia. Si scambiavano sguardi fugaci, appena Blaine si voltava per osservare Kurt, lui distoglieva lo sguardo velocemente, soffocando una risata. Era divertente.

Non stettero in silenzio, parlarono, si conobbero meglio. Parlarono delle loro famiglie e Kurt parlò dei bulli. “C’era questo tizio di Netherland che mi ha reso la vita un inferno.” Disse Kurt, riportando alla luce ricordi che non erano del tutto piacevoli, ma, non capiva il motivo, voleva raccontare ogni cosa a Blaine, anche quelle meno belle.

“Mi spintonava contro gli armadietti, ho avuto segni dietro la schiena fino alla fine del liceo, ma c’è stato di peggio.” Disse voltandosi per guardare Blaine. “Mi ha baciato, un giorno, nello spogliatoio. Ero particolarmente arrabbiato quel giorno, lo seguì, gli disse che nonostante il suo bullismo non avrebbe cambiato quello che ero e poi mi baciò.” Poteva scorgere rabbia negli occhi di Blaine, gli strinse un po’ più forte la mano. “È stato il giorno più brutto della mia vita.” Disse abbassando lo sguardo.

Blaine fermò entrambi, si portò di fronte a Kurt e gli alzò il mento con due dita. “Sei stato coraggioso.” Gli soffiò sulle labbra. “Hai avuto coraggio. Io no, Kurt. Sono scappato al primo spintone, tu no. Sei rimasto, hai combattuto.” Kurt aveva gli occhi lucidi, nessuno gli aveva mai detto qualcosa del genere. “Credo che sia una delle cose più belle che ci possa essere in una persona.” Blaine disse a Kurt, asciugandogli una lacrima che gli era sfuggita.

Kurt si coprì il volto imbarazzato. “Scusami, odio piangere davanti alle persone.”

Blaine gli tolse le mani dal viso. “Anche quando piangi sei bellissimo.” Gli disse, arrossendo leggermente. Kurt, lo fissò, con le guance rosse, ma non distogliendo gli occhi dai suoi.

“Andiamo?” Gli chiese Blaine. Kurt annuì “Andiamo”

*

Giunsero al Rockefeller Center quando mancava davvero poco a mezzanotte, il grande albero troneggiava al centro della strada. La gente accerchiata attorno a un palco, sul quale stava suonando una band che non era così male.

Kurt e Blaine si fermarono in angolo impreciso, un po’ più nascosto, rimasero in silenzio per alcuni minuti, ascoltando solo la musica che era riprodotta. Fu Blaine ad interrompere il silenzio “Grazie.” Disse solamente, suscitando l’interesse di Kurt che lo guardò con un sopracciglio inarcato. “Grazie per questa bellissima serata.” Continuò. “Davvero. Se non ti avessi incontrato, probabilmente, ora, sarei sul mio divano a leggere qualcosa.” Sorrise, pensando che sarebbe, sicuramente, andata così se Kurt non l’avesse portato in giro per New York. “Solo – grazie.”

Kurt sorrise, quel ragazzo era l’essere più adorabile del mondo. “Non devi ringraziarmi, Blaine.” Kurt gli disse. “La mia missione era quella di farti ricordare quanto il Natale fosse bello. Credo di essersi riuscito, no?” Gli chiese, sorridendo ampiamente.

“Si.” Gli rispose Blaine, ricambiando il sorriso. “Ci sei riuscito benissimo.”

Si fissarono sorridendosi fino a quando le campane suonarono la mezzanotte, la gente attorno a loro gridava, si abbracciava scambiandosi auguri, anche con persone che non conoscevano e c’erano Kurt e Blaine che non smisero di guardarsi nemmeno per un attimo, si mossero nello stesso momento e si ritrovarono l’uno nelle braccia dell’altro. Si abbracciarono stretti ed entrambi sentirono qualcosa di strano, sembrava così casa.

“Buon Natale, Kurt.” Gli sussurrò Blaine nell’orecchio di Kurt.

“Buon Natale, Blaine.” Ricambiò Kurt, non allontanandosi l’uno dalle braccia dell’altro. Non seppero quanto rimasero così, in quella posizione, forse minuti, forse ore. Quando si staccarono gran parte della gente era andata via, si fissarono per un po’, oceano e tramonto.

“Sarà il caso che vada, si è fatto tardi.” disse Kurt e Blaine annuì.

Naturalmente Kurt doveva andare via, aveva passato una delle serate più belle di tutta la sua vita e Kurt era semplicemente perfetto. Kurt si stava allontanando, camminando all’indietro, non distogliendo gli occhi da quelli di Blaine, fino a quando non andò a sbattere contro qualcuno. Blaine rise così forte, mentre Kurt si scusava in ogni modo con il tizio. Blaine continuò a ridere e Kurt lo guardò truce e lui smise di ridere immediatamente.

Si fissarono così per un po’ e Blaine, davvero, non seppe dove trovò il coraggio, ma se non l’avrebbe fatto in quel momento, non ci sarebbe riuscito mai più e se ne sarebbe pentito per il resto della sua vita. Corse incontro a Kurt, prendendogli il viso fra le mani e lo baciò.

Finalmente, pensò Blaine. Aveva aspettato quel momento per tutta la serata, dal primo momento in cui aveva visto Kurt e, sì, si era arrabbiato all’inizio, quando Kurt lo aveva baciato per farlo stare zitto, ma diavolo ora era tutto più magico.

Le labbra di Kurt si muovano contro le sue, aveva portato le sue braccia dietro al suo collo, mente giocava con i capelli più corti dietro la nuca, mentre le proprie mani erano ancora sulle sue guance fredde. Dio, le labbra di Kurt erano qualcosa di unico, ne amava la consistenza, il sapore ed erano le labbra più morbide che avesse mai baciato. Si baciarono per quelli che sembrarono minuti interi, quando, invece, erano passati solo pochi attimi, si staccarono, poggiando le loro fronti l’una contro l’altra. Si sorrisero a vicenda, sembravano due sedicenni al loro primo bacio.

“Finalmente.” Sussurrò Kurt, non smettendo di sorridere, Blaine rise. Restano in quella posizione, lasciandosi qualche bacio, di tanto in tanto. Blaine non riusciva più a staccare le labbra da quelle di Kurt. Sorrise per questo.

“Dammi il tuo cellulare.” Gli ordinò Kurt, distanziandosi leggermente da lui. Blaine glielo passò confuso, Kurt ci scrisse qualcosa sopra e dopo glielo restituì.

“Ti passo a prendere domani alle sei, ti ho scritto il mio numero, così potrai mandarmi il tuo indirizzo.” Gli disse, sorridendogli. Blaine ricambiò, sorridendo apertamente, mostrando i suoi denti bianchi.

“Ci vediamo domani.” Gli disse Kurt, intrecciando la sua mano con quella di Blaine.

Sorrise. “Ci vediamo domani, bel ragazzo.” Gli disse Blaine e Kurt rise per ‘bel ragazzo’, gli diede un ultimo bacio e non lasciò la sua mano fino a quando non gli fu impossibile, Kurt andò via, lasciandolo lì, sorridendo da solo.

Si toccò le labbra e sorrise ancora di più, fisso la sua mano, quella mano che lo aveva condotto per tutta New York, la mano che aveva sempre intrecciato con quella di Kurt e se possibile, sorrise ancora di più. Non sapeva dove tutto quello lo avrebbe portato, se con Kurt potesse avere un futuro, per due mesi o due anni, ma quel ragazzo lo aveva conquistato in sole quattro ore, era speciale. Non vedeva l’ora di scoprire dove l’avrebbe portato tutto questo e forse ne avrebbe assaggiato un parte già a partire da domani. Sorrise e andò via con il cuore un po’ più leggero.

 
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Un applauso per tutti coloro che sono arrivati fin qui. Siete i più belli *passa marshmellows*
Davvero, grazie per aver letto tutto questo, sinceramente io non l'avrei mai fatto, perciò grazie. 
Un grazie un po' più speciale va alle miei personcine Fra, Elena, Rob, Mary e Je.
Come sempre ringrazio la mia beta, Fede.
E un grazie grandissimo va a tutti a voi, coloro che hanno letto le mie cavolate e a coloro che lo faranno.
Buna Vigilia e Buon Natale a tutti voi. 
Ci sentiamo il prossimo anno.
A presto.


 
   
 
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