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Autore: Seekerofdreams_    24/12/2014    4 recensioni
La voce nel silenzio è una OS dedicata a tutte quelle persone che hanno subito una perdita e hanno ricominciato.
Louis fa visita al reparto di oncologia pediatrica in un ospedale e si troverà ad affrontare qualcosa più grande di lui.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La voce nel silenzio

 

 

 

 

Le pareti del corridoio dell'istituto d'accoglienza per bambini malati di cancro di Doncaster, erano di un tenue rosa pesca. Il colore non era stato scelto a caso, no, l'avevano scelto per il suo significato, si diceva che fosse in grado di alleggerire la mente e allontanare i pensieri negativi.

E forse era quello di cui tutti avevano bisogno in quel posto, dove i bambini lottavano per la vita e le famiglie si nascondevano per versare qualche lacrima.

Tra quei corridoi e quelle stanze la Dottoressa Horden passava intere giornate, aveva 25 anni, si era laureata da pochissimo tempo ma la sua brillante carriera universitaria e la sua voglia di aiutare il prossimo, avevano fatto si che si ritrovasse ad affiancare alcuni tra i più rinomati pediatri dell'Inghilterra.

Meredith, era questo il suo nome, aveva lunghi capelli biondo cenere, due vispi occhi verdi e un sorriso dolcissimo sempre sulle labbra.

In quei mesi aveva stretto una bella amicizia con Johannah, l'infermiera che la accompagnava quotidianamente nelle visite di rito.

Conosceva la sua storia, sapeva che suo figlio era molto famoso, Meredith non nascondeva neanche che alcune canzoni le piacessero.

Era abituata ad ascoltarle lungo i corridoi del reparto, poiché tutte le bambine e i bambini adoravano cantarle e aspettavano con ansia che Louis li andasse a trovare come era solito fare quando aveva un po' di tempo a disposizione.

Da quando la dottoressa Horden aveva preso servizio in quell'ospedale però, Louis non si era ancora fatto vedere, ma Johannah nell'ultima settimana aveva un sorriso decisamente insolito.

 – Che succede? – le chiese curiosa mentre si accingevano a prendere le cartelle dei pazienti per il giro di controllo.

Jay, come era solita farsi chiamare dagli amici, sorrise – Oggi sarà un giorno speciale – disse.

La curiosità, tutti lo avevano imparato, era il peggior difetto di Meredith, così nessuno si meravigliò quando per il restante turno di visite non fece altro che chiedere spiegazioni alla povera donna, arrivando perfino ad inginocchiarsi qualche volta, scatenando così le risate dei bambini presenti.

Meredith sorrise, facendo anche la cosa più tragica di quella che era, per sentire ancora i bambini ridere, era nata per quel posto, ne era fermamente convinta.

Jay la tirò su afferrandola dolcemente e le sorrise – Non ti dirò nulla – disse lasciandole un buffetto materno sulla testa ed entrando nella stanza numero 118 per cambiare la flebo ad una bellissima bambina di nome Audrey.

Audrey aveva otto anni, dei magnifici occhi azzurri e un sorriso sulle labbra nonostante la malattia degenerativa che la costringeva a letto.

 – Come va oggi principessa? – chiese la dottoressa entrando in stanza sorridendo e avvicinandosi a lei.

La bambina le sorrise e – Oggi è un giorno speciale – disse cogliendo di sorpresa la dottoressa che mentre controllava la temperatura del corpo della bambina la guardò accigliata e – Cosa sai che io non so? – chiese facendo finta di minacciarla con il termometro.

La bambina tossicchiò prima di sorridere, Meredith guardò Johannah preoccupata.

In quell'ospedale Audrey la conoscevano tutti, tutti conoscevano la sua storia e tutti si impegnavano per farle vivere quei giorni in serenità e pace, facendola divertire.

Quando Meredith era arrivata si era affezionata subito a quella bambina e sapere che per lei non c'era più niente da fare, la faceva star male.

 – Oggi viene a trovarmi un principe – disse la bambina sottovoce per non farsi sentire dagli altri.

La dottoressa Horden la guardò e – Veramente? – disse stando al gioco – E come si chiama questo principe? – continuò.

Audrey fece per rispondere ma – Louis – sentirono dire da una voce dolce.

Meredith si voltò, conosceva Louis, aveva visto un sacco di foto ma quegli occhi azzurri dal vivo erano tutta un'altra cosa.

Il ragazzo sorrise dolcemente, prima di dedicare le sue attenzioni alla bambina – Allora principessa – disse – Come stai oggi? –.

 – Bene Lou, sapevo che saresti venuto a trovarmi – disse dolcemente Audrey.

Louis la conosceva fin dall'inizio, erano ormai tre anni che la bambina veniva ricoverata costantemente in quell'ospedale ed inevitabilmente il ragazzo si era legato a lei.

Aveva sempre un occhio di riguardo per lei, portandole doni ogni volta che poteva e infatti – Guarda un po' cos'ho qui – disse tirando fuori un pacchettino rosso con il nastro dorato.

Si era impegnato il giorno prima ad incartare il cd con cura e il sorriso enorme sul viso di Audrey fece tremare il cuore dei presenti.

 – Dottoressa Horden, Louis mi vizia, mi porta sempre i regali della band – disse la bimba aprendo il pacchetto e passando la mano sulle firme autentiche dei ragazzi sulla copertina dell'album.

 – Allora deve volerti proprio bene – rispose la ragazza lasciandole una carezza.

La bimba annuì e chiuse lentamente le palpebre.

Era rimasta sveglia tutto il giorno in attesa di Louis così adesso di era rilassata e aveva bisogno solo di dormire.

Johannah lanciò un'occhiata al volo a Meredith e lei annuì.

Uscirono dalla stanza seguite da Louis – Vado a prendere un caffè al bar e lo porto su, ok? – disse Johannah dopo aver depositato tutto sul carrello.

Louis annuì e – Io vado a salutare gli altri bambini – disse.

 – Certo, Meredith può accompagnarti – disse sua madre e la dottoressa annuì.

Quando la donna sparì dietro l'angolo del corridoio Louis si voltò verso Meredith e le sorrise. Forse per la seconda volta durante la giornata la ragazza si sentì mancare, eppure aveva fatto tutte le analisi da poco, stava bene.

 – Come ti trovi qui? Mamma mi parla spesso di te – disse Louis aprendo la conversazione.

 – Mi trovo bene, adoro quello che faccio ed è questo quello che conta – disse – Giusto? –

Louis annuì – Già, è fondamentale. Adoro anche io venire qui quando riesco a ritagliarmi un po' di tempo, mi piace vedere i sorrisi sui volti dei bambini – confessò.

 – E' proprio per questo che ho deciso di diventare una pediatra, in realtà ero indecisa se fare questo o l'insegnante di asilo – disse perdendosi nei ricordi.

 – Insomma, tutto purché ci siano i bambini – sorrise il ragazzo.

Meredith annuì e fece spazio a Louis per entrare in un'altra stanza.

Jake e Dan erano due gemellini ricoverati da poco nell'ospedale così Louis si divertì a farsi raccontare la loro storia e – Comunque tu sei il nostro preferito – dissero i piccoli mentre il ragazzo regalava loro un sacchetto di caramelle.

Louis si aprì in un sorriso sincero, sentiva il cuore riempirsi di gioia, amava portare gioia, amava far ridere le persone e quando riceveva qualcosa in cambio si sentiva bene.

Era fatto così, aveva bisogno di farsi notare Louis, aveva bisogno di sentirsi amato e di sentirsi dire che stava andando bene e non perchè era insicuro, no... semplicemente era fatto così.

Era buono Louis e si aspettava che il mondo ricambiasse e lo fosse a sua volta con lui.

 – E tu ascolti la nostra musica? – chiese a Meredith.

 – In questo ospedale si sente solo la vostra musica, quindi l'ascolto anche io – disse la ragazza.

 – E ti piace? – chiese ancora.

Meredith annuì – Molto, siete davvero bravi, prima o poi verrò a vedervi in concerto – disse sorridendo.

Louis sembrò pensarci qualche minuto per poi dire – Mh, stavo pensando ad una cosa... ma niente, lasciamo stare – concluse.

Rise sotto i baffi aspettando la risposta della ragazza, sua madre gli aveva raccontato che era molto curiosa così quando sentì – Oddio no, ora voglio sapere – scoppiò a ridere.

 – Louis non sei simpatico – disse Meredith.

Ma una risata sfuggì anche a lei, in fondo come si faceva a non farsi trasportare dal rumore assordante delle risa di quel ragazzo adulto solo all'anagrafe?

 – Jay ti ha detto del mio problema con la curiosità – affermò.

Louis annuì e le sorrise – Ma tranquilla, con me il tuo segreto è al sicuro – disse facendole l'occhiolino, per poi entrare ed urlare un – Danielle da quanto tempo – alla ragazzina irlandese della stanza 120.

 

Passarono due ore a salutare i bambini del reparto, Louis si fermò a preparare con loro l'albero di Natale visto che mancava ormai poco alla festività, indossò un cappellino rosso da Babbo Natale e fischiettava allegramente qualche canzoncina natalizia per far divertire i bambini. Meredith si fermò qualche istante con le cartelle tra le braccia a guardarlo, i bambini giravano attorno a lui come se fosse realmente un pifferaio magico, non si sapeva spiegare il perchè, ma anche lei voleva seguirlo, voleva ridere e giocare con lui. Aveva questo modo di porsi spontaneo e allegro che faceva venir voglia di vivere, ecco... forse era questo. Louis era vivo dentro e i pozzi azzurri sul suo viso brillavano così tanto da accecare tutto quello che aveva attorno.

 – E' sempre stato così, adoro i bambini – disse Johannah alle spalle della dottoressa facendola sobbalzare.

 – Si vede, è un bravo ragazzo – disse.

La donna annuì – Sono così orgogliosa di lui – rispose.

Meredith si girò a guardarla e l'abbraccio spontaneamente – Devi esserlo, ma sono sicura che se è così, è anche merito tuo – proseguì.

Jay ricambiò l'abbraccio e in poco tempo furono travolte da due braccia esili e da tutti i bambini del reparto.

Louis aveva corso per abbracciarle e tutti l'avevano seguito, i bambini saltavano felici attorno a loro e Meredith si concesse qualche secondo di svago prima di – Forza adesso, è ora di mangiare, tornate nelle vostre stanze – dire.

Un mormorio si innalzò dal gruppetto e – Mamma mia, questa dottoressa è proprio cattiva – disse facendo ridere tutti.

 – Io non sono cattiva – rispose la ragazza – Vero? – si rivolse ai bambini.

Uno dei più piccoli si morse il labbrino e – Però ci fai la puntura – disse.

Louis allargò le braccia e – Vedi? – disse – Tu fai le punture, io no – .

Jay sorrise e cercò di cominciare ad accompagnare i bambini nelle loro stanze.

Meredith sostenne lo sguardo di Louis qualche minuto e lui le sorrise per la terza volta.

Aveva sorriso tanto durante il giorno, ma questi erano rivolti solo a lei, così Meredith abbassò lo sguardo e spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

 – Ci torni a trovare presto? – chiese una bambina a Louis.

Louis si abbassò alla sua altezza e – Se la dottoressa cattiva me lo permette si – disse.

Meredith allora alzò gli occhi al cielo e – Tomlinson se non vuoi una puntura anche tu, ti conviene stare in silenzio – disse minacciando scherzosamente il ragazzo e scatenando ancora una volta le risate dei bambini rimasti.

 – Oh mamma, forza forza, tutti in stanza che io ho paura delle siringhe – disse Louis scattando in piedi e prendendo in braccio un bambino alla volta, imitando l'aeroplanino e portandoli in stanza.

La dottoressa rise e annuì quando il ragazzo si appoggiò al muro per riprendere fiato e – Grazie Louis, grazie per essere venuto a trovarli – disse.

E lui per risposta sorrise.

E questo era un altro sorriso di Louis, uno di quelli in cui metteva gratitudine e amore.

Uno di quelli che donava a pochi nella vita.

 

Quando Jay li raggiunse li trovò in silenzio a guardarsi, ognuno perso nei propri pensieri e il cuore si scaldò. Amava suo figlio e aveva imparato a voler bene a Meredith, sapeva che tutti e due avevano in comune più di quello che potessero immaginare così si concesse qualche secondo prima di – Louis, torniamo a casa? – dire.

Jay aveva finito il suo turno e anche la dottoressa Horden era arrivata ormai alla fine, era stata una giornata di festa in ospedale, una giornata senza preoccupazioni per molti eppure nell'aria c'era qualcosa che non andava, Meredith continuava a pensare di essersi dimenticata qualcosa.

 – E' tutto ok, abbiamo fatto tutto, è ora di rilassarsi un po' – disse Johannah alla ragazza.

Lei annuì e stava per togliersi il camice quando l'allarme della stanza 118 suonò.

 – Dottoressa, Audrey sta avendo delle convulsioni – sentì dire da una delle infermiere.

Sia lei che Jay corsero a perdifiato, Louis invece si immobilizzò semplicemente, guardava quel via vai di persone entrare ed uscire dalla stanza, carrelli pieni di medicine e attrezzi di cui non sapeva pronunciare nemmeno il nome. Vide un uomo e una donna, che riconobbe come i genitori della piccola, stringersi e piangere.

Poi la faccia scura e tetra degli infermieri prima, di sua mamma dopo, uscire dalla stanza.

Fece qualche passo, si avvicinò quel tanto che bastava per sentir dire quel – Mi dispiace – appena sussurrato di Meredith.

Spalancò gli occhi mentre la ragazza camminò persa verso di lui, una mano ad asciugargli le lacrime. Jay lo raggiunse e lo strinse – Non mi abituerò mai a questo genere di cose – disse. E Louis le accarezzò i lunghi capelli castani, poi incontrò gli occhi di Meredith.

 – Io, com'è potuto succedere? Aveva ancora qualche mese e...– singhiozzò – Ho fatto il possibile – disse.

Jay allora le accarezzò il viso e – Non è colpa tua tesoro, non c'era niente che si poteva fare – disse per consolarla.

Louis non parlò ma le seguì quando si appoggiarono sulla panca nel corridoio, com'era fragile la vita? Com'era possibile che qualche minuto prima tutto stava andando per il verso giusto e adesso tutto sembrava capovolto, tutto sembrava nero.

Louis non si capacitava, aveva visto ridere Audrey qualche ora prima.

Ma Audrey non c'era più e Meredith non riusciva a smettere di piangere, aveva lottato con quella bambina fin dal primo giorno e adesso tutto le sembrava insulso.

Louis si accomodò accanto a lei, cercava di non pensare a quello che era appena successo, non poteva permetterselo, così si schiarì la voce, catturando l'attenzione di tutti quelli che soffrivano la perdita di un piccolo angelo e iniziò a raccontare di quando una volta aveva fatto visita ad Audrey e avevano giocato insieme al principe e alla principessa, imitò perfettamente le voci, raccontò del loro matrimonio finto cercando di dare un tono divertito al racconto, anche se dentro si era spento qualcosa, anche se dentro voleva piangere ma – Audrey mi ha insegnato che nella vita non ci si arrende mai e che non c'è spazio per essere nervosi, arrabbiati o tristi, lei dev'esserci d'esempio, la vita è troppo breve – disse.

 – Audrey ti voleva molto bene, parlava sempre di te, grazie per essere passato proprio oggi – disse la mamma della bambina a Louis.

Il ragazzo annuì accennando un sorriso, perchè lui era fatto così, non sopportava vedere le persone piangere, odiava la povertà, la miseria, la tristezza... ma il mondo era pieno di queste cose, non poteva ignorarle. Ci aveva provato, si era costruito un mondo attorno fatto di speranze e bei sorrisi ma aveva capito che il dolore e la sofferenza facevano parte della vita nonostante tutto.
Ma aveva fatto una promessa a se stesso: se poteva tirare fuori da qualcosa di negativo un sorriso, lui ci avrebbe provato ad ogni costo. Anche se il mondo sembrava crollargli addosso, anche se sembrava che la vita lo odiasse, non era mai così, c'era sempre qualcosa per cui valeva la pena lottare.
Louis lo sapeva ed iniziò a cantare dolcemente, se tutto il mondo se ne andava, la musica sarebbe rimasta... sempre.

Johannah strinse forte la sua mano, per infondergli coraggio mentre Meredith lo guardò con ammirazione, perchè una persona che riesce a donarti il cuore nel modo in cui lo stava facendo Louis, era solo da ammirare.

 

Maybe there's a God above

But all I've ever learned from love

Was how to shoot somebody who outdrew ya

And it's not a cry that you hear at night

It's not somebody who's seen the light

It's a cold and it's a broken Hallelujah..”

Hallelujah Hallelujah Hallelujah...”

 

 

Tra quei corridoi gremiti di persone in religioso silenzio risuonò la sua voce, candida e pura.

 

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Ciao a tutti, grazie per aver letto questa OS e spero di non avervi fatto piangere troppo, emozionare si però!
Scusate se ci sono degli errori ma purtroppo vado di fretta e non riesco a controllare,
nei prossimi giorni darò un'occhiata.
Intanto volevo farvi i miei più cari auguri per queste feste
e tantissimi auguri anche al nostro Louis per i suoi 23 anni *-*
Mi raccomando.... FATE I BUONI :)
Serena.

 

   
 
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