Non fa poi così male morire e Fili vorrebbe chiedere perché.
Come mai non sente dolore.
La lama della spada penetra nella carne, spezza le ossa e quando esce si porta
dietro un fiotto di sangue che bagna il terreno. Qualcuno grida il suo nome da
sopra il fuoco della battaglia, più di qualcuno in realtà e il mondo sembra
farsi di neve per un momento.
C’è tutto, lo scenario è pronto; è come nelle ballate che Balin raccontava la
sera davanti al fuoco a lui e a Kili prima di andare a dormire, manca solo
morire.
Il dolore, però, non c'è. Non fa male, quella ferita, che sente prendere aria sulla
schiena. Ed è strano, spogliarsi della carne...
non dovrebbe essere almeno un po’ doloroso?
Fili, poi, lo vede, fra i margini sbiaditi della vista, è Kili che si fa strada
combattendo per raggiungerlo. È dapprima un punto sfocato fra il grigio della battaglia e il nero dei
corpi che si scontrano, poi, quando è abbastanza vicino, Fili riesce a vederlo
bene; a distinguerlo dagli altri.
Fili vorrebbe dirgli di allontanarsi, di andare via, che non c’è bisogno di
questa prova di amore nei suoi riguardi, che lo sa che gli vuole bene. L'ha saputo nel momento stesso in cui, primo fra tutti, ha balbettato il suo nome e poi
gli ha sorriso tendendogli le manine paffute.
Vorrebbe dirgli che almeno lui deve vivere, che deve raccontare che c’è stato
un nano che ha preferito l’amore per la famiglia a quello per l’oro, ma il
sangue che gli riempie la bocca e i polmoni gli impedisce di mettere assieme
anche solo una parola.
Alza, così, il braccio, mostra il palmo della mano, spera che Kili capisca che
deve fermarsi, che è inutile soccorrere un Nano già morto,ma Kili non capisce o
forse non vuole capire e Fili sente il dolore divampare come un
incendio.
E’ prima un lento ardere nelle membra, un fuoco che si dirama piano dalla
ferita alla schiena lungo le braccia e le gambe. E poi una tempesta che gli fa
lacrimare gli occhi, sputare sangue e gridare quando Azog afferra Kili per i
capelli e lo costringe a piegarsi all’indietro per mostrargli il torace.
Il sangue che bagna la terra Fili lo sente suo, così come sente sua
quell’ultima lacrima che scende sul viso di Kili prima che gli occhi
chiudano per sempre. Fili sostiene il suo sguardo per tutto il tempo e non può
fare a meno di ricordare la prima volta che l'ha visto in viso; quando ha scostato le fasce per scrutare quella minuscola faccetta imbronciata, che Fili aveva atteso per nove mesi.
Vorrebbe gridare, vorrebbe urlare il suo lascito al mondo, vorrebbe
dire che tutte le lance della Terra di Mezzo non fanno male come vedere la
morte scendere negli occhi di chi più di tutti hai amato nella vita, ma il
tempo non attende e il buio è un grembo caldo in cui rifugiarsi.
Fili si tende così verso Kili nel disperato tentativo di toccarlo, di
andarsene per mano con lui, ma riesce solo a sfiorare l’immagine della mano ormai
immobile, prima che l’ora giunga e la morte lo colga.
E’ così che vengono trovati gli eredi di Durin, la speranza di Thorin Oakenshield, a qualche metro di
distanza uno dall’altro, il loro sangue a toccarsi, ma le mani lontane, segno
evidente che l’amore di un Nano non ha nulla ad invidiare a quello di un uomo
o di un elfo.
Nei corpi più piccoli, a
volte, si nascondono i cuori più grandi. Basta solo andare oltre alle apparenze
fatte di barbe troppo spesse, o di piedi pelosi. Bilbo Baggins, lo scrive
nel racconto che regalerà al suo caro Frodo quando sarà grande abbastanza per
capirlo, e sorride, nonostante le lacrime agli occhi.
Nel
libro è così che muoiono Kili e Fili, uno accanto all’altro per proteggere lo
zio e nonostante non abbia nulla contro il personaggio di Tauriel, mi ha
scocciato non poco che Peter Jackson abbia sprecato in questo modo la
possibilità di mostrarci una grande scena di amore fraterno facendoli morire
lontani.
Questo è il primo tentativo di scrittura dedicato al fandom de Lo Hobbit, se vi
va, mi farebbe piacere sapere come sono andata, nell’attesa vi faccio i miei
migliori auguri per un felice Natale.
Ino chan.
PS: Sono più di 500 parole, ma è talmente corta la storia, che mi sembrava
sfrontato metterla sotto one shot.