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Autore: Dregova Tencligno    24/12/2014    1 recensioni
Se la storia che conosciamo circa l'omone buono vestito di rosso e bianco che porta i regali a tutti i bambini del Mondo non fosse reale? Un presente, un passato e un futuro... questi i momenti che bisogna attraversare per conoscere la sua vera storia, per riuscire a adempiere ad una promessa fatta.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi scorrono sul breve testo molto bene conosciuto perché alla base della sua vita. Senza quegli avvenimenti non avrebbe mai visto il cielo, non avrebbe mai preso questo libro, l’unica eredità lasciatogli dal padre quando la Morte lo ha preso per mano accompagnandolo lontano da lui lasciandolo solo in un Mondo che odia perché causa della sua sofferenza.
Quante volte ha lasciato che gli avvenimenti gli scivolassero intorno non riuscendo a destarlo dalla sua apatia?
Chiude il libro e lo rimette al suo posto: a destra, nello scaffale più alto, l’’ultimo di una serie di libri che ha paura di aprire perché impregnati di troppi ricordi. Sono felici, per questo fanno più male.
Lentamente, stanco ormai da anni, si trascina vero una poltrona, rossa e con lo schienale leggermente reclinato, la stessa su cui suo padre lo prendeva sulle ginocchia e gli raccontava le storie che catturava quando girava per il mondo.
Sui braccioli di legno è piegato un plaid con rombi blu su uno sfondo panna, è corretto descriverlo anche nel modo contrario. Lo afferra e si copre mentre prende posto sul suo luogo preferito di tutta la casa.
Questa non è molto grande: tre camere da letto, un bagno, una cucina ed una sala da pranzo. È nato tra queste mura, non ha il coraggio di andarsene anche se vorrebbe fare proprio questo, fuggire dalla dimora che si è trasformata in un incubo. Tra le tre camere ce n’è una chiusa a chiave dagli anni Ottanta, è lì dentro che ha detto addio all’uomo che gli ha dato la vita.
Guarda fuori dalla finestra su cui si affaccia la poltrona, sono le nove della sera, tra poche ore arriverà il Natale e lui deve prendere una decisione.
La strada è deserta, sta piovendo anche se si sente la mancanza dei tuoni e non si vede alcuna nuvola coprire il cielo; le poche macchine che ogni tanto lo accecano con i fari sembrano essere le torce dei poliziotti, agenti venuti a casa sua per farlo uscire dal suo isolamento ricordandogli che ha fatto una promessa a suo padre, una promessa che fino ad ora non ha onorato.
Ogni volta che arriva il ventiquattro Dicembre sempre gli stessi pensieri lo vengono a turbare, allora i ricordi arrivano cavalcanti e gli ronzano nella testa e basta un nonnulla per richiamarli alla sua attenzione. Un suono, un profumo, una luce, una sensazione sotto i polpastrelli e anche un semplice sapore possono rendere insopportabile l’esistenza in questo giorno.
Anche se i negozi sono chiusi e la gente sta rincasando, se non è già al calduccio nelle proprie case, le luminarie alle finestre sono accese e le luci brillano fastidiose augurando ‘Buon Natale’, due parole che vorrebbe cancellare per sempre.
Si accovaccia ancora di più sulla poltrona stringendosi al petto le ginocchia.
Archi luminosi vanno da una casa all’altra facendo ricadere l’attenzione sui vari Babbo Natale che non sono somiglianti nemmeno un po’ all’originale.
Trae un profondo respiro e chiude gli occhi che cominciano a pizzicare per le lacrime testardamente trattenute mente le immagini del suo passato vengono a bussare alle porte della sua anima.
Erano gli ultimi decadi degli anni Sessanta, suo padre usava gran parte della sua infallibile magia per rendere più felici le persone, ma il Mondo era cambiato, non era più come quando lo aveva liberato dalle tenebre... e pensare che era riuscito per tanto tempo a realizzare il suo sogno.
Gli piaceva realizzare i desideri degli altri, gratuitamente e di nascosto.
Quando era più giovane, il ragazzo che ora si nasconde sotto un plaid, si divertiva a seguire il padre nelle sua imprese notturne osservando i trucchi del mestiere con ingordigia per carpirne ogni segreto. Il suo papà era contento e lo spronava a rubargli tutte le idee perché un giorno avrebbe preso il suo posto diventando più bravo di lui.
La magia del padre non era difficile: una buona dose di follia, una scintilla di calore, un sorriso rubato, un abbraccio segreto, una goccia di stupore e un pizzico di bacio ardente. Un incantesimo semplice, sì, ma solo per suo padre.
Rimaneva dietro la quinte ad osservare il suo lavoro; in una sola notte, in una manciata di ore o poco più, riuscivano ad avverare i sogni di ogni persona. Questo era il dono che il più grande mago aveva da offrire, un mago con un bellissimo nome: Nicholas Claus. Il solo ed unico Babbo Natale.
Gli aveva sempre causato un moto di ilarità il vedere come gli uomini lo immaginavano: vecchio, grosso, con una tuta rossa e bianca… un omone gentile alla guida di una slitta trainata da renne. Non potevano sbagliarsi più di così, forse.
Solo lui sa com’era il vero Santa Claus, in secoli di esistenza non era cambiato molto. Aveva gli stessi capelli dorati di quando era giovane anche se ora erano arricchiti da qualche filo argentato, fisicamente era molto più asciutto di come lo rappresentavano, pur anche vero che aveva un pancetta che, a detta di suo padre, lo faceva assomigliare un poco al vecchio dalla barba bianca. Aveva un bellissimo sorriso circondato da una barbetta bionda e sottile.
Ma il cambiamento si faceva sempre più evidente ogni giorno che passava ed aveva paura che suo padre potesse scomparire da un momento all’altro. C’era una clausola nel patto che aveva stretto con se stesso che preoccupava il figlio. Suo padre avrebbe continuato ad esistere fino a quando anche un solo uomo, donna, anziano o bambino avesse creduto nel significato vero del Natale e nella sua magia.
I tempi però erano cambiati e pochi ancora credevano. Ben presto suo padre divenne solo un’icona stampata sulle cartoline di auguri o sulle carte per i pacchi da regalo, un peluche, un’immagine di cui tutti ignoravano il vero valore.
Il tempo aggredì il suo papà riscuotendo tutti gli anni che gli aveva concesso, lui non poté fare altro che piangere mentre vedeva sotto ai suoi occhi scomparire l’uomo più forte che avesse mai conosciuto.
Anche la Morte era dispiaciuta, se fosse stato per lei lo avrebbe lasciato con me, gli avrebbe concesso una vita mortale con cui ricominciare, ma gli accordi erano altri. Alle loro nozze aveva portato come dono l’immortalità, un regalo che sarebbe durato fino a quando nessuno si sarebbe dimenticato di lui.
Che strano, vero? La Morte che si innamora di un umano e che ha con lui un figlio.
Il ragazzo guarda fuori dalla finestra. Tra poco sarà Natale, l’anniversario della liberazione, l’anniversario della sofferenza.
Si asciuga gli occhi con la manica del maglione che indossa. È stato un regalo di Natale… assurdo. È stato il primo dopo decenni d’esistenza.
Il naufrago seduto sulla poltrona ha l’aspetto di un ventenne, la carnagione olivastra, gli occhi castano scuro e i capelli neri; molto diverso dal padre, ma abbastanza simile alla madre.
Non gli è stato difficile cambiare nome, scuola, l’aveva fatto per così tanti secoli che gli è quasi uscito spontaneo creare dal nulla una nuova esistenza, ma non ha avuto il coraggio di abbandonare la sua casa e tutto ciò che era appartenuto alle sue altre vite.
Si è iscritto all’università, alla facoltà di lettere, forse per far ancora sognare gli uomini, ed è qui che ha conosciuto il suo migliore amico, anche l’unico che abbia mai avuto.
La pelle di un rosa candido, gli occhi grigio-verdi, e i capelli castani con una interessante sfumatura ramata.
Non sa il motivo dell’interesse nato in lui verso questo ragazzo, forse i suoi modi così pacati e gentili, o la maniera in cui aggrotta la fronte facendolo assomigliare ad un ragazzino, come accadeva al padre. Forse a conquistarlo è stato il suo modo di scrivere, così realistico e con la capacità di far vedere i sentimenti che vuole esprimere con la scrittura, ma può essere anche stata la sua voce, così calda e dolce, in grado di intonare dei bellissimi e commoventi canti. O il suo odore fresco e rilassante…
A proposito, il nome di questo ragazzo è Garrett.
I due hanno finito col diventare grandi amici e, poco alla volta, il dolore è cominciato a diminuire, una presenza che però si palesa alla vigilia di Natale.
A peggiorare quello che prova, c’è il senso di colpa scaturito dall’impossibilità di essere sinceri con una persona che si sta conoscendo e a cui si vuole bene. Come avrebbe fatto a spiegargli che lui è il figlio di Babbo Natale e che tutte le storie che gli hanno raccontato non sono altro che menzogne? Come avrebbe fatto a dirgli che aveva molto più di venti anni, o che li aveva dagli anni Novanta?
Settimana dopo settimana il suo cuore ha ricominciato ad essere caldo e si è spesso sorpreso a pensare che sarebbe bello poter fare al suo amico un bel regalo. Non per forza qualcosa di costoso, anche qualcosa di semplice sarebbe stata una buona idea. Un disegno, una statuetta di carta, un biglietto d’auguri, un abbraccio associato ad un ‘Ti voglio bene’. È il pensiero quello che conta, quanto cuore ci metti dentro, e lui ne avrebbe messo molto tenendo per sé quanto utile per tenerlo in vita.
Ha incamiciato a vagare per le strade, per i negozi senza però trovare ciò che il suo cuore chiede.
Poi il ventitre Dicembre arriva sul calendario e la tristezza si riaffaccia nuovamente, ma lo fa anche Garrett.
Lo ricorda come se stesse appena accadendo.
Suona il campanello e lui va ad aprire la porta, è in pigiama, mezzo assonnato. Chi mai potrà essere alle otto del mattino?, si chiede. Non guarda nemmeno dallo spioncino, apre la porta e basta.
Una chiazza rossa lo abbraccia con cotanta veemenza che per poco rischia di buttarlo a terra, è Garrett con indosso una giacchetta rossa di lana che gli cade a pennello; le settimane passate in palestra gli hanno assottigliato il corpo lasciandogli comunque una piccola pancia morbida che si intravede appena dal pesante cardigan. In testa ha un berretto arancione che si abbina ai guanti e alla sciarpa.
Gli dà una busta azzurra con dentro un pacco, gli dice che è per Natale, gli regala un altro abbraccio ed un sorrido prima di scappare via chiudendo la porta.
È rimasto lì, fermo davanti al rettangolo di legno a cercare di capire cosa fosse successo. Guarda il pacco nella busta e lo prende. È per Natale, ma la curiosità è troppa e lo scarta.
Contiene un maglione di lana rosso con un abete ricamato insieme ad una scritta a caratteri cubitali e blu: ‘Ti voglio bene. Buon Natale.’, alla fine è stato un uomo a fare un regalo al figlio di Santa Claus, quando dovrebbe avvenire il contrario...
Ora è seduto sulla poltrona, accarezza il maglione e guarda fuori dalla finestra.
Manca mezz’ora e sarà Natale.
Suo padre in quattro ore riusciva a visitare tutte le dimore del mondo lasciando un piccolo segno del suo passaggio.
Ancora la promessa a cui non è stato fedele: se fosse mai arrivato il giorno in cui gli uomini sarebbero tornati a credere, lui avrebbe dovuto sostituire suo padre. Era lui la nuova luce.
Gli scappa un sorriso, era sempre stato bravo nel fare discorsi di incoraggiamento; un tempo riuscì a cambiare l’anima di un vecchio avaro facendo dei piccoli giochi di prestigio.
Ma con lui… una cosa del genere può funzionare? Con lui che è il figlio di due entità potenti? No, è inutile. Allora, si domanda, perché ha incominciato ad usare dei piccoli incantesimi dopo tanti anni di inattività? Perché gli importa se Garrett è felice? Perché si sente come quando andava in giro per il mondo con suo padre? Perché è come se si fosse appena alzato dopo tanto tempo?
 
Non c’è mai stato bisogno di entrare nelle case dai camini, la magia lo fa viaggiare in una maniera diversa. Attraverso i sogni.
Quattro ore sono state più che sufficienti, ma ha ancora una persona da andare a trovare. Chiude gli occhi e si concentra.
Suo padre gli ha insegnato che per essere sicuro di aver già visitato una persona, è utile chiudersi alle spalle la porta del sogno che si ha attraversato, una porta che si sarebbe aperta da sola una volta passata la Notte di Natale.
Dalle narici dell’addormentato esce un filo di fumo che si condensa in una nuvoletta che poi si trasforma nel figlio di Babbo Natale, non si è mai detto che sia un modo facile di viaggiare.
Galleggia nell’aria e guarda il ragazzo che ha davanti. Dorme beatamente e nella cameretta fa caldo, si guarda un po’ intorno. La stanza è ordinata, ci sono tante rane sparse in giro, non quelle vere naturalmente, ma oggetti e foto che le raffigurano.
Le coperte sono scostate, non lo sorprende che stia dormendo con solo un pantaloncino, fa davvero caldo. Almeno è meno imbarazzante che trovarsi davanti ad un ragazzo sulla trentina che dorme nudo, ma non può lamentarsi perché, in definitiva, è lui l’intruso.
Il petto di Garrett si alza e abbassa ritmico, non potrà mai immaginare che il suo amico sia magicamente apparso nella sua camera.
Può incominciare.
L’incantesimo è semplice, lo ha capito mentre lo utilizzava su una bambina che si succhiava il pollice. Gli ingredienti erano giusti, anche quando ci provava da bambino, quello che mancava era qualcosa che solo gli umani potevano mettere nel pentolone magico.
Si avvicina al letto e posa una mano sul petto di Garrett, la sua più grande paura è di essere considerato piccolo per via del suo fisico infantile e della quasi mancanza di peluria sul suo corpo, a vent’anni può rappresentare un problema, ma non è lì per leggere la sua paura, ma la sua speranza.
Scintille rosse, verdi, bianche, gialle e azzurre sprizzano allegre sotto la sua mano, viaggia all’interno della sua memoria fino a quando non trova il Garrett-bambino che crede. Lo prende per mano ed ha inizio l’equazione.
Una buona dose di follia. Un fumo dorato si aggiunge alle scintille multicolori.
Una scintilla di calore. Piccole fiammelle si accendono e danzano sopra al corpo addormentato.
Un sorriso rubato. Farfalle argentate scintillano nell’aria.
Un abbraccio segreto. Cristalli di neve uno diverso dall’altro.
Una goccia di stupore. Delle luci bianche.
Un pizzico di bacio ardente. Un vero bacio sulla fronte del destinatario del dono.
Ora, quello che non aveva mai considerato è la chiave per la riuscita della magia, si tratta della speranza. Torna nella mente di Garrett e trova il suo desiderio più forte. Lo prende delicatamente, lo coccola e lo culla. Vuole essere amato per ciò che è senza essere costretto a indossare fredde maschere per piacere agli altri.
Il suo compito si riduce a plasmare tutte le essenze che li circondano.
Chiude gli occhi e si concentra. Nella sua mente si accende una luce abbagliante che dura pochi secondi, tra il palmo della sua mano e il petto di Garrett è nascosto un oggetto, un portachiavi con attaccato un alieno con sembianze anfibie. È un regalo semplice, ma contiene gran parte del suo cuore, è questo quello che importa. Lo prende e lo posa sul comodino vicino al letto.
Saluta il ragazzo che ancora dorme e sparisce in una pioggia di polvere di diamanti.
   
 
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