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Autore: vanessa_    24/12/2014    8 recensioni
Harry Styles è il mio nome, e gradirei non far sapere che il secondo sia Edward. Tristemente disoccupato, 23 anni. Ho un appartamento in centro New York. Un vero e proprio clichè, penserete.
Quel che faccio per vivere-o che mi piacerebbe fare, dipende se tendete a vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno-è scrivere.
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«E tu chi cazzo sei? Come sei entrata nel mio appartamento?»
«Lena, non ricordi? Mi hai creata tu»
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo uno
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«Abbiamo veramente preso in considerazione il suo operato, signor Styles..» sospirò Wellmart. Io tenevo le mani unite, con le dita intrecciate fra di loro e il mio piede sinistro picchiava ripetutamente ed ansiosamente contro la gamba della scrivania di vetro. Tutto il mondo sembrava volesse appesantire l'ansia che dentro di me raggiungeva livelli impensabili. Il labbro inferiore era sul punto di insanguinare da tanti morsi ricevuti.

«Ma vede, non lo riteniamo ancora pubblicabile» ammise in fine, facendo spallucce e riconsegnandomi il malloppo di fogli di carta. Strinsi le labbra ed afferrai il lavoro sopra la quale spesi lacrime e sudore per notti e giorni interi. Mi alzai in piedi sospirando pesantemente, e sorrisi poi a Wellmart stringendogli la mano. Lo ringraziai per la sua disponibilità, cordialità e per il tempo sprecato. Poi m'incamminai verso la porta anch'essa di vetro, e 'testa di cazzo' mormorai aggrottando la fronte. Non s'era manco degnato di darmi dei validi motivi, ed io mi ero addirittura rifiutato di domandargliene.

Una volta uscito dall'edificio, gli occhi delle persone sembravano fissare il mio lavoro all'interno della mia borsa, consapevoli della mia umiliazione. Mi sentivo troppo deluso da me stesso per poter guardare in faccia chiunque. Non ebbi nemmeno il coraggio di lasciare il solito scontrino di Starbucks che poso tutte le mattine sulla panchina del parco, con un augurio di buona giornata scritto sul retro. Era un'azione abitudinaria che speravo potesse far sorridere qualcuno. Ma quella mattina, m'importava solo di sfilare le scarpe e infilarmi sotto le coperte del mio letto.

Harry Styles è il mio nome, e gradirei non far sapere che il secondo sia Edward. Tristemente disoccupato, 23 anni, padre morto da poco e mamma ancora viva e vegeta. Ho una sorella con un'adorabile bambina, la mia dolce Nicole. Se non mi chiamasse zio, sarei capace di darmi per suo padre.

Ho un appartamento in centro New York. Un vero e proprio cliché, penserete. Che tra parentesi, significa stereotipo, ma ho sempre preferito scriverlo nella sua lingua originale.
Quel che faccio per vivere-o che mi piacerebbe fare, dipende se tendete a vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno-è scrivere. Ho milioni di abbozzi nella mente, sulla mia scrivania, nelle cartelle del mio computer, ma soprattutto nel cestino della spazzatura.

Il mio primo ed ultimo libro pubblicato è stato un successo; il target casalinghe divorziate non mi delude mai. Ho ricevuto i diritti d'autore, che mi hanno fruttato una bella manciata di soldi. Ma adesso ho un evidente problema, ovvero l'incapacità di sfondare una seconda volta.

Stamane avevo presentato alla casa editrice che ha pubblicato il mio primo libro, un nuovo lavoro. L'ho intitolato Josefine.
Sì, è il nome della protagonista. Per essere uno scrittore, è un titolo un po' scarso in quanto immaginazione. Ma calza a pennello, perché tutta la storia ruota intorno a questa strana ragazza dalla personalità fredda e distante, ma che nessuno conosce in realtà. Il suo silenzio e le sue risposte acide non sono altro che un muro solido che la tiene al sicuro dal mondo di cui è tanto spaventata. La trama vera e propria inizia nel momento esatto in cui esprime il desiderio di non dover affrontare più il mondo da sola, e dallo specchio esce una figura identica a lei che prenderà il suo posto in molte mansioni quotidiane, come la scuola. Lei è innamorata di un giovane di nome Brad, ovvero l'unico che viene a sapere di questo suo segreto. E il resto è storia.

Non l'hanno voluto.

Una volta in casa chiusi prepotentemente la porta, lasciai a terra la borsa e mi levai le scarpe senza l'aiuto delle mani. Mi gettai a peso morto sul letto, stanco. Quella mattina presto era arrivata la bolletta dell'acqua, e della luce. Stava diventando tutto così fottutamente difficile, e senza un nuovo libro promettente, io non avrei mai potuto guadagnare nemmeno due dollari.

***

«Zio Harry!»

Allargai le braccia e sorrisi alla piccola Nicole. I suoi boccoli biondi ballonzolavano sulle sue spalle, e la sua risata fa da colonna sonora alla mia triste vita. La strinsi forte forte, finché non mi pregò di lasciarla.

«A cosa dobbiamo quest'apparizione?» domandò mia sorella sorridendomi dolcemente, e baciandomi la guancia sinistra.
«Mi hanno bocciato un altro libro, Gem» sbottai annoiato. Mia sorella sospirò desolata e fa spallucce. Mi assicurò che era solamente un brutto momento, lei sapeva che avrei concluso qualcosa di miracoloso alla fin fine. Sì, ma cosa?

Mi invitarono a pranzo ed io non potei rifiutare di fronte ai dolci occhi di Nicole e la sua stretta intorno al mio braccio.

«Dov'è Sam?» domandai una volta a tavola, riferendomi al marito di mia sorella. A quanto pare era ancora nel suo ufficio, già, perché lui è uno stronzo e presuntuosissimo avvocato. Bah, con quella cravatta rossa e le giacche nere eleganti. Mio padre ha sempre avuto un debole per il perfetto Sam, chissà quante volte ha desiderato fosse suo figlio.
«Che ne dici di aiutarmi al mio nuovo libro?» Afferrai Nicki fra le mie braccia e mi godetti il suo bellissimo sorriso, mentre annuiva entusiasta. Mi sedetti di fronte al computer fisso, con Nicole sulle mie gambe e la testa fra le mani. Pensai che dovessi immediatamente iniziare a spremermi le meningi e buttare sulla tastiera tutte le idee possibili, perché di tempo non ne avevo affatto.
«Hai qualche idea, Nicki?
» Sorrisi al naso arricciato di mia nipote, prima che iniziasse a muovere freneticamente la gambe e battere pesantemente sulla tastiera parole a casaccio.
«Fallo su una principessa» strillò ed io sghignazzai, fermando le sue piccole mani ed iniziando a scrivere.

"C'era una volta una bellissima principessa dai lunghi, bruni capelli e dagli occhi castani dolci come la cioccolata."

Nicole era su di giri per quest'iniziativa ed iniziò a dettarmi il continuo. Decise di chiamarla Lena, come la sua migliore amica. La immaginò di bassa statura, con le labbra rosa e in un vestito estivo.
«Ma Nicki! Siamo in inverno, congelerà» sghignazzai e Nicole mi diede retta, perciò cambiò versione. Adesso la bellissima Lena, principessa di un regno ancora sconosciuto, indossava un morbido pigiama invernale rosa e dei calzini spessi di lana.

Raccontava fluentemente, ed ogni caratteristica che collocava alla nostra protagonista le intentava spontaneamente, confessandone velocemente una dopo l'altra. Non si stancava di picchiarmi sul braccio e invogliarmi a continuare a scrivere quel che le saltava in mente. Chissà che non possa diventare anche lei una scrittrice, un giorno.

Lasciai la casa di mia sorella alle tre del pomeriggio, per poter tornare a casa e mettermi veramente a scrivere qualcosa di accettabile al pc. So che le idee non vanno forzate, e che quella che mi deve cogliere dev'essere un'ispirazione improvvisa, ma io ho bisogno di soldi. Devo assolutamente concludere qualcosa di convincente, perché scrivere storie per i bambini delle scuole materne non soddisfa più i miei bisogni economici.

Nel mio appartamene i caloriferi stavano rilasciando tanto di quel caldo che dovetti mettermi a petto nudo e jeans. Scrissi due abbozzi su un pezzo di carta stravaccato a pancia in giù sul letto, andai a recuperare vecchie idee in qualche cartelle sul desktop. E poi mi feci una doccia, stressato a tal punto da voler rimanere là dentro per sempre.
Il problema non erano le idee, era come estenderle, proseguire, renderle del vero oro. Scrivevo con dita fumanti sui tasti e poi cancellavo, rinviavo e salvavo, spostavo nel cestino. Talvolta sgranocchiavo qualche schifezza, finché non mi buttai fra i miei cuscini e mi addormentai, a mani vuote e stomaco strapieno. Credevo di essere sul punto di vomitare, dalla nausea.

***


La mattina seguente prima di aprire gli occhi li strizzai più del solito ed emisi dei versi per l'acido che percepivo in gola. Non avrei dovuto ingozzarmi di patatine e poi sdraiarmi, adesso dovrò vomitare tutto quello che non ho vomitato la scorsa notte. Sbadigliai strofinandomi la faccia e mi trascinai a fatica fuori dal letto, aprendo le tende delle finestre e grattandomi il mio torace nudo distrattamente.

«Uhg, chiudi subito!» sentii mugolare. Quando mi voltai una chioma bruna e setosa era fra le lenzuola del mio letto, ed apparteneva ad una ragazza che mi osservava a gambe incrociate ed occhi attenti.

«E tu chi cazzo sei? Come sei entrata nel mio appartamento?» strillai saltando all'indietro. Andai a sbattere contro il mio armadio ed emisi un grugnito di dolore per la botta che presi alla schiena.

«Lena, non ricordi? Mi hai creata tu
» rispose prontamente, sorridendo.

Credevo d'essere sul punto di avere uno svenimento.

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Lena: Denyse Tontz



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Buongiorno gente!
Dunque, cosa ve ne pare? Premetto che è stata un'idea improvvisa-come sempre-perciò non è ancora ben precisa e strutturata la trama.
Ma non mi pare poi così una tragedia di capitolo, no? Vi prego ditemi cosa ne pensate perché sarei davvero ansiosa di poter dare un vero e proprio spazio nel mio tempo a questa storia.
Vedrete un Harry piuttosto particolare, un po' un indie tumblr boy, insomma. Un classico giovane scrittore dall'appartamento disordinato e la famiglia un po' sparsa qua e là, ma a cui è strettamentr affezionato.
Tenete d'occhio la piccola Nicole, perché sarà importante per il resto della storia!
Poi abbiamo Lena, personaggio di cui non sappiamo assolutamente nulla e che a quanto pare..è frutto dell'immaginazione di Harry!

Fatemi sapere qui sotto in una recensione cosa ve ne pare, perchè se siete arrivati fino a qui, cosa vi costa?

Baci,
Vanessa xx
  
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