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Autore: GiuliaStark    26/12/2014    2 recensioni
Elris è una mezzelfo,ha 3500 anni ed ha visto molte battaglie,ora l'unica cosa che vuole è vivere in tranquillità e solitudine il resto della sua immortalità; ma un giorno un vecchio amico dal passato viene a bussare alla sua porta trascinandola nuovamente tra avventure e pericoli che potrebbero sfociare in una nuova guerra e lei vincolata ad una vecchia promessa non può evitare di accettare. Così si metterà in viaggio con una compagnia formata da 13 Nani,uno Hobbit ed uno stregone; ma il viaggio risveglierà in lei antichi orrori che credeva vinti per sempre,incubi che saprà lasciarsi per sempre alle spalle solo se permetterà a se stessa di aprire il suo cuore all'amore...
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gandalf, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Saaaalve a tutti!!! Spero abbiate passato un buon Natale, questo capitolo lo considero il mio regalo per voi, si lo so è in ritardo ma purtroppo ho avuto la casa invasa da parenti per due giorni e non ho potuto scrivere molto 😞 Comunque detto questo spero vi piaccia e vi auguro BUON NATALE!!! Buona letturaa!! 😁😁

 

POV ELRIS

Tirai un sospiro di sollievo, eravamo salvi. Gandalf era arrivato giusto in tempo per tirarci fiori dai guai, fortunatamente nessuno di noi si era fatto male seriamente, solo io sembravo avere una spalla lussata ma andava bene così, almeno gli altri stavano bene. Ci liberammo tutti dai sacchi e quando uscii dal mio cercando di rimettermi in piedi sentii un improvviso cedimento alle gambe che mi portò ad aggrapparmi ad un albero per non cadere; Dwalin si avvicinò preoccupato:
- Ehi, tutto bene? –
- Si, si non è niente – cercai di nascondere il fatto ma lui non mi credette.
- Credo che Elris sia ferita – disse in direzione degli altri, poi tornò a riferirsi a me – Vieni appoggiati – mi aggrappai al suo braccio e zoppicando mi diressi verso una roccia dove mi sedetti.
- Che succede? – domandò Thorin.
- Credo sia ferita – rispose Dwalin.
- Sto bene – smentii ma non mi ascoltarono.
- Dove ti fa male? – mi domandò Thorin inginocchiandosi di fronte a me.
Mi sentivo strana ora ad averlo vicino dopo quello che era successo all’interno di quei ruderi. Come dovevo comportarmi? A quanto vedevo lui ignorava tutto. Avrei dovuto fare lo stesso? Si. Ma allora perché non ci riuscivo? Perché mi creava tanto disagio ignorare tutto? Una parte di me era ancora arrabbiata con lui per aver rivangato il passato, ma ero anche sollevata di aver risolto l’astio che ci aveva logorato per tutti questi anni e se quel bacio era stato il prezzo da pagare per voltare pagina allora lo avrei accettato:
- Credo di essermi lussata una spalla e storta una caviglia – confessai alla fine dopo un momento di silenzio.
Bofur chiamò Gandalf che era intento a liberare Kili e Fili dai sacchi e si diresse verso di me, Dwalin e Thorin gli spiegarono la situazione e lui cominciò a scrutarmi pensieroso, poi si inginocchiò:
- Uhm… vediamo – prese la caviglia che mi doleva facendomi sobbalzare e la esaminò – È slogata, come la spalla. Aspetta, ci penso io –
Iniziò a recitare un vecchio incantesimo nella lingua antica degli stregoni e dopo un po’ una sensazione di calore si irradiò per tutto il corpo facendo rilassare i muscoli tesi e pian piano guarirono anche le mie slogature:
- Ecco fatto – disse Gandalf soddisfatto raddrizzandosi.
- Grazie – sorrisi.
Mi alzai in piedi e stavolta senza l’aiuto di nessuno; cominciammo a raccogliere le nostre armi da terra:
- Dove eri andato? Se posso chiedertelo – gli domandò Thorin.
- A guardare avanti –
- E cosa ti ha fatto tornare? –
- Il guardare indietro – sorrise coinvolgendo anche Thorin.
- Brutta faccenda quella! – mi intromisi nella conversazione – Grazie di essere arrivato in tempo Mithrandir –
- Per fortuna siete tutti interi –
- Ma non grazie al tuo scassinatore – ribatté Thorin.
- Ha avuto il buon senso di guadagnare tempo, nessuno di noi ci aveva pensato - mi riferii a Thorin che ammise di aver torto.
- Si, questo lo riconosco – sorrise.
- Che cada un fulmine! – esclamò Gandalf – Cosa mi sono perso durante la mia assenza? – domandò con sospetto.
- Abbiamo risolto i nostri diverbi – risposi con un sorriso.
- Oh, che gioia non dover più ascoltare i vostri litigi! – sospirò come se si fosse tolto un peso dalle spalle – Perché non litigherete più giusto? – chiese ancora un po’ scettico ma con sguardo divertito.
- Non credo che questo te lo possiamo promettere, ma almeno non corriamo il rischio di ucciderci a vicenda nel sonno – disse Thorin con un sorriso.
- Comunque – cambiai discorso -  Da dove pensate che siano venuti? – alzai lo sguardo verso le figure pietrificate di quei tre mostri.
- Devono essere scesi dagli Erembrulli – rispose Mithrandir pensieroso mentre si guardava attorno.
- Da quando i Troll di montagna di spingono così a Sud? – domandò Thorin.
- Non da un era, non da quando un potere più oscuro guidava queste terre… -
Gandalf lasciò la frase incompiuta, ma io capii subito a cosa si stava riferendo, o meglio, a chi; ci guardammo l’un l’altro con lo sguardo di chi la sapeva lunga su certi argomenti che, però, dovevano rimanere nascosti:
- Non possono si possono essere spostati alla luce del sole – disse Thorin mentre osservava con attenzione le espressioni che erano comparse sul mio volto e su quello dello stregone.
- Deve esserci una grotta nelle vicinanze – risposi cercando di depistare l’attenzione di Thorin su altro.
Iniziammo tutti a guardarci attorno in cerca di una fenditura nella roccia che avrebbe potuto indicare l’ingresso della grotta, ma io avevo un pensiero fisso che continua ad insinuarmisi nella mente, ad infettarla con l’ossessione che il passato sarebbe potuto tornare nuovamente a bussare alla porta a chiedere il conto. Se fosse successo, stavolta avrei dubitato fortemente che saremmo riusciti a ricacciarlo nel buco a lui destinato. Infine Gandalf trovò l’ingresso della grotta posta ad un lato della montagna che voltava verso Est; appena ci avvicinammo un insopportabile odore di lerciume ci investì entrandoci nelle narici con prepotenza, trattenni il fiato e misi piede all’interno dove, oltre ad esserci un mucchio di fango ed immondizia, c’erano anche i resti di chi aveva avuto la sfortuna di essere il precedente pasto di quei Troll. Il tutto era molto lugubre con quella luce fioca e le ossa a terra che ad ogni passo pestavo e che emettevano uno scricchiolio da far ghiacciare il sangue. Abbassai lo sguardo e notai che sul terreno, oltre ai rifiuti, vi erano dei piccoli tesori impolverati; mi inginocchiai e vidi un piccolo gruzzolo d’oro accanto ad alcune armature che, per via dell’aspetto, dovevano essere molto vecchie. Spostai qualche oggetto cercando di vedere se trovavo qualcosa di interessante, quando ad un tratto Gandalf tornò indietro con in mano delle spade:
- E quelle? – domandai alzandomi.
- Le ho trovate giù in fondo, ce ne sono molte –
- Sono di fattura Elfica – dissi esaminandole da più vicino.
Quando uscimmo dalla caverna, Thorin e Gandalf avevano legate alla cinta una spada ciascuno, poi Mithrandir ne porse una a Bilbo, ma per la misura più di una spada doveva trattarsi di un pugnale:
- Tieni Bilbo è più o meno della tua misura –
- Non posso accettarla, non ne ho mai usata una in vita mia – scosse la testa.
- E spero che non dovrai mai farlo mio caro amico – sospirò – Sai, ci vuole più coraggio a risparmiare una vita che a toglierla –
- Mi dissi le stesse parole la prima volta che scesi in battaglia, ricordi? – dissi avvicinandomi e poggiando le mani sul pomo della spada.
- Si mia cara, mi ricordo molto bene – annuì con uno sguardo triste.
Sorrisi amaramente a quei ricordi che portavano solo sofferenza e guardai altrove cercando di pensare ad altro. Notai Fili e Kili seduti sotto un albero intenti a lucidare delle asce che avevano preso nella grotta e dall’espressione che avevano quando incrociarono il mio sguardo capii che avevano sentito le mie parole; poi Bilbo chiese:
- Quanti anni avevi quando hai combattuto per la prima volta? –
- Ad essere sincera non ricordo, è passato così tanto tempo… ma so per certo che ero molto giovane – sospirai – Solo ora capisco perché mia madre non era d’accordo con la mia idea di intraprendere la strada da guerriera – guardai lontano verso il cielo all’orizzonte – All’inizio è tutto così emozionante: le avventure, le battaglie… -
- E poi? –
- E poi niente… con il passare del tempo non ti entusiasma più. Combatti solo per uccidere e per sfogare quella rabbia che ti porti dentro che non fa che accrescere il tuo bisogno di tirarla fuori, di usarla. Ecco perché mi sono ritirata. Mi stava distruggendo – tornai a guardare Bilbo negli occhi.
- Però adesso sei tornata –
- Si, per aiutare un vecchio amico e perché grazie a Mithrandir – mi voltai a guardarlo e sorrise – Non ho avuto scelta –
- Arriva qualcosa! – urlò Thorin all’improvviso.
Affinai l’udito ed incominciai a sentire un fruscio da lontano, come l’eco di qualcosa che si muoveva a gran velocità tra l’erba alta spezzando i rami al suo passaggio:
- Restate vicini e state pronti! – esortò Gandalf.
Sguainai la spada e mi unii al cerchio che avevano creato per scrutare vari punti della foresta; il rumore si faceva sempre più vicino aumentando anche di velocità. Alla fine, alla mia destra, spuntò qualcosa dal folto degli alberi che invece di rallentare continuò ad avanzare ed urlò:
- Ladri, fuoco, assassinio!! –
Riconobbi subito quella voce ed abbassai la spada come gli altri quando videro che il rumore era stato provocato da una slitta in legno trainata da almeno una decina di conigli dalla quale era sceso un vecchio vestito interamente di marrone; gli abiti sporchi di terra dove qua e là erano rimaste impigliate delle foglie:
- Radagast! – esclamai rinfoderando la lama.
- Radagast, è Radagasr il Bruno! - spiegò Gandalf al resto della Compagnia che guardava lo stregone con scetticismo e curiosità; era passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che avevo visto Radagast e mi stupii di trovarlo ancor più su di giri del solito, da allora sicuramente c’era qualcosa che lo turbava – Bene, che diamine ci fai qui? – gli domandò Gandalf.
- Elris, Gandalf vi stavo cercando! C’è qualcosa di sbagliato, di terribilmente sbagliato! – cominciò a parlare con la velocità di chi aveva qualcosa di urgente da dire.
- Ah si? – gli domandò Gandalf mentre lo scrutava indeciso se credergli o meno.
- Radagast, stai bene? – domandai avvicinandomi a lui mentre il resto della Compagnia si sedeva a terra alcuni metri più in là.
- Il Bosco Fronzuto è malato Elris! – esclamò con una nota di sofferenza nella voce mentre mi prendeva le mani tra le sue e le stringeva con vigore – L’oscurità è discesa su di esso! Non cresce più niente, niente di buono almeno. L’aria è satura di putredine ma il peggio sono le ragnatele! – aggrottai la fronte perplessa.
- Ragnatele? Che intendi dire? – domandò lo stregone grigio.
- Ragni Gandalf, ragni giganti! Ho seguito le loro tracce, venivano da Dol Guldur – disse mentre lasciava le mie mani per avvicinarsi al suo amico.
Spalancai gli occhi a quel nome non poteva essere… era impossibile, si, Radagast doveva essersi sbagliato per forza, era l’unica spiegazione possibile… ma allora perché sembrava che mi stessi convincendo da sola? :
- Dol Guldur? – sussurrai – Ma la vecchia fortezza è abbandonata! – esclamai cercando però di moderare la voce.
- No, mia cara, non lo è… - scosse la testa con lo sguardo di chi sapeva di avere la certezza dalla sua parte – Un oscuro potere dimora a Dol Guldur, tale che non ho mai avvertito prima… l’ombra di un antico orrore, l’ombra che può riunire gli spiriti dei morti! E poi l’ho visto, Elris! – iniziò a tremare dal terrore – Dall’oscurità è giunto… un Negromante! –
Dischiusi le labbra, le parole di Radagast mi avevano scosso dovevo ammetterlo, sapevo che c’era qualcosa che non andava, lo avevo avvertito più volte nel corso del nostro cammino, ma non mi sarei mai immaginata una cosa simile. Dol Guldur era la vecchia fortezza di Sauron ed era impossibile che fosse nuovamente occupata, lui era stato sconfitto tanto tempo fa…:
- Un Negromante, ne sei sicuro? – domandò Gandalf pensieroso.
Ad un tratto il Bruno cominciò a frugarsi addosso come se stesse cercando qualcosa, poi quando lo trovò infilò una mano all’interno del consunto cappotto ed estrasse un fagotto giallo legato con uno spago e lo tese a Gandalf, ancora sospettoso nei riguardi della faccenda; esaminai lo sguardo di Radagast, sembrava terrorizzato ed era come se attendesse una conferma che avrebbe desiderato non avere:
- Che cos’è? – domandò Gandalf aggrottando la fronte.
- Non proviene dal mondo dei viventi! – esclamò Radagast con voce cupa.
Alla fine Mithrandir, con aria impaziente, cominciò a sciogliere i nodi che tenevano insieme il fagotto; mi avvicinai ancora di più mentre una strana sensazione cominciava a prender forma dentro di me. Quando fu sciolto anche l’ultimo pezzo di spago dall’involucro venne fuori un’elsa nera di una spada. Improvvisamente iniziai a tremare, gli occhi sbarrati: un antico terrore mi attanagliò le membra in una sensazione che già conoscevo bene; ricordi di una grande e vecchia battaglia mi passarono davanti agli occhi: vidi la guerra, i corpi, il sangue… tanto sangue che bagnava la terra, Orchi, uomini ed Elfi che combattevano e poi lui… l’armatura di ferro nero, indistruttibile, che veniva verso di me con la spada sguainata ed incrostata del sangue dei miei soldati, dei miei amici. Ora la stessa spada era tra le mani di Gandalf esattamente uguale a quando la vidi l’ultima volta 500 anni fa ed alla fine capii che nell’ombra che si celava nella vecchia Fortezza a Dol Guldur non gravava solo una possibile minaccia, ma la certezza di un ritorno. Si, ormai era certo… lui sarebbe tornato, i miei incubi avrebbero ripreso vita ed io mi sarei trovata a fronteggiare ancora una volta le mie paure e questo mi terrorizzava. Avevo inutilmente creduto che il male era stato sconfitto, mi ero inutilmente illusa che avrei finalmente potuto vivere serenamente il resto della mia immortalità e invece tutto era andato in fumo. Indietreggiai continuando a tenere gli occhi sgranati, che cominciarono a riempirsi di lacrime, puntati sulla lama e nella mia testa si ripetevano le parole << Sta tornando, sta tornando… ti ucciderà… >>:
- Elris, che hai? – mi chiese Gandalf guardandomi preoccupato.
- Tieni lontano quella spada da me… - dissi con la voce incrinata.
- Elris, calma – aveva un tono calmo e comprensivo di chi capiva perfettamente senza bisogno di chiedere niente – Combattilo – aggiunse.
- Allontanala da me! – stavolta urlai e le lacrime iniziarono a rigarmi le guance.
Forse avevo alzato la voce a tal punto da aver attirato l’attenzione della Compagnia seduta più in là, perché sentii un gran vociare. Continuavo ad indietreggiare con la mente avvolta in una folta foschia che non mi permetteva di essere razionale o di pensare, l’unica cosa che continuavo ad avere davanti agli occhi era una grande ombra nera circondata dalle fiamme della battaglia. Alla fine a forza di indietreggiare andai a sbattere contro il tronco di un albero al quale mi aggrappai per non cadere visto che sentivo le gambe estremamente deboli e la testa girare facendomi perdere il senso dell’equilibrio; sentii dei passi frettolosi venire verso di noi seguiti da voci che conoscevo bene e che urlavano il mio nome:
- Elris, mia cara, tutto bene? – domandò Radagast preoccupato, ma io non risposi, ero troppo impegnata a fissare il vuoto mentre cercavo di uscire dall’oscurità che mi aveva attanagliata in una morsa d’acciaio tenendomi incatenata al passato:
- Elris! – esclamò una voce che doveva essere quella di Kili – Che le è successo? – chiese con una nota di panico nella voce.
- Non è niente ragazzo – gli rispose Gandalf – È momentaneamente sotto shock – sospirò.
Sentivo dei passi venire verso di me con cautela ma io ancora non riuscivo a muovere un muscolo, poi qualcuno mi sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio accompagnando il gesto con un sospiro:
- Elris, va tutto bene… devi combatterlo – era Gandalf.
Aveva ragione, non potevo lasciarmi andare così, non ora che serviva il mio aiuto e soprattutto alle porte di una nuova guerra. Dovevo rialzarmi, dovevo lottare ancora una volta; alzai lo sguardo riprendendo coscienza del mondo e di me stessa, presi un lungo respiro e quando rimisi a fuoco ciò che avevo davanti trovai tutti radunati lì, ma il primo in assoluto sul quale mi si posò lo sguardo fu Kili che era inginocchiato accanto a me e mi fissava silenzioso ma potevo notare bene la sua preoccupazione:
- Elris… - sussurrò – Che cosa è successo? –
- Tranquillo – mi schiarii la voce – Sto bene –
- Ti abbiamo sentito gridare – disse Bilbo.
- Si, scusate – mi alzai da terra e Kili mi seguì; sentivo uno sguardo penetrante addosso, era preoccupato e sapevo anche a chi apparteneva: Thorin – Non volevo spaventarvi, è stato solo un momento – poi mi rivolsi a Gandalf – Dobbiamo fare qualcosa –
- E lo faremo mia cara, lo faremo –
Gandalf e Radagast si appartarono per parlare di altre cose ed io preferii non ascoltare perché sapevo quale era l’argomento del loro discorso, così decisi di allontanarmi per schiarirmi un po’ le idee. Avevo permesso alle paure di prendere il sopravvento su di me lasciandomi schiacciare dal loro peso e questo era il bel risultato: trasformarsi momentaneamente in un vegetale. Era tornato… mi sembrava impossibile, così surreale da sembrare un incubo… l’avevo visto sconfitto con i miei occhi, l’avevo visto cadere assieme al suo esercito e scomparire per sempre; invece aveva aspettato nell’ombra per poter tornare un giorno ancora più malvagio e assetato di distruzione. Sentii dei ramoscelli spezzarsi alle mie spalle e mi voltai di scatto vedendo Kili che mi sorrideva timidamente:
- Kili… - dissi sorpresa – Che ci fai qui? –
- Ti ho seguita, scusami ma… - sospirò avvicinandosi di più – Sono preoccupato per te, sei strana –
- Non è niente, davvero – feci un sorriso forzato e gli passai davanti per tornare dagli altri ma me lo impedì, mi afferrò per un braccio e mi costrinse a voltarmi verso di lui.
- Ti prego, parlami… - sussurrò con sguardo supplichevole.
Non potevo trascinarlo nell’orrore che mi tormentava, l’avrebbe logorato ed io tenevo a lui, in modo che ancora mi era sconosciuto, ma non mi sarei mai perdonata se gli avessi fatto del male, anche involontariamente:
- Sono solo brutti ricordi – sospirai – Il passato delle volte può giocare brutti scherzi –
- È più di questo, Elris, tu ne sei terrorizzata! – esclamò pur sempre mantenendo un tono di voce dolce e gentile.
Stavo per ribattere quando all’improvviso sentimmo un ululato lontano e ci guardammo capendo entrambi di cosa si trattava; corremmo dagli altri i quali avevano sentito quel latrato ed ora si stavano preparando ad un eventuale attacco:
- È stato un lupo? Per caso ci sono lupi nei dintorni? – domandò Bilbo.
- Lupi? No, quello non era un lupo – sussurrò Bofur guardandosi attorno.
All’improvviso alle spalle di Thorin spuntò fuori un enorme Mannaro nero dal pelo rizzato, le zanne scoperte e gli occhi gialli che emanavano un barlume assassino; fece un lungo balzo per cercare di atterrare in mezzo a noi, ma fui più veloce, presi un lungo pugnale dallo stivale e glielo lanciai dritto in mezzo agli occhi perforandogli il cranio facendo cadere a terra con un rumore sordo il corpo senza vita di quella bestiaccia. Un altro spuntò alle spalle di Kili ma per fortuna Thorin lo squarciò prima che potesse far del male a qualcuno:
- Mannaro ricognitore – dissi guardando i due corpi – Gli Orchi ci stanno inseguendo – aggiunsi mentre estraevo il pugnale dalla testa del lupo e lo pulivo sul suo pelo.
- Orchi hai detto? – mi chiese Bilbo con paura nella voce.
- Hai parlato a qualcun altro di questa impresa al di fuori della tua famiglia? - domandò Gandalf rivolgendosi a Thorin con uno sguardo sospettoso.
- No, non ho detto niente – ribatté lui con durezza.
- Sarà meglio andarcene di qui ed in fretta – disse Dwalin mentre riponeva le sue asce dietro la schiena.
- È impossibile! – esclamò Oin – I pony sono spariti ed anche i cavalli –
- Dannazione! – dissi a denti stretti mentre sfoderavo un calcio al cadavere della bestia per sfogare la mia frustrazione.
- Li depisto io! – si offrì Radagast.
- Ma quelli sono Mannari di Gundabad, ti raggiungeranno! – esclamò Gandalf.
- E questi sono conigli di Rhosgobel, vorrei che ci provassero! – disse il Bruno in tono di sfida.
Fu così che Radagast, una vola montato sulla sua slitta, partì a tutta velocita per distrarre i Mannari da noi. Procedemmo in direzione opposta uscendo dal bosco e finendo in una sterpaglia con l’erba alta fino ai polpacci e di un color giallo grano; a parte qualche roccia o collinetta non vi erano molti ripari nei dintorni. Corremmo silenziosi dietro a Gandalf, che apriva la fila, con le spade alla mano e ci guardavamo attorno circospetti mentre da qualche metro di distanza udivamo le grida divertite di Radagast che correva da una parte all’altra; ci nascondemmo dietro un cumulo di rocce abbastanza lontano ed essendo parzialmente nascosti decisi di sfruttare l’occasione per acquattarmi a terra e risalire piano i massi per cercare di vedere qualcosa:
- Elris! Che diamine fai!? – sussurrò Gloin rimproverandomi.
- Shh… sto cercando di capire quanti sono –
Mi sporsi un altro po’ e a circa seicento metri da noi vi era una squadra composta da almeno una decina di Orchi a cavallo di grossi ed orripilanti Mannari che fiutavano l’aria; tornai nuovamente giù e riferii ciò che avevo visto. Restammo fermi ancora per qualche minuto, almeno finché Radagast non passò nuovamente davanti a loro portandoli lontano da noi così da poterci permettere di uscir e dirigerci verso sinistra sempre seguendo Gandalf che guardava da ogni parte per accertarsi che nessuno ci vedesse. Da lontano vidimo passare il branco, così ci rifugiammo nuovamente dietro un’altura in pietra, poi prima che potessi affacciarmi per vedere se il pericolo era scampato sentii avvicinarsi dei passi felpati. Ci schiacciammo tutti contro le pareti di roccia e trattenemmo il respiro mentre il Mannaro fiutava l’aria, spostai lo sguardo ed incontrai quello di Kili, poi mi venne l’unica idea possibile che avrebbe potuto salvarci. Non potevo prendere l’arco altrimenti avrei fatto troppo rumore, così con un cenno gli indicai il suo che già aveva in mano; prese un lungo respiro ed incoccò la freccia mentre la creatura continuava a salire sulla rupe ed in un gesto repentino si voltò e lanciò due frecce una dietro l’altra che andarono a colpire rispettivamente l’Orco e la spalla del Mannaro che cadde in avanti verso di noi con un latrato di dolore. Una volta che fu a terra mi lanciai assieme a Gloin e Thorin su di lui mentre Dwalin e Nori si occupavano dell’Orco ancora agonizzante e gli altri nel frattempo controllavano la situazione. Purtroppo il lupo emise dei forti ululati che sicuramente erano stati avvertiti dal resto del branco che tra non molto ci sarebbe piombato addosso, così ci apprestammo ad allontanarci ma da lontano vidimo già arrivare gli Orchi che ormai ci avevano individuati. Il resto della Compagnia cominciò a correre velocemente mentre io, Fili e qualcun altro imbracciammo l’arco ed iniziammo ad abbatterli o ferirli, ma erano così tanti che sembravano uscir fuori dal nulla. Erano troppi. Troppi per poterli affrontare tutti assieme ed alla fine dopo una lotta all’inseguimento ci ritrovammo quasi circondati, ma non ci eravamo dati per vinti, anzi, ci stavamo difendendo con valore; ad un tratto non vedi più Gandalf… dove era finito? Lo cercai con lo sguardo sperando che non gli fosse successo nulla, poi ad un tratto mentre eravamo impegnati a pugnalare, sventrare e lacerare Mannari ne vidimo arrivare degli altri ed in quel momento pensai che fossimo spacciati, poi sentimmo la voce di Gandalf tuonare:
- Avanti, che aspettate, venite! –
Sembrò nascondersi dietro una roccia non molto grande, invece quando ci avvicinammo notammo con sollievo che c’era un’apertura nel terreno che formava una specie di nascondiglio; purtroppo i Mannari erano troppo vicini, così mentre una parte di noi scappava l’altra li teneva a bada con le frecce. Ne tiravamo una dietro l’altra colpendo più bersagli possibili, ad un certo punto sentii Gandalf che ci chiamava:
- Elris, Fili, Kili correte! –
I fratelli riposero le armi mentre io coprivo loro le spalle lanciando una pioggia di frecce, ma essendo loro molto veloci, il più delle volte riuscivano a schivarle mentre correvano feroci nella mia direzione decisi di andarmene anche io lanciandomi nel nascondiglio ed atterrando in piedi; guardai in su verso la fenditura dalla quale si sentivano i grugniti degli Orchi e il battere delle zampe dei Mannari sul terreno. Si stavano avvicinando ed in quel breve frangente credetti che saremmo morti sul serio, poi udii un corno che suonava la carica e presto l’aria fu riempita dal suono di frecce scoccate e grida disumane da parte di quelle creature che qualcuno di misterioso stava sterminando:
- C’è un passaggio da questa parte, ma non riesco a vedere dove porta – disse Dwalin – Lo seguiamo o no? – domandò.
- Certo che lo seguiamo! – esclamò Bofur mentre si affilava dietro Dwalin in esplorazione.
Rinfoderammo le armi e riservai un’occhiata interrogativa a Gandalf come per chiedergli se era pienamente sicuro che questo passaggio non ci portasse da qualcosa di ben più pericoloso, ma lui in tutta risposta annuì come se sapessero quali erano i miei pensieri e volesse rassicurarmi del fatto che ormai il pericolo era passato. Tirai un lungo sospiro e mi incamminai assieme agli altri nello stretto passaggio tra le pareti di roccia; se si alzava lo sguardo si poteva vedere il cielo azzurro, il che mi faceva pensare che ci eravamo infilati in una gola scavata in precedenza da un corso d’acqua ormai prosciugato. Continuammo ad avanzare uno dietro l’altro sempre seguendo Gandalf che era come se fosse certo di dove stava andando: cominciavo a sentire la stanchezza, la scorsa notte per via di quei Troll non avevamo potuto riposarci e questa mattina l’attacco degli Orchi e dei Mannari ci aveva sfiniti, l’unica cosa che avrei voluto fare era chiudere gli occhi e rilassarmi almeno un po’ senza la paura che poco dopo mi fossi svegliata per via di qualche incubo:
- Ragazza mia, sei ferita! – esclamò Balin dietro di me.
- Davvero? – chiesi sorpresa di non essermene accorta.
- Si, qui – disse indicando la parte posteriore del mio braccio dove notavo solo ora che c’era un taglio abbastanza profondo; forse per l’adrenalina che avevo in corpo mi ero resa conto del dolore.
- Non è nulla tranquillo – risposi con un leggero sorriso per rassicurarlo.
- Dovresti fasciarla –
- Sto bene –
Dopo altri dieci minuti buoni di cammino finalmente la fenditura tra le rocce cominciò ad allargarsi pian piano fino a sboccare sull’altura di una montagna provvista di un piccolo sentiero; sorrisi e respirai a polmoni aperti l’aria fresca ora capivo perché Gandalf era stato così frettoloso e misterioso nel raggiungere questo luogo. Davanti a noi si aprivano pianure erbose e su una di esse si ergeva una grande collina rocciosa sulla quale la maestosa costruzione di un palazzo circondato da sprazzi di verde ed alberi faceva la sua bella mostra. La montagna dalla quale eravamo usciti lo circondava a semicerchio proteggendolo alle spalle; da alcuni solchi nelle pareti rocciose uscivano grossi fiotti d’acqua che andavano a creare delle piccole cascate brillanti nella calda e tiepida luce del pomeriggio. Era come tornare a casa… questo luogo mi aveva ospitata per molti anni e mi faceva piacere tornarci perché gli unici ricordi piacevoli risiedevano proprio qui. Guardai le facce sorprese ed affascinate dei miei compagni, tutte meno quella di Thorin che era dura e severa mentre guardava storto Gandalf che sembrava non curarsene:
- La valle di Imladris! – esclamò lo stregone – Nella lingua corrente è nota con un altro nome… -
- Gran Burrone – sussurrai finendo la frase al suo posto.
- Questa è l’ultima casa accogliente ad Est del mare –
- Era il tuo piano! – esclamò Thorin arrabbiato – Trovare rifugio dal nostro nemico! –
- Thorin – lo rimproverai voltandomi verso di lui.
- Non hai alcun nemico qui – gli disse Gandalf – In questa valle l’unico malanimo è quello che porti tu stesso! –
- Pensate che gli Elfi benediranno la nostra impresa?! Piuttosto cercheranno di fermarci! – esclamò guardando entrambi.
- Si lo faranno – risposi io tranquillamente – Ma noi abbiamo bisogno di risposte – Thorin non era pienamente convinto ma non disse altro, si limitò a guardarmi e basta; il clima tra me e lui si era fatto strano ed imbarazzante e sperai che nessuno lo avesse notato.
Discendemmo verso la valle seguendo il sentiero, nessuno parlava, intorno a noi c’era un silenzio rilassante interrotto ogni tanto solo dal cinguettare degli uccelli e dal fruscio del vento tra gli alberi:
- Cosa farà Elrond quando ti vedrà? – mi chiese Gandalf con sguardo divertito mentre si voltava a guardarmi alzando un sopracciglio.
- Gli verrà un colpo! – ridacchiai – Non mi vede da… - ci pensai su un attimo – In realtà ho perso il conto – risposi facendo sorridere lo stregone.
Appena arrivammo a valle seguimmo il sentiero piastrellato che conducevano all’entrata del palazzo di Re Elrond; Gandalf apriva la strada ed io gli stavo subito dietro beandomi della familiarità e tranquillità che ogni volta questo posto mi trasmetteva. Era bello vedere che nonostante il mondo andasse a rotoli c’era ancora qualcosa che rimaneva immutato; varcammo la soglia di Gran Burrone decorato con colonne ed arcate in marmo sulle quali si intrecciavano dei rampicanti, poco dopo arrivarono due guardie assieme alle quali c’era uno dei miei più vecchi amici:
- Elris! – esclamò con un sorriso – Mithrandir, che piacere –
- Lindir! – sorrisi anche io – Da quanto tempo! –
- Troppo mia cara amica –
Mi avvicinai e lo abbracciai, alcuni Elfi non erano molto espansivi o sentimentali, ma io e Lindir ci conoscevamo da abbastanza tempo che gli permetteva di potersi lasciar andare tranquillamente in una stretta affettuosa, quando mi staccai domandò:
- Come mai qui? – guardò dietro di noi verso il resto della Compagnia che non faceva altro che far roteare lo sguardo da una parte all’altra.
- Siamo qui per incontrare Re Elrond – risposi.
- Mi dispiace ma non è qui –
- E quando tornerà? – chiese Gandalf.
- Ehm… -
Proprio in quel momento un corno risuonò ed un gruppo di cavalli bianchi cavalcò lungo il sentiero fino ad arrivare nello spiazzo dove eravamo noi, i Nani si guardavano attorno circospetti e pronti a sfoderare le armi se fosse stato necessario; ovviamente non sarebbe servito ma Thorin e gli altri non erano molto convinti. Gli Elfi smontarono da cavallo e si disposero a semicerchio attorno a noi, poi tra loro spuntò un regale e sorridente Elrond:
- Re Elrond, che piacere rivederti – disse Gandalf con un piccolo inchino.
- Lo stesso vale per me Mithrandir – poi mi guardò – Elris… ma che piacevole sorpresa! – mi sorrise e mi abbracciò forte.
- Sono contenta di essere di nuovo qui – annuii.
- E noi di ospitare te… - guardò verso i Nani – Ed i tuoi amici –
- Ti ringrazio –
- Scusate se interrompo – disse uno degli Elfi che era con Lindir – Ma… mia Signora, è ferita – si rivolse a me.
- Thalion – sospirai – Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così? –
- Perdonatemi – si scusò con un inchino.
- Non importa – risposi mentre lanciavo un’occhiata sfuggente al resto dei miei compagni che mi guardarono incuriositi e stupiti.
Le guardie ci scortarono all’interno del Regno di Elrond, ci curarono e dopo averci assegnato degli alloggi ci dissero che sarebbero stati felici di ospitarci per la cena; una volta che finirono di fasciarmi la ferita senza guardare nessuno mi alzai e mi diressi a passo spedito verso la camera che avevo occupato anni prima e che ora tornavo ad abitare; avevo bisogno di tranquillità ed avevo paura di affrontare le domande che, sicuramente, sarebbero arrivate, ma mentre stavo per imboccare il corridoio mi sentii chiamare:
- Elris! – Thorin…
Non mi voltai, non ne avevo il coraggio, quando eravamo assieme agli altri riuscivo a nascondere il disagio ma quando eravamo soli era diverso, mi immobilizzavo e non sapevo come comportarmi e ciò mi portava spesso a pensare che era meglio quando non ci parlavamo:
- Cosa c’è? – mi girai a malapena.
- Ti comporti in modo strano… - lo interruppi.
- Non ora Thorin, per favore – sussurrai.
Ricominciai a camminare a passo svelto finché non arrivai a destinazione, entrai e mi chiusi la porta alle spalle tirando un sospiro di sollievo certa che qui non mi avrebbe disturbato niente e nessuno e magari sarei riuscita a non pensare per qualche ora, a dimenticare magari, anche se mi sembrava impossibile visti gli eventi di oggi. Ero ancora turbata e avevo cercato di nasconderlo per tutta la giornata, nonostante farlo mi avesse prosciugato tutte le energie ci ero riuscita ma ora, che tutto era tranquillo, ciò che avevo temporaneamente rimosso ricominciava a riaffiorare, tutto cominciava nuovamente a spaventarmi. Mi lasciai cadere all’indietro sul grande letto a baldacchino ed ammirai il soffitto dove era dipinta un’antica storia sulla venuta degli Elfi nella Terra di Mezzo; la luce filtrava dalla grande arcata ornata da una sottile tenda bianca mossa dalla piacevole brezza del tardo pomeriggio; decisi di spegnere il cervello, o almeno provarci, non volevo pensare a nulla, tantomeno cadere nuovamente in stato di shock. Mi liberai di tutto: spada, pugnali ed arco che accantonai a terra e mi concessi di immaginare come sarebbe stata la mia vita se i miei genitori non fossero morti, se io e mio fratello non avessimo litigato e se non avessi intrapreso questa strada. Non che mi pentissi delle scelte che avevo fatto, era solo che dopo 3000 anni di solitudine e battaglie mi ero pian piano logorata diventando il fantasma di me stessa, solo un ombra di quello che ero prima. Ad un tratto bussarono leggermente alla porta:
- Avanti –
- Elris – si affacciò Lindir assieme a Gandalf – Il banchetto è stato servito –
- Grazie Lindir ma non ho fame – sussurrai mentre spostavo nuovamente lo sguardo verso il soffitto.
- Mia cara ragazza dovresti mangiare, altrimenti non avrai più forze –
- Mithrandir non preoccuparti, sto bene, sono solo stanca –
- Come desideri – sospirò rassegnato.
- In caso dovessi cambiare idea ti farò lasciare qualcosa di pronto nelle cucine – aggiunse Lindir in tono lento e pacato.
- Va bene, grazie – risposi; loro annuirono e silenziosamente richiusero la porta.

POV KILI

Era quasi sera quando ci avvertirono che il banchetto preparato solo per noi era pronto, così ci dirigemmo verso una grande sala circondata da arcate in marmo su colonne molto elaborate, il pavimento era in pietra colorata ed ai lati della sala c’era della vegetazione che sembrava far uscire quel luogo da una favola. Notai che mio zio Thorin era ancora abbastanza diffidente anche se fino ad ora ci avevano tutti trattato con riguardo e gentilezza; quando ci sedemmo al lungo tavolo imbandito e cominciarono a portarci le prime pietanze mi accorsi dell’assenza di una persona:
- Dov’è Elris? – domandai.
- È nella sua stanza – mi rispose Gandalf seduto di fronte a me.
- Come mai? – domandò mio fratello – Non mangia? –
- Ha detto di non avere fame – rispose lo stregone in uno strano tono di voce che mi fece preoccupare. Ed ora cosa succedeva ad Elris? Perché si stava comportando in modo così strano? Non mi piaceva vederla star male…
- È da dopo l’attacco dei Troll di Montagna che è strana – disse Bilbo.
- Per non contare nella radura prima dell’arrivo dei Mannari! – esclamò Bofur mentre masticava un pezzo di pane.
- Si, li mi ha davvero spaventato – annuì Dori appoggiato da Dwalin.
- Gandalf, tu sai cos’ha? – chiese Bilbo.
- Miei cari amici, lei è inseguita e tormentata da qualcosa che non l’abbandonerà mai e questa cosa si chiama passato – esordì in tono saggio e malinconico.
- Ci ha raccontato la sua vita – disse Fili.
- E credete che vi abbia detto proprio tutto? – ridacchiò Gandalf- Quella ragazza conserva memorie di antichi orrori dei quali preferisce perfino non ricordare nulla – mio zio non aveva ancora parlato.
- Si è sempre fidata di noi – disse Nori.
- Oh, non si tratta di fiducia, Mastro Nano –
- E di cosa allora? – domandai.
- Di risvegliare ricordi che fanno male perfino per chi ha vissuto così a lungo –
Abbassai lo sguardo sul mio piatto e pensai a come, per due volte, l’avevo vista così fragile ed impaurita che dava l’idea di qualcuno molto solo, ed ora dopo le parole di Gandalf quello che era solo un sospetto o una sensazione era diventato una certezza. All’improvviso mi scattò qualcosa dentro, quella ragazza era riuscita a farmi tirar fuori un forte senso di protezione nei suoi confronti che non era scattato con nessuno prima d’ora; beh… dopotutto lei era speciale:
- Ad Erebor era felice – sussurrò mio zio.
- Certo che lo era! – esclamò Gandalf – Eravate come una famiglia per lei – fece una pausa e quando riprese lui e Thorin si guardarono negli occhi – Poi si sa cosa è successo –
- Ti ho già detto che abbiamo risolto – rispose a con voce profonda.
- Lo spero davvero Thorin, lo spero davvero… -
Gandalf guardò mio zio in modo strano, poi tornò al suo cibo; quando tutti finimmo di mangiare ci fecero spostare in un chiostro dove delle Elfe suonavano l’arpa, io invece mi diressi dalla porte opposta deciso ad andare da Elris una volta per tutte per chiederle cosa c’era che non andava, quando ad un tratto fui fermato dall’Elfo che doveva chiamarsi Lindir:
- Dove vai? – mi domandò in tono quasi accusatorio.
- A trovare Elris – risposi.
- Non ora, ha bisogno di riposare –
- Se è così me lo dirà lei – dissi indurendo il tono di voce.
- Come vuoi – e se ne andò.
Appena voltai l’angolo che affacciava davanti la porta di Elris rimasi paralizzato, davanti alla sua porta c’era mio zio, con un’espressione che non gli avevo mai visto sul viso. Cosa ci faceva lì? Che stava succedendo? Che fosse anche lui preoccupato? Dopotutto, poco fa a cena era abbastanza strano e si lanciava occhiate ancor più strane con lo stregone; mi nascosi dietro l’angolo ed aspettai, poi qualche secondo dopo entrò all’interno. Ero ancora confuso, ma un pensiero cominciò a farsi strada nella mia mente; mi appoggiai al muro e scivolai giù fino a sedermi ed aspettai.

 

 

ANGOLO AUTRICE
Eccoci qua! Le cose si fanno interessanti eh?? Ma quante cose nasconde la nostra Elris?? Kili come si può ben notare è molto preoccupato e confuso; per non parlare dello strano rapporto tra lei e Thorin! Che succederà tra i due?? Elris prova ancora qualcosa per lui?? Chissà... Ma soprattutto qui abbiamo visto che Kili ha intuito qualcosa che prima non aveva mai pensato e non sa se prenderla per vera o meno, di cosa si tratterà?? E perchè Thorin vuole parlare a tutti i costi con Elris?? Lo scoprirete solo leggendo! Intanto vi prometto che pubblicherò presto e che nel prossimo capitolo ci sarà il punto di vista di Thorin sulla discussione che avrà con Elris. Spero vi sia piaciuto, un bacione e ringrazio tutti quelli che leggono e recensiscono e che naturalmente hanno la storia tra le preferite,ricordate e seguite!! A prestooo!!
GiuliaStark

  
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