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Autore: RobynODriscoll    26/12/2014    1 recensioni
Come regalo di Natale per i lettori di Bianca come il Peccato, ho deciso di lanciare uno start sulla pagina facebook. Durante il banchetto di Natale a Villa Auditore, Bianca si rifugia nel Laboratorio per allattare il piccolo Ezio jr. La porta improvvisamente si apre, e qualcuno entra...chi?
A seconda delle risposte dei lettori, ho sviluppato alcuni dialoghi molto diversi, che costituiranno i brevi capitoli di questo mini-spinoff. Spero apprezzerete!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rosa, Volpe
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Richiesto da Laura.

Rosa.
 
 "Scusami. Non sapevo fossi qui."
Il sorriso di Rosa è stanco. Bianca la ferma con un gesto della mano.
"Resta, ti prego. Ho bisogno di compagnia adulta...le conversazioni a gorgoglii mi stanno dando alla testa!"
Rosa sorride. Chiude la porta alle proprie spalle, e cerca una sedia. La sistema vicino al fuoco.
Quante rughe. I capelli sbiancati, che non si cura nemmeno più di coprire come i primi tempi. Nel riflesso delle fiamme, i segni sono più evidenti. Rosa non è più una donna giovane, ma buona parte di quei marchi li ha impressi a fuoco il dolore. D'istinto, Bianca stringe suo figlio un po' di più. Quante cose capisce, ora che ha Ezio. Quanto più forte le appare sua madre, per le ordalie che ha dovuto affrontare.
Natale è una di quelle ordalie. Il momento in cui si dovrebbe rendere grazie di ciò che si ha, è diventato quello in cui si fa la conta di ciò che manca. Delle parole non dette. Delle sedie vuote alla tua tavola. 
Eppure, Rosa sorride sempre. Un sorriso gentile, che non ha nulla a che fare con la grinta di un tempo. 
"E' grande, sai. Dovresti svezzarlo."
"Simza dice che gli fa bene. Che il mio latte lo renderà più forte."
Rosa rotea gli occhi al soffitto. "Io ti ho abituata al cibo solido il prima possibile, ed eri una bambina robustissima."
Bianca sa che non deve controbattere quando sua madre le offre i propri consigli su come tirare su il figlio. Si limita ad ascoltare, e poi a fare, come sempre, di testa sua. Alle volte, lo ammette, dà la colpa a suo marito. Io avrei voluto seguire il tuo consiglio, mamma, ma Martino non è d'accordo... sa che l'ascendente del genero su Rosa ha sempre la meglio in ogni caso: gli basta sorriderle e ogni piccolo dissapore passa in secondo piano. Fortunato lui.
"E Vanni? L'hai svezzato presto?"
Inutile girarci intorno: è un nome che aleggia sempre tra di loro, e in ogni ricorrenza la sua presenza si fa più forte. Lo dice con gentilezza, Bianca, per darle a intendere che non c'è nessuna velata rivendicazione in quella domanda. Solo voglia di parlare di lui.
Rosa capisce le sue intenzioni. Porta lo sguardo sul focolare. 
"Avrei voluto, ma non me lo ha permesso. Quel testone! Faceva i capricci fino a che non lo accontentavo, fino ai due anni non si addormentava se non al mio seno."
"Non lo ricordo, sai?"
"Eri molto piccola, Bianca."
"Di solito mi ricordo tutto. Anche di quell'età."
"Forse credi di ricordare. Alle volte si confondono racconti di altri, e perfino sogni, con ricordi veri. Soprattutto quando si è così giovani."
Bianca sorride, ma con una lieve inquietudine. E se la sua storia fosse tutta sbagliata? E se i ricordi che ha dell'infanzia fossero stati manipolati in quelli che avrebbe voluto avere? Forse il suo bisogno di dare un senso alle cose l'ha spinta a cambiare i dettagli. Forse non è l'osservatrice che si è sempre ritenuta.
Fa davvero differenza, dopo tutto?
Quali siano i motivi che li hanno spinti fin lì, questo è il risultato. Non la meta, no...ma la strada che stanno percorrendo ora, frutto delle scelte del passato. A volte vorrebbe sapere dove porterà. A volte si gode semplicemente il viaggio.
Bianca prende la mano di Rosa, e in un silenzio ovattato, spezzato dai suoni della festa in sottofondo (Dio, suo padre suona come una capra sgozzata) e dal ritmico ciucciare del piccolo Ezio, le due donne restano a guardare le fiamme. E in quel calore soffuso Bianca trova la sua risposta.
E' il ricordo che riempie le sedie vuote alla tavolata di Natale. E comunque sia andata, qualunque sia il motivo che le ha lasciate abbandonate, c'è da ringraziare che siano state accostate alla nostra tavola.
 
   
 
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