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Autore: Freeyourmind_x    26/12/2014    3 recensioni
Per Luke Hemmings e per Clover Paris è bastata una serata, una semplice serata di mezza estate. Una serata che ha cambiato la vita di entrambi e che si diverte a giocare con i propri destini.
Un patto viene stipulato ma se, casualmente, Luke Hemmings dovesse cambiare scuola? E se, i due, dovessero ancora incontrarsi?
Tratto dalla storia:
“Non ho nessun amico, sai? Tutti m'invidiano perché credono che la mia vita sia stupenda. Genitori ricchi, tante conoscenze, tante ragazze ai piedi… Ma sai cosa? Loro non sanno che la maggior parte di queste cose sono tutte finte. Non ho nemmeno un amico sincero per sfogarmi. Guarda come sono ridotto, alle undici di sera a confessare queste cose a una sconosciuta.”
“Non c’è niente di male. Prendila come una sorta di segreto fra me e te. Io non dirò a nessuno quello che mi stai dicendo, e tu farai lo stesso.”
“Affare fatto.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 21
-Something I need-

“Non se ne parla”
“Ma perché? Insomma, potresti almeno provarci!”
“No, non voglio. Far parte della band della scuola è… da sfigati!” una cosa che ho attestato da parecchio tempo è che, se Luke Hemmings prende una decisione beh… Fargli cambiare idea non è poi così facile.
“Scusami? Ho fatto parte del coro per ben due anni… mi stai per caso dando della sfigata?” mentre appoggio gli ultimi libri nel mio armadietto, trattengo un sorriso. Luke, a differenza mia, sembra essere in una posizione un po’ scomoda. Spalancando gli occhi di poco cerca le parole giuste da dire per non offendermi.
“Non intendevo dire quello… Volevo solo dire che…”
“Che?” so di essere una perfetta stronza perché non lo sto minimante aiutando facendogli il terzo grado e puntando i miei occhi su di lui, ma ho deciso che da oggi cercherò di godermi di più questi momenti fra di noi.
Dopo aver passato giorni in completa sofferenza per ciò che è accaduto con Calum, sto cercando di perfezionare la mia relazione con Luke; questo, perciò, comprende passare più tempo con lui e soprattutto cercare dei possibili modi di farmi perdonare. Anche se lui mi ha ripetutamente rivelato che ciò che è successo non ha più importanza, continuo a credere che in realtà la pensi in tutt’altro modo.
“Oh andiamo, lo stai facendo apposta?” Luke, sfortunatamente, sembra capire il mio gioco. E così aggrottando la fronte, mette su una buffissima espressione che mi procura una risata.
“Forse” ammetto e subito, sul suo volto, nasce un sorriso. Avvicinandosi appoggia le mani sui miei fianchi e con un gesto veloce, mi tira verso di lui.
“Incomincio a pensare che tu ci stia prendendo gusto”
“A far cosa?”
“A prenderti gioco di me”  uno difronte l’altro, la sua fronte appoggiata sulla mia e le nostre labbra vicino quasi da toccarsi. È così che Luke Hemmings, con le sue mosse da Don Giovanni, riesce sempre a mettermi a tappetto. E, soprattutto, a mandarmi in delirio.
“Stai per caso facendo rifermento a qualcosa?” pur essendo nel bel mezzo di una situazione romantica, non posso che pensare che le sue parole siano state una vera e propria frecciatina. Quel “Prendersi gioco di me” è per caso riconducibile a me e a Calum? Perché, detto in questo modo, mi sembra difficile pensare che le due cose non siano connesse.
“No” e d’un tratto, il sorriso nel volto di Luke scompare. Ancora vicino al mio viso, la sua espressione diventa seria. Non si allontana me, semplicemente, continua a fissarmi. Intensamente.
“Dovresti iscriverti alla Band della scuola” e, approfittando di questo cambiamento, introduco l’argomento “Band” così da creare un diversivo. In un attimo la tensione di prima sembra calare e Luke scoppia di nuovo in una risata.
“Sei…instancabile!” pronuncia e avvicinandosi mette a tacere ogni mia possibile risposta. Un bacio, un bellissimo bacio che in questo momento non sembra guastare nulla. Le sue labbra si muovono candide sulle mie, leggere, come se volessero andare con calma; ma le sue mani, come un controsenso, non fanno che stringermi verso di lui con passione. Ed io mi lascio andare, così come accade ogni qualvolta che il mio corpo cede alle sue attenzioni.
“Dico sul serio, dovresti iscriverti. Ora che tu e la band...” finito il momento di passione, ancora vicina alle sue lebbra, riprendo a parlare. Luke abbassa lo sguardo e, allontanandosi da me, prende un respiro profondo.
“Non una parola, okay?” e questo basta per farmi capire che forse è il momento di non insistere più. Sto superando i limiti prefissati da Luke e mi conviene stringere più la corda per non sfocare in un’altra discussione.
“Okay.” Sospiro anch’io e chiudendo l’anta del mio armadio, capisco che ora di prendere la giusta via per andare in mensa.
“Che ne dici se…” e proprio nello stesso momento in cui sto per proporre al mio ragazzo di avanzare verso l’entrata, qualcosa cattura la mia attenzione. I miei occhi si posano sul corpo di Emily che, camminando a testa bassa, sembra superarci e andare dritta al suo armadietto.
Niente di diverso, certo, quello che però mi fa bloccare sui miei stessi pensieri è che da giorni la mia amica non sembra far altro che evitare uno scontro frontale con me. Non so per quale ragione, ma inizio a pensare che anche in questo istante le ci abbia visto ma che, come da giorni fa, abbia deciso di far finta di nulla.
“Se?” schioccando le dita davanti ai miei occhi, Luke mi risveglia dai miei pensieri. “Ci sei?” e scuotendo la testa riporto i miei occhi su di lui.
“Oh… Sì… No, c’è… Ti dispiace se ti raggiungo più tardi?” e con la fretta di voler dare una conferma ai miei dubbi, mi muovo sul posto irrequieta.
Luke alza un sopracciglio. “Uhm… Okay. Dove devi andare?”
“Ho dimenticato il mio quaderno di matematica in classe. Corro a prenderlo!”  e, lasciandogli un bacio a stampo, vado incontro al mio problema.

“Emily!” una volta che sono al suo fianco, appoggiandomi con la schiena alla fila di armadietti, offro alla mia amica uno dei miei sorrisi più belli, ma forse meno sinceri.
Emily, come se aspettasse già il mio arrivo, si gira nella mia direzione e accennando a un sorriso finto, mi lascia un’occhiata.
“Ciao” e il suo saluto, non sembra essere più sincero come le altre volte. Quasi come se fosse un atto di educazione, mi lascia lì al suo fianco senza aggiungere altre parole. E se prima pensavo che qualcosa di anomalo si stesse verificando, ora ne sono proprio convinta.
“Tutto bene? È da giorni che non ci si vede” e in cerca di sapere la verità, provo a sperare in una sua spontanea rivelazione.
Facendo spallucce, i suoi occhi si spostano sui libri che sta cecando di tirare all’esterno dell’armadietto.
“Sì, avevo parecchie cose da fare” e, ancora una volta, sembra distaccata. Il suo tono è quasi freddo e, se speravo in una dichiarazione, ho capito che da questa discussione non ne ritrarrò nessuna.
“Allora, qual è il problema?” così stanca di continuare questa messa in scena, decido di manovrare la situazione. Le mani di Emily si bloccano subito e i libri che ha fra le mani sembrano cadere ma, grazie ai miei riflessi sempre pronti, riesco ad afferrarli prima che tocchino il suolo.
Gli occhi di Emily si alzano in mia direzione e, deglutendo, cerca di sembrare tranquilla.
“Problema? Di che cosa stai parlando?”
“Emily, andiamo, sappiamo entrambe che c’è qualcosa che non va. Cosa sta succedendo?” e mi trovo ad odiare questo suo modo di fare. Come può negare l’evidenza?
“Non credo che…”
“Emily, parla!”
“Calum mi ha detto tutto” bastano queste parole e i miei occhi si spalancano.
“Cosa?” e non so come la mia voce esca. Troppo scossa e sorpresa dalla sua rivelazione, non riesco a dare peso a ciò che dico e a ciò che faccio.
“Mi ha detto della tua cotta, della sua cotta e anche di ciò che da settimane sta accadendo.” Sospira “Ah, e se te lo stessi chiedendo, anche del vostro bacio” pur avendola ad un passo di distanza, non riesco a capire se sia arrabbiata o meno. Il suo tono non è aggressivo e nel suo viso non scorgo nessuna lacrima, e questo mi manda in confusione; così come questa sua rivelazione. Per quale assurdo motivo Calum le ha rivelato tutta la verità, soprattutto di sua spontanea volontà? Sta per caso cercando di vendicarsi di me?
“Emily, io non…”
“Non dire niente, per favore. Io… io non sono arrabbiata. Non ce l’ho con te” e ancora una volta, non mi da né il tempo di interagire né di capire perché la sua reazione sia così epatica. Socchiudo gli occhi e l’unica cosa che penso è che non riesco a credere pienamente alle sue parole. Come può non essere arrabbiata?.
“Non sei arrabbiata?” così, do voce ai miei pensieri. Abbassando lo sguardo annuisce.
“Io sapevo già tutto da qualche tempo” e un’altra volta rimango senza parole.
“Non ne ho mai avuta una conferma, ma lo avevo intuito. Avevo intuito che fra te e Calum non ci fosse solo un’amicizia.” Chiarisce chiudendo il suo armadietto. Rimango ferma, immobile perché non so davvero cosa dire. Tutto in questo momento sembra stupido e banale.
“Speravo solo di essermi sbagliata” ed ecco il colpo dolente. I nostri occhi s’incrociano e mi accorgo di quanto Emily voglia scoppiare in un pianto liberatorio. I suoi occhi sono lucidi e per non mascherare la sua fragilità, le sue labbra si stringono in un sorriso privo di felicità.
“Emily… Mi dispiace, sul serio” inizio afferrandola per un braccio. “Io non so cosa Calum ti abbia raccontato, ma credimi: io non ho mai provato a fare qualcosa con lui. Il bacio… è stato lui a baciarmi.”
“Lo so, Calum mi ha detto tutto. Non devi spiegarmi nulla” e mi chiedo come faccia, come riesca a continuare a parlare con me pur avendo il cuore a pezzi.
“Avrei voluto parlartene prima… ma cerca di capire, avevo paura! Tu sei l’unica amica che ho e… Calum ti piace…”
“Perché ti stai scusando?” allentando la mia presa sul suo braccio, Emily mi chiede questa innocua domanda. Stringendo gli occhi in due fessure, mi mordo il labbro inferiore.
“Perché… Sì! Insomma, avrei potuto agire in modo diverso e…”
“Ti senti in colpa?” portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, Emily punta i suoi occhi nei miei. Ascoltando le sue parole, non riesco a capire il motivo di questa domanda. È scontato, quanto ovvio, che io mi senta in colpa! Insomma, pur non avendo baciato io Calum, ho comunque nascosto la verità per troppo tempo.
“Sì, io…”
“I sensi di colpa si provano soltanto quando una cosa l’hai desiderata sul serio e, troppo presa dall’impulso e dal desiderio, ogni cosa al tuo fianco ha perso il proprio valore; e tutta questa mancanza di importanza, ti ha portato a compiere ciò che la tua forza ti ha proibito di fare. E ora mi chiedo, lo hai davvero voluto quel bacio? Almeno per un secondo, l’hai desiderato? Perché se fosse così…” la voce di Emily per un secondo trema e io mi accorgo di quanto parlare dell’accaduto le faccia male. Ma, come una ruota che gira, anche io mi trovo a sentire un dolore al petto e questo è dovuto unicamente a ciò Emily mi ha appena dato da pensare. Colpita da quelle lame, da quelle parole taglienti, mi ritrovo davanti ad una verità che per troppo tempo è rimasta all’oscuro.
E sostenendomi un esame di coscienza, inizio a chiedermi se davvero quel bacio sia stato anche una mia forma di desiderio. Perché sì, fino ad ora è sempre stato facile incolpare a Calum, dire che lui era l’unico dei due ad avere fatto la prima mossa. Ma io? Oltre ad avere usato la mia intelligenza e la mia forza per non cadere nel peccato, cos’ho fatto? Cos’ho desiderato?
“Non solo staresti mentendo a me, Luke e a Calum… ma anche a te stessa. E sai cosa? Io posso anche metterci una pietra sopra, ma tu? Come puoi mandare avanti tutta questa messa in scena?” Emily sembra riprendersi e asciugandosi una lacrima, mi pone queste ultime domande. Ed io non mi accorgo di essere rimasta in silenzio. Non mi accorgo della mia espressione che, ferita, sembra mascherare ogni mio pensiero.
Emily deglutisce e quasi con fatica, riesce ancora a puntare un’ultima volta i suoi occhi nei miei.
“So che non dovrei essere io a dirti queste cose ma… Calum  ha ragione. In questa storia non c’è solo lui, ci siete entrambi alla calcagna. E forse prima di peggiorare solo di più la situazione, ti converrebbe parlare con lui.” E queste solo le sue ultime parole perché, troppo scioccata, non riesco a trovare qualcosa da dire. Ed Emily, senza più forza, indietreggia e correndo a passo veloce, si allontana da me. Ed io rimango da sola, con lo sguardo fisso nel vuoto. E non so spiegare in questo preciso momento la sensazione che alloggia dentro di me. So solo che ho tanta paura e qualcosa di pesante ha deciso di posarsi sul mio cuore. E il respiro sembra smorzato, sembra aver perso il suo tempo e veloce, senza seguire il proprio schema abitudinale, mi sta mandando in iperventilazione. Le labbra mi tremano e gli occhi sembrano farsi lucidi, ma prima che io possa scoppiare in un pianto nel bel mezzo del corridoio della scuola, mi dirigo in bagno. E appena varco la porta, lo specchio che ho difronte mi da la possibilità di vedere come io sia ridotta. E guardandomi, non riesco a riconoscere chi ho davanti. E capisco, capisco che è questo l’effetto della consapevolezza. È la verità che mi riduce così, una verità che non può essere né affermata né accettata perché è troppo devastante e colpevole per essere vera. E basta osservare i miei occhi per cadere, per cadere in quel pianto che non ha sapore. Quel pianto fatto solo di lacrime, lacrime che devastano il mio animo.

Dopo che le lacrime hanno cessato di ridurre il mio volto in una brutta rappresentazione del dolore, mi alzo dal pavimento in mattonelle del bagno. E non mi curo del mio aspetto, non do importanza al trucco sbavato che mi sporca il viso. Afferrando la mia borsa, mi dirigo nel corridoio della scuola. Non so che ora sia, e non so nemmeno se sia ancora ora di pranzo. So solo che voglio cercare Calum e voglio urlargli contro. Sì, perché ora il mio dolore ha lasciato spazio alla rabbia, alla rabbia per la sua stupida mossa. Era quello il suo intento: portarsi dalla propria parte Emily. E mi chiedo: cosa le avrà mai raccontato sul mio conto? Perché sono consapevole che ora non mi è rimasto più niente.
E passandomi la mano sul viso, decido di smetterla di rimuginarci sopra. Con passo spedito mi dirigo nel campo sportivo della scuola dove, più sicura che mai, so che Calum in compagnia di Ashton e Michael starà consumando il suo pranzo.
E quando sono un passo dagli spalti e scorgo la sua figura di spalle, come un razzo mi precipito verso di lui. I primi a notarmi sono Michael e Ashton che, con un’espressione sorpresa ma allo stesso tempo terrorizza, forse dovuto al mio viso ridotto in spazzatura, si alzano dagli scalini e richiamano l’attenzione di Calum.
E basta davvero poco perché Calum si giri anche lui nella mia direzione facendo muovere gli occhi nel vuoto prima che si soffermino su di me.
Il suo viso non ha nessuna espressione ma quando, ad un passo di distanza, la mia mano gli lascia un’impronta sul volto dovuto a uno schiaffo, si rabbuia.
“Non avevi nessun diritto, nessuno.” E non so cosa io sta dicendo. Vedo solo le facce allarmate di Michael e Ashton che, consapevoli di essere di troppo, decidono di spostarsi così da lasciarci da soli.
Calum resta in silenzio e, portandosi una mano sulla guancia rossa, respira velocemente.
“Io ti od...”
“Non dirlo.” E da giorni, da settimane, ormai ho perso il conto, risento di nuovo la sua voce.
“Non provare a dire qualcosa che non pensi sul serio perché non potrei mai perdonartelo.” E non so perché, ma la sua voce, le sue parole mi fanno ritornare nel mio guscio. Guardandomi intorno mi chiedo che diamine sia successo, perché io sia qui e perché diamine ho alzato le  mani su di lui.
E poi i miei occhi incontrano i suoi. E non spiegare perché, come e quando. So solo che i suoi occhi suscitano in me qualcosa di strano, qualcosa a cui non avevo dato conto. Qualcosa che mi riporta le lacrime sul viso. E lui sembra capire, si avvicina ma subito faccio un passo indietro.
“Non… ti avvicinare” sussurro ma è troppo tardi. Le su mani mi hanno già tirato verso di lui e le sue braccia mi hanno stretto in un abbraccio. Un abbraccio che sa di noi, sa di Calum e dei tempi passati. Ed io mi lascio stringere mentre le lacrime bagnano il mio viso. E non voglio piangere, non più, ma non ci riesco.

“Luke sa che sei qui?” una volta essermi ripresa, seduta negli stessi scalini in cui poco fa erano seduti Michael e Ashton, al fianco di Calum guardo il campo immenso che ho davanti agli occhi. Tiro sul con il naso e voltandomi nella sua direzione, muovo con dissenso la testa.
“No” ammetto e non capisco perché lui me lo stia chiedendo. Forse ha paura, non vuole che si ricrei una situazione simile a quella di pochi giorni fa. E guardo il suo viso, i suoi occhi e non scorgo più niente di quel livido di cui Mike mi parlava.
“Mi dispiace… Non avrei dovuto darti quello schiaffo…” mi scuso prima che la rabbia possa soccombere di nuovo e non darmi il tempo di chiedere perdono per ciò che ho fatto.
Calum si passa una mano fra i capelli, e portando il suo sguardo su di me, sospira. “Non fa niente. Anche se credo di meritarmelo. Non so per cosa ma…”
“Emily.” Annuncio e lui mima un “ah” con le labbra. E restiamo in silenzio perché nessuno ha da aggiungere niente. E mi chiedo cosa ci faccia io qui. Perché sto parlando con Calum, se mi ero ripromessa che avremmo dovuto stare lontani?
“Dovevo dirglielo. Lei voleva più di un’amicizia ed io non me la sentivo di mentire ancora.” Ammette ed io porto gli occhi al cielo. Capisco perfettamente le sue ragioni, ma andiamo! Avrebbe dovuto prima parlamene, chiedermi un parere.
“Lei ora mi odia. E’ arrabbiata con me solo per…”
“Non dire che è colpa mia. Prima o poi avrebbe saputo la verità” mi canzona. “E poi… Non è arrabbiata con te. E’ solo ferita, come lo è da me” annuisco alle sue parole perché voglio credere che sia così. Anche se fa più male. Perché sì, la rabbia può passare, ma il dolore? La delusione? Sono più che sicura che quella ti lasci un segno e difficilmente con il passare del tempo scompare.
“Mi sei mancata. Tanto” e proprio mentre sto rimuginando su questi pensieri, un’altra bomba viene lanciata. Girandomi verso di Calum spalanco gli occhi e di colpo mi alzo in piedi.
“No, non iniziare. Non provare a dire qualcos’altro che…”
“Che? Clover, quando la smetterai di farti del male da sola?” e non capisco cosa abbiano oggi tutti nei miei confronti. Come fossi a una seduta, tutti cercano di analizzarmi, di trovare il mio problema nell’accettare la verità.
“Non sto facendo niente. Smettetela di dire cose su di me che non sono vere!” e quasi il tono della voce si alza. Calum sospira e alzandosi anche lui, mi si para davanti. Una sua mano si allunga e prendendomi il viso con entrambe le mani mi obbligano a guardarlo dritto negli occhi.
“Sii sincera. Da quand’è che non sorridi con sincerità? Da quand’è che la notte non dormi senza pensieri? Da quand’è che non senti la mancanza di nessuno?” rabbrividisco notando quanto sia poca la nostra distanza. Vorrei rispondere “da tanto”, ma so che non è del tutto vero. Quando sto con Luke, mi sento sul serio bene, sono felice e se sto al suo fianco, so che non c’è niente che possa ferirmi. Ma quando non c’è lui al mio fianco, quella mancanza, quella dannata mancanza di Calum si fa sentire.
“Cosa vuoi sentirti dire Calum? Che mi manchi? Perché sì, dannazione, mi manchi ma niente più e niente meno!” mi sento cattiva a rispondergli in questo modo, ma ormai è solo l’esasperazione chi porta in questa strada. E’ solo il male che parla.
“No, non voglio sentire questo. E’ che tutto questo… Mi sta devastando, Clover. Quando ci siamo baciati, io per un secondo ti ho davvero sentita vicina, ho sentito che eravamo in due a vedere il mondo allo stesso modo. Ma adesso… Devi essere sincera Clover, perché tutto dipende unicamente da te. In questi giorni ho pensato, fin troppo e sono arrivato a una conclusione. Ma tutto dipenderà da te” e mi sembra di rivivere una situazione che poco tempo fa si è riproposta allo stesso modo. E mi spaventa ma allo stesso tempo ritrovo nei miei pensieri del desiderio, un desiderio a cui non so dare una spiegazione.
“Se tu ora mi dirai che non hai provato niente, se tu ora mi dirai che i tuoi pensieri sono unicamente dedicati a Luke allora io… te lo giuro, ci metterò tutta la mia costanza e cercherò di dimenticarti. Resterò al tuo fianco, proprio come tu hai fatto con me: resterò tuo amico e reprimerò ogni mio sentimento nei tuoi confronti e ti lascerò andare” e gli occhi diventano lucidi perché non posso credere che sia disposto davvero a fare tutto ciò. E le sue parole mi ricordano tanto una me quasi un anno fa. Alle prese per la mia grande cotta, alla presa con i miei sentimenti e con tutte le sue ferite. E so quanto sia devastante lasciare andare via il proprio amore, vedere la persona che desideri e non poterla avere come vuoi tu. So quanto faccia male e quanto lui in questo momento stia mettendo in gioco le sue emozioni.
“Ma se invece così non sarà , se tu ammetterai che qualcosa, pure un briciolo l’hai provato per me… Allora non avrai scampo, perché io non ti lascerò andare. E non m’importerà se al tuo fianco ci sarà Luke, se riceverò presto molteplici pugni… io ti desiderò e farò di tutto fin quando tu affermerai che qualcosa per me la provi ancora, così come io la provo per te.” E rabbrividisco perché le sue parole sono sincere, sono vere. Ma ciò che più mi lascia senza parole è il fatto che nel suo discorso trovo determinazione. Ciò che sta dicendo, e ciò che farà sul serio. E no, non cambierà idea.
“Ma tutto, ripeto, dipende tutto da te.” Capisco, ora, che tocca a me parlare. Tocca a me dare una risposta. E sento la paura salire. Per quanto da egoista sia, non voglio che lui metta a tacere i suoi sentimenti. Perché, diamine, forse è vero. Forse quel bacio, se pure vissuto nel modo errato a causa dei sensi di colpa, dentro di me ha suscitato del desiderio, del rimpianto accontento. Mi ha lasciato il segno e mi ha dato vita; i sensi di colpa, il pensiero di Luke, però, mi hanno privato di quel piacere. Mi hanno fatto reprimere ogni possibile felicità che quel gesto così delicato avrebbe potuto donarmi. E andando avanti, i miei sentimenti si sono moltiplicati e sarei ancora più bugiarda se dicessi che di Luke non ne sono innamorata. Che di lui ormai non ne posso più fare a meno. E mi chiedo… Come si può rispondere a una domanda del genere senza creare altri problemi? Perché se lui continuerà ancora a provare dei sentimenti nei miei confronti, se lui farà di tutto per conquistarmi allora… Io potrei davvero perdere Luke e, soprattutto, lui potrebbe non assumere più quel valore che ha adesso per me. Ed io non voglio, perché Luke… Luke ora per me è tutto.
Stringendo le labbra, scuoto la testa. Sarebbe tutto più semplice se, così come ci riesce facile sorridere, i problemi scomparissero. Ma purtroppo questa è la realtà, è la verità e io… io ne devo affrontare le conseguenze.
“Calum, io… Non lo so… Io” e le parole mi muoiono in bocca perché, se un attimo prima Calum era davanti ai miei occhi, un attimo dopo qualcosa lo allontana da me. E d’impatto non capisco ma, poi, quando al mio fianco si affianca la figura di Luke, capisco tutto.
Luke è qui, e ha appena spinto Calum via da me. Le sue mani hanno lasciato il mio volto e la sua espressione rode dalla rabbia.
“Ti avevo avvertito di starle lontano” e ciò che sputa con aggressività Luke una volta che Calum, perdendo equilibrio, cade sul terreno. E subito, approfittando di questo punto a suo favore, Luke si avvicina per sferrargli un pugno, ma prima che possa commettere un altro errore, mi paro davanti a lui.
“No, Luke” gli urlo e afferrandogli il volto con le mani lo guardo dritto negli occhi. “Respira, è tutto okay” dico con la voce che trema perché, cavolo, sto morendo dalla paura. Com’è possibile? Un minuto prima stavo affrontando una discussione seria, e un minuto dopo… Eccomi qui ad evitare una rissa.
Ma proprio quando i suoi occhi incontrano i miei, la sua espressione peggiora. La sua rabbia aumenta e allontanandosi bruscamente da me, mi allontana.
“Vai al diavolo” mi urla contro e voltandomi le spalle scappa via. Ed io rimango incredula perché capisco che Luke non è arrabbiato con Calum, ma con me. E questa volta il livello d’incazzatura ha raggiunto il limite. E non capisco, cosa…. E poi connetto tutto. Ecco perché quella domanda di Calum, prima. “Luke sai che sei qui?”. E’ questo il problema. E capisco anche perché Calum per giorni non si è avvicinato, perché è scomparso dalla circolazione. Tutto… Luke l’ha davvero minacciato? E così, prima che possa scomparire dalla mia visuale, gli corro dietro.
“Luke!” lo chiamo ma lui non si gira. E sono costretta ad aumentare il passo e solo quando gli serro la strada, posso frenare la mia corsa.
“Dobbiamo parlare. Noi non stavamo facendo…” affermo cercando di chiarirgli la situazione ma lui, livido di rabbia, non mi lascia il tempo di aggiungere altro.
“Dobbiamo parlare un corno, Clover! Mi sono rotto, okay? Io posso perdonare che tu mi abbia mentito, posso anche perdonare il fatto che tu mi abbia tradito ma… Non sono stupido, tu non puoi prenderti gioco di me!” e queste parole sono urlate ad un passo dal mio viso. E ho paura, rabbrividisco perché… Dannazione, non ho mai visto Luke in questo stato.
“Non mi sto assolutamente prendendo gioco di te!” affermo con occhi spalancati perché non posso credere che lui pensi questo di me. Come può pensare questo? Perché n’è convinto?!
“Sono stanco Clover, davvero.” Ammette e con un sospiro cerca di calmarsi. Si porta una mano fra i capelli e tirandosi le punte, da un freno ai suoi istinti.
“Speravo di non arrivare a questo punto, speravo che fosse solo un periodo e che presto avresti messo a posto le tue idee… Ma non è stato così” e in un attimo capisco a cosa stia facendo rifermento. E la paura aumenta così come il dolore.
“No, no… Luke…” lo richiamo facendo appello ai suoi sentimenti, ma Luke non mi da ascolto.
“E’ finita Clover.” E il mio cuore si spezza in due. “Non posso stare con qualcuno che non sa riconoscere i propri sentimenti” e le lacrime mi bagnano il viso. Vorrei parlare ma i singhiozzi zittiscono ogni mia parola. Ma soprattutto sono troppo devastata per arrabbiarmi con lui. Non mi da nemmeno la possibilità di dargli delle spiegazioni. Resta a fissarmi ed io lo guardo come una ragazza potrebbe guadare qualcuno che ho appena messo fine alla propria vita.
“E’ finita” ripete e capisco quanto anche lui faccia ribrezzo annunciare quelle parole.
“Luke, io… ti prego” ma non mi da ascolto. Prima che possa cedere alle mie tentazioni, si allontana.
“Scusa” ammette e voltandomi le spalle, mi lascia lì, da sola, a piangere lacrime amare. E non so quanto il mio pianto sia forte, so solo che dopo poco due braccia mi circondano. E capisco che è Calum.
“Andrà tutto bene” mi sussurra, ma con il volto nascosto nell’incavo del suo collo, non riesco a credere alle sue parole. Come potrà andare tutto bene se sono sola? Se non mi è rimasto più niente?
 
Spazio autrice!
Ehilà, non so morta, sono ancora viva. Vi auguro buon natale se ci sia ancora qualcuno che caghi questa storia. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e... Se vi va, lasciate una recensione!
Ciaooo! :) 
  
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