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Autore: Lylae    26/12/2014    1 recensioni
Cosa può pensare, un oggetto, del mondo circostante e delle emozioni?
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cosa sono? Oddio, sto pensando. Cos’è “pensare”? Quel bambino(cos’è bambino?) e quel padre(Cos’è padre?) mi stanno guardando soddisfatti. Mi sento confuso. Perché sono soddisfatti? Uh, forse sono loro che mi hanno creato. E perché sto pensando? Insomma, sono un oggetto; gli oggetti non dovrebbero pensare. Ma forse è proprio per il fatto che mi abbiano costruito: han messo un po’ di amore e di anima nel farlo, e quindi ora sono cosciente. 
Non so se sia una bella o una brutta cosa, essere coscienti.
Ehi! Cosa state facendo?! Non avrete intenzione di alzarmi! Oddio soffro di vertigini! Però..il padre ha delle mani forti, sicure, danno sicurezza. E quelle del bimbo..così tenere. Credo di non aver più paura. E’ bello essere tenuti in alto da mani forti e da mani che devono crescere. 
Ora siamo al parco. Non avevo notato di avere una corda attaccata alla coda. Ma a che servirà? Vedo altri simili a me, ma di colori diversi. Io ho i lati rossi e il corpo blu, le manine sono fatte con 5 strisce di tessuto, giallo. Sono fatto dei tre colori primari, mi sento forte: posso essere quello che voglio. Gli altri invece hanno colori più complessi, più belli anche. Quella corda li tiene attaccati al loro padrone, ma non sembrano felici. 
Il padre mi tiene in braccio mentre il bimbo inizia a correre tenendo la mia corda tra le mani. Mi sento tirare dalla coda, un male atroce! Cerco di lamentarmi, ma non ho nessuna voce, nessun modo di ribellarmi. Poi mi accorgo di star volando, e le vertigini spariscono, perché da quassù vedo tutto: vedo i miei padroni, gli altri come me e il paesaggio. C’è tanto verde, ci sono degli animali, credo siano cani. Sembrano tutti contenti di stare lì al parco. C’è una vecchina che però sembra tanto triste. E’ seduta su una panchina isolata e dà da mangiare ai merli. Ci parla, ci scherza e silenziosamente le lacrime rigano il suo viso. Cerco di virare per sentire meglio quel che dice: sta parlando del marito che non c’è più, cioè, sta parlando CON il marito, rivolto ad un merlo. Strano, non credo si possano sposare una donna e un merlo; però è tenera, sembra immersa nei ricordi.
Il vento si alza e mi porta lontano da quella dolce vecchina. Il vento è molto più forte di uno come me. Difatti mi fa girare su me stesso, mi viene anche un po’ di nausea. Come posso avere la nausea se non ho lo stomaco? E come faccio a sapere tutte queste cose? 
Un albero! AAAAH. 
(…)
"Papà! L’aquilone è incastrato nell’albero!"
Ma sta parlando di me? Quindi mi chiamo aquilone. Mi piace come nome, dai.
"E’ anche rotto, non credo sia conveniente salire per prenderlo, tanto sarebbe da buttare. Ne costruiremo un altro, Gabri"
"Ma papà! Non ci rimarrà male?"
Posso rimanerci male? Mi stanno abbandonando? Non mi vogliono più? Sono rotto? Rotto che vuol dire? che non vado più bene? Sono un problema, quindi? Mi sento così stanco… Così oggett-
   
 
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