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Autore: Shadow writer    27/12/2014    1 recensioni
Fuggo oltre il locale con la musica a palla, fuggo sulle strade buie, fuggo nel vento gelido della notte.
Fuggo dagli altri, dai loro giudizi, fuggo da me stessa e da ciò che provoco.
Corro, con le ali ai piedi, per le strade deserte.
Anzi, ai piedi, ho il vento. Vento che mi spinge, che mi solleva, che obbedisce ai miei ordini come se fossi la sua padrona assoluta.
Faccio un balzo e l'aria mi spinge in alto, oltre le cime degli alberi. M'innalzo contro il cielo nero bagnato di stelle.
Apro le braccia, stringo l'orizzonte tra le mani. Inspiro il freddo della notte e tutti i suoi sapori.
Potente, ecco quello che sono.
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Trasferirsi in un nuovo continente è di certo una cosa grandiosa, ma non mi sarei mai aspettata il genio ribelle, il vecchio misterioso, il giocatore di football, una ragazza che sarebbe diventata come una sorella per me, ma soprattuto qualcosa di molto, mollto più grande di me.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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_Dove parlo con il ragazzo che amava il ragazzo che amo
 
Simon si stacca da me e mi guarda negli occhi. All'improvviso mi rendo conto di ciò che ho fatto.
Ho baciato un ragazzo, che non mi piace, solo per colmare il vuoto che un'altra persona ha lasciato.
"Sei spregevole, Luna"
Non avevo bisogno di te per saperlo.
"Volevo ricordartelo"
Balzo all'improvviso in piedi e i miei occhi si riempiono di centinaia di puntini colorati roteanti.
«Scusa...» biascico.
Simon mi rivolge uno sguardo stanco, interrogativo, ma soprattutto addolorato.
«Perdonami, se puoi...» riesco a sussurrare, poi fuggo.
Fuggo oltre il locale con la musica a palla, fuggo sulle strade buie, fuggo nel vento gelido della notte.
Fuggo dagli altri, dai loro giudizi, fuggo da me stessa e da ciò che provoco.
Corro, con le ali ai piedi, per le strade deserte.
Anzi, ai piedi, ho il vento. Vento che mi spinge, che mi solleva, che obbedisce ai miei ordini come se fossi la sua padrona assoluta.
Faccio un balzo e l'aria mi spinge più in alto, oltre le cime degli alberi. M'innalzo contro il cielo nero bagnato di stelle.
Apro le braccia, stringo l'orizzonte tra le mie mani. Inspiro il freddo della notte e tutti i suoi sapori.
Potente, ecco quello che sono.
Non me ne sono mai accorta, ma ho le capacità per compiere atti grandiosi.
Devo solo liberarmi da tutte le catene che mi sono e che mi hanno costruito.
Resto immobile nel vento carezzevole, nel suo alito amico e sincero.
 
Cammino per la strada, tenendo le braccia strette al petto. Nonostante la giacca pesante, il freddo s'insinua attraverso la stoffa.
Ho solo una vaga idea di dove possa essere casa mia, così mi dirigo in quella direzione.
Sento il rumore di un'auto che si avvicina, ma continuo a camminare sul bordo della strada, chiusa su me stessa.
Quella rallenta, fino ad affiancarmi.
Continua a camminare, mi dico, con il cuore che accelera nel petto.
«Luna!» chiama qualcuno.
Mi fermo, poi volto lentamente il capo. Quando riconosco il catorcio di Greg, mi sfugge una risata dalle labbra.
«Serve un passaggio?» chiede con un sorriso.
«Sei incredibile!» esclamo, ma m'infilo in fretta all'interno dell'auto.
Quando rimette in moto, lo vedo fare un sorrisetto soddisfatto.
Sbuffo, poggiando la testa al finestrino freddo.
«Forza dillo» gli dico esasperata.
«Sei sicura?» chiede ancora con quel sorriso. Annuisco.
«Avevo ragione io!» esclama con un sorriso soddisfatto. 
Sbuffo ancora, ma non riesco a trattenere un sorriso.
«Allora?» domanda lui guardando la strada mentre svolta «Cos'è successo?»
Prendo un respiro profondo e mi rigiro una ciocca di capelli tra le dita.
«Mi sono fatta baciare da Simon Cox» mormoro.
«Non ho capito» dice Greg corrugando la fronte.
Lo ripeto a voce più alta, con il cuore a mille.
Lui non fa commenti per qualche istante.
«Dì qualcosa» lo imploro.
«Pensavo ti piacesse Will» dice serio.
«COSA?!» esclamo con le guance in fiamme. Greg fa un svolta brusca e mi spiaccico contro il finestrino freddo.
«Ehi!» mi lamento cercando di tornare in una posizione stabile.
«Allora non è vero?» domanda lui ancora serissimo.
Sospiro: «Tra me e Will non funzionerebbe mai, possiamo solo essere dei buoni amici»
«Ti arrendi così facilmente?» chiede lui con una smorfia.
Lascio vagare il mio sguardo fuori dal finestrino per qualche istante. Stiamo attraversando la città per i quartieri meno frequentati.
«Non ha senso provarci» rispondo senza espressione.
Greg pare prendere fiato.
«Una volta ero innamorato di una persona. Questa era per me la cosa più importante sulla faccia della terra, e non riuscivo a stare più di giorno senza parlarle. Se era felice, io ero felice, se era triste io ero triste, se era arrabbiato con me, io ero arrabbiato con me stesso. Non gliel'ho mai detto, però»
Fa una piccola pausa. Il mio cuore brama ardentemente di sapere come finisce la sua storia, ma non ho il coraggio di fiatare.
Greg continua senza che io parli.
«L'ho visto innamorarsi di altre persone ed essere felice con  altri che non conoscevo, mentre io morivo dentro, lentamente. Ora quell'amore esagerato che provavo è passato, ma ne rimane comunque una scia molto intensa»
Resta zitto, ma mi pare di vedere i suoi occhi luccicare.
«Che fine ha fatto questa persona?» chiedo riuscendo finalmente a spiccare parola.
Greg respira profondamente una volta, prima di rispondere.
«Ora, è il mio migliore amico»
 
Quando giungiamo davanti al campus, Greg rallenta fino a affermarsi di fronte all'ingresso del viale.
Non abbiamo parlato per tutto il resto del viaggio, quindi tra di noi è calato un silenzio imbarazzato e imbarazzante.
«Vuoi...» comincio incerta «Vuoi entrare? Insomma, tu mi hai accompagnata fino a casa e...»
«Forse è meglio se ti riposi» risponde il ragazzo senza guardarmi in faccia.
«Non è un problema, sul serio, mi faresti compagnia» ribatto esitante.
Il petto del ragazzo si alza lentamente.
Dieci minuti più tardi è sul divano della mia piccola casetta, mentre io, accanto ai fornelli, aspetto che l'acqua bolla per farne un tè.
Nel frattempo preparo due tazze e ci metto una quantità spropositata di zucchero.
«Tè nero o all'arancia?» chiedo.
«È uguale» risponde Greg giù di morale.
Gli porto la tazza fumante accompagnata da un sorriso, ma lui non sembra stare molto meglio.
Mi siedo al suo fianco con un sospiro.
«Will lo sapeva?» domando tornando seria.
Il ragazzo fa una smorfia e si porta di malavoglia la tazza alle labbra, pur di prendere tempo prima di rispondere.
«Che sono gay? Sì. Che ero innamorato di lui? No, non gliel'ho mai detto»
Rimango in silenzio e sorseggio di tanto in tanto il mio tè all'arancia.
«La cosa comica è che ci troviamo entrambi nella stessa situazione» aggiunge lui, con lo sguardo perso sul pavimento.
«Dimentichi che io in più ho anche baciato Simon Cox» tento di ironizzare e gli strappo un piccolo sorriso amaro.
«Facciamo pietà» commenta il ragazzo.
«Ehi! Parla per te!» 
Scoppia a ridere, involontariamente. Anche io mi aggrego alla sua risata e parte della tensione che ho nel petto mi si scioglie.
«Greg...» comincio con cautela «Se vuoi fermarti a dormire, il mio divano è sempre libero, così mi fai compagnia»
Il ragazzo mi mostra un sorriso dolce e tenero come solo lui sa fare.
«Devo tornare a casa, almeno per stasera. Avrei accettato volentieri»
Sorrido, senza traccia di risentimento.
Mi chiedo che genere di famiglia abbia Greg. Non ne ha mai parlato, neanche il ben che minimo accenno. E poi che genitori lascerebbero il figlio fuori casa per tante notti di seguito senza problemi? 
Le mie domande restano senza risposta, sospese nell'aria.
«Devo andare ora, grazie per il tè e per la chiacchierata» dice lui alzandosi in piedi. Posa la tazza nel lavandino, poi si avvicina alla porta,
Vado ad aprirgli.
«Sempre disponibile per te» gli sorrido.
«Grazie» risponde riconoscente. Si china in avanti e mi lascia un bacio sulla guancia.
«'notte»
«'notte Luna»
Lo seguo con gli occhi mentre si allontana lungo il viale, silenzioso, chiuso in se stesso.
 
Domenica scorre su di me come una doccia troppo veloce.
Mi sveglio quasi a mezzogiorno e nel pomeriggio ho a malapena il tempo di fare i compiti e una passeggiata prima che cali il sole.
Nella sera, mi chiudo in casa per guardare un film strappalacrime, con il solito giovane attore che fa impazzire le adolescenti, anche se non me ne ricordo il nome.
Il giorno successivo riesco incredibilmente ad alzarmi in tempo per camminare con calma verso la scuola.
Incontro Clare lungo il viale, mentre parla con un ragazzo.
Resto qualche passo indietro, ma non riesco a sentire la loro conversazione.
"Non si origlia"
Mi sto assicurando che...stiano parlando di argomenti consoni!
"Consoni a che cosa?"
Oh, lascia perdere,tu non puoi capire queste cose!
"Neanche tu a dir la verità"
Il ragazzo si allontana, lasciando Clare, così io posso avvicinarla.
«Allora?» chiedo subito quando mi avvicino.
«Cosa?» ribatte lei perplessa.
«Non fare la finta tonta!» ribatto.
«Parli di Robert?» domanda corrugando la fronte.
«Non so come si chiami»
«È il ragazzo della festa se t'interessa» risponde senza convinzione.
«È carino» ammetto ammiccando. Lei si lascia scappare un sorrisetto nonostante cerchi di nasconderlo.
«Potrei chiederti la stessa cosa, comunque» aggiunge lei.
Le rivolgo uno sguardo stupefatto.
«Cosa intendi?»
«Girano certe voci riguardo te e Simon Cox»
Le mie guance prendono fuoco all'istante.
«Cosa?!» sbotto «Che genere di voci?!»
«Sei andata alla sua festa?» chiede Clare ignorando la mia domanda.
«Sì, ma...»
«Ed è vero? Del bacio?»
Prendo un respiro profondo.
«Sì» ammetto infine, lasciando uscire tutto il fiato.
La ragazza fa per dire qualcosa, poi lascia perdere e si avvia verso l'ingresso della scuola.
«Lo sanno in tanti?» chiedo inseguendola.
«Cosa te ne importa?» domanda Clare stizzita.
«Non volevo baciarlo, è capitato per caso» rispondo «Se tornassi indietro non lo rifarei»
La ragazza mi guarda incerta. Prima aveva un'espressione tradita, ma ora pare aver riacquistato fiducia in me.
«Pensavo lo odiassi» ammette sottovoce.
Scrollo le spalle: «Non è così male, ma non m'interessa in quel senso»
Clare accenna un piccolo sorriso, ma che si perde nella tipica piega amara della sua bocca.
Senza dire nulla varchiamo il portone della scuola e ci troviamo nei corridoi ormai familiari.
Scorgo parecchi sguardi posarsi su di me e poi allontanarsi in fretta, per riferire all'amico vicino una notizia succulenta.
Anche Clare lo nota e mi rivolge una smorfia comprensiva.
Quando incrocio degli amici di Simon, questi mi sorridono maliziosi e poi spariscono alle mie spalle sghignazzando tra sé e sé.
Finalmente arrivo nella mia prima classe e cado dietro al banco con l'imbarazzo che mi cuoce le guance.
Gli altri studenti, quando entrano, lanciano uno sguardo in mia direzione, i più discreti, con una certa circospezione e nonchalance, i più sfacciati, mi fissano e parlano col compagno additandomi.
Decido di ignorarli e fissare con insistenza l'insegnante per tutta la lezione.
Alla fine dell'ora fuggo a rifugiarmi nei bagni, nel timore di incontrare qualche altro curioso.
Mi sciacquo più volte il viso, nel tentativo di raffreddarlo.
Sento la porta aprirsi e alzo in fretta lo sguardo verso la ragazza che entra.
La riconosco subito per la gonna corta, il fisico sottile e i capelli biondi tinti.
È Zoey.
«Oh, ciao!» mi saluta sgranando gli occhi azzurri come se non si aspettasse di trovarmi qui.
«Ciao» replico, posando le mani sui fianchi, nel mio gesto abituale.
Non ho intenzione di schiodarmi dal bagno fino all'inizio della prossima ora.
«Allora...» comincia con la sua voce cinguettante «È vero che tu e Simon vi siete baciati?»
«Sì» replico «Ma esiste la privacy in questa scuola?»
Lei fa una risatina acuta. 
«Effettivamente no, ma potresti farci l'abitudine» risponde sorridendo con i suoi denti capolavoro di dentisti costosi.
«Non mi piace che la gente parli di me senza sapere ciò che dicono» ribatto.
«Oh, tranquilla, parlano solo del bacio e fanno congetture, anche se non sanno nulla in realtà»
Zoey mi supera per entrare in uno dei bagni e io decido che, nonostante la voce da oca e il fisico pesantemente costretto a diete, pur essendo già perfetto, e il fatto che sia una cheerleader, mi sta simpatica.
Esco dai bagni pronta ad affrontare altre lunghe ore di lezione.
 
«Ti squilla il telefono» dice Clare indicandolo sul tavolo.
In effetti lo schermo è acceso, ma è in silenzioso per non rischiare che suoni durante le lezioni.
Lo prendo, mi alzo in piedi ed esco dalla mensa dove stavo pranzando.
«Pronto?» rispondo quando sono uscita sotto la tettoia che circonda l'edificio prima dei giardini.
«Ho ragione di presupporre che ti piaccia la danza classica» dice la voce dall'altro capo.
«Ciao anche a te, Will» commento sarcastica mentre il mio cuore accelera involontariamente.
«Ciao signorina Leach. Conferma le mie ipotesi, su.»
«Ho fatto anni di danza classica costretta da mia mamma, ma dopotutto non mi dispiace» ammetto «E tu come fai a saperlo?»
«Ho trovato delle foto di te in body e tutù sul tuo computer. Eri una bambina tenerissima!»
«William!» esclamo arrabbiata «Hai di nuovo hackerato i miei dati?!»
«Hackerare è un parola grossa, considerando quanto sia stato facile. "Calvinstupido" non è una gran password, se posso permettermi...»
«Resta il fatto che hai isolato la mia privacy e non è una bella cosa!» sbotto «Potevano esserci foto di me nuda sul quel computer»
«In tal caso, avrei finto di non vederle, ma me le sarei godute a pieno» risponde lui divertito.
Di nuovo le guance vanno a fuoco.
«Comunque» riprende Will «Anche se ho superato le tue pur deboli difese, questo mi ha permesso di sapere che hai una conoscenza di danza classica»
«E questo cosa importa?» chiedo brusca ma incuriosita.
«Importa, perché mia mamma ha due biglietti per uno spettacolo che si terrà venerdì sera, così ha pensato di invitarti»
«Sul serio?» chiedo stupita. Keira ha davvero pensato a me?
«No, ti sto prendendo in giro perché voglio illuderti che tu abbia la possibilità di vedere Sogno di una notte di mezza estate, ma non ci andrai veramente.» sbuffa Will.
«Okay, okay, non c'è bisogno di tirar fuori il sarcasmo. Solo non voglio essere invadente, magari tua mamma voleva andarci con qualcun altro»
«Le sue amiche sono via, mio papà si sparerebbe in un piede piuttosto che sorbirsi tre ore di danza classica e io sono chiuso in un carcere. Anche se non avesse pensato subito a te, le alternative non sarebbero state molte»
Sospiro.
«È un sì?» chiede il ragazzo dall'altro capo.
«Non ho parlato!»
«Luna, ho bisogno di una risposta perché ancora qualche secondo e Brad mi strozza, sto occupando troppo il telefono»
Rimango in silenzio, incerta.
Sarebbe logico, da parte mia, tagliare qualsiasi cosa che potrebbe avvicinarmi a Will, così da non soffrire. Sarebbe logico ignorarlo e correre dietro a Simon, che mi accoglierebbe a braccia aperte. Sarebbe logico rifiutare e passare il venerdì a mangiare schifezze con Greg sul divano di casa mia.
"Ma tu sei un'idiota e della logica te ne freghi" commenta la saggia Voce.
Perché la risposta è un: «Sì, ci sarò»
 
«Ciao!» mi saluta allegramente Marcelo il giorno successivo, quando entro al Centro.
«Ciao, sei così contento che oggi potresti anche fare scienze?» chiedo speranzosa.
«Non così tanto!» replica lui continuando a sorridere.
Lo seguo fino ad uno dei tavoli, dove ha già preparato tutti i libri.
«Tutto bene?» gli chiedo, per non cominciare immediatamente.
Lui scrolla le spalle.
«Novità?» domando ancora mentre prendo dalla borsa le penne.
«È venuto mio papà» dice lui in un sussurro.
Stringo le labbra, ma non parlo per qualche istante.
«E com'è andata?» aggiungo simulando un'allegria il più autentica possibile. 
Scrolla ancora le spalle e strizza gli occhi.
«Ha detto che ora non beve più tanto, ma io non ne sono convinto»
Ho sentito da qualche parte che quando una persona rivela un'esperienza traumatica che lo riguarda personalmente, al contrario di quel che si crede, è meglio fare domande, non troppo riservate ovviamente, ma che comunque lo facciano aprire riguardo le questioni che lo fanno soffrire.
«Quando potrai uscire da qui?» gli domando.
Marcelo strizza ancora gli occhi: «Quando avrò qualcuno da cui andare»
«E se tu padre ti chiedesse di tornare da lui ora?» continuo.
Lo sguardo del ragazzino si fa vacuo, così capisco che mi sono spinta troppo oltre.
Batto una mano sul tavolo per sciogliere la tensione.
«Allora, a che pagina eravamo arrivati l'ultima volta?»
Marcelo apre il libro, con il volto spento, ma vedo che tenta di concentrarsi sulle parole, senza grande successo.
«Facciamo una piccola pausa» gli dico dopo mezz'ora «Vuoi prendere un po' d'aria?»
Annuisce: «Vado a fare un giro nel cortile»
«Vuoi che venga con te?»
Scuote il capo: «Torno subito»
Si alza ed esce malinconico dalla stanza.
Rimango immobile per qualche istante, poi decido di alzarmi in piedi.
Scorgo Will e Greg poco distanti, apparentemente concentrati su un plico di fogli.
Li raggiungo incuriosita.
«Ciao» saluto sorridente.
Loro alzano gli occhi su di me. Color caffè e color zaffiro.
Will nasconde in fretta i fogli sotto al braccio e mi rivolge un sorriso smagliante.
Poso le mani sui fianchi: «Tranquillo. Non ho intenzione di rubare le vostre cose, volevo solo salutarvi»
«È un po' teso» commenta Greg con una smorfia.
«Qualcosa che ha a che fare con Faccia di Pupù?» chiedo con un sospiro.
Gli occhi di Will brillano un istante, divertiti.
«Io l'ho sempre detto che questa ragazza è perspicace» ride infatti.
«Semplicemente tuo zio è la tua unica fissazione» replico.
Lui mi fissa per qualche secondo, come se stesse riflettendo.
«Ti contraddico» dice infine «Penso anche ad altre cose. Ora però siamo parecchi impegnati, ci scuserai se non ci tratteniamo molto a parlare»
«Vuoi che me ne vada?» domando con una punta di delusione nella voce.
«Non ho detto questo, ma...»
«Fa niente, me ne vado» sospiro. Faccio saltare un ultima volta lo sguardo tra i due, Greg fa un sorriso dolce, poi faccio per andarmene.
«Luna?» la voce di Will mi blocca.
Esito un istante. Lasciarlo con l'amaro in bocca e andarmene o voltarmi pronta ad ogni suo desiderio?
"Indovinate cosa sceglierà la nostra stupida eroina?"
«Dimmi» rispondo a Will maledicendo Voce.
«Venerdì sera passa mia mamma, okay?»
Rimane a fissarmi in silenzio, con gli occhi che riflettono i pallidi neon della sala.
I nostri sguardi si sorreggono a vicenda.
«Okay»
Finalmente me ne vado.
«Che scambio interessante tra te e Lennox» commenta Marcelo quando torno al nostro tavolo.
«Tu quando sei comparso?» chiedo sgranando gli occhi.
«Ti stava guardando tutta la sala» continua lui con un sorriso malizioso.
«Comincerò a farci l'abitudine» replico sbuffando.
Prendo i libri e cerco di trovare qualcosa da fare.
«A cosa?» chiede Marcelo.
«Ad essere al centro dell'attenzione» rispondo «Allora, questa scienze?»
Lui sbuffa vistosamente, ma questa volta non ho intenzione di spostare l'argomento su di me, e scienze sia!
 
«Luna!» esclama Keira quando mi vede uscire da casa mia.
È bellissima, nel suo abito nero aderente e mi fa sentire uno schifo.
«Sei una meraviglia!» lei contraddice invece i miei pensieri con un sorriso smagliante simile a quello del figlio, anche se un po' meno inquietante.
«Vieni, forza!»
Corre verso l'auto in modo che non avrei mai ritenuto possibile considerando la dimensione dei tacchi che indossa: sottili come spilli e alti come grattacieli.
«Will mi ha detto che ti piace la danza classica» esordisce mentre l'auto parte sobbalzando sulla strada. L'abilità alla guida quindi è una dote di famiglia, penso ironica.
«Come ho detto anche a lui, ho fatto qualche anno su insistenza di mia madre» spiego pragmatica.
«Ciò non esclude il fatto che possa essere comunque una passione» replica lei, poi prende una curva come se fossimo durante l'inseguimento di un film d'azione.
Picchio la guancia contro il finestrino, proprio dove avevo la botta causata dalla curva di Greg.
«Questo è vero» riesco a replicare quando la donna imbocca un rettilineo «Infatti amo i balletti classici, nonostante molti li trovino noiosi»
«Esatto! È proprio quello che penso anche io!»
«Quello che la gente in realtà non sa, è la vera difficoltà di tutti quei passi. La vera bravura di un ballerino sta nel far apparire tutto molto facile, ma di facile, in realtà non c'è nulla! Anche un solo pliè, costa lo sforzo di parecchi muscoli che lavorano insieme e chi non lo ha mai provato non lo può sapere. Si può apprezzare totalmente solo ciò che si conosce»
Keira pare riflettere sulla mia osservazione, ma ciò non le impedisce di sbandare un po', prima di raggiungere il teatro.
La donna parcheggia esattamente di fronte e quando scendo dall'auto, resto affascinata dall'edificio che si staglia davanti a noi.
È una costruzione molto semplice e classica, ma emana un'aura diversa dagli altri che ci circondano.
Seguo Keira nell'atrio, dove sono accalcati tutti gli spettatori. Degli uomini in giacca e cravatta distribuiscono volantini sullo spettacolo, oppure indicano come raggiungere una parte del teatro.
Facciamo controllare i biglietti ad uno di questi, poi prendiamo le scale che salgono fino al primo piano.
Mi ritrovo a guardare affascinata il pavimento di marmo nero e le sue venature color latte. Questo posto mi piace già!
Quando entriamo nella sala vera e propria, resto ancora una volta senza fiato.
Tutto si basa sul blu notte, dal rivestimento dei sedili, al sipario serrato, fino alle decorazioni sul soffitto. Da quest'ultimo pende un enorme lampadario di cristallo, così riccamente adornato che pare provenire da un altro secolo.
«È bellissimo, non è vero?» mi domanda la donna, sorridendo davanti alla mia meraviglia.
«Sono senza parole» rispondo in un sussurro.
Prendiamo posto nella prima balconata centrale, così da avere una bellissima visuale sul palco.
«Hai mai visto questo spettacolo?» chiede ancora Keira, sfogliando il volantino che le hanno allungato.
Scuoto il capo: «Mai dal vivo»
«Sono convinta che ti piacerà, questa compagnia è eccezionale!»
"Eccezionale" è proprio la parola giusta per descrivere ciò che vedo nelle ore successive.
I ballerini volano sul palco, nei loro abiti leggeri, fatti di aria.
Non hanno peso, non hanno costrizioni, non hanno regole, o almeno così pare. Si librano sul palco come farfalle e atterrano giusto il tempo per darsi la spinta e ripartire.
Nella scena finale i ballerini si muovono a creare disegni e figure, che dalla nostra posizione si possono vedere chiaramente.
Al termine della musica, le luci restano accese ancora qualche istante, poi si abbassano lentamente mentre il palco viene liberato.
Dopo i saluti, finalmente si chiude il sipario e si riaccendono le luci della sala.
«Bellissimo!» esclama Keira gioiosa.
«Sì, mi è piaciuto molto» ammetto alzandomi in piedi.
Lei fa un sorriso smagliante, poi si avvia verso l'uscita.
È già notte fonda e fuori c'è così buio che il colore sembra palpabile.
Aspettiamo che si smaltisca la folla, in modo da uscire poi con calma.
L'aria fredda mi colpisce come uno schiaffo e un brivido scende lungo la schiena.
Camminiamo lungo il marciapiede per qualche metro. L'unico lampione della zona è rotto, così ci troviamo in una chiazza di oscurità.
Improvvisamente la donna si volta verso il piccolo viale alla destra del marciapiede, chiuso da due case, che sparisce nel buio.
«Che c'è?» bisbiglio preoccupata.
«Ho sentito delle voci» risponde lei.
«È scuro ed è tardi, forse è meglio se...» la mia voce viene soffocata da qualcosa che mi tappa bruscamente la bocca. 
Sento delle mani afferrarmi e tirarmi indietro, nonostante i miei calci e proteste.
«Eccole qua» ride una voce fredda «La mammina e l'amichetta di Lennox»
Mi sento gelare il sangue.
La scarsa luce mostra una sagoma davanti a me e un'altra più in là, Keira e la figura che lo tiene.
Incrocio lo sguardo della donna. Ha gli occhi sgranati, ma contengono una sicurezza spaventosa.
«Allora, da chi cominciamo la nostra vendetta?» chiede ancora la stessa voce.
Tento di dimenarmi, ma ottengo solo di essere stretta ancora più forte.
«La ragazzina sembra impaziente, a quanto pare»
Mi esce un verso strozzato.
«Però lei può essere facilmente sostituita da quel desgraçado di Lennox. Invece, di mammina ne ha una sola» la figura si volta malignamente verso Keira.
Gli occhi della donna paiono fulminare, ma d'un tratto la loro luce vacilla e capisco perché.
L'uomo misterioso tiene tra le mani qualcosa che cattura i riflessi luminosi. Una lama, un coltello.
Cerco ancora di liberarmi, ma chi mi tiene si stufa e mi sbatte violentamene contro il muro. Seppur intontita tento di alzarmi in piedi, ma un pugno nello stomaco mi fa accasciare definitivamente. Per sicurezza lui mi colpisce anche con uno schiaffo che mi fa chinare il capo. Sono così debole ed impotente.
Le palpebre si abbassano, lasciando libero solo uno spiraglio.
Vedo un coltello alzarsi in aria e ammiccare con uno scintillio.
 
«Io sono Keira» mi saluta gioiosa «Sono così contenta che tu sia potuta venire!»
 
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Ciao a tutti! Allora mi scuso come al solito per il tremendo ritardo e spero che il capitolo abbia potuto compensare un po'. Insomma, si scoprono alcune cose interessanti. Cosa ne pensate? Soddisfatti o delusi? 
Mi dispiace per il finale brusco e per questo cercherò con tutte le mie forze di aggiornare il prima possibile! ;)
Alla prossima, 
Lux 
   
 
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