Rock
‘n’ roll
ATTENZIONE:
in questo capitolo
ci sarà un riferimento ad un’altra mia storia:
“Fake, lie or truth?”. Per chi
non l’avesse letta, il link è qui. Sono solo
cinque capitoli, niente di
impossibile, ma per capirci qualcosa potrebbe aiutare leggerla prima! :D
Arrivammo al
locale appena in
tempo: c’era già la coda fuori. O era un posto
gettonato, oppure i ragazzi
iniziavano ad ottenere fama.
Gargoyle era
già fuori ad
aspettare, appoggiata alla sua macchina. Se fossimo stati in un cartone
animato, le sue orecchie avrebbero iniziato a fumare da un
po’. “Si può sapere
dove eravate?” chiese. “Colpa mia” fece
subito Diana. Carol la guardò con un
odio immane, mentre anche io iniziavo a vederla in modo diverso. Vidi
che anche
Manuela le lanciava uno sguardo strano.
“Mamma,
perché hai detto a Coralie
che dentro sarebbe stato freddo e a me il contrario?” chiese
Diana. “Devo
essermi confusa” fece Gargoyle. “Oh, e scommetto di
sapere con chi si è
confusa” fece Carol al mio orecchio. Quella ragazza
zampillava odio peggio di
una fontana. Madison alzò gli occhi al cielo dopo la
risposta di Gargoyle e si
tolse la giacca di pelle mentre Manuela si tirava su le maniche della
felpa.
Avevano capito anche loro. “Ok, andiamo, siamo in
ritardo” fece Ashton. Prese
me e Carol e ci trascinò avanti, mentre gli altri ci
seguivano. “Ti ricordo che
dobbiamo fare in modo di non farle litigare” fece nel mio
orecchio. Carol non
se ne accorse e io annuii.
Arrivammo
davanti all’entrata sul
retro, dove una guardia del corpo fece entrare i ragazzi e noi.
“Ci vediamo
dopo” fece Luke sorridente, mentre aiutava a portare sul
palco gli strumenti. Noi
li salutammo e andammo a prendere un posto. In prima fila,
c’era un tavolo,
riservato a due persone. Gargoyle si sedette lì dopo aver
parlato con un
cameriere e fece cenno alla figlia di accomodarsi. “Scusa, e
loro?” chiese
Diana. Gargoyle ci squadrò. “Quando ho prenotato
non sapevo nemmeno della
vostra esistenza.”
“Mamma…”
“Non
è colpa mia se Lucas non si è
più fatto sentire.”
“Sì,
ma non puoi lasciarle qui in
piedi…”
“Affatto.
Che si cerchino un
tavolo, no? Le gambe ce le hanno.”
La guardammo
basite. “Mamma!”
esclamò Diana. “Cosa? La prossima volta non
arrivate così in ritardo. È colpa
vostra, se ci pensate.”
“Sì,
ma…”
“Lascia
stare” fece Manuela, dura,
voltandosi e andandosene. Noi la seguimmo, ignorando i tentativi di
Diana di
richiamarci. Ci radunammo in cerchio in un angolo. “Ok,
questo è un colpo molto
basso” fece Manuela.
“Già.”
“Esattamente.”
“Estremamente
scorretto.”
“Io
direi di trovare il modo di far
vedere a quella donna che non ci può abbattere
così” propose Carol. Noi
annuimmo. “E come intendi fare?” chiesi.
“A quello ci penseremo.”
“Non
vuoi vendicarti anche di
Diana, vero?”
“Coco,
io ti voglio bene e lo sai,
ma a volte sei così stupida…”
“Grazie,
eh?”
“Di
niente, tesoro.”
“Vai
avanti, che è meglio.”
“Quella
ti vuole fuori dai giochi!
Quanto scommetti che in poco tempo farà di tutto per
prendere il tuo posto?!”
chiese Carol. “Carol!” esclamai. “Coco,
secondo me ha ragione Carol” fece
Manuela. Madison annuì. Carol le guardò
stupefatta ed esultò. “Wow! Qualcuno
che mi crede! Allora non sono pazza!!”
“Tecnicamente,
sì.”
“Tecnicamente,
dovresti stare zitta
in questo momento di gloria e autocelebrazione, Coralie.”
“Scusa.”
“Brava.”
Ci mettemmo a
ridere per qualche
secondo, poi: “Quindi, che intendi fare per
stasera?” chiesi. “A questo ci
pensiamo noi” fece Manuela sorridendomi. Prese Madison per il
polso e andarono
dietro le quinte. Seguendole con lo sguardo, le vidi parlare con
Michael e
Calum. Carol mi circondò le spalle con un braccio.
“Non capisco perché che
l’abbiate tanto con Diana, se a vostro parere il problema
è mio.”
“Mia
cara, è così che funziona un
gruppo. Odiamo a prescindere chi mina a ciò che è
di una nostra carissima amica,
e facciamo di tutto per difenderla. Può sembrare una cosa
crudele, malata e da
stronze, ma lo facciamo perché ti vogliamo bene e non
vogliamo vederti stare
male. Lo sai, vero?”
“Certo
che lo so, anche se a volte
mi preoccupate.”
“Ci
preoccupiamo da sole,
tranquilla.”
“Mi
viene da chiedere cosa
succederebbe se due di noi litigassero.”
“Le
altre due le prenderebbero a
sberle fino a farle tornare normali.”
“Ah,
molto semplice, eh?”
“Ovvio.
Niente faide fra di noi, o
non potremmo essere le quattro ragazze che siamo ora.”
Io sorrisi e la
abbracciai. “Ti
voglio bene, cuginetta.”
“Anche
io, nonostante tu sia
tremendamente ingenua.”
Stavo per
rispondere a tono, quando
Manuela e Madison tornarono con Calum e Michael. “Ragazze,
davvero non avete
trovato nemmeno un posto?” chiese Calum sorpreso. Noi
annuimmo. “Non possiamo
permettervi di stare in fondo alla sala. Vi va bene un posto sul
palco?” chiese
Michael con un gran sorriso. Noi esultammo e Michael si
voltò verso il palco.
“Ash! Luke! Tirate indietro di un po’ gli
strumenti, le principesse stanno sul
palco con noi!” urlò. Luke e Ashton mostrarono i
pollici alzati e guardarono
rassegnati la batteria. “Un aiuto?” chiese Luke.
Michael e Calum si misero a
ridere e li raggiunsero sul palco. “Andiamo anche noi,
su!” esclamò Madison,
esaltata. Salimmo sul palco e guardammo indietro, verso la sala, verso
le
persone che ci guardavano corrucciate, come a chiedersi che cavolo
stessimo
facendo. Diana, in prima fila, rideva scuotendo la testa, mentre
Gargoyle ci
guardava torva, livida. Manuela, con un piccolo urlo di entusiasmo,
alzò il
dito medio alla sala. Poteva sembrare un gesto fatto per esultare, ma
conoscendola sapevo a chi era rivolto. Poi si voltò verso di
noi e si mise a
cantare:
When it’s you and me
We don’t need
No one to tell us who to be
We’ll keep turning up the radio
What if you and I
Just put up
A middle finger to the sky
Let ‘em know that we’re
still rock
‘n’ roll!
In poco, la
seguimmo tutti e formammo
uno strano coro. La gente ci guardava malissimo ma a noi non importava,
non
importava se eravamo stonati, o se tutti parevano non sopportarci
più. Quando
finimmo, ci mettemmo a ridere, ma ci fermammo quando, dal fondo della
sala,
sentimmo esultare una ragazza. La guardammo: era piccola, minuta e
bionda. Indossava
un grande paio di occhiali neri e una felpa con un cappuccio. Era
seduta ad un
tavolo in fondo alla sala, con cinque ragazzi, che si affrettarono
subito a
farla sedere. “Non fate caso a lei!” fece uno.
Anche lui aveva occhiali da sole
neri, e non capivo proprio a cosa potessero servire. Erano tutti
così, a dire
il vero. “Sono un po’ strani” fece
Madison. “Già, ma mi ricordano qualcuno”
ribatté Ashton. Non potevo dire lo stesso: la mia vista
prodigiosa mi aveva
tradito di nuovo.
Si
avvicinò a noi il cameriere che
aveva fatto sedere Diana e Hellen. “Ragazzi, potete
cominciare, siete pronti?”
chiese. I ragazzi annuirono e noi ci sedemmo a gambe incrociate sul
bordo del
palco, eccitate. “Guarda caso copriamo la vista a quelle
due” fece Carol nel
mio orecchio. Ridacchiai esasperata e mi voltai verso Luke.
“Auguri, amore!”
esclamai ad alta voce per coprire il rumore del sound check. Lui mi
sorrise,
staccò la chitarra dall’amplificatore e venne
verso di me. Si inginocchiò e mi
sollevò il mento con due dita, facendo incontrare le nostre
labbra. Assaporai
quel bacio e mi resi conto che era uno dei primi da quando era arrivata
Diana.
Questo pensiero, anziché farmi godere il sapore delle labbra
di Luke, mi fece
chiudere la bocca dello stomaco. Cercai di non farlo notare e quando
lui si
separò gli sorrisi. Lui mi guardò e fece un mezzo
sorriso, socchiudendo gli
occhi, come se stesse cercando di capire qualcosa. “Va tutto
bene?” chiese.
“Ehm, certo, perché?”
“Non
stai sorridendo con gli
occhi.”
“In
che senso?”
“Nel
senso che di solito sembra che
anche i tuoi occhi ridano, se sei felice. Ora no. Cosa
succede?”
Io mi sorpresi
nel sentirgli dire
quelle cose. Davvero mi conosceva così bene? Mi venne da
sorridere quando mi
venne in mente una cosa: io sapevo leggere gli occhi di tutti, mentre
Luke
riusciva a leggere solo i miei, ma il modo in cui lo faceva era unico.
“Va
tutto bene, davvero. Stavo solo
pensando.”
“Dopo
mi racconti tutto, ok?” mi
chiese sorridente. Io annuii e lui corse al suo posto.
Riattaccò la chitarra all’amplificatore
e sistemò il microfono, che fischiò in maniera
assordante. Mi tappai le
orecchie, essere così vicina alle casse era una tortura.
Luke si affrettò a far
smettere il fischio e fece nel microfono, con un sorriso timido:
“Scusate,
problema tecnico!” Io gli sorrisi di rimando e lui
ammiccò. “Ok, ragazzi, siete
pronti?” chiese Calum. I tre annuirono e Ashton prese il
microfono. “Ehm, ok,
buonasera a tutti, scusate il ritardo e il casino che abbiamo fatto
fino ad
ora. So che probabilmente non siete tutti qui per sentire la musica di
quattro
cretini, ma cretini forte, di quelli che decidono di fare le prove e
poi si
ritrovano a giocare alla playstation, di quelli che ridono sempre, di
quelli
che ti viene da chiederti quale tipo di grosso problema abbiano, di
quelli che
durante i concerti fanno stare le loro ragazze sul palco. So che forse
vi
trapaneremo le orecchie con musica che nemmeno vi piace, ma noi ci
vogliamo
provare. Anche se facciamo schifo, ci impegneremo.” Fece con
un sorriso enorme
e imbarazzato, di quelli che fanno tenerezza. “Come fate a
fare schifo se gli
One Direction vi hanno scelto per aprire i loro concerti?”
urlò una voce dal
fondo della sala. Noi ci voltammo e notammo che era la stessa ragazza
di prima.
Come faceva a saperlo? Anche i ragazzi sembravano sorpresi, tutti
tranne
Michael, che cercava di coprire una risata. Manuela lo
guardò storto, come a
cercare di capire perché stesse ridendo. Ashton riprese il
microfono e: “Che ci
abbiano scelti, è stato un caso molto fortunato.
È successo in un modo molto
strano e insolito. Ma perché ne sto parlando, scusate?
Quello che basta sapere
è che per ora non se ne fa niente, non si sono fatti
più sentire e punto, noi
aspettiamo, e intanto facciamo piccoli concertini come
questo.”
“Ok,
grazie, ero curiosa” rispose
la ragazza, sempre ad alto volume. Manuela si sporse per vedere meglio.
“Accidenti, non riesco a vederla bene”
sussurrò. “Vogliamo parlarne?” feci
ironica. “Scusi, talpa, non volevo farla sentire tirata in
causa” rispose lei
con una linguaccia. Ridacchiammo e tornammo a voltarci verso i ragazzi.
“Ci
sono altre domande?” chiese Calum, visibilmente sorpreso di
averne ricevuto
una. Passarono un paio di secondi di silenzio tombale, poi, sempre la
stessa
ragazza: “Siete liberi stasera?” A quel punto, il
ragazzo accanto a lei le mise
una mano sulla bocca per costringerla a stare zitta, mentre lei si
dimenava.
“Nessuna domanda, continuate pure!” urlò
poi. Ashton e i ragazzi si misero a
ridere. “Se rispondiamo, ci fai continuare?” chiese
Michael ridendo. L’altra
alzò un pollice, ancora incapace di parlare a causa della
mano del suo amico
sulla bocca. “Sì, siamo liberi tecnicamente, anche
se ci sarebbe piaciuto
passare la sera con le nostre ragazze.”
“Grazie
mille, non vi interrompo più!”
fece la ragazza, finalmente libera. Noi ridacchiammo ancora e Luke
prese il
microfono. “Ok, dopo questa grandiosa conversazione con una
ragazza di cui non
sappiamo nemmeno il nome, credo che possiamo continuare. La prima
canzone si
chiama eighteen.”
Il concerto
andò alla grande. I
ragazzi suonarono canzone scritte da loro, come eighteen,
She looks so perfect, amnesia,
heartache on the big screen, social casualty e
end up here, oppure cover,
come Teenage dream e American idiot.
Non
mi ero mai divertita tanto ad un loro concerto, era bellissimo,
soprattutto perché noi eravamo sul palco e loro si
divertivano a saltarci
intorno. Quando cantarono amnesia,
si
sedettero accanto a noi. Ashton, essendo bloccato dietro alla batteria,
aveva
approfittato della pausa fra Heartache on
the big screen e Social casualty
per correre da noi e rapire Carol, prendendola in braccio a
mo’ di principessa.
Lei aveva urlato divertita e si era seduta accanto a lui, non senza
prima
vedersi rubare un bacio.
Il pubblico era
davvero in delirio.
I ragazzi erano piaciuti un sacco, soprattutto a una certa ragazza
seduta in
fondo alla sala. Non capivo se stesse facendo apposta la parte della
pazza per
provocare gli altri cinque o se fosse davvero schizzata. A mio parere,
la
verità oscillava a metà fra le due opzioni.
Quando il
concerto finì, erano le
undici e mezza. Nonostante l’ora, non avevo sonno, ed era
strano, dato che di
solito mi veniva sempre l’abbiocco attorno alle undici. Diedi
la colpa
all’adrenalina che il concerto mi aveva infuso. Mi alzai e
andai ad abbracciare
Luke. “Sono sudato marcio” fece lui ridacchiando.
“Non m’importa” risposi,
mentre lui mi sollevava di peso. Mi fece roteare un paio di volte,
facendomi
ridere. Venimmo interrotti da una pallina di carta stropicciata, che mi
colpì
sulla schiena. “Ma che…?” feci,
raccogliendola. La srotolai, confusa, e lessi
ad alta voce per gli altri, che intanto si erano radunati attorno a
noi:
“All’uscita sul retro!” Alzai lo sguardo
e vidi la ragazza che si sbracciava
per farsi notare. Dietro di lei, i cinque sembravano rassegnati.
“Non è che
quelli ci vogliono rapire, no?” chiese Madison.
“Non credo che si sarebbero
fatti notare così.”
“Infatti,
i ragazzi non si volevano
fare notare. Ha fatto tutto lei!”
“Maddy…”
“Dai,
hanno anche i vestiti
adatti!”
“Madison!”
“Ok,
la smetto.” Ci mettemmo a
ridere tutti e otto e andammo all’uscita sul retro. I sei ci
fecero aspettare
un paio di minuti. Quando arrivarono, la ragazza sorrideva raggiante e
applaudiva. “Davvero complimenti. Siete stati
bravissimi.” Io sentii il cuore
fare una capriola quando riuscii a guardarla in faccia. Mi aggrappai al
polso
di Manuela, che non sembrava essere messa meglio di me.
“Oddio, non è
possibile.” La ragazza si mise a ridere e si sfilò
gli occhiali, mentre anche gli
altri cinque facevano lo stesso. Lei mi porse la mano.
“Piacere, tu sei…?”
“Co-Coralie
Lemaire.”
“Piacere,
Coralie Lemaire. Io sono
Avril Lavigne, ma qualcosa mi dice che te ne sei già
accorta” fece con un
sorriso. Si voltò poi verso Manuela e la scena si
ripeté, così come per Madison
e Carol. Poi, fu il turno dei cinque dietro di lei. Il primo si
avvicinò a
Manuela e: “Ciao, sono…”
“HARRY STYLES!!” urlò
lei, saltandogli al collo. Harry e gli altri
si misero a ridere, mentre Michael guardava truce Harry.
“Guarda che sono
geloso” fece. Manuela lo guardò scandalizzata.
“Michael, è Harry Styles! Sono
gli One Direction! È Avril Lavigne! Non sei nemmeno un
po’ sorpreso?!”
“No,
dato che ho chiesto io a Harry
di venirci a vedere.”
“Che
cosa?!”
“Sì,
tesoro, ci scriviamo da un
po’.”
“Hai
il numero di Harry Styles e
non me lo hai mai detto?!”
“L’ho
fatto per una buona causa.”
Ashton, Luke e
Calum erano troppo
basiti per parlare. Manuela, invece, era troppo basita per stare zitta.
“Oddio
Harry, non puoi capire, non puoi essere tu, oddio, non ci credo, aiuto,
datemi
un ceffone che un pizzicotto non basta, Harry sei il mio idolo, ho
scritto una
fan fiction con te e me insieme, oddio santissimo non riesco a dire
nulla di
senso compiuto!” Harry scoppiò a ridere, mentre
Michael prendeva Manuela da
dietro e la portava via. “Abbiamo fatto abbastanza figure per
oggi, okay?”
chiese. “Non me ne può fregar di meno! Michael, i miei idoli sono tutti insieme nella stessa
stanza, e ci sono anche
io! Quando mi ricapita?!” chiese Manuela. Avril
rise, insieme ai cinque
dietro di lei. “A-Avril…” chiesi io,
boccheggiando. Lei si voltò verso di me.
“Sì?”
“Lo so
che può sembrare una cosa
stupida ma… puoi farmi un autografo?” chiesi. Lei
ridacchiò e annuì. “Lo voglio
anche io!” esclamò Manuela. “Ehi, ci
sono anche io!” fecero Madison e Carol.
Dopo Avril,
toccò anche ai 1D. Sembravano
tutti troppo divertiti dal nostro comportamento da teenager per
annoiarsi. “Ragazze,
siete uno spettacolo così emozionate, davvero, ma potremmo
rimandare a dopo le
foto? Dobbiamo parlare con i nuovi cantanti” fece Louis
sorridente. Noi
annuimmo e ci mettemmo da parte, tremanti. Harry si avvicinò
a Michael. “Mikey,
è un vero piacere vederti di persona” fece con un
gran sorriso. “Piacere mio,
amico” fece Michael, battendo il pugno contro il suo.
“Oddio santo il mio
ragazzo è amico di Harry Styles. Non so se sclerare o
ucciderlo perché non me
l’ha detto!” esclamò Manuela sottovoce.
Io ridacchiai, mentre notavo Avril che
si avvicinava a noi. “Avril, posso chiederti
perché sei con i 1D?” chiesi.
“Sono in tour con loro. La mia casa discografica ha bisogno
di soldi e hanno
pensato che un tour in comune avrebbe dimezzato i costi e raddoppiato i
guadagni. Capisci? Siamo solo pedine per fare soldi!” fece
lei ridacchiando. “Posso
dirti una cosa?”
“Certo.”
“Sei
il mio mito da sempre anche se
non lo sapevo.”
“Eh?”
“Nel
senso che ti ascoltavo da
quando ero piccolissima ma non ho mai fatto caso al titolo delle
canzoni. Poi
quando ho sentito Complicated alla radio sono andata a cercare altre
canzoni su
Youtube e mi sono resa conto che altre due canzoni di cui andavo matta,
Girlfriend e Smile, erano tue. Da lì è partita la
passione, o ossessione.”
Avril
scoppiò a ridere. “Beh, sono
onorata che la mia musica ti piaccia. Non sono tante le persone che mi
seguono,
qui” fece con un occhiolino. “Noi ti seguiamo! Ti
idolatriamo! Ti amiamo!”
esclamò Manuela. Aveva completamente perso la testa. Avril
rise di nuovo. “Ti
senti bene?” chiese. “Nemmeno un
po’!” fece Manuela, con un’espressione
esaltata.
Intanto, i
ragazzi avevano
continuato a parlare. Mi concentrai su di loro. “Siamo qui
perché volevamo
vedervi dal vivo e soprattutto volevamo sapere che tipo di persone
foste. Non
volevamo con noi un gruppo che se la tira troppo. Di ragazzi stronzi ce
ne sono
fin troppi in giro” fece Liam. “Il piano era di
starcene buoni a guardarvi. Poi
però Brontolo ha avuto l’idea di parlare con voi,
di stuzzicarvi per vedere la
vostra reazione. Per quanto sia stata stupida, perché ha
rischiato di farci
scoprire, ci ha dimostrato che siete ragazzi a posto. Anche il fatto
che
abbiate lasciato le ragazze sul palco ci ha fatto sorridere. Se solo
anche noi
fossimo fidanzati lo faremmo volentieri” aggiunse. Manuela
sembrò drizzare le
orecchie. “Non siete fidanzati?!” chiese. I cinque
scossero la testa. “Manu,
non…” cercai di dire io. Troppo tardi, lei era
già saltata in braccio ad Harry.
“Sposami, ti prego!” esclamò. Harry
ridacchiò imbarazzato, cercando di non far
cadere Manuela. Per farlo, la prese a mo’ di principessa.
“Manuela!” fece
Michael, imbronciato. “Mikey, lo sai che ti amo. Dovresti
conoscermi. Lasciami
a questo momento di pazzia!”
“Fosse
solo un momento…”
“Mi
preferivi come Carol?”
“No
no, resta così come sei, che
sei perfetta!” esclamò Michael, avvicinandosi a
lei e baciandola. “Ehi, cos’ho
che non va?!” fece Carol, imbronciata. Ashton se la rideva
sotto i baffi,
mentre potevo vedere Carol che aggrottava le sopracciglia.
“Ash!”
“Non
sto ridendo, te lo giuro.”
“Già,
sei diversamente serio.”
“…
Ti prego, la scena era troppo
comica! Come fai a non ridere?!” cedette Ashton. Avril e
Louis, intanto,
ridevano di gusto. Sembravano molto amici e magari lo erano pure,
chissà.
Mentre Ashton cercava di riparare alla figuraccia, Harry
consegnò Manuela a Michael.
“Ragazzi, ci dispiace molto dover scappare così,
ma abbiamo una tabella di
marcia rigidissima. È già tanto che siamo
riusciti a venire qui a vedervi.
Complimenti ancora, comunque, siete stati grandiosi!” fece
Niall ad un certo
punto. “No, vi prego! Non ve ne andate! Abbiamo ancora tante
cose da
chiedervi!” Fece Madison implorante. “Ci
dispiace… vorremmo tanto rimanere. Ma
un tour ha impegni davvero incredibili, non riusciamo a trovare nemmeno
il
tempo per respirare… ve ne renderete conto anche voi, quando
sarete con noi, fra
esattamente ventisei giorni!” fece Zayn. Avril
tirò fuori dalla sua borsa un
blocco di fogli e lo consegnò a Luke. “Sono tutte
le date del prossimo tour.
Non so perché l’avevo io, dato che non ci
sarò. Inizierà fra un bel po’, prima
deve finire questo, ma intanto avrete tempo per abituarvi alla vita che
vi
aspetta. Inoltre, dovrete incidere molte canzoni e non potrete farlo
qui”
spiegò. “Co-cosa?! Fra ventisei
giorni?!” fece Calum, sconvolto. “Sì,
ragazzi.
Ormai è ufficiale. Fra ventisei giorni precisi sarete su un
aereo diretto a
Londra. Vi manderemo i biglietti via e-mail domani mattina, ci saranno
tutti i
dettagli. Ci dispiace di avervi avvisato con così poco
preavviso, ma dovevamo
prima vedervi e Michael ci aveva invitato a questa serata. Dato che
eravamo nei
paraggi, ne abbiamo approfittato. Per non portarci dietro anche i
bodyguard
abbiamo sfruttato i travestimenti di Avril, che si sono già
rivelati efficaci. Non
potete capire quanto ci siamo divertiti la scorsa volta… Ma
questa è un’altra
storia, che vi racconteremo più avanti, se avremo
l’onore di essere ancora
tutti insieme” fece Harry.
Mentre i ragazzi
finivano di
mettersi d’accordo, Avril si avvicinò a me, fino
ad essere a pochissimo dal mio
orecchio. “Non abbiamo molto tempo. Giura su te stessa che
non diffonderai il
mio numero.”
“Cosa?!
Il tuo numero?!”
“Sì.
Giuralo!”
“Lo
giuro! Ovvio che lo giuro!”
“Ok.
Dammi il tuo, ti scrivo quando
siamo in bus. Poi mi darai i vostri e io ti darò quelli dei
ragazzi. Ci stai?”
“…
Davvero mi stai chiedendo se mi
sta bene ottenere i numeri di telefono dei miei idoli?!”
“È
un sì?”
“È
molto più che un sì!”
Avril sorrise e
mi porse il suo
telefono. Io composi il mio numero e lei lo salvò in
rubrica. Appena in tempo,
i 1D avevano appena finito di parlare. Liam si avvicinò a
noi e mise un braccio
attorno alle spalle di Avril. “Andiamo, Brontolo. Abbiamo
molte cose da fare”
“Ehi,
lascia la maniaca, sembrate
una coppietta!” fece Louis ridendo. Avril e Liam si
guardarono e con un verso
schifato saltarono ai due lati del corridoio, facendoci scoppiare a
ridere. “D’accordo,
ragazzi. Davvero, è stato un piacere conoscervi, ma ora
dobbiamo andare.
Speriamo di rivederci, eh? Non è così
improbabile. Magari verrete anche voi
ragazze in tour con loro, chi lo sa? Così potremo finire la
storia dei
travestimenti di Avril” fece Zayn con un gran sorriso.
“Ovvio che veniamo pure noi!
Figurati se li lasciamo andare da soli, questi qui!” fece
Madison. Calum le
fece una linguaccia e Madison ricambiò.
“Quindi,
alla prossima, ok?” fece
Louis. Noi annuimmo e Manuela saltò un’ultima
volta al collo di Harry. “Oggi è
il giorno più bello della mia vita, ragazzi!”
esclamò. Michael si avvicinò a me
e, nel mio orecchio, sussurrò: “Speriamo sia il
secondo più bello. Non ho
intenzione di arrivare all’altare senza darle emozioni
sufficienti a battere
dieci volte questa serata.” Io lo guardai a bocca aperta.
“Tranquilla, dovrà
passare ancora un po’ di tempo, siamo troppo giovani. Ma se
continua così, e lo
spero tanto, l’intenzione è quella” fece
lui ammiccando. Io mi trattenni dall’esultare
come una bambina. “Sai qual è il tuo problema?
Vuoi tanto fare il duro, ma alla
fine sei solo un tenero essere bisognoso di coccole che si tinge i
capelli per
sembrare più punk rock” feci. Lui rise piano e:
“Sì. Sono un essere bisognoso
di coccole. Mi abbracci?” fece con un faccino da cucciolo.
Ridacchiai a mia volta
e lo accontentai. Lui mi sollevò da terra, stringendomi
troppo forte. Emisi un
gemito strozzato mentre sorridevo. “Ti voglio bene,
Mickey”
“Anche
io, Coco.”
Da dietro di
noi, sentii Luke dire:
“Ah, la mettete così?” Andò
da Manuela, che capì dove lui volesse andare a
parare e gli saltò addosso, aggrappandosi a lui a koala.
Madison, Carol, Calum
e Ashton si guardarono, fecero spallucce e ci imitarono.
Così, Calum si ritrovò
a tenere in braccio Carol, mentre Madison si teneva stretta ad Ashton.
Avril e
i 1D decisero di stare al gioco. Avril, ridendo, saltò sulle
spalle di Louis,
che iniziò a correre intorno alle coppie, mentre Avril
urlava divertita. Harry
e Liam si guardarono. “Ah, no, caro, io la ragazza non la
faccio” fece Liam
risoluto, prima di prendere in braccio Harry, che scoppiò a
ridere, portando
indietro la testa e battendo le mani. Zayn e Niall stavano in disparte,
a
ridacchiare delle nostre stranezze, ognuno con un braccio attorno alla
spalla
dell’altro. “Ehi, non vorrete mica passarla liscia
così, voi due! Dai, un po’
d’affetto!”
fece Avril. Loro risero e Niall prese una sola gamba di Zayn.
“Wow, viva lo
sforzo!” commentò Louis. “Rinunciamoci.
Sono troppo seri per noi” disse Avril. “Ehi,
chi l’ha detto?” fece Zayn, abbassandosi. Niall si
sedette sulle sue spalle. Il
pakistano, quindi, con qualche difficoltà si
rialzò. Noi esultammo. “Spettacolo!”
urlò Ashton, esaltato. Continuammo a ridere per un
po’, fino a quando il
cellulare di Niall non squillò. Lui, cercando di non cadere,
rispose al
telefono. “Pronto? Oh, certo. Sì, siamo ancora
qui. Che cosa?! No, no, stiamo
arrivando, aspettateci, ci mettiamo un minuto!”
esclamò concitato, prima di
mettere giù. “Ragazzi, è
l’autista! Ha detto che se non siamo lì nel giro
di
tre minuti parte senza di noi, ordini del manager!”
esclamò. Ci guardammo
preoccupati. “Cosa ci fate ancora qui?! Correte!”
esclamò Calum. Loro annuirono.
“Ciao, grazie di tutto, speriamo di rivedervi!”
fecero frettolosi, mentre Louis
apriva la porta sul retro, con ancora Avril in braccio. Corsero via
così, una a
cavalcioni dell’altro, imitati da Liam, al quale non venne in
mente di mettere
giù Harry e li rincorse. “Alla
prossima!” esclamò Zayn, seguendoli a ruota.
“No,
no, no, aspetta!” esclamò Niall terrorizzato,
ancora sulle sue spalle, quando
si vide arrivare contro la parete: la porta era abbastanza alta da far
passare
Zayn, infatti, ma non Niall. Zayn cercò di fermarsi in
tempo, ma non ci riuscì
e Niall prese una facciata da record. “Scusami,
Nì!” fece Zayn mortificato. “Mettimi
giù!” tuonò l’altro con voce
nasale. “Stai bene?” chiese Ashton preoccupato.
“Sì,
sì. Ora dobbiamo correre! Ciao ragazzi, è stato
bello conoscervi!” fece Niall,
una volta con i piedi per terra.
I due corsero
via e noi rimanemmo da
soli, nel retro del locale, ancora sconvolti. Ci guardammo in faccia
per
qualche secondo, a bocca aperta. “Sono… ragazzi
come noi” fece Ashton. Non
riuscivo a crederci. Avril Lavigne era una ragazza pazza come noi. I
One
Direction erano dei ragazzi pazzi come noi. Erano divertenti, giovani,
matti,
stravaganti, simpatici e alla mano. “Non credo che ci
dimenticheremo questa
giornata tanto presto” commentò Carol. Noi
annuimmo, guardando ancora fuori
dalla porta, nonostante non ci fosse più nessuno.
In quel momento,
ci raggiunse Diana.
“Ragazzi, cosa succede? Siete qui da
molto…” fece. Io mi voltai verso di lei e
quel sorriso entusiasta che mi aveva accompagnata durante tutta la sera
sfumò. Mi
ero quasi scordata della sua esistenza ed ero molto più
felice. “Sì, abbiamo
avuto un incontro inaspettato. Peccato che tu non fossi qui. Ti piace
Avril
Lavigne?” chiese Carol. “No, non la trovo una
grande cantante. Inoltre mi sa
tanto di smorfiosa. Però i gusti son gusti”
rispose Diana storcendo la bocca.
Vedevo Carol fumare di rabbia. “E i One Direction?”
chiese Madison. “Mamma mia,
loro poi… dei bambini. Delle scimmiette ammaestrate. Da come
li vedo io sono
delle persone talmente insopportabili che non so come abbiano fatto ad
arrivare
dove sono ora. Fanno musica orribile!” fece Diana.
“Da come la vedo io, invece,
avresti bisogno di un bel paio di occhiali e, perché no, un
Amplifon” rispose
furente Carol. “Beh? Non puoi biasimarmi se ho detto che la
loro musica non
vale tanto… I gusti son gusti, no?”
“Allora
di’ che ti fanno schifo. Non
che fanno schifo. Perché c’è gente per
cui sono davvero delle persone
importanti. Che credono che loro siano delle persone vere. E se vuoi
saperlo,
tutti noi siamo di questo parere” sbottò Carol.
Diana ci guardò uno per uno. “Mi
dispiace, ragazzi. non intendevo offendere nessuno” fece poi.
“Tranquilla,
Diana. Carol è molto sensibile su questo
argomento” fece Luke. “E vorrei ben
vedere” aggiunse rabbiosa Carol.
“Carol…” la ammonì Ashton.
“Carol un corno!
Non può giudicare senza conoscere!”
“Come
stai facendo tu ora?” chiese
Ashton duro. Carol trasalì. “Potete lasciarci un
attimo da soli, per favore?”
chiese Ashton. Noi obbedimmo velocemente e tornammo nella sala del
locale. “Non
volevo che litigassero per colpa mia…” fece Diana,
mortificata. “Capita. La
prossima volta, però, cerca di evitare di offendere gli
altri” fece Manuela,
piuttosto nervosa. Anche io lo ero, e la causa era il litigio di Ashton
e
Carol. Diana era arrivata come un uragano e senza volerlo ci stava
sconvolgendo
tutti, dal primo all’ultimo.
Dopo
mezz’ora che eravamo seduti ai
tavoli senza dire nulla, arrivò un cameriere.
“Ragazzi, mi dispiace, ma dovete
andare. Stiamo chiudendo” fece. Noi ci guardammo.
“Vado a chiamarli” decisi. Gli
altri annuirono e io presi coraggio. Mi incamminai verso il retro e
già da
qualche metro di distanza li sentii litigare. A quanto pareva, erano
usciti.
“Non
puoi pretendere di avere
sempre ragione!”
“Non
puoi pretendere che io sia
perfetta!”
“Non
lo sto pretendendo! Ti sto
chiedendo solo di tornare a usare la testa! So che sei
capace!”
“Quindi
per te io ora sono
stupida?!”
“Per
me ora sei ingiusta. Non ti ha
fatto nulla di male!”
“Sta
rovinando il rapporto fra Coralie
e Luke!”
“E tu
così stai rovinando il
nostro!” urlò Ashton. Io trasalii nel sentirgli
dire quelle parole e dal
silenzio che ne seguì potei capire che anche Carol avesse
avuto la stessa
reazione. Approfittai del silenzio per intervenire.
“Ragazzi…” feci, a bassa
voce. Loro mi guardarono. “Coralie… quanto hai
sentito?” chiese Ashton. “Solo l’ultima
parte. Sono qui per avvertirvi che stanno per
chiudere…”
“Ok.
Voi iniziate ad andare, vi
raggiungiamo quando abbiamo finito.”
“Le
auto le avete solo voi…” feci
notare timidamente. Loro mi lanciarono le chiavi. “Ci vediamo
dopo” fece poi
Carol, con la voce che tremava. Io annuii e me ne andai. Tornai al
tavolo e i
ragazzi mi guardarono, carichi di ansia e aspettativa. “Come
sta andando?” mi
chiese Diana. “Male” feci io secca. Lei
abbassò lo sguardo. “Mi dispiace,
davvero…” sussurrò. Luke le
circondò le spalle con un braccio. “Tranquilla,
non
è colpa tua. Vedrai che passerà”
tentò di rassicurarla. Io sentii una stretta
al cuore.
Un quarto
d’ora dopo, eravamo a
casa nostra. I ragazzi avevano deciso di andare a dormire a casa loro,
anche
perché non era “carino” lasciare Hellen
da sola. Diana si era chiusa in camera
sua, mentre io, Manu e Maddy eravamo sedute attorno al tavolo, tese
come corde
di violino. Avevo un bruttissimo presentimento.
Dopo non so
quanto tempo, sentimmo
la porta aprirsi e richiudersi. Schizzammo in piedi e ci precipitammo
all’ingresso.
Carol era lì, con le guance sporche di trucco colato e gli
occhi rossi. “Carol…”
feci. Lei ci guardò e scoppiò a piangere di
nuovo. Senza dire nulla, la
abbracciammo, ma lei si divincolò e corse in camera sua.
Sentimmo la porta
sbattere. Ci guardammo e sospirammo. “Non è andata
bene.”
“Nemmeno
un po’.”
“Accidenti…”
“Coco,
vai tu di sopra. Sai leggere
gli occhi ed è tua cugina. Credo sia meglio che sia tu a
parlarle” fece
Manuela. Io annuii e mi preparai mentalmente ed emotivamente. Salii le
scale
lentamente, mentre Manuela e Madison mi guardavano intimorite. Anche
loro
avevano paura di quello che Carol avrebbe detto.
“Carol?”
“Vai
via.”
Io ignorai le
sue parole ed entrai.
La vidi rannicchiata sul letto, che singhiozzava. Mi sedetti accanto a
lei. “Cosa
vi siete detti?”
“È
meglio che tu non lo sappia.”
“Carol…”
“No,
basta. Basta Carol. Lasciatemi
in pace.”
“Almeno
dimmi perché piangi…”
insistei io. Lei alzò lo sguardo e io incontrai i suoi
occhi. Rossi,
lacrimanti, carichi di tristezza e rassegnazione. Sentii un bruttissimo
presentimento farsi strada nella mia mente, ma non volevo ascoltarlo.
Non poteva
essere vero…
“Mi ha
lasciata, Coralie” sussurrò
Carol.