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Autore: Ranyadel    28/12/2014    1 recensioni
Quando incrociò il mio sguardo, sembrò incassare leggermente la testa nelle spalle e sollevò un angolo della bocca in un minuscolo sorriso. Quanto poteva essere… cucciolo?!
Ecco, era un cucciolo. Avevo deciso.
***
“Oh, Coralie ha una capacità particolare. Sa leggere gli occhi come nessuno” disse Carol.
***
“So… so capire come sono fatte le persone solo guardandole negli occhi e osservando come si muovono” dissi a bassa voce. “Ti psicanalizza con uno sguardo” Fece Manuela ridacchiando. Luke mi guardò sorpreso. “Sarei curioso di provare.”
***
"Di solito le persone hanno paura."
"Di cosa?"
"Di sé stesse."
***
"Vieni con me."
"Eh?"
"Coco, vieni con me. Venite con me, tutte quante."
"Ma io non..."
"Ti ho promesso che ti sarei stato vicino, e ormai dovresti aver capito che mantengo sempre le mie promesse."
***
"È che ho troppi fantasmi alle mie spalle e mostri nella mia testa per poter essere davvero felice."
"Oh, ma li vedo."
***
Una ragazza particolare, che sa leggere gli occhi.
Coralie.
Un ragazzo speciale, con occhi che la catturano e la intrigano, così semplici da leggere e allo stesso tempo così complessi da capire.
Luke.
Un amore nato da sguardi e gesti.
***
trailer: https://www.youtube.com/watch?v=nPR1CdGLUV8
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rock ‘n’ roll

ATTENZIONE: in questo capitolo ci sarà un riferimento ad un’altra mia storia: “Fake, lie or truth?”. Per chi non l’avesse letta, il link è qui. Sono solo cinque capitoli, niente di impossibile, ma per capirci qualcosa potrebbe aiutare leggerla prima! :D

Arrivammo al locale appena in tempo: c’era già la coda fuori. O era un posto gettonato, oppure i ragazzi iniziavano ad ottenere fama.

Gargoyle era già fuori ad aspettare, appoggiata alla sua macchina. Se fossimo stati in un cartone animato, le sue orecchie avrebbero iniziato a fumare da un po’. “Si può sapere dove eravate?” chiese. “Colpa mia” fece subito Diana. Carol la guardò con un odio immane, mentre anche io iniziavo a vederla in modo diverso. Vidi che anche Manuela le lanciava uno sguardo strano.

“Mamma, perché hai detto a Coralie che dentro sarebbe stato freddo e a me il contrario?” chiese Diana. “Devo essermi confusa” fece Gargoyle. “Oh, e scommetto di sapere con chi si è confusa” fece Carol al mio orecchio. Quella ragazza zampillava odio peggio di una fontana. Madison alzò gli occhi al cielo dopo la risposta di Gargoyle e si tolse la giacca di pelle mentre Manuela si tirava su le maniche della felpa. Avevano capito anche loro. “Ok, andiamo, siamo in ritardo” fece Ashton. Prese me e Carol e ci trascinò avanti, mentre gli altri ci seguivano. “Ti ricordo che dobbiamo fare in modo di non farle litigare” fece nel mio orecchio. Carol non se ne accorse e io annuii.

Arrivammo davanti all’entrata sul retro, dove una guardia del corpo fece entrare i ragazzi e noi. “Ci vediamo dopo” fece Luke sorridente, mentre aiutava a portare sul palco gli strumenti. Noi li salutammo e andammo a prendere un posto. In prima fila, c’era un tavolo, riservato a due persone. Gargoyle si sedette lì dopo aver parlato con un cameriere e fece cenno alla figlia di accomodarsi. “Scusa, e loro?” chiese Diana. Gargoyle ci squadrò. “Quando ho prenotato non sapevo nemmeno della vostra esistenza.”

“Mamma…”

“Non è colpa mia se Lucas non si è più fatto sentire.”

“Sì, ma non puoi lasciarle qui in piedi…”

“Affatto. Che si cerchino un tavolo, no? Le gambe ce le hanno.”

La guardammo basite. “Mamma!” esclamò Diana. “Cosa? La prossima volta non arrivate così in ritardo. È colpa vostra, se ci pensate.”

“Sì, ma…”

“Lascia stare” fece Manuela, dura, voltandosi e andandosene. Noi la seguimmo, ignorando i tentativi di Diana di richiamarci. Ci radunammo in cerchio in un angolo. “Ok, questo è un colpo molto basso” fece Manuela.

“Già.”

“Esattamente.”

“Estremamente scorretto.”

“Io direi di trovare il modo di far vedere a quella donna che non ci può abbattere così” propose Carol. Noi annuimmo. “E come intendi fare?” chiesi. “A quello ci penseremo.”

“Non vuoi vendicarti anche di Diana, vero?”

“Coco, io ti voglio bene e lo sai, ma a volte sei così stupida…”

“Grazie, eh?”

“Di niente, tesoro.”

“Vai avanti, che è meglio.”

“Quella ti vuole fuori dai giochi! Quanto scommetti che in poco tempo farà di tutto per prendere il tuo posto?!” chiese Carol. “Carol!” esclamai. “Coco, secondo me ha ragione Carol” fece Manuela. Madison annuì. Carol le guardò stupefatta ed esultò. “Wow! Qualcuno che mi crede! Allora non sono pazza!!”

“Tecnicamente, sì.”

“Tecnicamente, dovresti stare zitta in questo momento di gloria e autocelebrazione, Coralie.”

“Scusa.”

“Brava.”

Ci mettemmo a ridere per qualche secondo, poi: “Quindi, che intendi fare per stasera?” chiesi. “A questo ci pensiamo noi” fece Manuela sorridendomi. Prese Madison per il polso e andarono dietro le quinte. Seguendole con lo sguardo, le vidi parlare con Michael e Calum. Carol mi circondò le spalle con un braccio. “Non capisco perché che l’abbiate tanto con Diana, se a vostro parere il problema è mio.”

“Mia cara, è così che funziona un gruppo. Odiamo a prescindere chi mina a ciò che è di una nostra carissima amica, e facciamo di tutto per difenderla. Può sembrare una cosa crudele, malata e da stronze, ma lo facciamo perché ti vogliamo bene e non vogliamo vederti stare male. Lo sai, vero?”

“Certo che lo so, anche se a volte mi preoccupate.”

“Ci preoccupiamo da sole, tranquilla.”

“Mi viene da chiedere cosa succederebbe se due di noi litigassero.”

“Le altre due le prenderebbero a sberle fino a farle tornare normali.”

“Ah, molto semplice, eh?”

“Ovvio. Niente faide fra di noi, o non potremmo essere le quattro ragazze che siamo ora.”

Io sorrisi e la abbracciai. “Ti voglio bene, cuginetta.”

“Anche io, nonostante tu sia tremendamente ingenua.”

Stavo per rispondere a tono, quando Manuela e Madison tornarono con Calum e Michael. “Ragazze, davvero non avete trovato nemmeno un posto?” chiese Calum sorpreso. Noi annuimmo. “Non possiamo permettervi di stare in fondo alla sala. Vi va bene un posto sul palco?” chiese Michael con un gran sorriso. Noi esultammo e Michael si voltò verso il palco. “Ash! Luke! Tirate indietro di un po’ gli strumenti, le principesse stanno sul palco con noi!” urlò. Luke e Ashton mostrarono i pollici alzati e guardarono rassegnati la batteria. “Un aiuto?” chiese Luke. Michael e Calum si misero a ridere e li raggiunsero sul palco. “Andiamo anche noi, su!” esclamò Madison, esaltata. Salimmo sul palco e guardammo indietro, verso la sala, verso le persone che ci guardavano corrucciate, come a chiedersi che cavolo stessimo facendo. Diana, in prima fila, rideva scuotendo la testa, mentre Gargoyle ci guardava torva, livida. Manuela, con un piccolo urlo di entusiasmo, alzò il dito medio alla sala. Poteva sembrare un gesto fatto per esultare, ma conoscendola sapevo a chi era rivolto. Poi si voltò verso di noi e si mise a cantare:

When it’s you and me

We don’t need

No one to tell us who to be

We’ll keep turning up the radio

What if you and I

Just put up

A middle finger to the sky

Let ‘em know that we’re still rock ‘n’ roll!

In poco, la seguimmo tutti e formammo uno strano coro. La gente ci guardava malissimo ma a noi non importava, non importava se eravamo stonati, o se tutti parevano non sopportarci più. Quando finimmo, ci mettemmo a ridere, ma ci fermammo quando, dal fondo della sala, sentimmo esultare una ragazza. La guardammo: era piccola, minuta e bionda. Indossava un grande paio di occhiali neri e una felpa con un cappuccio. Era seduta ad un tavolo in fondo alla sala, con cinque ragazzi, che si affrettarono subito a farla sedere. “Non fate caso a lei!” fece uno. Anche lui aveva occhiali da sole neri, e non capivo proprio a cosa potessero servire. Erano tutti così, a dire il vero. “Sono un po’ strani” fece Madison. “Già, ma mi ricordano qualcuno” ribatté Ashton. Non potevo dire lo stesso: la mia vista prodigiosa mi aveva tradito di nuovo.

Si avvicinò a noi il cameriere che aveva fatto sedere Diana e Hellen. “Ragazzi, potete cominciare, siete pronti?” chiese. I ragazzi annuirono e noi ci sedemmo a gambe incrociate sul bordo del palco, eccitate. “Guarda caso copriamo la vista a quelle due” fece Carol nel mio orecchio. Ridacchiai esasperata e mi voltai verso Luke. “Auguri, amore!” esclamai ad alta voce per coprire il rumore del sound check. Lui mi sorrise, staccò la chitarra dall’amplificatore e venne verso di me. Si inginocchiò e mi sollevò il mento con due dita, facendo incontrare le nostre labbra. Assaporai quel bacio e mi resi conto che era uno dei primi da quando era arrivata Diana. Questo pensiero, anziché farmi godere il sapore delle labbra di Luke, mi fece chiudere la bocca dello stomaco. Cercai di non farlo notare e quando lui si separò gli sorrisi. Lui mi guardò e fece un mezzo sorriso, socchiudendo gli occhi, come se stesse cercando di capire qualcosa. “Va tutto bene?” chiese. “Ehm, certo, perché?”

“Non stai sorridendo con gli occhi.”

“In che senso?”

“Nel senso che di solito sembra che anche i tuoi occhi ridano, se sei felice. Ora no. Cosa succede?”

Io mi sorpresi nel sentirgli dire quelle cose. Davvero mi conosceva così bene? Mi venne da sorridere quando mi venne in mente una cosa: io sapevo leggere gli occhi di tutti, mentre Luke riusciva a leggere solo i miei, ma il modo in cui lo faceva era unico.

“Va tutto bene, davvero. Stavo solo pensando.”

“Dopo mi racconti tutto, ok?” mi chiese sorridente. Io annuii e lui corse al suo posto. Riattaccò la chitarra all’amplificatore e sistemò il microfono, che fischiò in maniera assordante. Mi tappai le orecchie, essere così vicina alle casse era una tortura. Luke si affrettò a far smettere il fischio e fece nel microfono, con un sorriso timido: “Scusate, problema tecnico!” Io gli sorrisi di rimando e lui ammiccò. “Ok, ragazzi, siete pronti?” chiese Calum. I tre annuirono e Ashton prese il microfono. “Ehm, ok, buonasera a tutti, scusate il ritardo e il casino che abbiamo fatto fino ad ora. So che probabilmente non siete tutti qui per sentire la musica di quattro cretini, ma cretini forte, di quelli che decidono di fare le prove e poi si ritrovano a giocare alla playstation, di quelli che ridono sempre, di quelli che ti viene da chiederti quale tipo di grosso problema abbiano, di quelli che durante i concerti fanno stare le loro ragazze sul palco. So che forse vi trapaneremo le orecchie con musica che nemmeno vi piace, ma noi ci vogliamo provare. Anche se facciamo schifo, ci impegneremo.” Fece con un sorriso enorme e imbarazzato, di quelli che fanno tenerezza. “Come fate a fare schifo se gli One Direction vi hanno scelto per aprire i loro concerti?” urlò una voce dal fondo della sala. Noi ci voltammo e notammo che era la stessa ragazza di prima. Come faceva a saperlo? Anche i ragazzi sembravano sorpresi, tutti tranne Michael, che cercava di coprire una risata. Manuela lo guardò storto, come a cercare di capire perché stesse ridendo. Ashton riprese il microfono e: “Che ci abbiano scelti, è stato un caso molto fortunato. È successo in un modo molto strano e insolito. Ma perché ne sto parlando, scusate? Quello che basta sapere è che per ora non se ne fa niente, non si sono fatti più sentire e punto, noi aspettiamo, e intanto facciamo piccoli concertini come questo.”

“Ok, grazie, ero curiosa” rispose la ragazza, sempre ad alto volume. Manuela si sporse per vedere meglio. “Accidenti, non riesco a vederla bene” sussurrò. “Vogliamo parlarne?” feci ironica. “Scusi, talpa, non volevo farla sentire tirata in causa” rispose lei con una linguaccia. Ridacchiammo e tornammo a voltarci verso i ragazzi. “Ci sono altre domande?” chiese Calum, visibilmente sorpreso di averne ricevuto una. Passarono un paio di secondi di silenzio tombale, poi, sempre la stessa ragazza: “Siete liberi stasera?” A quel punto, il ragazzo accanto a lei le mise una mano sulla bocca per costringerla a stare zitta, mentre lei si dimenava. “Nessuna domanda, continuate pure!” urlò poi. Ashton e i ragazzi si misero a ridere. “Se rispondiamo, ci fai continuare?” chiese Michael ridendo. L’altra alzò un pollice, ancora incapace di parlare a causa della mano del suo amico sulla bocca. “Sì, siamo liberi tecnicamente, anche se ci sarebbe piaciuto passare la sera con le nostre ragazze.”

“Grazie mille, non vi interrompo più!” fece la ragazza, finalmente libera. Noi ridacchiammo ancora e Luke prese il microfono. “Ok, dopo questa grandiosa conversazione con una ragazza di cui non sappiamo nemmeno il nome, credo che possiamo continuare. La prima canzone si chiama eighteen.

 

Il concerto andò alla grande. I ragazzi suonarono canzone scritte da loro, come eighteen, She looks so perfect, amnesia, heartache on the big screen, social casualty e end up here, oppure cover, come Teenage dream e American idiot. Non mi ero mai divertita tanto ad un loro concerto, era bellissimo, soprattutto perché noi eravamo sul palco e loro si divertivano a saltarci intorno. Quando cantarono amnesia, si sedettero accanto a noi. Ashton, essendo bloccato dietro alla batteria, aveva approfittato della pausa fra Heartache on the big screen e Social casualty per correre da noi e rapire Carol, prendendola in braccio a mo’ di principessa. Lei aveva urlato divertita e si era seduta accanto a lui, non senza prima vedersi rubare un bacio.

Il pubblico era davvero in delirio. I ragazzi erano piaciuti un sacco, soprattutto a una certa ragazza seduta in fondo alla sala. Non capivo se stesse facendo apposta la parte della pazza per provocare gli altri cinque o se fosse davvero schizzata. A mio parere, la verità oscillava a metà fra le due opzioni.

Quando il concerto finì, erano le undici e mezza. Nonostante l’ora, non avevo sonno, ed era strano, dato che di solito mi veniva sempre l’abbiocco attorno alle undici. Diedi la colpa all’adrenalina che il concerto mi aveva infuso. Mi alzai e andai ad abbracciare Luke. “Sono sudato marcio” fece lui ridacchiando. “Non m’importa” risposi, mentre lui mi sollevava di peso. Mi fece roteare un paio di volte, facendomi ridere. Venimmo interrotti da una pallina di carta stropicciata, che mi colpì sulla schiena. “Ma che…?” feci, raccogliendola. La srotolai, confusa, e lessi ad alta voce per gli altri, che intanto si erano radunati attorno a noi: “All’uscita sul retro!” Alzai lo sguardo e vidi la ragazza che si sbracciava per farsi notare. Dietro di lei, i cinque sembravano rassegnati. “Non è che quelli ci vogliono rapire, no?” chiese Madison. “Non credo che si sarebbero fatti notare così.”

“Infatti, i ragazzi non si volevano fare notare. Ha fatto tutto lei!”

“Maddy…”

“Dai, hanno anche i vestiti adatti!”

“Madison!”

“Ok, la smetto.” Ci mettemmo a ridere tutti e otto e andammo all’uscita sul retro. I sei ci fecero aspettare un paio di minuti. Quando arrivarono, la ragazza sorrideva raggiante e applaudiva. “Davvero complimenti. Siete stati bravissimi.” Io sentii il cuore fare una capriola quando riuscii a guardarla in faccia. Mi aggrappai al polso di Manuela, che non sembrava essere messa meglio di me. “Oddio, non è possibile.” La ragazza si mise a ridere e si sfilò gli occhiali, mentre anche gli altri cinque facevano lo stesso. Lei mi porse la mano. “Piacere, tu sei…?”

“Co-Coralie Lemaire.”

“Piacere, Coralie Lemaire. Io sono Avril Lavigne, ma qualcosa mi dice che te ne sei già accorta” fece con un sorriso. Si voltò poi verso Manuela e la scena si ripeté, così come per Madison e Carol. Poi, fu il turno dei cinque dietro di lei. Il primo si avvicinò a Manuela e: “Ciao, sono…”

HARRY STYLES!!” urlò lei, saltandogli al collo. Harry e gli altri si misero a ridere, mentre Michael guardava truce Harry. “Guarda che sono geloso” fece. Manuela lo guardò scandalizzata. “Michael, è Harry Styles! Sono gli One Direction! È Avril Lavigne! Non sei nemmeno un po’ sorpreso?!”

“No, dato che ho chiesto io a Harry di venirci a vedere.”

“Che cosa?!”

“Sì, tesoro, ci scriviamo da un po’.”

“Hai il numero di Harry Styles e non me lo hai mai detto?!”

“L’ho fatto per una buona causa.”

Ashton, Luke e Calum erano troppo basiti per parlare. Manuela, invece, era troppo basita per stare zitta. “Oddio Harry, non puoi capire, non puoi essere tu, oddio, non ci credo, aiuto, datemi un ceffone che un pizzicotto non basta, Harry sei il mio idolo, ho scritto una fan fiction con te e me insieme, oddio santissimo non riesco a dire nulla di senso compiuto!” Harry scoppiò a ridere, mentre Michael prendeva Manuela da dietro e la portava via. “Abbiamo fatto abbastanza figure per oggi, okay?” chiese. “Non me ne può fregar di meno! Michael, i miei idoli sono tutti insieme nella stessa stanza, e ci sono anche io! Quando mi ricapita?!” chiese Manuela. Avril rise, insieme ai cinque dietro di lei. “A-Avril…” chiesi io, boccheggiando. Lei si voltò verso di me. “Sì?”

“Lo so che può sembrare una cosa stupida ma… puoi farmi un autografo?” chiesi. Lei ridacchiò e annuì. “Lo voglio anche io!” esclamò Manuela. “Ehi, ci sono anche io!” fecero Madison e Carol.

Dopo Avril, toccò anche ai 1D. Sembravano tutti troppo divertiti dal nostro comportamento da teenager per annoiarsi. “Ragazze, siete uno spettacolo così emozionate, davvero, ma potremmo rimandare a dopo le foto? Dobbiamo parlare con i nuovi cantanti” fece Louis sorridente. Noi annuimmo e ci mettemmo da parte, tremanti. Harry si avvicinò a Michael. “Mikey, è un vero piacere vederti di persona” fece con un gran sorriso. “Piacere mio, amico” fece Michael, battendo il pugno contro il suo. “Oddio santo il mio ragazzo è amico di Harry Styles. Non so se sclerare o ucciderlo perché non me l’ha detto!” esclamò Manuela sottovoce. Io ridacchiai, mentre notavo Avril che si avvicinava a noi. “Avril, posso chiederti perché sei con i 1D?” chiesi. “Sono in tour con loro. La mia casa discografica ha bisogno di soldi e hanno pensato che un tour in comune avrebbe dimezzato i costi e raddoppiato i guadagni. Capisci? Siamo solo pedine per fare soldi!” fece lei ridacchiando. “Posso dirti una cosa?”

“Certo.”

“Sei il mio mito da sempre anche se non lo sapevo.”

“Eh?”

“Nel senso che ti ascoltavo da quando ero piccolissima ma non ho mai fatto caso al titolo delle canzoni. Poi quando ho sentito Complicated alla radio sono andata a cercare altre canzoni su Youtube e mi sono resa conto che altre due canzoni di cui andavo matta, Girlfriend e Smile, erano tue. Da lì è partita la passione, o ossessione.”

Avril scoppiò a ridere. “Beh, sono onorata che la mia musica ti piaccia. Non sono tante le persone che mi seguono, qui” fece con un occhiolino. “Noi ti seguiamo! Ti idolatriamo! Ti amiamo!” esclamò Manuela. Aveva completamente perso la testa. Avril rise di nuovo. “Ti senti bene?” chiese. “Nemmeno un po’!” fece Manuela, con un’espressione esaltata.

Intanto, i ragazzi avevano continuato a parlare. Mi concentrai su di loro. “Siamo qui perché volevamo vedervi dal vivo e soprattutto volevamo sapere che tipo di persone foste. Non volevamo con noi un gruppo che se la tira troppo. Di ragazzi stronzi ce ne sono fin troppi in giro” fece Liam. “Il piano era di starcene buoni a guardarvi. Poi però Brontolo ha avuto l’idea di parlare con voi, di stuzzicarvi per vedere la vostra reazione. Per quanto sia stata stupida, perché ha rischiato di farci scoprire, ci ha dimostrato che siete ragazzi a posto. Anche il fatto che abbiate lasciato le ragazze sul palco ci ha fatto sorridere. Se solo anche noi fossimo fidanzati lo faremmo volentieri” aggiunse. Manuela sembrò drizzare le orecchie. “Non siete fidanzati?!” chiese. I cinque scossero la testa. “Manu, non…” cercai di dire io. Troppo tardi, lei era già saltata in braccio ad Harry. “Sposami, ti prego!” esclamò. Harry ridacchiò imbarazzato, cercando di non far cadere Manuela. Per farlo, la prese a mo’ di principessa. “Manuela!” fece Michael, imbronciato. “Mikey, lo sai che ti amo. Dovresti conoscermi. Lasciami a questo momento di pazzia!”

“Fosse solo un momento…”

“Mi preferivi come Carol?”

“No no, resta così come sei, che sei perfetta!” esclamò Michael, avvicinandosi a lei e baciandola. “Ehi, cos’ho che non va?!” fece Carol, imbronciata. Ashton se la rideva sotto i baffi, mentre potevo vedere Carol che aggrottava le sopracciglia. “Ash!”

“Non sto ridendo, te lo giuro.”

“Già, sei diversamente serio.”

“… Ti prego, la scena era troppo comica! Come fai a non ridere?!” cedette Ashton. Avril e Louis, intanto, ridevano di gusto. Sembravano molto amici e magari lo erano pure, chissà. Mentre Ashton cercava di riparare alla figuraccia, Harry consegnò Manuela a Michael. “Ragazzi, ci dispiace molto dover scappare così, ma abbiamo una tabella di marcia rigidissima. È già tanto che siamo riusciti a venire qui a vedervi. Complimenti ancora, comunque, siete stati grandiosi!” fece Niall ad un certo punto. “No, vi prego! Non ve ne andate! Abbiamo ancora tante cose da chiedervi!” Fece Madison implorante. “Ci dispiace… vorremmo tanto rimanere. Ma un tour ha impegni davvero incredibili, non riusciamo a trovare nemmeno il tempo per respirare… ve ne renderete conto anche voi, quando sarete con noi, fra esattamente ventisei giorni!” fece Zayn. Avril tirò fuori dalla sua borsa un blocco di fogli e lo consegnò a Luke. “Sono tutte le date del prossimo tour. Non so perché l’avevo io, dato che non ci sarò. Inizierà fra un bel po’, prima deve finire questo, ma intanto avrete tempo per abituarvi alla vita che vi aspetta. Inoltre, dovrete incidere molte canzoni e non potrete farlo qui” spiegò. “Co-cosa?! Fra ventisei giorni?!” fece Calum, sconvolto. “Sì, ragazzi. Ormai è ufficiale. Fra ventisei giorni precisi sarete su un aereo diretto a Londra. Vi manderemo i biglietti via e-mail domani mattina, ci saranno tutti i dettagli. Ci dispiace di avervi avvisato con così poco preavviso, ma dovevamo prima vedervi e Michael ci aveva invitato a questa serata. Dato che eravamo nei paraggi, ne abbiamo approfittato. Per non portarci dietro anche i bodyguard abbiamo sfruttato i travestimenti di Avril, che si sono già rivelati efficaci. Non potete capire quanto ci siamo divertiti la scorsa volta… Ma questa è un’altra storia, che vi racconteremo più avanti, se avremo l’onore di essere ancora tutti insieme” fece Harry.

Mentre i ragazzi finivano di mettersi d’accordo, Avril si avvicinò a me, fino ad essere a pochissimo dal mio orecchio. “Non abbiamo molto tempo. Giura su te stessa che non diffonderai il mio numero.”

“Cosa?! Il tuo numero?!”

“Sì. Giuralo!”

“Lo giuro! Ovvio che lo giuro!”

“Ok. Dammi il tuo, ti scrivo quando siamo in bus. Poi mi darai i vostri e io ti darò quelli dei ragazzi. Ci stai?”

“… Davvero mi stai chiedendo se mi sta bene ottenere i numeri di telefono dei miei idoli?!”

“È un sì?”

“È molto più che un sì!”

Avril sorrise e mi porse il suo telefono. Io composi il mio numero e lei lo salvò in rubrica. Appena in tempo, i 1D avevano appena finito di parlare. Liam si avvicinò a noi e mise un braccio attorno alle spalle di Avril. “Andiamo, Brontolo. Abbiamo molte cose da fare”

“Ehi, lascia la maniaca, sembrate una coppietta!” fece Louis ridendo. Avril e Liam si guardarono e con un verso schifato saltarono ai due lati del corridoio, facendoci scoppiare a ridere. “D’accordo, ragazzi. Davvero, è stato un piacere conoscervi, ma ora dobbiamo andare. Speriamo di rivederci, eh? Non è così improbabile. Magari verrete anche voi ragazze in tour con loro, chi lo sa? Così potremo finire la storia dei travestimenti di Avril” fece Zayn con un gran sorriso. “Ovvio che veniamo pure noi! Figurati se li lasciamo andare da soli, questi qui!” fece Madison. Calum le fece una linguaccia e Madison ricambiò.

“Quindi, alla prossima, ok?” fece Louis. Noi annuimmo e Manuela saltò un’ultima volta al collo di Harry. “Oggi è il giorno più bello della mia vita, ragazzi!” esclamò. Michael si avvicinò a me e, nel mio orecchio, sussurrò: “Speriamo sia il secondo più bello. Non ho intenzione di arrivare all’altare senza darle emozioni sufficienti a battere dieci volte questa serata.” Io lo guardai a bocca aperta. “Tranquilla, dovrà passare ancora un po’ di tempo, siamo troppo giovani. Ma se continua così, e lo spero tanto, l’intenzione è quella” fece lui ammiccando. Io mi trattenni dall’esultare come una bambina. “Sai qual è il tuo problema? Vuoi tanto fare il duro, ma alla fine sei solo un tenero essere bisognoso di coccole che si tinge i capelli per sembrare più punk rock” feci. Lui rise piano e: “Sì. Sono un essere bisognoso di coccole. Mi abbracci?” fece con un faccino da cucciolo. Ridacchiai a mia volta e lo accontentai. Lui mi sollevò da terra, stringendomi troppo forte. Emisi un gemito strozzato mentre sorridevo. “Ti voglio bene, Mickey”

“Anche io, Coco.”

Da dietro di noi, sentii Luke dire: “Ah, la mettete così?” Andò da Manuela, che capì dove lui volesse andare a parare e gli saltò addosso, aggrappandosi a lui a koala. Madison, Carol, Calum e Ashton si guardarono, fecero spallucce e ci imitarono. Così, Calum si ritrovò a tenere in braccio Carol, mentre Madison si teneva stretta ad Ashton. Avril e i 1D decisero di stare al gioco. Avril, ridendo, saltò sulle spalle di Louis, che iniziò a correre intorno alle coppie, mentre Avril urlava divertita. Harry e Liam si guardarono. “Ah, no, caro, io la ragazza non la faccio” fece Liam risoluto, prima di prendere in braccio Harry, che scoppiò a ridere, portando indietro la testa e battendo le mani. Zayn e Niall stavano in disparte, a ridacchiare delle nostre stranezze, ognuno con un braccio attorno alla spalla dell’altro. “Ehi, non vorrete mica passarla liscia così, voi due! Dai, un po’ d’affetto!” fece Avril. Loro risero e Niall prese una sola gamba di Zayn. “Wow, viva lo sforzo!” commentò Louis. “Rinunciamoci. Sono troppo seri per noi” disse Avril. “Ehi, chi l’ha detto?” fece Zayn, abbassandosi. Niall si sedette sulle sue spalle. Il pakistano, quindi, con qualche difficoltà si rialzò. Noi esultammo. “Spettacolo!” urlò Ashton, esaltato. Continuammo a ridere per un po’, fino a quando il cellulare di Niall non squillò. Lui, cercando di non cadere, rispose al telefono. “Pronto? Oh, certo. Sì, siamo ancora qui. Che cosa?! No, no, stiamo arrivando, aspettateci, ci mettiamo un minuto!” esclamò concitato, prima di mettere giù. “Ragazzi, è l’autista! Ha detto che se non siamo lì nel giro di tre minuti parte senza di noi, ordini del manager!” esclamò. Ci guardammo preoccupati. “Cosa ci fate ancora qui?! Correte!” esclamò Calum. Loro annuirono. “Ciao, grazie di tutto, speriamo di rivedervi!” fecero frettolosi, mentre Louis apriva la porta sul retro, con ancora Avril in braccio. Corsero via così, una a cavalcioni dell’altro, imitati da Liam, al quale non venne in mente di mettere giù Harry e li rincorse. “Alla prossima!” esclamò Zayn, seguendoli a ruota. “No, no, no, aspetta!” esclamò Niall terrorizzato, ancora sulle sue spalle, quando si vide arrivare contro la parete: la porta era abbastanza alta da far passare Zayn, infatti, ma non Niall. Zayn cercò di fermarsi in tempo, ma non ci riuscì e Niall prese una facciata da record. “Scusami, Nì!” fece Zayn mortificato. “Mettimi giù!” tuonò l’altro con voce nasale. “Stai bene?” chiese Ashton preoccupato. “Sì, sì. Ora dobbiamo correre! Ciao ragazzi, è stato bello conoscervi!” fece Niall, una volta con i piedi per terra.

I due corsero via e noi rimanemmo da soli, nel retro del locale, ancora sconvolti. Ci guardammo in faccia per qualche secondo, a bocca aperta. “Sono… ragazzi come noi” fece Ashton. Non riuscivo a crederci. Avril Lavigne era una ragazza pazza come noi. I One Direction erano dei ragazzi pazzi come noi. Erano divertenti, giovani, matti, stravaganti, simpatici e alla mano. “Non credo che ci dimenticheremo questa giornata tanto presto” commentò Carol. Noi annuimmo, guardando ancora fuori dalla porta, nonostante non ci fosse più nessuno.

In quel momento, ci raggiunse Diana. “Ragazzi, cosa succede? Siete qui da molto…” fece. Io mi voltai verso di lei e quel sorriso entusiasta che mi aveva accompagnata durante tutta la sera sfumò. Mi ero quasi scordata della sua esistenza ed ero molto più felice. “Sì, abbiamo avuto un incontro inaspettato. Peccato che tu non fossi qui. Ti piace Avril Lavigne?” chiese Carol. “No, non la trovo una grande cantante. Inoltre mi sa tanto di smorfiosa. Però i gusti son gusti” rispose Diana storcendo la bocca. Vedevo Carol fumare di rabbia. “E i One Direction?” chiese Madison. “Mamma mia, loro poi… dei bambini. Delle scimmiette ammaestrate. Da come li vedo io sono delle persone talmente insopportabili che non so come abbiano fatto ad arrivare dove sono ora. Fanno musica orribile!” fece Diana. “Da come la vedo io, invece, avresti bisogno di un bel paio di occhiali e, perché no, un Amplifon” rispose furente Carol. “Beh? Non puoi biasimarmi se ho detto che la loro musica non vale tanto… I gusti son gusti, no?”

“Allora di’ che ti fanno schifo. Non che fanno schifo. Perché c’è gente per cui sono davvero delle persone importanti. Che credono che loro siano delle persone vere. E se vuoi saperlo, tutti noi siamo di questo parere” sbottò Carol. Diana ci guardò uno per uno. “Mi dispiace, ragazzi. non intendevo offendere nessuno” fece poi. “Tranquilla, Diana. Carol è molto sensibile su questo argomento” fece Luke. “E vorrei ben vedere” aggiunse rabbiosa Carol. “Carol…” la ammonì Ashton. “Carol un corno! Non può giudicare senza conoscere!”

“Come stai facendo tu ora?” chiese Ashton duro. Carol trasalì. “Potete lasciarci un attimo da soli, per favore?” chiese Ashton. Noi obbedimmo velocemente e tornammo nella sala del locale. “Non volevo che litigassero per colpa mia…” fece Diana, mortificata. “Capita. La prossima volta, però, cerca di evitare di offendere gli altri” fece Manuela, piuttosto nervosa. Anche io lo ero, e la causa era il litigio di Ashton e Carol. Diana era arrivata come un uragano e senza volerlo ci stava sconvolgendo tutti, dal primo all’ultimo.

 

Dopo mezz’ora che eravamo seduti ai tavoli senza dire nulla, arrivò un cameriere. “Ragazzi, mi dispiace, ma dovete andare. Stiamo chiudendo” fece. Noi ci guardammo. “Vado a chiamarli” decisi. Gli altri annuirono e io presi coraggio. Mi incamminai verso il retro e già da qualche metro di distanza li sentii litigare. A quanto pareva, erano usciti.

“Non puoi pretendere di avere sempre ragione!”

“Non puoi pretendere che io sia perfetta!”

“Non lo sto pretendendo! Ti sto chiedendo solo di tornare a usare la testa! So che sei capace!”

“Quindi per te io ora sono stupida?!”

“Per me ora sei ingiusta. Non ti ha fatto nulla di male!”

“Sta rovinando il rapporto fra Coralie e Luke!”

“E tu così stai rovinando il nostro!” urlò Ashton. Io trasalii nel sentirgli dire quelle parole e dal silenzio che ne seguì potei capire che anche Carol avesse avuto la stessa reazione. Approfittai del silenzio per intervenire. “Ragazzi…” feci, a bassa voce. Loro mi guardarono. “Coralie… quanto hai sentito?” chiese Ashton. “Solo l’ultima parte. Sono qui per avvertirvi che stanno per chiudere…”

“Ok. Voi iniziate ad andare, vi raggiungiamo quando abbiamo finito.”

“Le auto le avete solo voi…” feci notare timidamente. Loro mi lanciarono le chiavi. “Ci vediamo dopo” fece poi Carol, con la voce che tremava. Io annuii e me ne andai. Tornai al tavolo e i ragazzi mi guardarono, carichi di ansia e aspettativa. “Come sta andando?” mi chiese Diana. “Male” feci io secca. Lei abbassò lo sguardo. “Mi dispiace, davvero…” sussurrò. Luke le circondò le spalle con un braccio. “Tranquilla, non è colpa tua. Vedrai che passerà” tentò di rassicurarla. Io sentii una stretta al cuore.

 

Un quarto d’ora dopo, eravamo a casa nostra. I ragazzi avevano deciso di andare a dormire a casa loro, anche perché non era “carino” lasciare Hellen da sola. Diana si era chiusa in camera sua, mentre io, Manu e Maddy eravamo sedute attorno al tavolo, tese come corde di violino. Avevo un bruttissimo presentimento.

Dopo non so quanto tempo, sentimmo la porta aprirsi e richiudersi. Schizzammo in piedi e ci precipitammo all’ingresso. Carol era lì, con le guance sporche di trucco colato e gli occhi rossi. “Carol…” feci. Lei ci guardò e scoppiò a piangere di nuovo. Senza dire nulla, la abbracciammo, ma lei si divincolò e corse in camera sua. Sentimmo la porta sbattere. Ci guardammo e sospirammo. “Non è andata bene.”

“Nemmeno un po’.”

“Accidenti…”

“Coco, vai tu di sopra. Sai leggere gli occhi ed è tua cugina. Credo sia meglio che sia tu a parlarle” fece Manuela. Io annuii e mi preparai mentalmente ed emotivamente. Salii le scale lentamente, mentre Manuela e Madison mi guardavano intimorite. Anche loro avevano paura di quello che Carol avrebbe detto.

“Carol?”

“Vai via.”

Io ignorai le sue parole ed entrai. La vidi rannicchiata sul letto, che singhiozzava. Mi sedetti accanto a lei. “Cosa vi siete detti?”

“È meglio che tu non lo sappia.”

“Carol…”

“No, basta. Basta Carol. Lasciatemi in pace.”

“Almeno dimmi perché piangi…” insistei io. Lei alzò lo sguardo e io incontrai i suoi occhi. Rossi, lacrimanti, carichi di tristezza e rassegnazione. Sentii un bruttissimo presentimento farsi strada nella mia mente, ma non volevo ascoltarlo. Non poteva essere vero…

“Mi ha lasciata, Coralie” sussurrò Carol.

  
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