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Autore: Evee    28/12/2014    0 recensioni
~ sequel di “The White Lady who lost her soul”
Kisara è finalmente libera, ed ora che ha ritrovato i suoi ricordi sente di essere anche pronta ad aprire il suo cuore e buttarsi alle spalle il suo triste passato.
Ma presto scoprirà che il passato non ha ancora finito con lei... Anzi, con loro. Perché Seto ha voluto salvare la sua anima, ma purtroppo ogni scelta comporta sempre una conseguenza. E lui ne ha fatto una che rischia di pagare molto, troppo caro. Lei, però, non ha la minima intenzione di permettere che accada.
E poi gliel'aveva promesso, che lo avrebbe protetto per sempre.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisara, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark Blue Saga'
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III - White blank page

 

{So tell me now, where was my fault
In loving you with my whole heart

Oh, tell me now, where was my fault
In loving you with my whole heart}

 

Nori Nishiguchi.

Così si chiamava il pubblico ministero che aveva assunto la direzione delle indagini sulla morte di Kurosawa. Durante il tragitto per la procura il detective Mori si era premurato di metterlo in guardia sul suo conto: era un magistrato tanto giovane quanto inflessibile, e che aveva fatto non poche pressioni sulla Procura Distrettuale affinché le venisse assegnato il caso. Per questo, a dispetto dell'accortezza con cui l'ispettore aveva redatto il suo rapporto sull'operazione Kurosawa e sostenuto la loro versione dei fatti, quella donna si era comunque insospettita ed aveva iniziato a fare molte, troppe domande.

Più o meno quelle che ora stava rivolgendo a lui.

-Dove si trovava lo scorso 13 di febbraio, signor Kaiba?-

La sua voce stentorea risuonò vivida nel silenzio della stanza in cui era stato condotto per l'interrogatorio. La quale, al di là delle manette che lo costringevano alla sedia, era ben diversa da come svariati, squallidi film polizieschi gliel'avevano fatta prefigurare: ampia e luminosa, con al centro il tavolo presso il quale si trovava lui e, sul lato opposto, la Nishiguchi assieme a Mori, in una straniante veste da “poliziotto buono”. In un angolo, una segretaria e le sue lunghe unghie laccate attendevano di stenografare al computer ogni parola, con un ticchettio a dir poco snervante.

-A casa mia.- rispose senza incertezze -Come il detective qui presente può confermare, essendo intervenuto per fermare i due agenti che mi facevano da scorta e che hanno deciso di assalirmi a mano armata.-

-Sì, l'ho letto nel verbale.- fece la Nishiguchi con sufficienza -Si ricorda l'ora in cui è avvenuto il fatto?-

-Attorno alle cinque del pomeriggio.- rammentò dopo una breve pausa, sufficiente a dar l'impressione che avesse dovuto radunare le idee, e non troppo lunga affinché non apparisse una menzogna -Ma la polizia è sopraggiunta solo dopo una mezz'ora.-

-Alle cinque e ventidue minuti, per la precisione.- confermò il pubblico ministero, controllando nel suo fascicolo -E dopo, cos'è successo?-

Questa volta Seto fu costretto per davvero a riflettere prima di rispondere, ben consapevole che quella che le aveva posto non rappresentava più una domanda retorica, e che stava per muoversi su un terreno minato. Non sapeva quanto il p.m. avesse scoperto, né quanto Mori fosse stato costretto a rivelarle per non mettere a repentaglio il suo distintivo, ma non gli rimaneva che attenersi alla storia che avevano preconfezionato. Con calma, iniziò a raccontare di come avesse dato alla polizia il suo appoggio per catturare il fuggitivo e per tendere un'imboscata a Kurosawa.

-Ho già avuto modo di ascoltare le registrazioni delle vostre conversazioni.- venne però interrotto -Quello che vorrei mi dicesse, piuttosto, è come faceva a sapere che era lui il mandante degli attentati alla sua persona.-

-Una semplice supposizione.- mentì Seto -Come di certo saprà, i nostri rapporti d'affari non erano dei migliori ultimamente e, conoscendo la sua reputazione, mi aspettavo già da lui un qualche tipo di ritorsione.-

Le sottili labbra della Nishiguchi si tesero in una linea inespressiva.

-Un'intuizione davvero fortunata.- commentò -Un vero peccato che le sia venuta solo allora, e non già in seguito alla sua prima aggressione.-

Le mani gli si irrigidirono involontarie, ma riuscì a mantenere la sua espressione neutrale. Non doveva insospettirla ulteriormente, ma evitare una volta per tutte ogni possibile coinvolgimento di Kisara.

-E così è stato, ma ho preferito aspettare prima di condividere con altri i miei sospetti. Poteva sempre essere un evento isolato, e denunciarlo a piede libero senza ulteriori basi mi sembrava azzardato, per non dire controproducente.-

La Nishiguchi annuì meccanica.

-Chiaro.- commentò con distacco -Dopotutto, lei è una persona previdente, non è vero, signor Kaiba? Altrimenti, non si sarebbe premurato di avere con sé, in vista del suo incontro con Kurosawa, un'arma pronta all'uso...-

Questa volta Seto venne realmente preso in contropiede. Quella era una circostanza su cui il detective Mori non poteva averla informata, perché gli accordi erano di far risultare la morte di quell'uomo come l'esito accidentale della sparatoria avvenuta nel suo locale. E lui si era ben guardato dall'abbandonare la sua SIG Sauer sul luogo del delitto.

-Questo lo dice lei.- replicò tagliente.

-No, signor Kaiba, questo lo dicono i fatti.- fece, stringendo su di lui i suoi occhi cupi -Dei colpi sparati dai nostri agenti con le pistole d'ordinanza, nessuno può essere arrivato a colpire Kurosawa nella stanza in cui è stato ritrovato il suo cadavere: tutti i bossoli sono stati rinvenuti nel salone principale. Inoltre, dall'esame balistico è emerso che il proiettile che l'ha ucciso è penetrato con un'angolazione di 45 gradi, dall'alto verso il basso. Ossia, mentre si trovava a terra. Il che significa che non può essere stato colpito per errore, o per cercare di fermarne la fuga, ma deliberatamente.-

Si astenne dal guardare Mori, ma con la coda dell'occhio vide comunque che il detective aveva abbassato il capo, colpevole e mortificato. Tuttavia Seto non provava grande risentimento nei suoi confronti, in fin dei conti si era già compromesso anche fin troppo per coprirlo. No, la sola persona con cui poteva prendersela era se stesso... Avrebbe dovuto preventivare che la loro storia non avrebbe retto ad un'indagine approfondita. Ma, per come si erano svolti i fatti, quella era la sola versione che avrebbe potuto funzionare per garantire sia a lui che a Kisara di uscirne puliti.

Una sua illusoria speranza più che una concreta possibilità, ora se ne rendeva conto.

-Il che, però, non significa anche che sia stato io a farlo.- provò ad obiettare, con fredda compostezza.

-No, certo che no.- considerò quella donna con un sorriso per nulla benevolo -Fino a prova contraria è presunto innocente. Peccato che lei sia anche il solo ad aver avuto sia un movente che la possibilità materiale per farlo. E sono certa che, perquisendo la sua abitazione, troveremo un'arma le cui rigature coincideranno con le scanalature sul proiettile che ha ucciso Kurosawa...-

Detto questo, estrasse un foglio dalla sua cartelletta e glielo fece scivolare davanti.

-Fossi in lei, valuterei attentamente l'opportunità di firmare questa confessione.-

Seto fissò livido lo spazio bianco lasciato sotto una fitta, precostituita dichiarazione e che non si sprecò nemmeno di leggere, non avendo la minima intenzione di farla propria.

Tutto ciò che avrebbe voluto fare, e che avrebbe fatto se solo avesse avuto le mani libere, era prendere quella pagina per stracciargliela davanti agli occhi.

 

***

 

-Voglio vedere mio fratello!-

La voce di Mokuba era tremante, frustrata e pericolosamente incrinata.

Isono gli scoccò un'occhiata preoccupata, mentre Hideo Endo, l'avvocato che era stato incaricato di assumere le difese di Kaiba, rimase impassibile, neanche fosse stato invitato a sedersi di fronte a loro per prendere il tè delle cinque. Avendo la fama di essere il miglior penalista della città, di certo nella sua navigata carriera gli era già capitato di imbattersi in casi simili, ma Kisara lo odiò comunque per quel suo atteggiamento.

-Temo che non sia possibile.- disse laconico -Suo fratello è tenuto nel più completo isolamento, e solo io sono autorizzato a contattarlo. Per cui, se ha un messaggio per lui, me lo comunichi e provvederò a riferirglielo.-

-Allora gli dica che voglio che esca di lì subito!- gridò il piccolo, scattando in piedi in un moto d'ira.

Kisara aveva già assistito nelle ore precedenti a quanto la disperazione potesse far perdere a Mokuba il controllo, ma ogni volta le sembrava più insopportabile. E si faceva sopraffare dall'impotenza. Solo Isono sembrava aver conservato sufficiente lucidità per gestire la situazione, ed infatti appoggiò con calma sofferta una mano sulla sua spalla, inducendolo a rimettersi seduto. Tutto ciò che invece lei sembrava essere in grado di fare era starsene impalata con lo sguardo perso, la testa svuotata. Era da quando se l'era visto portare via che si trovava in quello stato. Come in una boccia di vetro, gli eventi le scorrevano davanti estranei, ovattati.

E lei ci stava affogando dentro.

Ma non era che un incubo, giusto? Non stava succedendo veramente. Non poteva e basta. Non proprio quando aveva iniziato a credere che fosse tutto finito, che quel capitolo della sua vita fosse chiuso per sempre. Era morto, ci aveva pensato lei stessa a sbarazzarsene. Perché non rimaneva morto, anziché tornare a tormentarla? Perché il suo fantasma era così crudele da vendicarsi prendendosela proprio con lui?

-Purtroppo la legge consente di trattenere un indiziato anche per 23 giorni.- comunicò loro Endo, imperturbabile -Almeno fino a quando il pubblico ministero non ne ordina la liberazione, o non viene pagata la cauzione...-

-I soldi non sono un problema, gliel'ho già detto.- sibilò Mokuba a denti stretti.

Questa volta, il suo tono di voce era così tagliente, ed il suo sguardo così infuocato da assomigliare al maggiore dei Kaiba in modo davvero spaventoso. Persino l'espressione dell'avvocato ebbe un attimo di tentennamento.

-Non è così semplice.- iniziò a spiegare, aggiustandosi sul naso occhiali grigi quanto la sua persona -L'accusa contro suo fratello è molto grave, e la procura si è riservata di provvedere sulla richiesta di rilascio. Sto cercando di sollecitare una risposta, ma in genere è una decisione che viene presa solo una volta valutate le esigenze cautelari e quanto emerge dagli interrogatori...-

Ma Mokuba non lo stette più a sentire. Si liberò con uno scatto dalla stretta di Isono e scappò dal soggiorno, correndo a rifugiarsi in camera sua. E la sua porta rimase chiusa per tutte le ore successive, rifiutando tra i singhiozzi la cena e la vista di qualunque altra persona che non fosse suo fratello.

Quella notte, benché fosse troppo distante per poterlo udire, la consapevolezza del suo pianto impedì a Kisara di addormentarsi.

 

***

 

Dieci ore.

Era quello il tempo per cui veniva quotidianamente tenuto sotto interrogatorio. Anche per questa ragione, il pubblico ministero aveva disposto che la sua detenzione non avvenisse in prigione, ma che venisse trattenuto presso il daiyo-kangoku, il carcere interno alla procura. Così, la Nishiguchi poteva metterlo sotto torchio a suo piacimento, cercando di strappargli le dichiarazioni autoincriminanti cui tanto agognava.

Che illusa.

Con chi credeva di avere a che fare? Non avrebbe ceduto alla sua pressione psicologica, per quanto estenuante fosse. In realtà, il suo avvocato gli aveva caldamente consigliato di tenere un atteggiamento collaborativo con gli inquirenti, per evitare di aggravare la sua posizione... Ma d'altronde tutto ciò che diceva, e che non coincideva con la versione dei fatti sostenuta dal pubblico ministero, veniva ripetutamente verbalizzato come “non convincente” o, peggio, “arrogante”. Il che non era privo di conseguenze in quanto, come sempre Endo l'aveva informato, durante i processi i giudici tendono a basare le proprie decisioni più su quanto contenuto nel fascicolo delle indagini preliminari, che su quanto deposto in aula. Tuttavia non poteva nemmeno avvalersi della facoltà di non rispondere, perché così facendo si sarebbe definitivamente precluso la possibilità di ottenere un rilascio su cauzione.

E lui desiderava assolutamente uscire di lì al più presto.

La ristrettezza di quella cella gli era intollerabile, anche per quel poco tempo della giornata in cui era costretto a rimanervi. Mai quanto allora gli erano mancate le confortanti mura di casa, e il caldo sorriso di suo fratello ad accoglierlo alla porta. Avrebbe tanto voluto poter vedere Mokuba, per rassicurarlo di persona dall'ansia che sapeva avergli procurato la notizia del suo arresto, ma non poteva. Il suo unico contatto con l'esterno era il suo avvocato, con cui gli era consentito parlare non più di un quarto d'ora e, al massimo, scambiarsi una breve corrispondenza.

Lui, ed i giornali che si premuravano di recapitargli ogni mattina.

E non si trattava certo di un gesto di cortesia, ma dell'ennesimo bieco sotterfugio per demoralizzarlo ed indurlo a confessare. Tuttavia, lui li ignorava sempre. Sapeva già qual'era la notizia che capeggiava tutte le prime pagine. Inoltre, era più che preparato a cosa avrebbero scritto su di lui, perfettamente conscio di quali insinuazioni avrebbero potuto muovergli contro e di quali scheletri non avrebbero esitato a tirar fuori dal suo armadio. La stampa non avrebbe avuto bisogno di inventarsi troppe storie, per infangare il suo nome. Né la gente avrebbe faticato a darvi credito, perché sapeva che non aveva mai attirato grande simpatia... Ma tanto non gliene fregava niente di quello che avrebbe potuto dire o pensare. Tranne che per una persona.

Pur sapendolo vano, pregò che lei non venisse mai a saperne nulla, di quelle voci.

 

***

 

«Il vero volto di Seto Kaiba»

Così titolava a caratteri cubitali la prima pagina del “Domino News”, il quotidiano locale che ogni mattina trovava puntualmente disposto accanto alla colazione servita in salone, benché venisse, con altrettanta puntualità, snobbato a favore dello “Yomiuri Shinbun” o del “Wall Street Journal” dal padrone di casa. Tuttavia, quel giorno fu proprio quel giornale ad essere sfogliato.

Kisara non seppe a spiegarsi perché lo fece. Fino ad allora se ne era ben guardata, consapevole che non avrebbe dovuto mettersi a leggere simile spazzatura, e che non vi avrebbe trovato la benché minima notizia che potesse dirle come stava Kaiba in quel momento... Ma la sua sedia era così terribilmente vuota, ed il caffè troppo amaro senza la sua compagnia. E quella sua foto in bianco e nero sembrava essere la sola cosa in grado di addolcirlo.

Tuttavia, man mano che avanzava nella lettura di quel lungo, enfatico articolo, il senso di nausea che già l'aveva privata dell'appetito si acuì fino a farsi insopportabile. Dopo un breve resoconto abbastanza obiettivo sulle dinamiche del fermo e dell'accusa di omicidio sollevata contro Kaiba, il testo proseguiva andando a riepilogare le circostanze della morte di Kurosawa. E a quel punto i sottintesi e le illazioni erano così numerosi e poco velati che un'altra persona non sarebbe riuscita più a distinguerli dalla realtà dei fatti. Perché, purtroppo, anche se la polizia non aveva ancora reso noti i risultati delle indagini, era di dominio pubblico l'accesa controversia che li aveva visti azzannarsi per quello stupido appalto a Kyoto. Una circostanza che rappresentava un movente fin troppo verosimile, come Kisara sapeva per esperienza diretta. Ed il cui effettivo perseguimento era reso ancora più plausibile dalle tinte fosche con cui quell'articolo andava dipingendo il passato di Seto Kaiba.

«D'altronde, questo arresto è solo la conferma dei numerosi sospetti che già da tempo gravavano intorno al troppo giovane presidente della KC. Una carica che, come risaputo, ha assunto anni fa a seguito della scalata ostile che, con l'appoggio degli altri azionisti, gli ha permesso di acquisirne il pacchetto di maggioranza. E spingendo per l'umiliazione il suo predecessore, il compianto Gozaburo Kaiba, al suicidio. Anche se, ora, le voci che volevano fosse stato proprio lui a gettarlo dal decimo piano del suo grattacielo meritano indubbiamente maggior credito...

Senza considerare che quella non sembra essere stata l'unica volta in cui le sue mani si sono sporcate di sangue... Tutti siamo a conoscenza dell'attaccamento di Seto Kaiba per una certa carta di Magic and Wizards, quel 'Blue-Eyes White Dragon' grazie al quale per anni ne è stato un campione indiscusso e che è diventato persino il simbolo della sua stessa società. Ma non tutti sanno come ha fatto ad impadronirsi delle uniche tre copie ad oggi esistenti. Non solo ne ha pubblicamente strappato il quarto esemplare dopo un duello che ha causato il ricovero in ospedale del suo proprietario, ma è realistico pensare che abbia dato anche un apporto determinante alle vicende che hanno colpito tutti gli altri precedenti possessori. Guarda caso uno è caduto in bancarotta, uno è stato rapito e l'ultimo si è misteriosamente 'suicidato'... Un'ossessione, insomma, a dir poco patologica e una vicenda che dimostra non solo tutto il suo squilibrio mentale, ma anche un'inquietante pericolosità sociale e una ben marcata tendenza a delinquere.»

Il testo proseguiva ancora a lungo, ma dopo quelle parole Kisara non ebbe più la forza di continuare a leggere. Che il mondo credesse quello che gli pareva, lei non avrebbe permesso a quell'inchiostro di macchiare l'immagine che aveva di Kaiba, inquinarle i pensieri, sbiadire i suoi stessi ricordi. Né di avvelenare i sentimenti che provava per lui, già troppo feriti da ogni singola, stramaledetta parola scritta nient'altro che sulla base di una menzogna, di un errore solo suo, e pensata al preciso scopo di rovinarlo del tutto, come se non fosse già stato abbastanza, ingiustamente colpito.

Con le mani tremanti prese a stracciare quel giornale, desiderosa di farlo a pezzi con la stessa brutalità con cui le aveva appena lacerato il cuore.

 

[dunque dimmi ora, dov'è stata la mia colpa
nell'amarti con tutto il mio cuore

oh, dimmi ora, dov'è stata la mia colpa
nell'amarti con tutto il mio cuore]

 

Evee's corner

 

H^o^la!

Ebbene sì, ho appena sbattuto al fresco il grande Seto Kaiba.

Come a questo punto sarà chiaro, forte delle mie conoscenze giuridiche ho voluto giocare in casa e lanciarmi in un legal-thriller. Chiaramente prima ho dovuto colmare le mie lacune sulla legge giapponese in materia, volendo essere il più verosimile possibile. Perciò sappiate che nella descrizione delle dinamiche investigative e del trattamento degli indagati sono stata tristemente fedele alla realtà in ogni dettaglio: i Giapponesi ci vanno giù piuttosto pesante con la repressione dei reati. Ma se qualcuno di voi ne sapesse più di me sull'argomento, sarò ben lieta di accogliere le vostre segnalazioni!

Altra cosa, anche stavolta ho inserito degli original characters, ossia l'avvocato Endo e soprattutto il p.m. Nishiguchi. Quest'ultima ho scelto con cura come chiamarla: “nori” è un nome piuttosto androgino che significa “regola”, mentre il suo cognome si può tradurre come “portale dell'oltretomba”. C'è anche un'altra ragione, ma su cui per ora non posso dire nulla perché emergerà in seguito...

Grazie come sempre della lettura, e come sempre alla prossima domenica!

XOXO

- Evee

P.s. devo gridarlo al mondo: miracolo, hanno annunciato un nuovo film di ygo con Yugi e Seto come protagonisti!!! *piange dalla commozione* Purtroppo l'uscita è prevista per il 2016 ma... chissene. Basta l'immagine promozionale per andare in coma da hype, e c'è un solo modo per commentare una simile notizia: FUCK YEAH.

 
   
 
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