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Autore: littlebebe    28/12/2014    4 recensioni
Prima o poi si sarebbero appartenuti, lui lo sapeva. Il suo amore, quello che lei crede sia vero, non esiste più, ma si può amare di nuovo. Tutti e tutto hanno una seconda possibilità, anche l'amore.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daniel, Regina Mills, Robin Hood
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 4
 
Robin aveva già previsto come sarebbe andata tutta la faccenda. Mentre si aggirava per la foresta, luogo di cui ormai conosceva ogni angolo a memoria, insieme a suo figlio Roland, grazie a quest’ultimo, aveva intravisto Daniel. Il figlioletto lo avvertì con ingenuità, domandandogli: “papà, quell’uomo parla da solo?”. Robin mise sul suo volto un’espressione interrogativa e dopo di che, sorse in lontananza la stessa scena che stava osservando il piccolo, fino a quando mise bene a fuoco chi fosse quell’uomo e anche cosa stesse facendo. Non stava di certo parlando da solo, ma evocava un mostro dal fiume. A quale scopo? Si chiese il ladro. Così intuì che ancora una volta, si stava manifestando il lato oscuro del carattere di Daniel. Accompagnò di corsa Roland all’accampamento , raccomandandosi col resto della sua truppa di prestargli attenzione e di rassicurarlo, per poi tornare a spiare Daniel e quella strana e brutta creatura verde da dietro un albero. Ascoltò con orecchie tese verso il punto che gli interessava e capì quale fosse il piano di quei due, o meglio, il piano era solamente di lui, il mostro avrebbe solo contribuito.
Aveva calcolato che Regina sarebbe riuscita a fuggire, a meno che non aveva intenzione di utilizzare la magia, ma ne dubitava. Lui sapeva che sarebbe riuscita a scappare, semplicemente perché, per quanto poco la conoscesse, aveva fiducia nelle sue capacità, capacità di una donna in gamba e in grado di non essere mai sconfitta, da nessuno. E Robin sarebbe riuscito a tenerla al riparo, anche se non aveva auto il tempo di organizzarsi per passare del tempo in una casetta di legno abbandonata. Ma quando aprì con facilità la porta per vedere se fosse possibile rifugiarcisi dentro, vide che c’era abbastanza roba utilizzabile per passare il tempo e sopravvivere.
Robin, con la sua mentalità intelligente, era riuscito nel suo intento, come al solito, e ora entrambi erano al riparo, lei al sicuro da chiunque. In pace, loro due da soli, e lui stava più che bene. In quel momento non desiderava altro. Osservava Regina che si era addormentata sul piccolo divano ricoperto da una vecchia stoffa strappata. Era crollata in un sonno profondo (non come quello di Snow, ovviamente) subito dopo essersi scambiati quelle parole, una domanda e una semplice risposta, che per lui però, valeva tanto. Riteneva molto importante essere ringraziato da lei, sapere che ciò che aveva fatto, lei lo aveva preso positivamente.
Regina iniziava a muoversi nel sonno, cercando una posizione comoda, abituata ovviamente al grande letto della sua casa. Tentava di allungare le gambe spingendo i tacchi contro le cosce di Robin e inoltre stringeva le braccia al petto, probabilmente perché l’aria si era raffreddata, iniziava a sentirlo anche lui, ma era abituato. Robin abbozzò un sorriso non riuscendo a staccare gli occhi da quel viso rilassato, da quelle palpebre ricoperte da un leggerissimo ombretto rosa, e da quel rossetto ormai sbiadito. Si alzò per non darle ancora fastidio, lasciando libere le sue gambe, che lei appoggiò poi sul bracciolo a causa del poco spazio che aveva, e ancora continuava a riposare tranquilla. Robin capì che il suo sonno non era leggero, non in quel momento almeno, così, senza alcuna paura di poterla svegliare, delicatamente le sfilò prima una scarpa, poi l’altra, e infine, poggiò la coperta di Lana posata sul tavolino basso davanti al divano, sul suo corpo fragile e stanco. Lei non si mosse più di un millimetro, era al sicuro, protetta. Questo era diventato lo scopo di Robin, e come inizio, andava più che bene.
C’era un caminetto, e accanto a esso era nascosta della legna sotto dei fogli di giornale. Non ci pensò due volte, trovò il modo di accendere il fuoco, e lo accese tentando di fare il meno rumore possibile. Ogni tanto si girava a guardare cosa stesse facendo la donna, ma lei era impassibile. Non si muoveva, rimaneva sempre nella stessa posizione, e lui non se ne preoccupava, anzi, lei faceva dei respiri profondi, il che significava che stava bene.
A un tratto Robin iniziò a sentire dei strani battiti provenire da sotto la porta, era innegabile che la cosa lo spaventasse. Sicuramente una presenza era lì fuori, e sperava che nessuno sarebbe riuscito ad entrare, qualunque persona sia. I battiti venivano dal basso, qualcosa sbatteva sulla parte inferiore della porta. Indeciso sul da farsi, se aprire o meno per vedere cosa o chi ci fosse di fuori, decise di sbirciare dai piccoli buchi della porta di legno. Quando capì che la figura che era seduta davanti la porta fosse Daniel, si convinse a non togliere il gancio forte e resistente per impedire ogni tipo di pericolo. Malediva quell’uomo che ancora non gli dava tregua, ne a Regina, ma nemmeno a lui. Voleva solo passare del tempo con lei, per conoscerla meglio, e di certo la sua compagnia era molto meglio di quella di Daniel, almeno in quel periodo in cui lui aveva dei comportamenti maligni. Regina ancora non sembrava rendersi ben conto della gravità dei problemi che avrebbe potuto causare il suo fidanzato.
Robin lo guardò mentre era girato di spalle, aveva un lungo bastone tra le mani, oggetto con cui probabilmente stava sbattendo sulla porta provocando quei battiti che aveva sentito poco prima. Ma cosa stava aspettando? Che Regina uscisse da quella porta? Perché sicuramente li aveva visti entrare e era consapevole che lei fosse lì dentro con un altro uomo. Ma poi Daniel di scatto si rialzò in piedi facendo sobbalzare per un momento Robin che mise distanza tra lui e la porta istintivamente. Ricominciò a sentire i stessi battiti di prima che piano piano andavano ad aumentare la velocità e anche la forza del rumore. Era in preda al panico perché non sapeva come fermarlo, ma si tranquillizzava pensando che nessuno sarebbe uscito da quella casetta, a meno che non fossero sicuri che l’uomo di fuori non si fosse allontanato.
Guardò Regina, era sicuro che con tutto quel baccano, questa volta si sarebbe svegliata, e di fatti, cominciò a strofinarsi leggermente le palpebre cercando di non rovinarsi più di tanto il trucco e dopo di che aprì gli occhi. Quando realizzò bene dove fosse e con chi fosse, sobbalzò in piedi avvicinandosi a Robin che era immobilizzato davanti la porta e sul volto aveva posato un’espressione alquanto seria, di cui Regina si iniziò a preoccupare molto.
-Che sta succedendo lì fuori?- domandò a lui cercando anche lei di mantenere la stessa distanza di Robin dalla porta.
-Regina, è lui, Daniel.-
A quella risposta, nonostante la preoccupazione di ciò che stesse facendo il suo compagno,  il pensiero di Regina immediatamente andò a finire su come facesse quell’uomo a sapere di Daniel, il suo nome. Ma poi non ci fece più molto caso.
-Devo uscire e andare a parlare con lui.- lei non riuscì nemmeno a fare un passo che lui la bloccò tenendola per il polso.
-No, aspetta!- disse quasi urlando Robin.
-Potrei calmarlo, e poi ce ne possiamo tornare a casa. Lasciami andare.- rispose Regina con aria fredda, come se si fosse innervosita per la presa di lui, ma subito dopo sciolse la sua rabbia guardandolo dritto negli occhi come per implorarlo di farla andare fuori. Lui mollò la presa ma lei ancora non si voltò per andare, rimasero a guardarsi, occhi negli occhi, un azzurro colore del cielo limpido contro un marrone scuro e profondo, che in quel momento emanavano a lui una dolcezza incredibile, gli ricordavano la cioccolata fondente(?). A distogliere per prima lo sguardo fu Regina, che si avvicinò lentamente alla porta di legno, come se un po’ di paura infondo la avesse, ma nello stesso istante Daniel smise di battere. Anche Regina si bloccò e puntò ancora una volta gli occhi contro quelli di Robin non sapendo proprio bene cosa fare, insicura se uscire o no. Il fatto che avesse smesso di sbattere contro la porta le fece pensare che fosse in un certo senso scappato. Senza dirsi nulla, entrambi si avvicinarono alle piccole fessure della porta per assicurarsi che Daniel avesse smesso una volta per tutte di creare tutta quella confusione fastidiosa, e si accorsero che lui in effetti non era più lì.
Robin e Regina comunque continuavano a guardare per esserne certi e senza nemmeno rendersene conto si ritrovarono molto vicini, ambedue avevano intenzione di guardare dallo stesso buco, ma mentre il loro corpi facevano sempre più pressione l’uno sull’altro, lei si allontanò prima che si diedero una capocciata. Così Robin realizzò quanto fossero vicini un secondo prima e sentì l’odore di cui lei aveva lasciato la scia allontanandosi. Vivendo nella foresta non era abituato a quegli odori così.. buoni, così profumati. E pensò che probabilmente quello era il profumo più buono che avesse mai odorato.
Robin prese iniziativa per parlare e sussurrò il suo nome: -Regina..-
Lei era incerta se fidarsi o no, non aveva mai incontrato quell’uomo prima d’ora, però le dava l’impressione di essere solo un buon uomo protettivo nei confronti di una donna in difficoltà, e non era stato un incapace nel proteggerla, anzi, l’aveva portata in un luogo sicuro, aveva lasciato che riposasse in pace senza nemmeno svegliarla e si era rassicurato che lei non uscisse con la presenza di Daniel fuori nella foresta.
-Tu.. tu chi sei?- gli domandò incuriosita.
-Mi chiamo Robin, Robin di Locksley.- rispose lui porgendole la mano, che lei strinse con molto piacere.
-Purtroppo la tua reputazione non ti precede, ma qualcosa mi dice che non sei cattivo. Ma c’è un piccolo particolare. Tu sei un ladro, o sbaglio?- chiese lei con un sorriso, serrando gli occhi e inarcando leggermente la testa.
-Beh, diciamo che ognuno ha i suoi difetti, Mi Lady.- disse lui contraccambiando il sorriso ironico.
Regina gli si avvicinò, forse troppo vicino da aumentare il battito del cuore di Robin. Cosa aveva quella donna di particolare per farlo sentire così? Non gli era mai successo prima, o forse sì, ma molti anni indietro, quando era sposato con la donna che aveva messo al mondo suo figlio. Ma quella passione dentro di lui che si era creata stando insieme a Regina, gli era nuova. Non credeva di averla mai provata prima d’ora. Come poteva definire questa cosa? Questa situazione? Non lo sapeva nemmeno lui.
-Grazie per l’ospitalità, ma è meglio che io ora vada.-
-Regina, non ti conviene. Lui potrebbe essere ancora nei paraggi.-
-Sarò in grado di affrontarlo. Non posso continuare a fuggire, devo capire cosa sta succedendo.-
-Aspetta..- ancora una volta lui la fermò, prendendole una seconda volta il polso. Non poteva lasciarla andare via, era pericoloso per lei se fosse uscita di lì. –lui sa che ora tu sei qui dentro con uno sconosciuto. Ci ha visti entrare insieme. La sua ira potrebbe essere anche peggio di prima.- fece una pausa. -Dovrai passare la notte qui.-
Lei si lasciò sfuggire un sospiro e abbassò lo sguardo a terra pensando a cosa fare, se dare ascolto al ladro o rischiare di essere mangiata da chissà quale altro mostro. Così riposò gli occhi stanchi su di lui, assumendo in volto un’espressione seria.
-Fidati di me.- le sussurrò Robin.
Alla fine Regina cedette e i due passarono del tempo a chiacchierare sul divano dei vari argomenti principali della loro vita, i loro figli, il loro lavoro, anche se quello di lui non era proprio considerato tale, le loro abitudini e i loro cibi preferiti, e lui le confessò che quella non era la sua casa, visto che lei così l’aveva considerata, quando lo aveva ringraziato per “l’ospitalità”. Anche se in breve tempo, si stava istaurando un rapporto alquanto amichevole, il che era strano, visto che lei era solita a mettersi a distanza dalle persone che le stavano tra i piedi. Regina si accorse anche di una bottiglia di vino rosso posata sopra al camino, con accanto dei bicchieri di plastica ancora incartati. Non era il massimo bere vino dentro dei bicchieri così poco.. da atmosfera di camino acceso e candele profumate che davano una leggera luce alla stanza, ma potevano accontentarsi, infondo non avevano bisogno di una serata perfetta, anche se avevano parlato per circa tre quarti d’ora, erano comunque due sconosciuti, ancora.
A un certo punto Regina, guardandosi intorno, si azzardò a dire: -Non c’è molto da fare qui, credi che riusciremo a passare il tempo? Non sono il tipo che si annoia.-
Lui non negò di essere un po’ rimasto male a quelle sue parole, ma scherzandoci su le rispose, aggrottando la fronte: -E’ così che ringrazi le persone che ti aiutano? Dicendogli che sono noiose?-
Lei fece finta di non ascoltarlo, ridendo sotto i baffi e abbassando lo sguardo. Lui la guardava sorridere, ormai del rossetto che aveva sulle labbra non era rimasto più nulla, anche l’ombretto era praticamente sparito, le era rimasto solo un pizzico di matita e di rimmel sugli occhi, e lui in questo modo, così semplice e pura, la trovava ancora più bella del solito.
Regina rialzò lo sguardo, cercando di mostrarsi il meno divertita possibile e puntò il dito verso un angolo della stanza: -Lì c’è uno stereo e anche una presa, chissà se dentro ci sia qualche cd..-
Lui si girò verso il punto da lei indicato per poi domandarle: -Raramente mi è capitato di ascoltare musica, e mi piace. Hai avuto una buona idea, vado a vedere.-
Si avvicinò allo stereo e con mani che sembravano esperte, aprì la parte in cui vanno messi i cd e ne trovò uno dentro, intanto lei gli disse: -Non credo tu sia in grado di farlo funzionare.-
-Tu non lo credi. Sta a vedere!-
Indovinò quale fosse il pulsante di accensione ma purtroppo lo stereo non partiva, nel frattempo lei lo osservava e si fece scappare un sorriso divertito. Lui continuava a spingerlo più volte, emettendo dei sospiri di nervoso e accomodandosi a gambe incrociate davanti all’oggetto elettronico. Elettronico, appunto.
-Hai dimenticato di attaccare la spina.- disse Regina con aria da superiore.
-Stavi per caso insinuando che non me ne fossi accorto?- e si girò verso di lei che gli fece una faccia come per dargli ragione ma allo stesso tempo ironica.
Partì una canzone accompagnata da una musica lenta, che lei riconobbe.
-Enrique Iglesias. ‘Hero’ è il titolo. Deve esserci stato qualcuno qui recentemente, la canzone non è poi così vecchia.- dichiarò bevendo un altro sorso di vino.
Lui, orgoglioso di esser riuscito ad accendere la musica, si alzò andando incontro a lei.
-Due anni fa, qualcuno ha alloggiato per poco tempo qui dentro. Non so dirti bene chi fosse, non lo ricordo nemmeno, ma lo so perché giro molto da queste parti.-
Poi, in piedi davanti a lei, le porse la sua mano mentre il cantante aveva già iniziato con le prime parole della canzone: “Would you dance, if I asked you to dance?”. Non c’era bisogno che pronunciasse alcuna parola, ci pensò già Enrique Iglesias.
-Stai chiedendo a me di ballare?- chiese lei stupita soffermandosi molto sul complemento di termine.
-Lo so, che al contrario di me, la tua di reputazione ti precede e devo ammettere che ero anche indeciso se scegliere te o quella volpe.- aggiunse lui con fare spiritoso, riferendosi al pupazzo che era poggiato sullo schienale del divano.
Regina gli sorrise, sembrava che in quel momento non poteva farne a meno. Poggio il bicchiere di vino sul tavolino, e delicatamente posò la sua mano su quella di lui e la strinse per farsi alzare da una leggera spinta. Robin la portò in fretta verso di lui stringendola a se e cingendole i fianchi con un braccio. Intrecciò le dita con quelle di lei, gli venne spontaneo farlo e lo fece senza quasi rendersene conto, e lei sembrava esserne d’accordo. Poi portò le loro mani incrociate al petto di lui.
Non c’era più alcuna distanza, sembravano essere un solo corpo. La musica accompagnava i loro piccoli movimenti. Era un ballo rilassante in cui tutte le loro ansie e le loro paure sembravano essersi sciolte nell’aria. Non importava tutto il resto in quel momento, solo loro due e basta. L’unica cosa che sembrava lontana per entrambi, erano le labbra dell’altro. Erano consapevoli che non avrebbero potuto avvicinarle più di tanto, anche se non li avrebbe visti nessuno. Ma in tutti e due prevaleva la ragione. Non che il sentimento non fosse presente, a quanto pare aveva invaso anche l’anima di Regina, oltre che quella di Robin. Ma dovevano fermare le loro voglie e i loro desideri, si trattava di una sola serata infondo, e chissà, col tempo le cose sarebbero potute cambiare, così si rifiutarono di commettere errori a cui sarebbe stato difficile rimediare.
E se non fosse stato un errore? Questa domanda se l’erano posta entrambi durante il loro ballo. Regina era stupita di se stessa e dei pensieri che faceva, non si riconosceva in quel momento. Ma si era lasciata andare lo stesso tra le braccia di lui, e presa dall’aria così silenziosa invasa solamente dal suono della canzone, presa da quel modo in cui lui la stringeva come nessuno aveva mai fatto, nemmeno Daniel, e presa da quel movimento del pollice di Robin sulla sua mano che le faceva venire un groppo alla gola e sentire l’emozione che si era creata nella sua anima, lasciò andare la sua testa appoggiandola alla spalla di lui, come se si conoscessero da sempre, come se non avesse bisogno di niente in quell’istante, se non di stare insieme a un uomo che conosceva a malapena.
-Se vuoi che ci fermiamo, dimmelo.- sussurrò Robin all’orecchio di lei poggiandoci leggermente le labbra provocandole dei brividi sulla pelle.
-Nessuno te lo ha chiesto.- gli rispose con un filo di voce.
 
 
 
 
 
Personalmente, non mi piace molto questo capitolo, mi sembra tutto molto affrettato, ma non so, non ne sono sicura, quindi vorrei sapere voi cosa ne pensate :)
  
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