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Autore: DanzaNelFuoco    28/12/2014    2 recensioni
Questa storia ha partecipato al contest "There's something about Draco..." indetto da MmeBovary sul forum di efp e si è classificata terza.
- Intro:
Draco Malfoy ha pagato per gli errori di suo padre accettando il Marchio Nero, ma le conseguenze delle azioni che è costretto a compiere in nome di quel simbolo potrebbero sopraffarlo.
Perché diamine deve sentirsi così in colpa? Dopotutto quella ragazza non è niente per lui, non la conosce, non ci avrà mai scambiato più che qualche insulto sul campo, era solo lì per caso. Era... innocente. Scaccia il pensiero come una mosca fastidiosa, non esistono gli innocenti, non in questa guerra, solo brava gente e Mangiamorte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Katie Bell
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto; porto su di me le cicatrici come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto, alto quanto quello della schiavitù. L'unica differenza è che si paga con piacere, e con un sorriso... anche quando quel sorriso è bagnato dalle lacrime. 
Paulo Coelho
 
Quando apre gli occhi Katie vede il bianco del soffitto dell’infermeria. Ci mette un po’ a riconoscerlo, sarà che la sua vista è appannata o che non ha frequentato così spesso l’infermeria, nonostante abbia rischiato più di una volta di farsi centrare da un Bolide durante una partita.
La testa le pulsa orribilmente, quasi come se qualcuno stesse coscientemente cercando di separare l’emisfero destro del suo cervello dal sinistro. Tenta di voltare il capo verso destra nonostante i muscoli si tendano in fitte dolorose. Si sente come se fosse stata calpestata da un branco d’ippogrifi inseguiti da centauri.
Se solo riuscisse a ricordare perché è così mal ridotta, sarebbe un passo in avanti, ma il dolore ovatta le sue facoltà di ragionamento e l’unica cosa che ricorda era di essere andata ad Hogsmeade e di essere entrata ai Tre Manici di Scopa. Perché si trova lì, dunque?
Quando finalmente riesce a ruotare completamente la testa, si stupisce di trovare la sedia vuota. Tra tutti i pensieri annebbiati che le vorticano nella mente, spicca nitida la convinzione che ci sia stato qualcuno che le stava parlando e che fosse stato quello a svegliarla. Eppure si è sbagliata. Coccola l’idea di alzarsi e controllare se la seduta sia calda, se qualcuno sia davvero rimasto su quella sedia per poi andarsene di fretta una volta accortosi che si stava svegliando, ma si costringe ad accantonarla. Non riesce nemmeno a spostare le coperte tanto le sue membra sono intorpidite, come potrebbe abbandonare il letto?
Chiude gli occhi, ancora stanca, ma la convinzione che qualcuno fosse lì, non la abbandona, anche se si chiede come mai se ne sia andato – o andata – così in fretta. Anche quella domanda viene accantonata, messa in secondo piano rispetto alla necessità impellente di cedere al sonno. Quando si sveglierà di nuovo, le rimarrà addosso solo la sensazione di qualcosa di irrisolto.
 
Il ragazzo si passa una mano sul viso, scostando i capelli dalla fronte. Ci è mancato poco che la Bell lo scoprisse, non può permettersi certe debolezze, non adesso.
Non si capacita di essere andato a trovarla – per ben due volte, ma questo finge che non sia importante –, cosa gli è preso? Non è questo il momento di sentirsi in colpa, non dopo quello che ha fatto. Si gratta distrattamente l’avambraccio sinistro che ancora prude, trasalendo quando si accorge di cosa sta facendo. Un gesto così plateale, proprio dove tutti potrebbero vederlo…
Sta ovviamente perdendo il controllo delle proprie azioni. Si allontana di fretta dall’infermeria, qualcuno potrebbe incrociarlo e chiedersi cosa stia facendo lì, quando l’unica ricoverata è proprio la Bell. Non può rischiare che cadano sospetti su di lui, Piton gli sta fin troppo con il fiato sul collo.
Si gratta furiosamente l’avambraccio, un riflesso incondizionato che non riesce a controllare. Perché diamine deve sentirsi così in colpa? Dopotutto quella ragazza non è niente per lui, non la conosce, non ci avrà mai scambiato più che qualche insulto sul campo, era solo lì per caso. Era... innocente. Scaccia il pensiero come una mosca fastidiosa, non esistono gli innocenti, non in questa guerra, solo brava gente e Mangiamorte.
Ancora una volta si trova a spostare di scatto la mano destra, che si muove autonomamente sulla manica sinistra. Deve darsi una calmata, respirare profondamente e non avvicinarsi più all’Infermeria. La Bell starà bene, è solo stata stupida a toccare la collana, eppure Draco aveva ordinato a Madama Rosmerta di stare attenta. Stupida donna. Stupida donna e stupida ragazzina. E adesso lui è nei guai.
Rallenta il passò, giurandosi di non andare mai più a controllare lo stato di salute della Bell. Infrangerà la promessa pochi giorni dopo.
 
Si comincia a maledire mentre si incammina. È stupido, eppure non si ferma, continua a camminare nonostante sia ben consapevole di commettere un errore. Se continua così, ad andare a trovare Katie Bell in infermeria, prima o poi qualcuno lo vedrà.  Pur con questa consapevolezza procede.
Questa infondo è solo la terza volta che ci va.  Sono comunque tre volte di troppo.
Eppure Draco non si ferma, arriva davanti alla porta, controlla che Madama Chips non stia guardando e si infila dietro le cortine tirate.
Quello che ha sentito nel corridoio era vero, allora. Katie Bell è ridotta peggio ogni giorno che passa. Ed è tutta colpa sua.
Siede, prendendosi il capo tra le mani. Ha sentito che la Bell passa gran parte del giorno dormendo, riesce a rimanere sveglia solo per poco tempo prima che il suo corpo stremato dalla maledizione e dalle cure reclami riposo.
“Mi dispiace. Mi dispiace così tanto.” Vorrebbe proseguire, ma sente che ogni altra parola sarebbe inutile.
È solo colpa mia, tu non c’entravi. Non volevo fare del male a te, sei solo capitata in mezzo alla mia missione.
“Mi dispiace.” ripete, poi si alza e abbandona in fretta la stanza, deciso a non tornare più.
 
Il pavimento è freddo contro le piante calde dei sui piedi. È la quinta volta che ci prova, Madama Chips è fiduciosa e pensa che questa sia quella buona. La donna le tiene le braccia e la aiuta ad alzarsi, caricandosi tutto il suo peso addosso. Poi lentamente aiuta la ragazza a spostare il peso sulle proprie gambe e finalmente queste non cedono. Katie si aiuta sorreggendosi all’infermeria e prova a muovere qualche passo.
Ha trascorso un mese in quel dannato letto, senza riuscire a muoversi, e ora le è difficile persino camminare. Inciampa nei suoi stessi piedi, ma riesce a non cadere.
“Potrei… potrei andare in bagno?” chiede, e la sua voce non le sembra più tanto roca quanto la prima volta.
“Certo, cara.” annuisce Madama Chips e lentamente la fa muovere verso la stanzetta.
“Se hai bisogno, sono qua fuori.” dice, chiudendosi la porta alle spalle per lasciare alla ragazza la sua privacy.
Katie si guarda allo specchio e rabbrividisce. Le cicatrici che quella maledizione le ha lasciato stanno sbiadendo lentamente, ma le ricoprono comunque ancora tutto il corpo, diramandosi dal punto della mano, lasciato scoperto dal guanto, che ha toccato la collana di opali. I capelli le sono caduti a ciocche e gli occhi sono velati da una patina di nebbia.
Si guarda allo specchio e rabbrividisce al pensiero che sarebbe potuta morire.
Scosta i capelli dalla fronte e gliene rimangono alcuni impigliati tra le dita.
Sospira, se solo potesse avere tre le mani il responsabile… Non potrebbe fare nulla, non in quelle condizioni. È troppo stremata persino per odiare quella persona.
Tra le altre cose è sicura che la collana non fosse per lei.
Mi dispiace. Mi dispiace così tanto.
Il ricordo la colpisce improvvisamente, aveva dimenticato quella voce, accantonata in un angolo della sua mente in un momento di dormiveglia. Non riesce ad associarla ad un volto, ma è certa di averla già sentita, se solo riuscisse a ricordare quando e dove potrebbe scoprire chi…
“Signorina Bell, si sente bene?” la voce di Madama Chips la riscuote dai suoi pensieri.
“Sì, certo, ho finito!” abbandona il suo riflesso nello specchio per aprire la porta.
 
Pensa spesso a quella voce, la sente nelle orecchie ogni volta che si estrania da una conversazione. Eppure alle parole che Minerva McGranitt sta pronunciando in quel momento dovrebbe prestare particolare attenzione.
Ma, dalla sedia su cui è seduta Angelina, Katie non sente altro che quelle due frasi ripetute ad oltranza, quasi come che fossero rimaste intrappolate nel legno.
Mi dispiace. Mi dispiace così tanto.
Quando la mano di Alicia si posa sul suo braccio ritorna presente a sé stessa.
“Mi scusi, professoressa, credo di essermi distratta.”
“Sì, certo, è normale.” annuisce la professoressa di Trasfigurazione, stranamente comprensiva.  “Sono purtroppo le conseguenze del maleficio che hai subito. Quello di cui ti stavo parlando era la possibilità, una volta terminata la tua istruzione, di entrare a far parte di un’organizzazione privata in opposizione a Tu-Sai-Chi. Non ti nego che sarà pericoloso, sebbene io stessa mi sia posta come garante per la sicurezza dei membri più giovani, visto che non mi è stato possibile impedire questa sorta di reclutamento dei maggiorenni.” Sebbene la donna non sia molto contenta di quello che sta proponendo - non ha avuto facoltà di opporsi alla votazione e nemmeno al libero arbitrio di coloro che hanno già compiuto diciassette anni - questa volta sembra che ci tenga davvero. “Ovviamente sei libera di rifiutare, nessuno ti costringerà. Tuttavia ci è sembrato opportuno metterti a conoscenza di questa possibile scelta visto quello che ti è capitato.”
Katie si umetta le labbra. Capisce cosa stia cercando di fare la McGranitt. Evita che si ammazzi nel tentativo di vendicarsi di chi l’ha conciata in quel modo, facendole fare qualcosa di utile, ma non folle. Le è chiaro anche il motivo della presenza di Alicia Spinett e Angelina Johnson, le sue vecchie compagne di squadra e amiche, che evidentemente sono entrate a far parte dell’Ordine.
Mi dispiace. Mi dispiace così tanto.
Se solo la professoressa sapesse che non le è rimasta nemmeno la forza di odiare quell'uomo, probabilmente non le starebbe nemmeno offrendo la possibilità di fare qualcosa.
Non che abbia perdonato quel bastardo, se solo lo avesse sottomano gli farebbe pentire di essere nato a suo di sberle, sebbene Katie non abbia mai avuto una vena particolarmente violenta. Ogni desiderio di fargli del male, derivante dal senso di opprimente ingiustizia che l’aveva colta sapendo di essere stata una vittima inconsapevole, era stato mitigato dalla disperazione di quelle poche parole, ma non era certo scomparso. Sentiva ancora una vena pulsante di ira ogni volta che, guardandosi allo specchio, vedeva i segni del maleficio, ma era ogni giorno di più smorzata dalla rassegnazione.
Si era sentita sempre di più impotente.
Mi dispiace. Mi dispiace così tanto.
…entrare a far parte di un’organizzazione privata in opposizione a Tu-Sai-Chi…
Katie sente la scintilla della determinazione riaccendersi dentro di lei. Pensa proprio che accetterà.
 
Katie non ha smesso di pensare alla voce.
È riuscita a capire che non è di un adulto, non che avesse un’ampia rosa di candidati tra cui scegliere, ma ancora non ha capito a chi appartenga.
Ha fissato con sospetto ogni ragazzo che le è passato vicino, cercando di udirne la voce, ma in quei pochi mesi non ha avuto successo.
La sua rabbia è cresciuta, la sua incapacità di capire chi sia stato a darle quella collana maledetta la rende frustrata, soprattutto perché ha capito che il suo incidente non è stato un caso isolato. Ron Weasley era stato avvelenato ed era quasi morto. Katie è sicura che non fosse lui la vittima predestinata.
Quali che siano le intenzioni del colpevole non sembrano andare a buon fine e sempre più innocenti ci vanno di mezzo.
Stringe i pugni, mentre si dirige in infermeria per il controllo bisettimanale. Ormai le sue cicatrici sono quasi completamente sbiadite e i capelli ricresciuti. Se non fosse per l’occhio destro dalla palpebra cadente, i cui muscoli ogni tanto non riesce a controllare, i segni esterni della maledizione sarebbero quasi completamente scomparsi.
“Salve.” saluta l’infermiera entrando, ma la donna ci mette qualche istante per ricambiare, sbucando con la testa da dietro una cortina tirata attorno ad un letto.
“Salve, signorina Bell. Prego, si sieda su quel letto, sarò da lei tra un istante.”
Katie deglutisce, l’ultima volta era stato un po’ doloroso perché Madama Chips aveva dovuto estrarre una metastasi della maledizione. Spera che questa volta non sia così, era stato oltremodo disgustoso.
L’infermiera le si avvicina con la bacchetta in mano. “Come si sente?”
“Ogni giorno un po’ meglio.” ridacchia per l’ansia.
Madama Chips annuisce consapevole e procede con la verifica.
Mormorando una litania incomprensibile, che fa risplendere la sua bacchetta di un’aura lattea, fa scorrere il catalizzatore sul corpo della ragazza.
Katie sta quasi per trarre un sospiro di sollievo, quando l’aura della bacchetta si tinge improvvisamente di scarlatto in prossimità dell’avambraccio sinistro.
“Ah, temo che la maledizione abbia creato una nuova metastasi, mi dispiace cara, farà un po’ male.”
La ragazza fa un sorriso tirato, senza separare nemmeno le labbra, e annuisce, autorizzandola a proseguire. Inghiotte la pozione che le viene porta e quasi non sente il panno freddo che le umetta la pelle e la lieve incisione che le solca il braccio e da cui fuoriesce un rivolo di sangue.
Il ritmo del canto cambia, un cinereo fascio di fibre risale dal torrente ematico fino alla bacchetta, agglomerandosi sulla punta.
L’ultima parte esce a fatica, strappandole un gemito di dolore nonostante la pozione antidolorifica appena presa.
“Spero di averlo estirpato definitivamente.” dice l’infermiera, tamponando la ferita con un panno e contemporaneamente liberando la bacchetta dall’informe ammasso nerastro. A vederlo così, molliccio sul piatto di ceramica, è davvero disgustoso.
Madama Chips chiude il taglio con un semplice gesto della bacchetta e le fa bere una Rinvigorente. “Rimanga seduta altri cinque-dieci minuti, poi si può alzare.”
Scompare dentro la sua postazione, andando a preparare quell’orrore da spedire al San Mungo come campione da analizzare, e Katie si affloscia sulla sedia.
I minuti passano e la ragazza comincia quasi a sentirsi in grado di alzarsi, quando Madama Chips le passa accanto diretta alla guferia, invitandola a rimane fino a che non si senta meglio.
Katie annuisce, ma non ha davvero intenzione di restare in quella stanza più del necessario, aspetterà che la donna sia sia allontanata a sufficienza.
Ha già una mano sulla maniglia della porta, quando avverte un rumore che la blocca. Sembra quasi un miagolio, ma qualcosa nel suo cervello le ordina di andare a controllare, perché… Non riesce a capire perché, ma sa che deve farlo, quindi si allontana dalla porta.
Il rumore si fa sentire ancora, proviene dalla cortina tirata dietro cui si trovava l’infermiera quando Katie era entrata. È una voce indistinta, mugoli sommessi, ma la ragazza capisce perché deve assolutamente sapere a chi appartenga.
È lui.
Mi dispiace. Mi dispiace così tanto.
Si precipita accanto al letto, aggrappandosi alle cortine, e quasi le strappa per la foga di aprirle.
Il suo cuore perde un battito quando vede il ragazzo e le condizioni in cui versa.
Quello è Draco Malfoy e quello che filtra attraverso le bende che gli fasciano il petto è sangue.
Indietreggia davanti al candore delle garze su cui spiccano gli sfregi scarlatti. Sono tagli profondi, che faticano a richiudersi e che gli ricoprono l’intero busto, diramandosi dal centro del petto.
Il lamento si interrompe e Katie sposta lo sguardo sul viso del Serpeverde. Non si sorprende di trovare i suoi occhi socchiusi.
“Ka-Katie B-Bell.” rantola, riconoscendola. Un gorgoglio accompagna ogni suo respiro.
“Tu. Sei stato tu, non è vero?”
Non ha bisogno di una risposta, è certa che sia lui. Non sa come ha fatto a non esserci arrivata prima, come abbia potuto essere così sorda da non aver capito subito a chi appartenesse quella voce, pur non avendola mai sentita in quei mesi avrebbe almeno dovuto ricordarsela dalle partite di Quidditch.
“Lo so che sei stato tu, rispondi!”
Stringe spasmodicamente la stoffa della cortina tra le mani, cercando di controllare la voce che ha raggiunto toni isterici.
“S-sì. M-mi…”
“Ti dispiace, sì, l’hai già detto.” ribatte con stizza, come se il suo dispiacere potesse cambiare qualcosa. Un lampo di sorpresa passa negli occhi di Draco, ma Katie è troppo arrabbiata per accorgersene. “Comunque non ti sei fermato, anche se ti dispiaceva così tanto.”
Draco ghignerebbe se non stesse usando tutte le sue energie per rimanere cosciente. Il sangue continua a scorrere, impregnando le bende.
“Vo-” tenta di parlare, nonostante lo sforzo. “Vorresti…” ansima, prendendo fiato. “…farmi del male? Ti… sare-sarebbe facile.” Il suo respiro è pesante, ma continua. “A-avanti. È… giusto.”
Katie gli si avvicina e Draco per un momento pensa che lo picchierà davvero. Oppure si limiterà a premergli il cuscino sul viso fino a che non libererà il mondo dalla dannosa presenza di un Mangiamorte.
Invece la Grifondoro si limita a far scorrere impalpabile le dita sulla sua fasciatura, ritirandole sporche di sangue.
"Chi ti ha ridotto così?"
Draco la fissa senza capire il suo comportamento. "Po-Potter."
Katie inarca un sopracciglio non del tutto convinta. "Non sei in condizioni di rispondermi, perciò non ti chiederò perché." Un non ancora aleggia silenzioso tra loro.
"Perché?" la voce fievole la raggiunge poco prima che si chiuda la porta dell'infermeria alle spalle. Perché non hai fatto niente?
"Perché non sono te, Malfoy."
E la porta sbatte.
 
Torna in infermeria il giorno dopo.
Non ha dormito bene quella notte e le occhiaie profonde sotto gli occhi lo testimoniano. Non sa cosa fare. Dovrebbe dire a qualcuno che è stato Malfoy, ma qualcosa la trattiene.
Il suo istinto è sempre stato affidabile e decide di fidarsi ancora per un po'.
Neanche Malfoy ha dormito, l'ha tenuto sveglio il dolore pulsante della ferita che gli attraversa il petto e la paura strisciante che la Bell spiattelli tutto a qualcuno e lui debba finire ad Azkaban. Il tatuaggio nero sul suo avambraccio gli assicurerebbe un soggiorno a vita, se non un Bacio.
Sobbalza con un singulto quando Madama Chips gli annuncia la visita della ragazza.
"Due minuti, signorina Bell, non di più." la donna le rivolge uno sguardo truce, prima di andarsene.
Katie ha uno sguardo duro, ma è solo apparenza. Non sa esattamente da dove cominciare, non sa nemmeno quale sia il suo stato d'animo al momento.
Il silenzio è pesante come una cappa di piombo, ma nessuno dei due si decide ad interromperlo.
Katie cerca di trattenersi, ma la cicatrice sull'avambraccio si sta rimarginando e comincia a pruderle intollerabilmente e allora rompe anche quella tacita sfida di immobilità, ben consapevole che Draco seguirà con lo sguardo ogni suo gesto. Si sorprende però di vederlo sussultare, gli occhi sgranati e terrorizzati, il fiato trattenuto.
Deve essersi persa un passaggio fondamentale. Poi accade, il click nella sua testa.
È accanto al letto in un unico movimento fluido. "Fammi vedere il braccio sinistro." gli ordina minacciosa. "Adesso. Oppure me ne occuperò personalmente."
Draco mostra il pallido avambraccio immacolato e Katie si sente molto stupida, prendendogli il polso e facendo scorrere gli occhi sulla pelle liscia. Dannazione, Draco è solo un ragazzo, nemmeno un folle arruolerebbe un bambino...
"È Disilluso."
Poi Katie si rende conto che quel pazzo non è nemmeno umano e ha cercato di uccidere un bambino di un'anno, mandare al macello un ragazzino di sedici non deve essere stato un problema etico e morale insormontabile. Si sente improvvisamente svuotata.
"Perché l'hai fatto?" chiede disgustata.
"Credi che abbia avuto una scelta?"
Katie si trova a fronteggiare il fatto che non tutti in questo mondo possono decidere se essere brava gente o Mangiamorte. "Devi dirlo a qualcuno. Ti aiuteranno..."
"Finirò per farmi uccidere. O per far uccidere mia madre. O mio padre."
È ingiusto, così ingiusto. "Ma almeno Silente potrebbe fare qualcosa!"
Draco scuote la testa.
"Almeno provaci!" si ritrova quasi a gridare.
"Rischieresti la tua famiglia per qualcosa di così incerto?"
La rabbia le cresce nel petto, gorgoglia e ruggisce insieme al suo sangue. Vorrebbe davvero spaccare qualcosa, perché non è lui il suo nemico, non può davvero prendersela con un ragazzino gravemente ferito che non può fare niente per uscire dall'impasse in cui si trova se non proseguire verso la distruzione. Vorrebbe essere lei a poter fare qualcosa.
"No." mormora. Una lacrima di frustrazione le sfugge dalle ciglia. "No, non rischierei."
Draco la guarda stranito. Nessuno ha mai pianto per lui. Nessuno se non sua madre, di nascosto, quando nessuno poteva vederla, con la dignità che le era richiesta.
La guarda affascinato come se fosse un essere raro e deve davvero esserlo dopo tutto quello che è successo.
Katie gli prede di nuovo il polso poi esita, le dita sospese sul suo avambraccio a chiedergli il permesso. Draco annuisce, trattenendo il fiato, mentre Katie fa passare le dita sulla pelle nivea.
Avvertono entrambi un live formicolio quando le sue dita passano sopra l'incantesimo di Disillusione.
È la cosa più intima che Draco abbia mai permesso a qualcuno che non fossero i suoi genitori. Si domanda perché proprio a Katie Bell tra tutte, perché alla Grifondoro dalla quale sarebbe dovuto stare più lontano, persino più che dalla Granger.
"Grazie." Quella parola, uscita proprio dalla bocca di Katie Bell, lo lascia più sorpreso che la lacrima. "Non lo dirò, se tu non farai più del male a nessuno."
È emotivamente annichilita. Non pensa di poter sopportare tanto, quel caos di senso di colpa e responsabilità pesa sulle sue spalle di giovane diciassettenne, schiacciandola. È uno di quei momenti in cui vorrebbe tanto lasciare che fossero gli adulti ad occuparsene e andarsene nella sua camera, seppellendosi sotto le coperte, abbracciando il cuscino, fingendo che il mondo non esista.
Non è la scelta più coraggiosa che possa fare, ma guarda Draco Malfoy e pensa che anche se non le ha chiesto nulla il suo sguardo è una supplica perenne.
"Devo andare ora." Il tempo che le ha concesso Madama Chips è già terminato, ma stranamente la donna non è intervenuta per cacciarla. Katie non ha nessuna intenzione di interagire con nessun membro dello staff di Hogwarts in questo momento.
"Katie..."
La ragazza si volta a fissarlo, interrotta nell'atto di andarsene. "Dimmi, Malfoy."
"Tornerai domani?"
Soppesa la domanda per qualche istante. "Sì, Draco."
 
*
 
"Cosa ne pensi?"
"Potrebbe fargli bene. Potrebbe convincerlo a desistere."
"Non ho avuto il coraggio di negarle nulla, ma..."
"È un influenza positiva, hai fatto bene."
"Non lo so. L'ho sentito distintamente sul suo braccio quando l'ho curato. Mi chiedevo..."
"Sì?"
"Mi chiedevo se non sia troppo tardi."
"Non è mai troppo tardi."
"Penso sia stato lui. La collana di opali e la bottiglia di Whiskey, intendo."
"Molto probabilmente."
"E pensi che lei lo sappia?"
"Ritengo di sì."
"E non sarà pericoloso lasciarli interagire?"
"Pericoloso per lei o per lui?"
"Non lo so."
" Le cose andranno come devono andare, Poppy."
"Oh Albus, vorrei essere così fiduciosa come lo sei tu. Sono tutti così giovani..."
"Sono forti, Poppy, più forti di quanto siamo stati noi alla loro età. Sono incredibili."
"Spero che siano abbastanza forti per i tempi bui che si profilano all'orizzonte."
 
*
 
Katie non sa perché abbia acconsentito ad andare a trovarlo ancora e ancora.
Draco ha i suoi amici, i suoi Serpeverde, perché ha bisogno che lei vada da lui? Katie non ha una risposta a questa particolare domanda, ce l'ha solo per la domanda che lui continua a porle ogni volta che Katie se ne va.
"Tornerai domani?"
"Sì, Draco."
Per adesso ha mantenuto la sua promessa, sebbene sia difficile fare del male a qualcuno dal letto dell'infermeria, ma Katie trema al pensiero che tra cinque giorni Draco sarà dimesso. Non ha idea di come affronterà il fatto di essere usciti da quella candida bolla di sapone ovattata che li separa dal resto del mondo, che permette a Katie di dimenticare il Marchio Nero sul braccio del Serpeverde e  di credere che potrà tacere per sempre.
Quando entra Madama Chips le concede i due minuti di rito, che diventano sempre di più senza che vengano mai interrotti e Katie non vuole chiedersi cosa davvero sappia l'Infermiera.
Siede sulla sedia accanto al letto di Draco in silenzio, come al solito, ma non è più tempo di parlare di frivolezze, sente il tempo scivolarle tra le dita e ha bisogno di uno schema tattico che le permetta di vincere, o almeno pareggiare, senza volare giù dalla scopa imbizzarrita a cento metri dal suolo che è la sua vita.
"Cosa pensi di fare una volta uscito da qui?"
Draco sembra preso in contropiede. "Non lo so."
"Non puoi continuare a fare quello che facevi prima."
"Ne sono consapevole, ma... Non so dove sbattere la testa. Restare qui dentro mi protegge dal pensare. Dovrei ringraziare Potter."
Katie sa cosa è successo, Draco glielo ha raccontato, e non riesce davvero a credere che Harry abbia potuto fare una cosa del genere, anche se è a conoscenza dei cattivi rapporti che intercorrono tra i due. Harry le ha detto che non sapeva cosa fosse quell'incantesimo, e lei sa di poterci credere, anche se trova stupido provare un incantesimo senza conoscerne gli effetti. Quello che non è riuscita a spiegare a Harry è l'interesse per quello che è successo a Malfoy e ha inventato la scusa poco credibile di essere semplicemente curiosa. Harry non le ha fatto altre domande, ma non si sopravvive svariate volte a un Mago Oscuro che tenta di ucciderti senza almeno aver imparato a riconoscere una bugia quando la si vede e non è che Katie nasconda come il più turpe dei segreti di andare in Infermeria.
"Non puoi rimanere qui in eterno, presto uscirai. Devi avere un piano."
"Ma non ce l'ho! Ho sedici anni, non so cosa fare! Se non faccio quello che mi chiede, ucciderà qualcuno a cui tengo. E non riuscirò mai a fare quello che mi chiede, non ce la faccio. Sono riuscito solo a far del male a te."
"E a Ron."
"A nessuno importa di Weasley." Katie la riconosce per quella che è, una battuta di cattivo gusto da parte di chi non sa scherzare in altro modo che ferendo gli altri. Non ride, ma gli posa una mano sulla spalla. Sa benissimo che il suo incidente è quello che è passato più inosservato dei due (per quanto si possa dire inosservato di un incidente simile, ne hanno parlato per settimane), forse perché l'altro è capitato a Ronald Weasley, la spalla di Harry Potter, alla presenza di un professore e dicono che c'entrasse anche un filtro d'amore, mentre lei è solo la sciocca che ha toccato qualcosa che non doveva toccare.
"Tutti hanno qualcuno a cui importa di loro."
"È quello che vi insegnano a Grifondoro?"
Katie sorride. "È la verità."
Draco sbuffa, ma sa che ha ragione.
"Tu importi più di Weasley." la sua voce è improvvisamente seria.
Tende la mano verso di lei, esita ad un centimetro dal suo viso, poi si decide e le sfiora la guancia, i capelli. Gliene rimangono in mano una manciata, ma Katie non sembra nemmeno accorgersene, concentrata nel gesto che il ragazzo ha appena compiuto.
Draco invece vorrebbe morire. La ciocca che stringe tra le mani lo accusa impietosa.
"Mi dispiace. Tu non c'entravi nulla, io..."
Katie pensa di non aver mi sentito una disperazione simile prima d'ora e le sembra la cosa più assurda del mondo gettargli le braccia al collo e sussurrargli che va tutto bene, ma lo fa lo stesso. Vorrebbe potergli dire che tutto si risolverà, ma la verità è che non ci crederebbe nemmeno lei.
"No, non va tutto bene. Guarda come ti ho ridotta."
"Non é stata colpa tua. Sei stato costretto, non avevi altra scelta."
"C'è sempre una scelta, Katie." la costringe a guardarlo negli occhi. Può quasi sfiorare il suo naso con il proprio. "Penso che dovrei parlare con Silente. Accadrà comunque qualcosa di brutto."
Katie lo fissa sorpresa, ha davvero detto quello che le è sembrato di sentire?
Lo bacia senza nemmeno accorgersi di cosa stia facendo. Se ne rende completamente conto solo quando lo sente ricambiare il bacio e allora la consapevolezza non è più così importante.
"Scusa, mi sono fatta prendere dall'entusiasmo." sorride, imbarazzata.
Draco ridacchia. In quelle due settimane non lo aveva mai visto fare altro che un sorriso stiracchiato e ora una risata esce dalla sua gola, insieme a quello che potrebbe essere o potrebbe non essere un sarcastico "Grifondoro!".
E Katie sa che sarebbe ancora una bugia dire che tutto si risolverà, ma comincia davvero a sperare che almeno qualcosa andrà per il verso giusto. Lui le prende la mano e Katie la stringe, aggrappandovisi.
Cinque giorni dopo ripeterà lo stesso gesto, attendendo con Draco di essere ammessa nell'ufficio del Preside. Lo farà per calmare lui, ma anche sé stessa. In quel momento arriverà per entrambi la consapevolezza che insieme posso cambiare anche l'impotente frustrazione dell'ingiustizia in qualcosa di meno peggio.
 
Katie guarda Draco grattarsi l'avambraccio sinistro distrattamente. Ormai non ci fa neanche più caso, ha smesso di prudere anni fa, ma il gesto è rimasto tra i suoi tic nervosi.
Si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, finalmente ha potuto farli crescere lunghi quanto voleva. Alle cicatrici dell'infanzia si sono aggiunte le cicatrici della vita adulta, quelle invisibili, che il tempo lenisce, e quelle fisiche, che rimarranno in eterno come monito, ma non importa. A Katie non interessa davvero di quella che le deturpa una spalla o del fatto che alla gamba sinistra sia stato tagliato un centimetro cubo di carne. Non le interessa se ogni volta che Draco slaccia il primo bottone della camicia subito spuntano le cicatrici di quel Sectumsempra, lanciato anni fa da un incosciente Harry Potter. Ne hanno entrambi una uguale sull'avambraccio sinistro e per lo stesso motivo, a distanza di anni si era scoperto che alla fine il Marchio Nero non era poi tanto diverso da una metastasi da Maledizione e Madama Chips, che aveva visto il miracolo compiersi tra le pareti bianche di quell'Infermeria, aveva chiuso un'occhio davanti al decreto che vietava che la rimozione del Marchio Nero per accertamenti giudiziari. Nessuno avrebbe comunque mai messo in dubbio la lealtà di Draco Malfoy, dopo tutto quello che era successo.
L'infermiera li fa entrare con un sorriso. "Va tutto bene, ha solo battuto la testa, ma non ci sono conseguenze."
L'Infermeria di Hogwarts è uguale a come la ricordava dal suo settimo anno, anche se era stata parzialmente distrutta durante la battaglia del 1998. L'avevano ricostruita identica.
Daisy é sveglia, anche se fasciata. Sorride, agitando la mano che non porta al collo. Ha un cerotto sullo zigomo destro. "Ciao, mamma! Ciao, papà!"
Katie sorride, felice di vedere che sua figlia sta bene, nonostante il Bolide che l'ha colpita e la caduta dalla scopa. Siede sul letto accanto a lei, mentre Draco rimane in piedi, le mani nelle tasche dei pantaloni.
"Ci hai fatti preoccupare! Meno male stai bene!" la abbraccia.
"Sì, ma Madama Corn ha detto che mi rimarrà la cicatrice!" dice, indicando lo zigomo, intristita. La sua prima cicatrice permanente in dodici anni di vita e non importa se non sarà nulla più di un tratto in rilievo.
"La ferita risana, la cicatrice resta* ed è la testimonianza dell'esperienza." dice sapientemente.
"Guarda me e la mamma. Le cicatrici sono il monito a non dimenticare quello che ci succede, ma anche la prova che siamo riusciti a superarlo. Mostra con orgoglio le tue cicatrici." aggiunge Draco, sedendosi dall'altra parte del letto e Daisy annuisce convinta.
Se lo dicono mamma e papà allora deve essere senz'altro vero, mostrerà la sua cicatrice come una medaglia.
 
 
 
*citazione di Seneca.

N.d.A.
A partire dal pacchetto scelto è stato un po' complicato scrivere questa storia. Fondamentalmente Katie Bell non è uno dei personaggi principali di Harry Potter, quindi il suo IC è stato difficile da inquadrare e ancora non so se ci sono riuscita. Non so fino a che punto Draco sia andato OOC, un po' sicuramente, ma parto dal presupposto che Draco fosse quello che piangeva nel bagno di Mirtilla per quello che era costretto a fare, quindi spero di non essere andata a caccia di farfalle con lui.
A presto, DNF

 
  
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