Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: Ombra1983    28/12/2014    2 recensioni
Storia ambientata durante il libro "Il Portale delle Tenebre" (ultima parte di "A Storm of Swords" in originale, sul finire della quarta stagione televisiva). Cosa sarebbe successo se Sansa Stark si fosse trovata sola a Nido dell'Aquila, senza Ditocorto, ma comunque al centro di uno dei suoi intrighi dai risvolti inaspettati?
Una storia romantica scritta da un ragazzo ma dal punto di vista di una ragazza, un piccolo "what if ?" nel meraviglioso mondo de Il Trono di Spade.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysa Tully, Nuovo personaggio, Petyr Baelish, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sansa correva verso la parte più alta del castello, verso i camminatoi ed i merli che dominavano l’intera Valle. Quando si trovò la sopra osservò i campi, i passi montani, le vette, i prati ed i fiumi … ma era come se guardasse un dipinto grigio. Rimase la per minuti che sembravano ore e per ore che sembravano minuti, fin quando solo il freddo della sera riuscì a scuoterla, entrandole nelle ossa e facendola risvegliare dallo stato di torpore nel quale si trovava. Lentamente, molto lentamente, riprese le scale per il basso a camminò verso le sue stanze senza curarsi della fame che sentiva crescere in lei.
“Non ha senso mangiare” si diceva “Niente ha più senso. Pensavo di essere felice ma invece non ho questo diritto”.
Arrivò alle sue camere senza incontrare nessuno, o almeno questo era quello di cui lei era sicura, poi si mise ancora vestite sotto le calde coperte del letto, aspettando che il tepore venisse a bussare alle porte del suo corpo.
“Forse dovrei ordinare del vino, così da stordirmi”.
Non lo fece, sarebbe significato alzarsi da quel caldo giaciglio e rientrare nel mondo: il freddo mondo che adesso le faceva paura.
“Sono ancora l’uccellino spaventato di Approdo del Re, lo sono ancora e lo sarò per sempre”.
Oscillò tra la veglia, il sonno e l’apatia per talmente tanto tempo che avrebbe potuto essere ancora sera o notte o mattina presto … non avrebbe saputo dirlo. All’iniziò pensò che il suono che sentiva fosse nella sua mente, forse un ricordo o un pensiero al margine della coscienza. Poi qualcosa colpì la sua mente e comprese: stavano bussando alla sua porta.
“Non voglio rispondere … e se fosse ancora lei? E se fosse lui? Voglio essere lasciata qui”
Continuarono a bussare.
“Avanti” disse Sansa senza nemmeno accorgersene, più spinta dalla sua educazione nobiliare che da altro.
Una figura entrò nel raggio della tenue luce delle candele tremolanti, era sir Francis Coldwater.
“Mia signora, state bene?” domandò.
“Si, io … sono solo un po stanca”.
“Mia signora, prima nel corridoio vi ho salutata e non mi avete risposto”.
“Perdonatemi, non volevo essere maleducata”.
“Non penso che voi siate maleducata, penso solo che i vostri pensieri siano altrove. C’è qualcosa che posso fare per voi? Volete che chiami qualcuno?”
“No, vi prego, io …”
“Volete che chiami sir Simon?”
Sir Simon … la prima ed allo stesso tempo l’ultima persona al mondo che avrebbe voluto vedere. Una parte di lei voleva vederlo per chiedergli perché avesse taciuto, perché non gli avesse detto del grande amore e della promessa che lo aveva legato a lady Sophia Lynderly. Un’altra parte di lei invece voleva semplicemente urlargli contro fino a rimanere senza voce e poi raggomitolarsi di nuovo sotto le coperte senza pensare più a niente.
“Mia signora, mi avete sentito?” domandò sir Francis.
“Si, vi ho udito, perdonatemi, come ho detto sono molto stanca. Vi prego, non ho voglia di vedere nessuno”.
“Dovrò comunque informare sir Royce, in quanto vostro cavalier servente. E’ suo dovere preoccuparsi per voi”.
Voleva che lui sapesse? Ma si, che si preoccupasse pure, se lo meritava di preoccuparsi.
“Fate pure, ora vi ringrazio ma vi prego di lasciarmi sola perché ho davvero sonno”.
Sir Francis fece un lieve inchino ed uscì dalla porta.
Improvvisamente Sansa si rese conto che le sue dita avevano cercato e trovato la confortevole e calda piccola figura di sir Pyp, l’orsetto che lui le aveva regalato. Seguendo un istinto senza nessuna spiegazione razionale, lo strinse forte al petto.
“Almeno tu non mi tradirai” disse.
Rimase sola coi propri pensieri per un po di tempo. Il calore del pelo di sir Pyp era confortante, era quasi come essere abbracciati. In quei momenti ripensò alle storie sui draghi, ai racconti delle grandi battaglie dei tempi che furono, alle vicende della famiglia Targaryen che un tempo aveva dominato i Sette Regni, in particolare la ribellione del ramo cadetto dei Blackfyre e la guerra civile che venne detta “la Danza dei Draghi”.
Cosa avevano in comune tutte quelle cose?
Gliele aveva raccontate lui.
Lei avrebbe voluto raccontargli di Grande Inverno, degli alberi sacri agli Antichi Dei, dei freddi ma bellissimi paesaggi del Nord ma si era sempre limitata a pochi accenni perché per tutti, anche per lui, lei doveva essere solo Alayne Stone, una figlia bastarda che Ditocorto aveva avuto nella Valle.
Non seppe dire quanto tempo era passato quando udì di nuovo bussare alla porta.
“Sir Coldwater, vi prego lasciatemi sola”.
“Non sono sir Francis … sono io” disse la voce.
Lui!
"Ho parlato con lady Lynderly" disse Sansa, deciso a non menarla troppo per le lunghe e trovando dentro di lei un coraggio del quale fu stupita.
"Cosa ti ha detto?" disse sir Simon, diventando subito colloquiale.
"Lo sai"
"Non lo so ma lo immagino"
"Allora non chiederlo"
"Posso entrare?" chiese lui.
"Per fare cosa?"chiese Sansa stizzita.
"Per parlare"
"Chi ti dice che io voglia parlare con te"
"Lo so perchè non mi hai ancora cacciato via" rispose lui con un sorriso.
Lei sospirò e si scostò dalla porta per farlo passare, quindi si sedette sul letto mentre lui si mise sulla sedia del tavolino.
"Ti ha detto di noi, vero?" chiese sir Simon.
"Si ..."
"E' successo prima che ci conoscessimo io e te. Non c'entra niente" fece sir Simon in tono conciliante.
"Non importa, avresti dovuto dirmelo" rispose Sansa con impeto.
Sir Royce sospirò: "Per fare cosa? Per renderti gelosa?"
"Per essere onesti!" urlò Sansa.
Calò il silenzio: lei non aveva mai alzato la voce prima, in nessun caso. Sir Simon abbassò gli occhi, poi con voce bassa disse:
"Avevo paura di perderti".
Lei lo fissò senza dire niente.
"Ti ho persa?" chiese lui.
Lei non rispose.
"Vuoi che me ne vada?" chiese ancora.
Lei non rispose.
"Va bene, ho capito. Me ne vado. Ti chiedo scusa e perdono" disse lui facendo per alzarsi.
"No!" esclamò lei allungando il braccio.
Cosa aveva detto? Perché? Eppure lo aveva detto. Era stato il suo istinto a parlare.
Il viso di Sir Simon si rasserenò, rimettendosi seduto.
"Vuoi che resto"
"Dimmi perchè?" sbottò lei "Dimmi perchè sono dovuta venire a sapere da un'altra che eri promesso!"
"Perché ... all'inizio perchè non ti riguardava"
"A no?"
"No, ero solo il tuo cavalier servente. Non dovevi sapere il perchè della mia vita sentimentale passata. Poi ... poi ho avuto paura"
"Hai avuto paura?Tu che sei stato a Pyke durante la ribellione Greyjoy?" disse Sansa in tono di scherno.
"Si. Non paura di morire, quella si può sedare con l'azione. Io parlo della paura di perderti, di non averti più accanto, di non poterti più sfiorare ..." la sua voce era un sussurro.
Sansa abbassò gli occhi, che si erano fatti lucidi.
"Sento un gran vuoto dentro"
"Permettimi di riempirlo"
"Io vorrei. Una parte di me vorrebbe permettertelo, una parte di me vorrebbe che tu sparisca"
"Allora ordinami di sparire per sempre ed io lo farò" disse lui con una sicurezza nella voce che portò Sansa a fissarlo.
"Vuoi che me ne vada, mia signora?" fece lui.
Aveva gli occhi lucidi a sua volta.
"No ... voglio che resti" fece lei in un sussurro.
E poi, senza nessuna spiegazione logica, erano stretti l'una all'altro, uniti da un bacio che durò più di tutti gli altri.
"Non voglio che te ne vai" disse lei.
"Non me ne andrò" fece sir Simon.
"No, non voglio che te ne vai via stanotte" rispose Sansa.
Cosa stava dicendo? Era impazzita?
Non importa perchè alla fine aveva espresso quello che voleva.
"Credo che sarebbe disdicevole, se io rimassi qua con te in stanza" disse lui.
"Voglio il mio uomo, non il mio cavaliere, ora"
Sir Simon impallidì e la voce gli tremò tra le labbra: "Sono il tuo uomo?"
Lei annuì leggermente.
Lui estrasse la spada dal fodero ed immediatamente la lama si illuminò del caldo riflesso delle candele. Sansa rimase affascinata da quel metallo color rosso fuso che sembrava caldo mentre invece, allungando la mano, risultava freddo come neve.
Sir Simon prese la spada e la mise per lungo in mezzo al letto, la giovane Stark lo fissò con aria interrogativa e così lui sorridendo aggiunse: "Vuole una tradizione della cavalleria che nel raro caso un cavaliere e la sua dama dormano insieme, una spada deve essere posta come limite tra loro".
Sansa ridacchiò e quel suono le parve così strano dopo tutto quel dolore: "Non volete nemmeno sfiorarmi?"
Che cosa aveva detto? Accidenti, a parole era molto più provocatorio di quanto non sembrasse nel pensiero. E lui ... lui forse stava arrossendo?
"Desidero fare molte cose che l'onore mi impone di non fare, possano i Sette perdonarmi" disse sir Simon.
Lei ridacchiò ed un improvviso calore le pervase il corpo, si sdraiò sul letto ed allungò un braccio verso di lui: "Abbracciami" fece tornando al tu.
Sir Simon si sdraiò ed allungò a sua volta le braccia fino a sfiorare quelle di lei, ignorando il limite della spada.
"Abbracciami" ripeté lei.
Lei con molta attenzione si mise sopra il piatto della sua spada e strinse forte Sansa al proprio petto, mentre lei cercava di sistemarsi nell'ampio torace del cavaliere che era tiepido al punto giusto e dove poteva sentire il rumore del respiro di lui.
Sansa sentì dentro di se che qualcosa era cambiato: tutto quel dolore che fino a poco prima la tormentava non se ne era andato ma era statao sotterrato dal gentile strato formato dalle attenzioni di lui, dallo sguardo di lui, da tutto ciò che era lui. Era strano, non aveva senso e non sapeva quanto sarebbe durato eppure Sansa era certa che fosse vero ed a quella sensazione si abbandonò, sperando che il dolore non tornasse o che almeno tornasse il più tardi possibile. Non ne era certa. Quello di cui era certa era che non voleva restare sola, non voleva che lui se ne andasse. "Passa la notte con me" disse lei prendendogli la mano nella propria, incrociando le dita tra loro.
Ci fu un attimo di silenzio e lei pensò che lui ci stesse ripensando.
"Va bene" disse il cavaliere in un sussurro.
Sansa alzò gli occhi e vide il viso del cavaliere vicinissimo al suo: le sue labbra era una tentazione cosi dolce.
Cedette alla tentazione e tra le loro labbra e le loro lingue fu un ballo dolce, lento, umido e caldo. Sansa non lo riteneva possibile ma lui la strinse ancora più forte e la fece inserire ancora più profondamente nel suo abbraccio.
E per la prima volta da quando aveva lasciato Grande Inverno, per la prima volta da quando aveva scoperto la crudeltà di Joffrey, Sansa si sentì diversa: non si sentiva più sola e non aveva paura.
La ragione per entrambe le cose era la stessa: non era più sperduta e solitaria.
Perché sapeva che quella sarebbe stata la loro notte.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Ombra1983