Fanfic su artisti musicali > Mika
Segui la storia  |       
Autore: Flowrence    28/12/2014    3 recensioni
Narrandi
carmina
amoris.
( Mikorgan. )
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Morgan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

È seduto con le gambe incrociate, ai piedi del letto, tiene in mano un joystick. Sta giocando ad Assassin's Creed, ha ripreso in mano tutti i giochi della serie. I suoi genitori non sembrano volergli comprare l'ultimo uscito, così si limita a quelli. In questo esatto momento sta giocando al secondo e si ritrova a imprecare contro Ezio, che non sembra voler dar retta al giocatore e salta verso un precipizio.
“No, no, no! Stupido Ezio.” Sospira, mentre lo schermo si tinge di rosso. Si porta una mano tra i ciuffi neri, aspettando che il gioco si ricarichi, per ricominciare la missione. E dire che l'aveva quasi completata.
Sente il cellulare vibrare, sul letto, e allunga una mano per prenderlo. Sta chiacchierando con Beatrice, che si trova ad una festa e si sta decisamente annoiando. Così ha ritrovato rifugio nei suoi amici, specialmente in Marco; nonostante tra i due non vi sia stato nulla, è innegabile l'amicizia profonda che li unisce
.
Marco, ti prego, salvami.
Il ragazzo non può far a meno di sorridere, divertito.
Osserva Ezio che parla con altri uomini, per l'ennesima volta, per la missione. Poi volge nuovamente lo sguardo verso il cellulare. E lo porta di nuovo verso lo schermo piatto.
Infine, si decide. Gli è passata la voglia di starsene a casa, rintanato; è tardi, ma non troppo.
I suoi genitori stanno guardando un film, lo sa perché sente delle voci che non riconosce come quelle loro.

Prende un respiro profondo, spegne lo schermo – lasciando però la PlayStation accesa, così in caso, una volta di ritorno, potrà giocarvi e proseguire – e si avvia verso i propri genitori.
Suo padre guarda la TV, ma l'istinto gli suggerisce che, in realtà, ciò che fissa è un punto vuoto. Non parla spesso, ultimamente. Probabilmente si tratta di stress, ma Marco non è davvero preoccupato. Può succedere, in fin dei conti, no?
Sua madre, invece, sembra davvero coinvolta dal film, tanto che sussulta quando una presenza si palesa all'improvviso. A Marco, per un attimo, dispiace disturbarla proprio sul più bello, ma sa che lo deve chiedere in quel momento, o si farà troppo tardi.
“Mamma, papà” li chiama. “Potete accompagnarmi da una parte?”
Sua madre alza una mano, come per chiedergli di aspettare un attimo– che sicuramente si tramuterà in una mezz'oretta e poi in un'ora –. È suo padre a rivolgergli l'attenzione, il fatto stupisce abbastanza Marco, tant'è che alza le sopracciglia verso l'alto.
“Sì. Ti ci porto io.” Il suo tono di voce sembra apatico, ma forse è solo una percezione di Marco.
“Grazie, papà” gli risponde, riconoscente, e gli sorride.
Sorriso che il padre ricambia per metà. “Dove, esattamente?”
E Marco gli dà l'indirizzo.

Poco tempo dopo, si ritrova alla festa. Saluta il padre, scendendo dall'automobile, e si guarda intorno, in cerca della sua migliore amica. Si sente tirare per un braccio e si lascia trascinare poco lontano. In tutto quel trambusto non ha fatto in tempo a vedere chi fosse stato, ma è una festa tra adolescenti, per cui chi l'avrà preso non è di sicuro un maniaco. Infatti, quando finalmente lo sguardo può posarsi sulla persona in questione, nonostante la penombra, riconosce il fisico di Beatrice.
“Cosa ci fai qui?” Okay che si stava lamentando con lui e che gli aveva detto precisamente dove si trovava, poiché quel posto è conosciuto, ma non si aspettava di trovarlo prorio davanti alla porta del locale.
Marco la guarda per un attimo ancora, prima di prendere parola. “Sono venuto ad accertarmi che non ti suicidassi per la tua improvvisa asocialità verso il mondo” risponde, sarcastico. Le donne sono lunatiche e Beatrice è presa da un attacco di pigrizia e chiusura – soprattutto verso gli sconosciuti – solito del loro particolare periodo del mese.
“Spiritoso” commenta, fingendosi vagamente offesa. Poi un sorriso compare sul suo volto, immancabilmente. “Davvero, non ce la faccio più a stare qui” si lamenta, sbuffando appena.
“Allora perché sei venuta?” La domanda sorge naturale.
“Perché... perché speravo che ci venisse anche Claudia, ma alla fine si è sentita male” confida, battendo i piedi per terra, come per manifestare la frustrazione. A Marco sfugge un sorriso; Beatrice si è presa una sbandata per quella ragazza e sta provando in tutti i modi a suscitare l'interesse anche dell'altra fanciulla. Marco crede che ci stia riuscendo abbastanza bene, invece Beatrice non sembra molto soddisfatta.
“Mh, ti va se ti porto a fare un giro?” Le propone, posandole un braccio sulle spalle. Dopo l'accenno col capo di Beatrice, che Marco interpreta come un
“sì”, i due cominciano ad avviarsi, lontano da quel locale.
Lanciando un'ultima occhiata attorno, Marco osserva due ragazze niente male e la parte più istintiva di sé gli suggerisce di andare lì e possibilmente flirtare, ma poi ci ripensa.
C'è Beatrice, e Beatrice in questo momento è abbastanza nervosa; meglio calmarla, in primo luogo.
Camminano lentamente, non c'è fretta. La stradina per la quale stanno andando è ricca di negozi e locali, alcuni chiusi per l'ora tarda, altri ancora aperti, come, ad esempio, ristoranti. A Marco viene un leggero languorino; non ha cenato, poiché in precedenza non aveva avuto fame, e sentire gli odori invitanti di quei locali non è certamente d'aiuto.
“Hai fame?” Beatrice alza lo sguardo verso di lui, mentre glielo domanda. Per lei non c'è problema, possono fermarsi in una pizzeria o in qualche altra parte e ordinare da mangiare.
“Mh... che ne dici di entrare in quel negozio?” Le chiede, indicandone uno abbastanza piccolo, ma non troppo, che comunque, perciò, lascia un po' di spazio vitale e riservatezza.
“Va bene.” Acconsente la fanciulla.
Marco ordina un panino, Beatrice lo imita, giusto per fargli compagnia. Si dirigono, per sedersi, nel posto più appartato che trovano. Marco poggiato sulla panca contro il muro, Beatrice di fronte.
“Allora, raccontami della festa” comincia il ragazzo, realmente interessato all'argomento, dando un primo morso al panino.
“Mh, non è successo nulla di entusiasmante. Balli vari, di gruppo soprattutto, gente che si ubriacava come se non esistesse un domani e altre persone già ubriache che cantavano... Dio, ricordami di non invitare mai gente stonata ad una festa, è fastidiosissimo” e fa per coprirsi le orecchie, come per scacciare un suono inesistente dalla sua mente.
Marco sghignazza appena, divertito da quei commenti. “E, soprattutto, non c'era Claudia” conclude lui, prendendola in giro bonariamente.
“Esatto.” Sospira, Beatrice, sbuffando e guardando un punto impreciso con aria sconsolata. “Non puoi capire quanto è brutto non poterla vedere da tre giorni. Febbre. Sperava di rimettersi per stasera, per passare un po' di tempo assieme, sai, ma non c'è stato verso. 38, ho preferito che stesse a casa. Mi aveva detto che, se volevo, poteva fare uno strappo alla regola e cercare di convincere sua madre a presentarsi, ma le ho consigliato di rimanersene tra le coperte. In fin dei conti, è da poco che siamo uscite assieme, non ne valeva la pena. No?” Quasi chiede conferma, la ragazza.
Marco annuisce subito dopo, con aria solenne. “Credo che tu abbia ragione, però non credi che questo evidenzi la sua attenzione nei tuoi confronti? Ah?” La punzecchia, cercando di farle aprire gli occhi. Nonostante tutti quei dettagli, infatti, Beatrice continua a rimanere insicura e non si fa avanti, non si dichiara.
“Sì, ma, insomma, lo fa anche con la sua migliore amica” ribatte, poi ci pensa bene e si mordicchia la guancia dall'interno. “Mh, in realtà con lei l'ha fatto solo due volte, in occasioni particolari.” Scrolla le spalle. “In ogni caso, lei è etero” conclude, con una punta di rammarico.
“Sì, è etero quanto io sono ossessionato da Peppa Pig” ribatte, dirottandola sul ridicolo.
Beatrice sorride e lo guarda, lo sguardo velato d'ironia. “Guarda che Peppa Pig è fantastica!” Esclama, scherzando.
Un rumore di campanello fa girare Marco verso la porta d'ingresso. Il locale era desolato, a parte lui e Beatrice, così è incuriosito dalle altre persone che hanno fatto il loro ingresso. Riconosce un'amica di Beatrice, conosciuta in poche occasioni, Zuleika. È accompagnata da un ragazzino riccio.
La prima sembra riconoscere, a sua volta, Beatrice e le si avvicina e le posa una mano sul braccio, cogliendola di sorpresa, allorché quest'ultima sussulta. Poi, girandosi e riconoscendola, l'avvolge un veloce abbraccio. Il giusto per salutarla, ma anche per non rimanere troppo in quella posizione: non ha voglia di molto contatto fisico, al momento. Con Marco è un'altra cosa, con Marco sono in una sintonia tale da far invidia alla migliore coppia di fratelli.
“Ehi, ciao; come mai qui?” Le chiede la sua amica, per iniziare un discorso.
“Marco aveva fame...” comincia Beatrice, ma il diretto interessato non l'ascolta più. È più concentrato su quella massa riccia dello sconosciuto, si domanda come un semplice particolare possa farlo pensare a tutta un'altra persona. Ora Michael si ritrova pure tra i suoi pensieri?
“Marco... da quanto tempo!” Alla fine, quando Zuleika lo richiama, il ragazzo posa lo sguardo su di lei. È carina, pensa Marco. E un sorriso furbo si delinea sul suo volto.
“Ciao, ti vedo bellissima come al solito” si complimenta e la diretta interessata si mordicchia il labbro inferiore, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Il ricciolino fa una smorfia, ma nessuno sembra accorgersene.
“Grazie” risponde Zuleika, sorridendogli.
Marco si scansa per farle posto e tasta la superficie della lunga panchina su cui è seduto. La ragazza non se lo fa ripetere due volte e vi si siede, lasciando che Marco posi un braccio attorno alle sue spalle e la guardi un po' troppo a lungo.
Beatrice sorride, osservando i due. Marco ha fatto colpo, come al solito.
Chiacchierano del più e del meno, i quattro, poi Beatrice domanda ai tre se vogliono uno strappo fino a casa. È presto, ma preferisce chiamare sua madre e tornarsene a casa, in camera sua.
Marco si gira verso Zuleika, la guarda per un attimo, poi si rivolge alla sua migliore amica. “No, grazie, ci penso io a portarla a casa, più tardi.”
Beatrice annuisce, guarda il riccioluto. “E tu, Fortuné?” E lui, invece, accetta la proposta. Così i due partono, lasciando a Marco e all'amica un po' di privacy, che nessuno dei due interessati disdegna.
Scherzano, poi Zuleika accenna all'orario tardo e Marco, da bravo ragazzo, decide di riportarla a casa.
Chiama suo padre. Un po' di squilli dopo, finalmente qualcuno risponde.
“Marco, tuo padre si è addormentato.” È sua madre. “Ti vengo a prendere io, dove ti trovi?”
“Mh...” Marco rivolge uno sguardo a Zuleika, sussurrandole se casa sua sia lontana. Non molto. “Mh, no, ti volevo dire che farò un po' tardi.”
“Okay, ma non metterci comunque troppo, signorino. Domani c'è scuola, o te lo sei dimenticato?”
“Lo so, mamma.” Sospira.
“Bene, richiamami quando ti devo venire a prendere. Ti voglio bene” sua madre conclude il discorso, attaccando subito dopo. Così, le parole 'anche io' muoiono sulle sue labbra, mentre ripone il cellulare in tasca.
Marco cinge la vita della fanciulla, poi si alza e la invita a seguirlo fuori dal locale. Quando nota che Zuleika si sta riscaldando le braccia con le mani, Marco si toglie la giacca di pelle che indossava e la posa sulle spalle della ragazza, che lo ringrazia con un dolce sorriso.
Passeggiano vicini, molto vicini, Marco che la cinge ancora e Zuleika che, di tanto in tanto, posa il capo sulla sua spalla.
Alla fine, davanti alla loro vista compare una casa a due piani, dietro a un cancello rosso scuro.
“Eccoci” mormora Zuleika, allorché Marco si ferma. Non è mai stato a casa sua, in fin dei conti di Zuleika conosce poco e niente, non ci sono state davvero occasioni per approfondire la conoscenza. Però ha ritenuto doveroso non lasciarsi sfuggire l'occasione, dopotutto la dea della bellezza le ha donato qualche tratto grazioso. Anzi, più di qualcuno. Perché non approfittarne?
“Eccoci” fa Marco da eco, osservando per un attimo, incuriosito, il luogo. Poi si volta verso Zuleika e, per salutarla, la stringe in un abbraccio, accennando qualche carezza sulla schiena. La ragazza posa il capo sul petto di Marco, un po' più alto di lei. Rimangono in quella posizione per un po' di tempo, poi Marco si distanzia piano e Zuleika trattiene a stento un lamento di disappunto.
“Dovrei andare” sussurra il ragazzo, studiando la reazione della fanciulla.
“Sì, dovresti” mormora Zuleika, ma, per smentirsi, stringe la stoffa della maglia di Marco tra le dita. Poi, alza lo sguardo verso di lui, e trova il suo magnetico. In un primo momento sembrano guardarsi solamente, poi Marco s'avvicina piano a lei, fino a trovarsi talmente vicini da sentire i loro fiati sulla pelle. Zuleika si mordicchia il labbro inferiore, assaporando il momento successivo, e Marco prende quello come ultimo incentivo per avvicinarsi. Posa due dita sotto il mento della fanciulla, per alzarle il viso. E le loro labbra si sfiorano, carezzandosi lentamente, mentre Marco porta l'altra mano tra i capelli della ragazza. Il contatto diviene via via meno casto, tanto che, alla fine, la lingua del ragazzo viene in contatto con l'altra. E Zuleika trattiene a stento dei sospiri. Ci sa fare, Marco.
Quando si distanziano, Marco posa la fronte su quella della fanciulla. Poi riapre gli occhi e sorride, un sorriso sghembo, prima di fare qualche passo indietro, per lasciar tornare Zuleika a casa.
Mentre la fanciulla, riprendendosi dal momento, sta suonando al campanello, Marco torna a guardarsi intorno. E non la vorrebbe vedere, quell'automobile. C'è una madre, ma non è tanto impaurito dal confronto col genitore, tanto è sorpreso dalla presenza affianco.
Lui... Michael? Possibile che... oh, cazzo. È sua sorella? Volge lo sguardo da Michael a Zuleika e da Zuleika a Michael, per un po' di volte. Ci ha provato con la sorella?
Ecco perché quel ragazzino riccio gli ha fatto tornare in mente lui. Son fratelli.
Sua madre s'avvicina ai due, un sopracciglio alzato, poi porge la mano a Marco. “Piacere, sono la madre di Zuleika. Tu sei?”
Per un momento le parole sembrano morirgli in gola, poi si schiarisce la voce, afferra la mano che gli è stata porta e accenna ad una lieve sorriso. “Piacere, signora. Mi chiamo Marco e stavo riaccompagnando sua figlia a casa.”
“Mh, grazie.” Studia Marco ancora per un momento, mentre il ragazzo cerca di apparire quantomeno un amico – ma quale amico, si son baciati – in gamba. Poi, la madre si apre in un sorriso e Marco si rilassa. Bene, l'analisi, il momento peggiore, è passata.
“Beh, posso offrirti qualcosa da bere?” Propone.
Marco 
si stringe nelle spalle, guardando dietro di sé e protendendo il corpo verso quella parte, come per farle intendere che non può fermarsi molto. “Mi dispiace, signora, ma...” non riesce neanche a concludere la risposta, perché la madre di Zuleika – e di Michael scrolla le spalle. “Non fa niente, non ti preoccupare. Sarà per un'altra volta, vero, Zuleika?” E lancia alla figlia un'occhiata di sottintesi, allorché lei annuisce e Marco regala loro un ultimo sorriso.
“Alla prossima.” Scompiglia i capelli della fanciulla, poi accenna ad andarsene. Ma lo sguardo si sofferma su Michael, risalendo fino agli occhi. Sembra... deluso? Per cosa?
Sospira, Marco, e lo saluta velocemente, prima di prendere a camminare, via da quell'abitazione. Saluto che non si cura neanche di scoprire se viene ricambiato.


Angolo dell'autrice.
Ieri e oggi ho finalmente trovato il tempo per scrivere, poi mi sono chiesta “Due giorni, mh; non sono troppo pochi?”, ma la voglia di aggiornare ha preso il sopravvento ( .. ) e quindi sono qui a pubblicare il capitolo! :3
Ah, buondì, yup. ; u ;
Sinceramente, prima di scriverlo non sapevo che Marco si sarebbe ritrovato a fare la corte ad una tra le sorelle di Michael, ma quando l'ho scoperto... mi sono tipo divertita troppo nel raccontarlo, lol.
Eheheh, Michael ha visto Marco baciare Zuleika, chissà se farà una ramanzina alla sorella più piccola o meno. ( ? )
Spero che comunque il capitolo vi sia piaciuto! ; u ;
Flowrence.~

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: Flowrence