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Autore: Merryweather616    13/11/2008    5 recensioni
Ripensavo ad una frase che Ville mi diceva spesso, l’aveva cantata, l’aveva sussurrata, l’aveva scritta. Nella gioia e nel dolore la mia casa è tra le tue braccia. E stretta contro di lui, i suoi occhi gentili e dolorosamente perfetti dritti sul mio volto, protettivi e seri mi trapassavano l’anima ricordandomi ogni istante ancora che la mia casa non erano quattro pareti di cemento riempite di mobili e foto, il luogo dove il mio cuore aveva messo le radici erano le sue braccia secche e il suo petto magro contro cui raggomitolandomi potevo sentire il ritmo della mia vita.
Genere: Romantico, Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12

Love is insane, Baby…

 

Here we are
And don't know how to stop
Waiting for the war
To end it all

Love is insane and Baby
We are too
It's our hearts little grave
And the salt in our wounds

 

 

-Fammi entrare, Bi-

-Vattene-

Ero seduta a gambe incrociate sul mio letto, le mani occupate a distruggere la canottiera col drago. La sua canottiera. La stoffa, vecchia e ormai erosa dall’uso, si spezzava sotto le mie mani come burro. Ogni filo, ogni pezzo che veniva via era una lacrima, un urlo di rabbia soffocato.

La voce di mia sorella mi arrivava così lontana. Come da un altro mondo. Il mio sangue pulsava nella testa, e l’ira mi accecava.

-Bianca Valo-. Elena stava cominciando a perdere le staffe.-Per tutti gli scoiattoli mannari, fammi entrare in questa cazzo di stanza.

-Giammai- gridai di rimando.

-Non fare la bambina piccola, il secco se n’è andato, la mamma è andata via…-

-E Kiki?- chiesi speranzosa.

-Kiki è qui sotto con Jonne e Linde- rispose-

-Linde?—chiesi sgomenta.

-Sembra che sia venuto a fare da avvocato difensore al tuo adorato marito-

Se fossi vissuta in un cartone animato  ora ogni poro del mio corpo avrebbe emanato fumo e avrei potuto iniziare la mia trasformazione in Grisù, il draghetto, e lanciare fiamme.

-Prima combina casini poi mi manda uno dei suoi amichetti a discolparsi?- dissi digrignando i denti.

-Eva, tuo padre è una persona ignobile- dissi rivolta al mio pancione –te lo dico subito così ti prepari-

-Bi, fammi entrare. E non parlare con la bambina. Non la puoi traviare con le tue paranoie sin da piccola-

Mi alzai e feci entrare mia sorella nella stanza.

-Ti farei una foto guarda- disse sghignazzando –sembri un incrocio tra un gremlins e un furetto con la rabbia- concluse incrociando le braccia sul suo corpetto da casa, di cotone leggero e con nastri viola di velluto.

-Sempre d’aiuto, Sis. Non c’è che dire-

-Grazie grazie, lo so- rispose sedendosi anche lei sul letto e dandomi un cioccolatino che aveva in tasca.

-Ora, mangiati quel cioccolatino e poi raccontami bene come sono andati i fatti. Io ho sentito solo la versione del secco e non so se fidarmi-

-Sdruonzo. Tu…bob bai-

-Magari prima finisci di masticare, che dici?-

 

-Cosa ci fai qui?- gridai rivolta a mia madre.

Lo shock stava lentamente scemando lasciando posto alla rabbia.

Ville era rimasto senza parole. Era a fianco a me, ma sembrava essere passato ad un altro livello della realtà, non rispondeva agli stimoli e non apriva bocca.

-Beh, sono venuta a vedere questo piccolo paradiso che tanto declami e a rendermi foriera di una notizia che potrà interessarti- disse con molta tranquillità.

-Esiste il telefono- borbottai.

-Preferivo portartela di persona-disse passandomi un plico che teneva in mano. Un lampo di perfidia e sadismo le brillò negli occhi. E un brivido percorse la mia schiena.

Mi chiesi cosa mai potesse esserci di così importante li dentro da convincerla a venire fino in Finlandia. Non doveva essere nulla di buono, altrimenti non si sarebbe neanche presa la briga di telefonare.

Decisi che fare supposizioni era solo una perdita di tempo.

Via il dente, via il dolore.

Aprii il plico, ma quello che mi trovai davanti era qualcosa che esulava da ogni supposizione che avessi potuto fare. Era qualcosa di irreale.

Una fitta lancinante mi colpì allo stomaco mentre un grido muto mi tolse il respiro per qualche secondo.

-Ma come è…-sussurrai senza fiato.

-Com’è possibile?- chiese mia madre. –E’ possibile che sai com’è, i paparazzi in Italia sono ovunque e fare una cosa del genere proprio in centro, in uno dei ristoranti più famosi di Roma, non poteva passare inosservata.-

-Sembra proprio che il tuo finlandese perfetto, non sia la persona di cui ci hai narrato con orgoglio- aggiunge con un tono cinico e pieno di disprezzo.

Continuavo a fissare quell’immagine, senza rendermi conto davvero costa stavo osservando. Non poteva essere vero, semplicemente non poteva.

Muta e sconvolta passai il plico a Ville, che non aveva capito nulla di cosa ci eravamo dette io e  mia madre. Non riuscii a guardarlo negli occhi, lo shock mi stava facendo perdere il controllo di me stessa e prima di dire qualcosa di cui mi sarei pentita volevo sentire la sua versione dei fatti.

Vidi i suoi occhi sgranarsi, le mani cadere lungo i fianchi mentre la cartelletta contenente la foto che lo ritraeva insieme a Eleonora Trevi, intenti in un bacio passionale, cadde a terra. La seguii con gli occhi, poi tornai a guardare lui.

-Bianca, io…-iniziò.

-Tu cosa?- dissi cominciando a sentire un moto d’ira salire dal profondo. Cercai di fermarlo ma non mi riuscì.

-Cosa ci fai attaccato a quella serpe? Eh?- urlai.

-Fammi spiegare, Bi.- disse rimanendo calmo.

Doveva esserci una spiegazione. La mia parte logica sapeva che c’era una spiegazione, ma in quel momento non potevo darle ascolto.

-Lei…mi è saltata addosso- mormorò.

-Si e io mi chiamo Julia Roberts-.

Un sorriso sottile gli sfiorò il volto.

-Perché non me l’hai detto?- il mio tono era sempre più alto.

-Io volevo dirtelo, ma avevo…- non gli lasciai finire la frase-

-Paura?Sei esattamente come tutti gli altri uomini. Codardo e meschino. Dovevi dirmelo e subito-

Cercò di avvicinarsi per prendermi la mano. Sapevo che se glielo avessi lasciato fare, poi l’avrei lasciato parlare e l’avrei perdonato un istante dopo. Così mi scansai.

-Vattene, togliti dalla mia vista. Infido che non sei altro.-

-Ma Bianca. Fammi spiegare, ti prego-

-Non.mi.supplicare. Hai baciato quella donna, ti sei anche fatto fotografare da un paparazzo, ma soprattutto, non me l’hai detto. Cosa pensavi che avessi fatto se me l’avessi detto?- gli chiesi.

-Come minimo mi avresti bruciato vivo o peggio-

-Si, in effetti hai ragione, ma questo non cambia le cose. Meritavo di saperlo.-

-Ma ti saresti incazzata e sei incinta, l’ho fatto per Eeva.-

-Tutte schifose balle, vattene-. Cercavo di essere perentoria, ma non sembrava prendermi sul serio, gli appariva difficile capire quanto la mancanza di fiducia mi distruggesse dentro, il non sapere le cose era ciò che più tirava fuori la mia parte irrazionale. In quell’esatto momento, nemmeno lui poteva calmarmi.

Lo fissai con astio, senza lasciar cadere lo sguardo.

Alla fine si accorse delle fiamme che uscivano dai miei occhi, si girò, si accese una sigaretta e se ne andò. Non voltandosi indietro.

 

 

-Quindi sei arrabbiata perché non te l’ha detto, fondamentalmente?- chiese Elena quando ebbi finito di raccontare cosa era successo.

-Ha fatto come se niente fosse, capisci?- dissi. –E sapeva che se lo fossi venuto a sapere avrei dato di matto, ma non gliene fregava nulla. No, lui doveva pararsi il culo, come tutti gli altri uomini, e poi ora tutta la famiglia chissà cosa penserà.-

Elena mi fulminò con lo sguardo.-Come se te ne fregasse qualcosa di loro, suvvia Bi., siamo seri. Sei così incazzata che ti stai inventando castelli in aria. Sei cosciente che se non avessi tutti gli ormoni scombinati, ora sareste amabilmente a letto a farlo come conigli?-

La guardai strabuzzando gli occhi.

-Ma per chi mi hai preso?- le dissi indignata.

-Ti ho presa per una che non da peso a queste stronzate, non l’hai mai fatto. Tu lo ami, lui ti ama. Vi è sempre bastato per superare davvero ogni difficoltà e voi non litigate mai seriamente. Finite sempre a letto insieme. Devi seriamente pensare di farti dare qualche medicinale per tornare normale, ma prima chiamalo e digli che è tutto a posto-

Ero sconvolta. Anche lei. Non ci potevo credere.

Mi ero chiusa in camera apposta, non prima di aver cacciato via mia madre e dirle di non ripresentarsi più davanti a me nei prossimi cinque o sei mesi. Avevo usato la scusa della litigata per incazzarmi pure con lei. Bella per me.

-Giammai, Sis. Proprio non se lo merita, ha fatto il furbo e con me non fai il furbo- dissi incrociando le braccia e richiudendomi nella mia bolla di silenzio.

-Dì che sei troppo orgogliosa per ascoltarlo e chiedergli scusa del tuo attacco di bile- aggiunse non demordendo. La odiavo quando faceva l’avvocato del diavolo. Era dannatamente brava.

-Ti odio, Elena. O-d-i-o. Mi hai capito? Almeno tu dovresti essere dalla mia parte- come una bambina iniziai a piangere incontrollata, indicandole i pezzi della canottiera distrutta davanti a me.

-E guarda, gli ho anche distrutto tutti i pezzi della canottiera. Non mi vorrà più!- dissi appoggiandomi sulle sue gambe e piangendo.

-Brava Bi, ora ci siamo. Fatti un piantarello che poi passa tutto- disse mia sorella facendomi le carezze sulla testa.

-Ma io non lo perdono mica così facilmente eh? Qualcuno dovrà passare sul mio cadavere prima che gliela lasci passare senza dirgliene quattro.- aggiunsi continuando a piangere e scivolando lentamente in un sonno ristoratore sulle gambe di Elena, che come al solito, si rivelava il mio angelo custode preferito, anche se decisamente più stronza dello standard degli angeli.

 

 

 

Linde era alla torre. Elena era li anche lei.

Se c’era qualcuno che poteva far tornare Bianca in se, erano proprio loro due, uno con la sua calma serafica e la pace interiore, l’altra a suon di ceffoni. E io invece vagavo per la città senza una metà, dandomi dell’idiota per come mi ero comportato. In questo caso avrei voluto essere un uomo di ferro, senza remore e pieno di orgoglio da scoppiare. Un uomo che non si sarebbe sentito in colpa per aver nascosto una cosa del genere, anzi avrebbe affermato la sua innocenza e urlato e gridato.

Io non ero così. Avrei voluto imparare ad esserlo. Ma per ora mi dovevo accontentare di autodistruggermi e piangermi addosso perché avevo fatto la cazzata del secolo. E volevo chiederle scusa, volevo che mi ascoltasse, che mi lasciasse spiegare. Ma la conoscevo meglio di come conoscevo me stesso. Ed era un tornado, se si incazzava spazzava via tutto. Ed era meglio se in quel momento io non fossi stato la piccola casetta di legno pronta ad essere spazzata via dalla sua furia.

Così mi ritrovai davanti ad un edificio familiare, davanti ad una porta che avevo varcato molte volte quando combinavo qualche cazzata. Nel mio nido, dove potevo tornare bambino, avere cioccolata calda e parlare con le due voci della mia coscienza.

Citofonai.

-Sono io, papà-

 

@Lithi: muahahahaha mi piace che il colpo di scena abbia avuto qualche effetto!!! Sono contenta che vada tutto bene anche se mi mancano tanto i nostri pranzetti infrasettimanali sob

@ oooh sììì la Finlandia è stupenda, se ti capita vacci! Poi con la compagna di camera finlandese hai anche più motivi xD. Sono forti loro poi perché tendono a sminuire il loro paese, un po’ come facciamo noi italiani quando spariamo peste e corna ahaha cmq grazie per la recensione, mi sono spaccata dalla risate a leggerla

@ Ethereal Clover: eh ci speravo Lalli…forse DOPO ti rabbonirai vero? xD

@ kiki91: esattamente Vengeance, compagno chitarrista di Gates, amico di Shadows e Rev muahahaha. Essendo Kiki la versione su carta della mia nipotina virtuale, anche lei una grande fan degli Ax7, gliel’ho dovuto almeno far incontrare

@ blaise_sl_tr07: grazie carissima! Le tue recensione sono sempre stupendissime, *blushes*

 

 

 

 

  
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