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Autore: giuliaxxstylinson    28/12/2014    1 recensioni
Sua mamma diceva sempre che Harry, il suo bambino che tanto ama, dai vistosi capelli ricci, avesse un’anima dolce, tranquilla con nessuna personalità fissa... era una indecisione interna, vasta e tremolante come l’oceano.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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12 ANNI

Harry aveva sempre pensato che della propria vita se ne dovesse fare un’opera d’arte; peccato che il suo disegno non stava venendo bene.

Quel giorno era scappato, via da tutti, perché quando era in guerra con se stesso faceva così, correva via da tutto senza fermarsi.

Senza accorgersene era arrivato fino al dirupo della montagna vicino a dove abitava... Sembrava che la testa gli potesse scoppiare da un momento all’altro, gli occhi brucianti per le lacrime, il freddo che screpolava le labbra e i ricci spiaccicati sulla fronte. Aveva mille pensieri per la testa: si sentiva confuso, malato, spaccato e stupido. A scuola non lo avevano accettato. 

Il momento di pochi minuti fa gli lampeggiava nella testa, dopo aver dichiarato la sua omosessualità davanti a tutti c’era chi rideva, chi lo guardava con disprezzo, e chi mostrava sorrisi falsi; e poi c’era lui... Louis, il suo migliore amico che lo guardava confuso, con la bocca aperta e nessuna espressione particolare.

Sua mamma diceva sempre che Harry, il suo bambino che tanto ama, dai vistosi capelli ricci, avesse un’anima dolce, tranquilla con nessuna personalità fissa... era una indecisione interna, vasta e tremolante come l’oceano.

Aveva sentito passi veloci dietro di sé, probabilmente qualcuno che correva, ma non ci aveva fatto caso ed era rimasto lì seduto con le gambe strette al petto e le lacrime secche sulle guance a guardare la nebbia oltre il dirupo.

Una mano piccola gli si era appoggiata sulla spalla. 

“Hazza, io ti voglio bene per quello che sei...”, aveva sussurrato Louis facendo alzare l’amico per abbracciarlo.

Ed era questo che faceva più male al riccio. 

“Grazie Lou”.

***

15 ANNI

“Ehi Harry quello ti  sta guardando!” aveva sbottato Louis.

Harry aveva alzato lentamente la testa, per vedere il capitano di calcio della scuola che giocava nel campo lontano da loro; che passava la palla e correva di là e di qua con i suoi amici.

Quel pomeriggio avevano deciso di studiare nel parco della scuola dato la bella giornata, perché Harry amava stare all’aria aperta, lo faceva sentire libero o meglio voleva esserlo; in effetti aveva una grande ossessione per la libertà, lo affascinava e spaventava a tal punto di non riuscirne nemmeno a parlarne.

“E allora? Si vede che non sa chi sono...”, aveva ribattuto.

“Andiamo Hazza sei così bello da fare invidia!”, aveva continuato Louis in modo naturale.

Ed Harry era arrossito leggermente, non era abituato ai complimenti dell’amico che era così freddo a volte.. infatti il loro rapporto era un po’ strano, riuscivano a passare ore intere in silenzio, con la sola melodia della natura che li divorava, e poi bastava un semplice sguardo, un sorriso e si capivano, si leggevano dentro; un lavoro di squadra che molti invidiano.

Il riccio continuava a scrivere sul suo diario, quello delle poesie che solo Louis poteva leggere, perché si, aveva il sogno di diventare un bravissimo poeta; ed era deciso a diventarlo poiché sapeva che bisognava prima ottenere tutto ciò che si era sempre desiderato e poi prenderlo, per sapere cos’è la vera libertà. 

“Lou dove vai?”, aveva Harry.

“A prendermelo”, aveva risposto sorridente Louis. Era orgoglioso, Harry lo sapeva... L’avrebbe portato a bere qualche drink per poi finire a ballare da qualche parte; in fondo Louis era sempre stato desiderato da tutti, maschi o femmine, e lui di certo non sprecava ciò, era bisex.

Harry tratteneva a stento le lacrime, quando sarebbe riuscito a dirgli che era pazzo di lui da anni?

Dopo lo studio, quella sera si ritrovava da solo a casa (i genitori e la sorella erano andati a far visita ai nonni).

Stava andando a letto; aveva il terrore della pioggia che sbatteva contro il vetro, il tempo era imprevedibile ed era arrivato un temporale; di solito in questi casi correva nella casa di Louis, quella vicino alla sua, ma si era ricordato che lui non c’era.

Ferito e solo, come quella foglia gialla a terra caduta lontana dalle altre, ecco come si sentiva.

Così si era addromentato con la faccia premuta contro il cuscino per soffocare i singhiozzi che non cessavano.

 

***

16 ANNI

Il riccio era seduto sul letto, a casa di Louis mentre leggeva un libro; l’ultimo invece era intento a guardare qualcosa al pc portatile.

“Fa caldo.”, Si era lamentato Harry togliendosi la maglia. Louis si era girato e lo ammirava, con la bocca semiaperta e in silenzio.

“C-che c’è?”, aveva detto sempre Harry in imbarazzo.

Louis aveva distolto lo sguardo, quasi triste.

“Non capisci vero?”, aveva chiesto a bassa voce Louis.

L’amico lo guardava qualche secondo, pensando che fosse uno dei sui soliti capricci, così era tornato al libro stendendo le gambe.

Louis si era alzato e lentamente era andato dal riccio e si era messo faccia a faccia con lui sedendosi sulle gambe, appunto di Harry.

E l’ultimo aveva avuto un fremito al contatto, gli piaceva, e in quell’istante avrebbe voluto stringerlo a sé e magari baciarlo; ma non lo aveva fatto, continuava a tenere il libro davanti agli occhi mentre cercava di mantenere la concentrazione e a contenersi in un modo che nemmeno lui immaginava.

Poi aveva sentito qualcosa bagnarli la toppa dei pantaloni, aveva visto Louis piangere la quarta volta nella sua vita.

“Io Harry non ce la faccio più.. non capisci perché sono così geloso? Non capisci perché sono protettivo? Perché sto cercando di essere più dolce? No, sei un stupido,  però t-ti amo ugualmente e..” 

Harry non aveva resistito. Il cuore gli scoppiava, le lacrime che nascondeva da anni minacciavano di uscire e... così, senza pensarci troppo lo aveva interrotto prendendogli la nuca per baciarlo, lo aveva steso sul letto mentre lo vedeva boccheggiare ma nonostante ciò Louis aveva allacciato le gambe al bacino del suo ‘amico’ e gli graffiava la pelle con le unghie attraverso la maglietta, mentre Harry si sosteneva sulle braccia.

Quello era inevitabilmente il bacio più bello di sempre per entrambi, uno poco casto ma dolce, che ti fa mancare l’aria e ti fa sentire amato.

***

17 ANNI

Uno, due, tre… Harry contava anche i secondi. Era seduto sulle scomode sedie della scuola e non riusciva a stare fermo, finite le lezioni sarebbe dovuto uscire con Louis. La prof. continuava a parlare mentre lui nella sua testa cantava.. cantava di Louis. Cosa può fare l’amore in fondo? In realtà Harry non l’aveva mai capito fino a quando i suoi occhi verdi come le colline si erano incastrati in quelli ghiaccio del suo ormai ragazzo. Aveva sentito qualcosa vibrare nella tasca dei pantaloni; aveva aggrottato leggermente la fronte e con un gesto fulmineo aveva recuperato il telefono per leggere il messaggio.

 

Louis: ‘Non vedo l’ora di vederti sai?’. 

Aveva sorriso. 

Questo ragazzo mi fa impazzire, aveva pensato, letteralmente. La campanella lo aveva risvegliato dal suo stato di trance e in un baleno aveva preso lo zaino e ci aveva buttato i libri dentro. Stava per andarsene finché la figura di una ragazza mora lo fermò. Ci risiamo...

“Ehi!” aveva iniziato la ragazza. Harry non parlava quasi mai con nessuno, se non Louis e la sua famiglia. Si ricordava che la mora era nuova ed evidentemente non lo conosceva… nonostante il suo carattere, il riccio aveva sempre attirato ragazzi e ragazze, dopo tutto era alto e aveva un fisico da fare invidia, i lineamenti del viso dolci e morbidi ricci castani.

“Che fai, non parli?!” continuava la mora infastidita.

Harry l’aveva sorpassata abbassando la testa. Avrebbe dovuto sentirsi stupido e triste ma quel pensiero era svanito subito quando, dopo aver varcato la porta della scuola, aveva visto Louis appoggiato alla macchina che gli sorrideva. E l’osservava, era decisamente magnifico. Nonostante avesse due anni in più di Harry, era dieci centimetri più basso e magrissimo, con i capelli di un biondo raro; oggi porta dei pantaloni stretti rossi e una maglia a righe blu e bianche… gli sorrideva, il riccio era arrossito leggermente finché non era andato da lui per abbracciarlo, davanti a tutti.

***

“Questo è davvero spaventoso.”, aveva detto Harry cercando di coprirsi gli occhi. Erano  arrivati al cinema pochi minuti prima, e ora stanno guardando un film che il riccio gradiva ben poco.

“Sei un codardo.”, aveva constato Louis sorridendo leggermente. Lui era un appassionato di cinema, al contrario di Harry che preferiva mille volte un libro, gli piacevano di qualunque genere, ma amava i gialli e i fantasy.

“Così mi offendi!”, aveva esclamato Harry ridendo un po’ e mettendo su il broncio. Loro scherzavano sempre... Louis era uno dei pochi che aveva la fortuna di sentire sempre la voce roca e profonda dell’amico e scherzare con lui, perché Harry era un tipo un po’ così: taciturno e timido.

Louis continuava a ridere mentre la gente che c’era nella sala iniziava a fissarli innervosendosi.

“Chiedimi scusa o non ti parlo più.”, aveva continuato il riccio.

“Sei alquanto infantile.”, aveva risposto Louis.

“Silenzio!”, li aveva interrotti una ragazza dietro, mentre loro continuavano a ridere.

***

Harry era appena entrato con Louis a casa di quest’ultimo, quando uno strano brivido gli aveva percorso la schiena.

Sarà stato per i troppi drink bevuti dopo il cinema (che Louis avrebbe dovuto evitare per i problemi di cuore che aveva), ma Harry aveva preso Louis per i polsi e lo aveva sbattuto contro il muro per poi baciarlo.

Louis era sorpreso, il suo ragazzo non era mai stato così coraggioso, ma si era dimenticato di tutto quando la lingua di Harry, forse un po’ bruscamente, aveva iniziato a danzare con la sua, così aveva inarcato la schiena e… 

“Harry fai l’amore  con me”.

Gemiti, pelle calda, baci, graffi e quella sera erano diventati una cosa sola.

 

***

18 ANNI

Buio.

Harry odiava il buio, la sera quando le tenebre della notte lo avvolgevano c’erano sempre i lampioni fuori dalla finestra a fargli compagnia e poi, diciamocelo, ad essere onesti il riccio aveva una paura matta del buio.

Invece Louis lo amava, non sapeva perché, ma lo faceva sempre sentire al sicuro; infatti era stato proprio l’ultima cosa che aveva visto. 

Esatto, era deceduto pochi giorni fa a causa dei problemi al cuore, e ieri Harry era andato al suo funerale.

Harry era stanco, stanco di sentirsi così pazzo, di non scrivere più nel suo libretto o cantare, perché di chi potrebbe scrivere o cantare ora che il suo Louis non c’era più? E lui ancora non ci credeva.. era tutto così assurdo, nessuno se l’aspettava .

Harry quando era in guerra con sé stesso correva, finché non sentiva le gambe fargli male ed era arrivato al dirupo della montagna vicino a dove abitava.

Era il rifugio di entrambi... E il riccio non smetteva di pensare nemmeno un secondo a Louis, i ricordi lo assalivano ad ogni ora. Quello in cui, per il suo settimo compleanno, Louis gli regalò la macchinina rossa che lampeggiava; quando gli aveva dato il suo diario delle poesie; quando ad una gita scolastica lo aveva baciato a Parigi sotto la Torre Eiffel; oppure quando Louis a scuola lo aveva difeso... ed altri mille momenti.

E aveva freddo, quello era il peggior inverno della sua vita, da una settimana a quella parte i ricordi erano ciò che lo sostenevano, la sua estate…

“Louis, amore, mi manchi da morire. Quando te ne sei andato... I-io oddio non riesco nemmeno a dirlo. Eri, anzi sei la mia vita, la mia voce, la mia ragione di essere e il fatto che non sei con me qui mi distrugge”, parlava a vuoto mentre tirava su con il naso e nonostante le lacrime si era ritrovato a sorridere.

“Parlo anche da solo, sono impazzito. Ma non avevo mai capito cos’era l’amore fino a che non ho visto i tuoi occhi e mi ci sono perso dentro. E questo te l’ho detto mille volte...”.

Aveva camminato davanti a sé, arrivando alla fine del dirupo ed aveva aperto le braccia.

“Ricorda: ti amo e ti amerò per sempre. Addio.” 

Si era buttato in avanti ed era caduto nel vuoto. Forse quello era un saluto alla sua famiglia, non sapeva esattamente perché l’avesse detto, ma ora si sentiva libero.

Ora il suo disegno, la sua opera d’arte, era completa.

Le ultime parole che aveva scritto nel suo diario? Citano esattamente queste parole: “ Chi sei tu? Sei in contatto con tutte le tue fantasie più oscure? Ti sei creato una vita per te in cui sperimentarle? Io si, sono maledettamente pazzo… ma sono libero.”
   
 
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