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Autore: bullet_    28/12/2014    1 recensioni
Che succede quando un ragazzo distrugge tutto ciò che hai sempre creduto di sapere su te stesso?
"Non mi piacciono i ragazzi. Ma mi piaci tu. Ha senso?"
"No."
"Bene."
{Lashton}
ıTRADUZIONEı
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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"I'm so sick
Infected with where I live
Let me live without this
Empty bliss
Selfishness."
-Flyleaf, 'I'm So Sick'

 

-Luke


 

"Luke! Sei--sei a casa!" balbettò Calum, affannato e rosso in volto quando Luke entrò nell'appartamento. 

"Non essere così sorpreso. Vivo qui, ricordi?" Luke era ancora raggiante perché Ashton, Ashton l'aveva toccato e l'aveva baciato e nonostante fosse passata un'ora dall'ultima volta che si erano sfiorati, Luke non era ancora riuscito a diluire la felicità che gli nuotava nelle vene. 

"Io--Sì, lo so. Dove sei stato?" gli chiese. Ora che Luke lo osservava meglio, Calum aveva proprio una pessima cera. 

"Ho dormito da Ashton. Ti senti bene? Non sembri molto in forma." disse Luke, una preoccupazione azzurra nella voce.

"Sto bene. Benissimo. Da Ashton? Andate come un treno, eh?" Era chiaro che Calum non avesse dormito, a giudicare dalle occhiaie scure che davano l'impressione che avesse fatto a pugni con qualcuno.

"Okay, mamma." Luke roteò gli occhi, cercando di alleggerire l'atmosfera tempestosa che sembrava tormentare Calum. Al posto del sorriso che Luke si aspettava di ricevere, Calum impallidì.

"Luke--,"

"Penso che dovresti saltare il lavoro e dormire un po' oggi. Stai da schifo, senza offesa." disse Luke, mentre la preoccupazione gli scavava delle linee sulla fronte. "Ci penso io a coprirti."

"Mi sento uno schifo, in effetti. Luke, devo--," iniziò a dire Calum, ma Luke scosse la testa e lo interruppe.

"Qualsiasi cosa tu debba dirmi può aspettare. Devo prepararmi per andare al lavoro, e tu devi andare a dormire. Vai a sdraiarti, io mando un messaggio a Sonja per dirle di dire al capo che stai male." 

Calum sembrava voler controbattere, ma annuì e andò nella sua stanza, i pugni stretti attorno ai lembi della sua maglia, qualcosa che faceva sempre durante i temporali o sulle montagne russe o in altri momenti in cui era terrorizzato.

Terrorizzato da cosa? Si chiese Luke mentre entrava nella doccia.

x

Il negozio di musica era vuoto e Luke ebbe molto tempo per preoccuparsi per Calum e pensare ad Ashton e sperare di riuscire a fare gli A levels avanzati. Giocherellava con uno strappo dei suoi jeans, desiderando che il suo cellulare non fosse scarico. 

C'era anche la storia di suo padre.

Non gli parlava da circa un mese, non gli aveva nemmeno detto di aver traslocato. Luke non pensava se lo meritasse. Suo padre si era allontanato da tanto tempo, ma cercare di portargli via Calum era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

L'anno prima in quel periodo erano felici-- lui e la sua famiglia. Suo padre era il direttore generale di una grande catena di negozi e sua madre insegnava matematica alla scuola secondaria che lui stesso frequentava e Calum si era appena trasferito da loro e vivevano in una grande casa chiassosa con Ben e Jack che viveva a soli tre isolati di distanza e c'erano sempre risate e musica e tutto era...normale.

Ovviamente, non era tutto rose e fiori: Calum si era dovuto trasferire da loro dopo essere stato cacciato di casa, ma la famiglia di Luke lo adorava e aveva lasciato che prendesse la vecchia stanza di Jack. E Ben, che avrebbe dovuto avere una vita sua, era ancora a casa perché aveva messo incinta la sua ragazza quando avevano 17 anni e poteva a malapena permettersi il mantenimento. E poi c'erano le pressioni dei superiori del padre di Luke, che volevano che si trasferisse a New York per potersi occupare meglio della compagnia.

Ma andava comunque bene. Erano comunque felici. Erano ancora una famiglia.

E poi, il 19 Febbraio 2013, la madre di Luke era andata al supermercato e non era più ritornata.

Si era comportata in maniera strana per tutta la settimana, Luke se lo ricordava. Aveva cucinato lo stesso piatto per tre sere di seguito -bistecca, che non aveva mai preparato- e se ne andava in giro come se fosse sottacqua; di soppiatto e a rallenty e fermandosi per riprendere fiato.

E dormiva tanto. Dio, dormiva davvero tanto, era quasi arrivata in ritardo al lavoro due volte.

Luke se la ricordava, la mattina in cui la sua mamma se n'era andata: era un sabato ed era rimasta sveglia fino a tardi la sera prima, a correggere compiti. Essendo un venerdì, Luke lo aveva trovato strano. Quando era arrivata a casa alle undici, lei gli aveva detto che voleva farlo subito così da poter passare un po' di tempo con la sua famiglia nel fine settimana. 

E lui aveva sorriso e l'aveva abbracciata, le aveva detto che andava bene, che non c'era nessun problema, che capivano.

Merda.

Tre ore prima di andarsene, aveva svegliato Luke alle sette e mezza e gli aveva detto di scendere ed aiutarla a preparare la colazione. Insieme avevano fatto i pancakes e le uova e il bacon, e il padre di Luke era sceso in cucina alle otto e aveva fatto colazione e le aveva dato un bacio sulle labbra prima di uscire per andare a fare una corsa. 

Alle nove, avevano dato una pulita alla cucina.

Alle nove e mezza, avevano guardato i cartoni animati con Ben e Calum.

Alle dieci, Jack era passato a lasciare il suo Yorkshire perché se ne prendessero cura, visto che sarebbe partito per un weekend romantico con Suzu, la sua ragazza dell'epoca.

Alle dieci e un quarto, la madre di Luke gli aveva chiesto come si chiamassero i brownies con il cioccolato bianco. Lui le aveva detto che si chiamavano blondies. Lei aveva sorriso e aveva cercato la ricetta su Google. 

Alle dieci e mezza, era uscita a fare la spesa per comprare gli ingredienti, gli aveva dato un bacio sulla guancia e l'aveva salutato. 

Non era più ritornata.

Fu dopo tre ore che tutti cominciarono a disperarsi, ma dovettero aspettarne otto prima di poter denunciare la scomparsa. E quando finalmente lo fecero, dopo ore ed ore di attesa, una voce al telefono annunciò che Elizabeth Hemmings non era scomparsa, era al sicuro ed era tutto ciò che potevano dire. 

Tutti quanti piansero.

Luke pianse fino a star male per una settimana, mentre Calum cercava di tenerlo insieme nonostante lui stesso stesse cadendo a pezzi e tutti tutti tutti si frantumarono e si spaccarono e non riuscivano a smettere di chiedersi perché

La casa fu muta per tanto tempo.

Poi Jack si trasferì.

Poi Ben si trasferì.

E poi erano passati sette mesi e Calum era all'ospedale a fare una lavanda gastrica e il padre di Luke era troppo distrutto e ferito per dire addio mentre se ne andava da quella che un tempo era stata una casa felice, la valigia in una mano e una busta piena di sterline per Luke nell'altra.

E Luke era rimasto da solo con un alcolizzato in preda alla depressione ed un appartamento nuovo di zecca da riempire con una vita che non aveva. Onestamente, aveva desiderato di morire, ma non poteva fare questo a Calum. Non l'avrebbe fatto. 

Non aveva mai detto a nessuno di quella sera, con le pillole, seduto nella vasca da bagno vuota. Non aveva mai detto a nessuno di aver tolto il tappo e di essersene  versate diciassette sul palmo della mano. 

Non aveva mai detto a nessuno di quanto si fosse avvicinato all'oblìo.

Ma poi Calum l'aveva chiamato dalla cucina e gli aveva detto che stava cercando di preparare una zuppa e che il brodo era finito tutto per terra e che per favore potresti aiutarmi a pulire?

E Luke aveva sorriso. Perché non era poi tutto così terribile. 

Allora le aveva rimesse a posto e si era sciacquato la faccia ed era andato ad aiutare il suo migliore amico, che l'aveva guardato da capo a piedi e l'aveva abbracciato, lasciando che piangesse contro il suo petto.

Tutti sapevano che Luke aveva salvato la vita di Calum, ma nessuno sapeva che anche Calum aveva savato Luke.

Ed è per questo che quando il padre di Luke si era ricordato della sua esistenza dal suo sfarzoso ufficio new yorkese, dove probabilmente stava cercando di dimenticare quello che era successo intrattenendosi con donne più giovani e ingurgitando antidepressivi, Luke non aveva riflettuto un attimo prima di decidere se deludere le sue aspettative o abbandonare il suo migliore amico. Perché suo padre non era la sua famiglia, non più. Non da undici mesi a questa parte. Calum era tutto ciò a cui potesse aggrapparsi. L'unico pezzo rimasto di quello che c'era prima.

E gli stava bene. Non gli serviva altro. Era andato avanti, o almeno ci stava provando, ed era felice perché aveva dei buoni amici e aveva Ashton e sarebbe tornato a scuola e sarebbe andato tutto bene.

Sarebbe andato tutto bene.

x

"Ti senti meglio?" aveva chiesto Luke quand'era tornato a casa. Calum scattò sul divano, come se fosse sorpreso. Si voltò e lo guardò con gli occhi spalancati.

"Luke! Uh--ciao."

"Ti comporti in maniera strana, Cal. Stai bene? Vuoi andare dal dottore? Hai riposato oggi?" gli chiese Luke, studiando l'espressione sul suo volto.

"Luke, non sono malato. Devo dirti una cosa. Il fatto è che-- ieri sera, quando eri da Ashton, sono andato al supermercato e ho-- ho visto,"

"Hai visto?" 

"Tu--Luke, tua--,"

Calum fu interrotto dallo spalancarsi della porta del bagno. Una donna entrò nella stanza, tutta capelli biondi e occhi blu e i suoi stessi zigomi e

e l'aria abbandonò i polmoni di Luke che stava soffocando soffocando soffocando--

"Mamma?"

   
 
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