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Autore: Leo Magnus Weasley    28/12/2014    2 recensioni
Nico capiva Percy Jackson. Il suo dolore lo comprendeva meglio di chiunque altro. E per questo lo poteva aiutare a risollevarsi dall'oblio.
Storia Pernico/Percico. Dopo la battaglia contro Gea.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 10
 
Quando aveva aperto la porta a Frank, Nico era rimasto a bocca aperta. Lo aveva fatto entrare senza dire una parola mentre l’amico andava ad abbracciare Hazel, stupita quanto lui. Frank aveva poi raccontato loro tutto ciò che era accaduto in Cina, di come Percy fosse riuscito a convincere suo zio di farlo rimanere in America e di come si era sentito dopo, della felicità che aveva provato nel sapere che non avrebbe più dovuto abbandonare Hazel e i suoi amici. Parlò così velocemente che i due ascoltatori gli chiesero di ripetere più volte alcune parti. Alla fine però Nico capì che sarebbe stato meglio lasciare soli i suoi amici e uscì silenziosamente accostando pian piano la porta.
Così era stato Percy a convincere lo zio di Frank a farlo rimanere al Campo, pensò Nico mentre passeggiava verso la spiaggia. Percy non era cambiato allora. Era rimasto sempre lui. Una strana sensazione di calore gli riempì il petto. Si sentì cedere le ginocchia e si accovacciò sulla sabbia, in riva al mare. Mise le mani nell’acqua e si accorse di avere gli occhi umidi. “Percy…”
Nico ormai era in preda ai singhiozzi. Avrebbe voluto parlare ancora una volta con il figlio di Poseidone, avrebbe voluto essere ancora suo amico. Gli sarebbe bastato. Non gli interessava essere qualcosa in più per lui, gli importava solo ritornare a essere suo amico. Solo questo.
Si prese la vita tra le braccia e iniziò a dondolare cercando di pensare ad altro e di fermare le lacrime che ormai gli rigavano le guance lasciando linee rosse al loro passaggio.
 
 
Percy stava guardando il soffitto della sua stanza da ore ormai. Non sapeva per quale motivo ma non riusciva a fare altro. Non si trovava nemmeno in una posizione comoda e il panorama non cambiava, però lui rimaneva lì. Leo era passato più volte bussando e chiamandolo ma lui non aveva risposto.
Da una parte si sentiva molto felice per ciò che aveva fatto. Aveva dimostrato a se stesso di non essere poi tanto cambiato. Aveva aiutato due suoi amici. Era riuscito a portare a termine un suo obiettivo, cosa che non succedeva dalla morte di Annabeth. Ma comunque non si sentiva bene. Era come se gli mancasse qualche cosa. Il problema era capire che cosa.
***
La fame lo aveva destato. Percy stava per uscire per andare a cena quando, appena aperta la porta, si girò di sfuggita verso lo specchio e si accorse di come fosse malridotto. Aveva i capelli tutti in disordine, la maglia del Campo era macchiata in più punti e sotto i suoi occhi si aprivano delle occhiaie nere come il Tartaro. “Non posso andare in giro in questo modo!” si disse il figlio di Poseidone. Solitamente non era il tipo che badava a certe quisquiglie come l’aspetto ma insolitamente non voleva farsi vedere in giro così. “Dopotutto sono figlio del dio del mare io!” si disse mentre andava a farsi una doccia.
L’acqua era piacevolmente calda e i suoi poteri benefici riuscirono a rinvigorirlo. Dopo essersi vestito andò davanti allo specchio e mentre ammirava il suo riflesso si passò una mano tra i capelli corvini. “Così può andare” detto questo uscì dalla sua cabina e si diresse alla mensa sognando svariati biscotti blu.
Ci mise poco tempo ad arrivare al suo tavolo dopo aver offerto parte della sua cena (hamburger e patatine fritte) a suo padre, quando notò in lontananza una figura piccola e fragile che avanzava con passo lento e strascicato. Ci mise poco a riconoscere la figura del suo migliore amico.
Nico si sedette al suo tavolo senza nulla da mangiare e senza guardare nessuno. Era così esausto, notò Percy, da stare tutto rannicchiato nell’angolo più distante dagli altri tavoli, con gli occhi bassi e la faccia tutta rossa, come se avesse pianto da poco.
Appoggiò il suo hamburger nel piatto e si stava per alzare e andare a vedere cosa diavolo fosse accaduto al figlio di Ade quando fu preceduto da Jason. Il figlio di Giove raggiunse Nico e si sedette accanto a lui, senza dire nulla. In quell’istante successe una cosa che Percy non si sarebbe mai aspettato. Nico scoppiò in lacrime, in un pianto veramente disperato e Jason lo circondò in una abbraccio e poi lo portò via, lontano dagli sguardi curiosi degli altri semidei. Percy rimase così, in una strana posizione, metà alzata e metà seduta, senza sapere cosa fare. Una parte di lui voleva correre subito da Nico e consolarlo, cercare di capire cosa gli fosse capitato di così tanto sconvolgente da farlo stare così male. L’altra parte però si vergognava di andare da lui dopo averlo trattato così male per tutto quel tempo. Decise che sarebbe andato a parlare con Jason una volta che quest’ultimo fosse uscito dalla Cabina di Ade.
 
 
-Nico…Nico cosa ti prende?- sussurrò Jason all’amico rannicchiato in posizione fetale sul letto, in un groviglio di lenzuola.
-N-n-nulla…Jason v-vai v-v-via…-
-Si, certo come no. Ti stai praticamente sciogliendo in un mare di lacrime ma io dovrei andarmene? Mi sembra una soluzione logica, che non fa una piega.-
-V-v-v-vedi, se s-s-siamo così d-d’accordo cosa ci f-fai ancora qui?-
Jason sorrise alla battuta. Dopotutto la capacità di Nico di sdrammatizzare i suoi dolori non lo aveva ancora abbandonato, una buona notizia.
-Piccolo scemo che sei!- disse con voce dolce facendogli il solletico –Potresti per piacere dirmi cosa o chi ti ha ridotto in questo stato?-
Nico aspettò un po’ prima di rispondere, si mise a sedere a gambe incrociate e si asciugò le lacrime con la manica della sua maglietta.
-Non è colpa sua…quindi non incolparlo…cioè…certo che è colpa sua se sono così ora ma…non lo ha fatto apposta capisci?-
-Certo, la tua spiegazione è proprio chiarissima- disse ironico Jason.
-Percy…Percy ed io abbiamo litigato un po’ di tempo fa, anche se io non so perché sia successo. M’incolpa di aver trovato una ragazza…e…e mi tratta malissimo. Ma io credo che ci sia stato un equivoco e che per questo si senta tradito. Dopo la morte di Annabeth io gli sono stato sempre accanto e poi, dopo aver creduto al fatto che io avessi trovato una ragazza, deve essersi arrabbiato con me per il semplice fatto che pensava che io non gli sarei più stato vicino, che lo avrei abbandonato come ha fatto Annabeth, che lo avrei lasciato solo.  Ma capisci…io non posso lasciarlo solo…perché a me…perché… Percy mi piace…- concluse con un sussurro il figlio di Ade.
Jason rimase per un attimo in silenzio. Credeva già da un pezzo che Nico fosse omosessuale e questo non gli aveva mai dato alcun fastidio, si sentiva più preoccupato dal fatto che nessuno lo avrebbe ricambiato mai pienamente. Ora però lo sapeva per certezza e questo lo preoccupava ancora di più. Dopotutto Percy Jackson era famoso per il suo fascino e le sue conquiste tra le varie semidee del Campo, sia Mezzosangue che Giove, ma soprattutto era famoso per il suo grande amore Annabeth.
-Nico…-
-Jason- lo interruppe lui –lo so a cosa stai pensando e ci ho pensato su anche io. Cosa credi? Che non sappia che a Percy io interesso solo come amico? Lo so benissimo. E non è per questo che mi sento così distrutto ora. Il problema è che l’ho perso anche come amico…non lo avrò più al mio fianco, capisci?-
-Nico, vedrai che Percy capirà di aver sbagliato…vedrai che si sistemerà tutto quanto. Io farò in modo che le cose tornino com’erano!- detto questo si alzò e, dopo essersi assicurato che Nico si sistemasse nel letto, uscì dalla Cabina e si diresse alla ricerca del figlio di Poseidone.  
 
 
Ci mise poco tempo a trovarlo. Percy lo stava aspettando davanti alla sua Cabina e appena lo vide gli corse incontro con una faccia molto preoccupata.
-Jason, cosa è successo?- chiese tutto d’un fiato.
-Dovresti chiederlo direttamente a lui, Percy. Io non ti dirò assolutamente nulla di ciò che mi ha confidato Nico. Sappi solo che è distrutto e he tutto quello che gli è capitato non se lo merita. Caspita Jackson! Lo sai benissimo com’è fatto, è il tuo migliore amico dopotutto. Comunque mi dispiace di non poterti essere di alcun aiuto. Vagli a parlare ma mi raccomando, non farlo crollare definitivamente.-
Jason se ne andò e Percy rimase fermo e triste a fissare il vuoto.
 
 
Toc…toc
-Chi è?- chiese Nico con voce tremante.
-Sono io…Percy-
-Vai via!-
-No…senti voglio capire e chiarire. Se non apri tu allora parlerò da qui fuori.- disse con voce decisa il figlio di Poseidone.
Nico non si mosse e si rintanò ancora di più sotto le coperte. Dopo un po’ Percy iniziò a parlare con voce fioca al di là della porta –Nico…io non so cosa ti succeda…e non so nemmeno cosa stia succedendo a me…ma quel giorno, o meglio quella notte, quando sono tornato da quella festa della mia nuova scuola, sono venuto a trovarti per parlare e raccontarti di Kim, scusa Kimberly. L’avevo conosciuta quella sera e per la prima volta mi ero sentito felice, non avevo pensato ad Annabeth per tutta la sera, e avevo voglia di raccontarti tutto, di condividere con te quello che stavo provando. Quando sono arrivato qui, però, dopo aver bussato, sono entrato sospettando che ti fossi addormentato e ti ho trovato…abbracciato…abbracciato ad una ragazza e sembravi così felice e tranquillo che…non so…non so cosa mi sia preso. Sono tornato subito nella mia Cabina pieno di rancore e rabbia, ma non mi so spiegare il motivo. Nico…mi dispiace moltissimo, sono stato uno stupido…ma credevo...credevo di averti perso…per sempre…-
Nico rimase impietrito nel letto, le guance rosse di rabbia e confusione. Cioè…sul serio aveva scambiato lei per la sua ragazza? Si tirò su di scatto e andò ad aprire la porta. Percy, che vi era appoggiato, perse l’equilibrio e gli cadde addosso ma quello lo prese per il bavero della maglietta e lo tirò verso di se, i nasi che si sfioravano.
-Tu…idiota…di un Jackson!- sputò fuori Nico scandendo bene le parole.
Percy emise uno strano suono simile ad un ringhio soffocato.
-Hai veramente pensato che quella ragazza fosse una sconosciuta? L’hai mai vista girare per il Campo, da quella notte? L’avevi mai vista prima? Era Hazel, santi Numi! Hazel! Mia sorella che si era appena lasciata con Frank e aveva bisogno di essere consolata! E poi…ti pare che ti avrei mai lasciato solo? Dopo tutto quello che è successo? Percy Jackson non sembri stupido, lo sei eccome! Ti sei mai chiesto…ti sei mai domandato…perché io fra tutti ti sono sempre stato accanto? Jackson…-Nico si zittì un attimo e, guardando l’amico negli occhi, si avvicinò ancora di più a lui fino a che le loro labbra si incontrarono. Fu questione di pochi secondi, il figlio di Ade, rosso in volto, spinse via Percy e si richiuse la porta alle spalle domandandosi cosa gli fosse preso.
Dal canto suo il figlio di Poseidone rimase per terra, fuori dalla Cabina del suo amico e con ancora il suo sapore impresso sulle labbra.
 
 
 
°°Angolo autrice
Buonsalve! Questo capitolo mi piace un sacco (non so come l’abbia scritto) ma mi sento assolutamente contenta di aver raggiunto questo punto della storia. Avevo le farfalle nello stomaco alla fine (so che sono strana *^*).
Mi piacerebbe però sapere cosa ne pensiate voi, quindi, magari, lasciate una piccola recensione J
Grazie mille
Con la speranza che sia di vostro gradimento (questa fine in pompa magna mi piace u.u)
**Leo Magnus Weasley
   
 
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