Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Coglilarosa    28/12/2014    2 recensioni
Alessandro Bianchi.
Un nome, una garanzia.
Cosa succede se la garanzia però non è valida per le persone come Sofia?
Dal prologo:
"Un completo ed inguaribile coglione.
La mia testa non riusciva ad elaborare altro mentre con gli occhi tracciavo la figura di Alessandro Bianchi."
...
Cosa succede se Sofia di Martino vuole sciogliere quel sottile filo invisibile che la tiene ancorata ad Alessandro, e nello stesso tempo vorrebbe crearne uno con il ragazzo di cui è irrimediabilmente infatuata?
Dal primo capitolo:
"...Aspettai con pazienza l’arrivo dell’autobus, che come al solito era in ritardo.
Dopo circa sei minuti fece la sua comparsa e finalmente riuscii a salire al suo interno, evitando di guardare più del dovuto visi antipatici.
Diedi un’occhiata in fondo e lo vidi.
Solito paio di occhiali, cuffie prontamente calcate sulle orecchie e sguardo intenso.
Emanuele Montebello."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
capitolo 9 wau                                                                                                    Capitolo 9
                                                                    
                                         Se lui deve fare una scelta, che la faccia subito. Così lo aspetterò. Oppure lo dimenticherò.  
                     Aspettare è doloroso. Dimenticare è doloroso. Ma non sapere quale decisione prendere è la peggiore delle sofferenze. (Paulo Coelho)


Driin.

Driin.
Afferrai malamente il mio telefono, il pigiama nell’altra mano.
Erano passate sei ore dall’incontro con Alessandro, e quel pomeriggio avevo deciso di restare a casa a leggere un po’; non che potessi fare altro d’altronde.
Non guardai nemmeno chi fosse, ancora stordita per lo scontro con il rosso.
“Pronto?” Risposi con voce asciutta.
“Ciao, Sofia.” Un tono divertito mi fece trasalire, non mi dire che era…
“E-Emanuele?” Mi si formò un groppo alla gola, era davvero lui?!
“Esattamente.” Percepii il suo sorriso dall’altra parte del telefono.
“Come…Come fai ad avere il mio numero?” Trattenni il fiato per un momento, giusto il tempo di un arresto cardiaco.
“Non importa come.” Riconobbi il tono canzonatorio in quelle labbra morbide, soffici….
Sofia! Ti pare questo il momento di fantasticare sulle sue labbra perfet…ehm perfettamente normali?
Presi coraggio per rispondergli  piccata –per quanto potesse essere piccato il tono di una ragazza con il cuore impazzito-, quando lui mi precedette.
“Ad ogni modo, carina la tua assenza stamattina.”
 “Non sono stata molto…molto bene ecco.”
Non balbettare, non balbettare…
“Davvero? Ed io che pensavo ti fossi storta la caviglia.”
Aspetta un attimo, lui sapeva?!
Ma come diamine?
 “Sei uno stalker?!”  Domandai  con circospezione.
“No Sofia, non lo sono. Puoi fare sogni tranquilli ora che lo sai.”
Ah beh, nei miei sogni ci sei sempre tu, per cui mi dovrei preoccupare ugualmente, pensai tra me e me facendo ben attenzione a non dirlo ad alta voce.
“Simpatico.” Lo appellai sarcasticamente.
Rise per qualche secondo. “Come stai?” Continuò subito dopo.
Come sto eh?
Ah, dimmelo tu, sono divisa tra la voglia di picchiare qualcuno e la voglia di picchiare me stessa!
“Bene grazie.” Risposi invece con un sorriso stentato che lui non avrebbe comunque potuto vedere.
“Mi fa piacere. Magari la prossima volta mettici un po’ più di impegno a far finta che sia la verità.”
Annaspai in cerca di parole, ma come faceva a capire il mio stato d’animo anche attraverso un telefono?!
“Non è vero!”
“Ora devo chiudere la chiamata, ma ci sarà un’altra occasione, non ti preoccupare.”
Si stava forse prendendo gioco di me?!
Dal suo tono  capii che sì, si stava effettivamente prendendo gioco di me.
Ma tu guarda!
“Buona guarigione, Sofia.” Me lo disse con voce carezzevole, appena un sussurro.
Boccheggiai.
Chiamata terminata.
Buona guarigione, Sofia.
Anche Alessandro mi aveva riservato le stesse parole.
Strinsi il pigiama ormai stropicciato tra le mani e lo schiacciai contro la faccia.
Basta, basta, basta!
Le emozioni sembravano farsi guerra tra loro, la felicità della chiamata di Emanuele si scontrava col senso di colpa e l’angoscia per la discussione con Alessandro.
Mi sentivo stupida, stupida perché non riuscivo a conciliare me stessa, non riuscivo a venirne a capo, ero soggiogata dal mio stesso cuore.
Emisi un verso strozzato, il pigiama ancora premuto in faccia.
Mi gettai sul letto, sotterrando ancora di più il mio viso e le mie emozioni nelle lenzuola gialle.
“Sofia io sto uscen-’’ La voce di Amanda si arrestò non appena mi vide.
“Cosa stai facendo esattamente?” Mi interrogò, le sopracciglia inarcate.
Mi trovavo in una posizione piuttosto strana, metà corpo sul letto e l’altra metà sospesa, tra il materasso ed il pavimento.
Grugnii, incapace di emettere alcun suono.
“Farò finta di non aver appena constatato la tua instabilità mentale.” Il sarcasmo proprio non le mancava “Comunque volevo solo dirti che sto uscendo con Luca.” Il suo tono assunse una sfumatura più dolce sull’ultima frase.
Dolce eh?
E’ questo l’effetto dell’amore, cosa che tu a quanto pare non conosci.
Ma smettila! Io sono sempre allegra, gentile, affettuosa…
Bugiarda.
“Va beh, io vado. Ti lascio deprimere in pace.” Cinguettò prima di abbandonare la stanza.
Aspettai che chiudesse anche la porta di casa, prima di fiondarmi zoppicando in cucina.
Aprii il frigorifero, e appena scorsi l’oggetto dei miei desideri mi si illuminarono gli occhi.
Afferrai la barretta di cioccolata al latte, scartando il suo involucro e sorridendo a trentadue denti.
Nel mio tragitto verso la camera notai Annie guardarmi con gli occhioni spalancati dalla sala.
“Shh, che rimanga un segreto tra noi.” le sussurrai poggiando l’indice sulla bocca e facendole l’occhiolino.
Lei di risposta mi si avvicinò, un chiaro suggerimento a darle un biscotto come pegno.
“E va bene, ti darò un biscotto. Certo che sei furba tu!” Rammentai prima di fornirle quanto mi aveva silenziosamente richiesto.
“Beh d’altra parte, tale padrona tale cagnetta no?” Sorrisi.
Dal suo canto Annie andò a stendersi sul materassino, ignorandomi bellamente.
“Ah, i cani di oggi!”


Il pomeriggio seguente vennero a casa Sara ed Alice per farmi compagnia.
Le accolsi con un sorriso ed un barattolo di nutella in mano.
“Che fantastico benvenuto!” Rise Sara “Permesso!” Aggiunse poi entrando in casa seguita da Alice.
“Chi saluti se non c’è nessuno in casa?” La schernii con un ghigno.
“Scusa tanto se sono educata!” Mi rispose facendomi la linguaccia.
“Si si certo, venite in cucina.” Feci un cenno con la mano libera.
“Non c’è nemmeno Annie?” Chiese sorpresa Alice.
“No, se la sono portata dietro i miei genitori.” Spiegai.
La vidi mugugnare in assenso.
Ci sedemmo tutte e tre intorno al tavolo,  prendendo una cucchiaiata di nutella di tanto in tanto.
“Allora, di cosa dovevi parlarci? Dal messaggio sembrava una cosa piuttosto importante.” Venne al dunque Sara.
“Beh, ecco…Diciamo che ieri sono successe un paio di cose…” Divagai un po’, tacendo subito dopo.
“Dai, non metterci sulle spine!” Mi riprese Alice contrariata.
Presi un respiro profondo.
In fondo non sapevo nemmeno io cosa pensare del giorno precedente.
Era accaduto tutto così velocemente che non ero riuscita a tenere il passo.
La notte precedente mi ero posta domande, mi ero arrovellata su come comportarmi, mi ero chiesta quali emozioni fossero giuste e quali sbagliate.
In cuor mio sapevo quali emozioni fossero sbagliate, ma era come se non riuscissi ad accettarlo.
“Ieri mattina….E’ venuto Alessandro in ospedale.” Rivelai cupamente.
Vidi le mie amiche sbarrare leggermente gli occhi, stupite della notizia.
Notai il loro silenzio e cominciando ad agitarmi le spronai a dire qualcosa.
“Sono senza parole.” Disse  Sara “Insomma, sappiamo entrambe come si è comportato fino ad ora, come si comportava allora, per cui non riesco a comprenderlo.” Scosse la testa con disappunto.
“Già…” Abbassai il capo sconfortata.
“Secondo me, prova ancora qualcosa.” Scandì lentamente Alice, come se il solo affermarlo fosse qualcosa di estremamente grave.
La mia risata espresse tutta  la mia riluttanza a credere ad una simile ipotesi.
“Secondo me invece lo fa perché vuole confondermi, per farmi impazzire.” Spiegai rigirandomi il cucchiaino tra le dita.
Passò qualche minuto di silenzio, ognuna persa nelle proprie idee.
“Qual era l’altra cosa?” Chiese Sara nuovamente interessata.
Mi fermai con il cucchiaino di nutella a mezz’aria, le guance rosse per l’imbarazzo.
“Beh….Mi ha chiamata Emanuele ieri pomeriggio.” Riferii con voce timida.
“Lo sapevo, lo sapevo!” Trillò entusiasta Sara.
“Lo sapevi, ma cos-?”
“Ieri all’uscita da scuola ho visto un ragazzo che dalle foto che mi avevi mostrato  pareva proprio Emanuele. Sembrava cercasse con gli occhi qualcuno, così mi sono avvicinata e gli ho domandato se fosse lui e se ti cercasse. Mi ha rivolto solo un cenno affermativo e dato che sembrava non volesse aggiungere altro, quasi fosse a disagio, gli ho riferito cosa era successo. Dovevi vederlo! Appena  ho nominato la parola  ‘ospedale’ ha leggermente dilatato le pupille, un movimento quasi impercettibile, ma che grazie ai miei riflessi attenti ho potuto cogliere.” Raccontò allegra.
“Oddio….” Abbassai lo sguardo sulla tovaglia.
Tutto tornava! Il fatto che sapesse della caviglia, che avesse il mio numero…
“Aspetta, gli hai dato tu il mio numero?” Le chiesi improvvisamente.
“Diciamo che ho fatto in modo che casualmente mi sentisse mentre lo pronunciavo con aria distratta ad Alice.” Spiegò in tono complice.
Mi poggiai una mano sulla faccia, incredula.
“L’espressione di Emanuele è stata impagabile! Ha accennato ad un sorriso scuotendo la testa.” Disse Alice tra le risate.
“Oh mio dio….ma che amiche ho?” Pensai ad alta voce.
“Ehi, queste amiche di cui tanto ti lamenti ti hanno fatto guadagnare una telefonata da parte sua!” Mi rimbeccò Sara fintamente offesa.
Sorrisi rassegnata, “Già.” Mi ripresi  “Ma dimmi un po’ Sara, con Stefano?”
Il rossore sulle sue guance si accentuò non appena pronunciai quel nome.
“Ma guarda guarda! Sara che non riesce ad emettere alcun suono, che evento!” La presi in giro dandole una gomitata.
“Non è vero, mi hai solo presa alla sprovvista!” Obiettò con troppa enfasi.
“Non c’è nemmeno bisogno di risponderti, le tue guance parlano per te.”
“E va bene! Ci stiamo frequentando, ma per ora nulla di più. Voglio andarci cauta.” Sospirò.
Come biasimarla, in fondo la sua prima relazione era stata un disastro.
Ricordavo chiaramente il fidanzato di Sara, un ragazzo  tranquillo, ma che nell’ultimo periodo era diventato parecchio possessivo e geloso, tanto che aveva costretto la mia amica a non uscire più in presenza di ragazzi.
Era stato molto difficile per lei lasciarlo, ma alla fine aveva compreso che era la cosa migliore da fare.
Le strinsi la mano, e lei mi rivolse un sorriso di ringraziamento.
“E a me nessuno pensa?” Borbottò Alice con le braccia incrociate.
“Perché, hai qualcosa da raccontare?” Le rispose ironicamente Sara.
“Certo! Non sapete chi mi ha scritto ieri sera in chat!” Gongolò la mora.
“Evan Peters?”
“Orlando Bloom?”
“Ah no aspetta, lo so! Chris Evans!” Esclamai io con un dito puntato verso Alice.
“Ah ah, davvero simpatiche. Preparatevi… perché è Alberto Della Croce*!”
Mancava poco che mi rotolasse la mascella fino al pavimento.
“Cosa?!” Urlammo io e Sara basite.
“Alberto….” Cominciai io.
“…Della Croce.” Esalò la bionda.
“Esattamente.” Ghignò la nostra amica.
“Ma quell’Alberto? Lo stesso nerd con cui mi sono sentita un paio d’anni fa?” Domandai io in cerca di conferme.
“Già, non ci potevo credere neppure io. Insomma, non credevo che potessi interessargli, visto che ha sempre avuto occhi solo per te.”
“In quale perverso mondo una persona dimostra di tenere ad un’altra diffondendo la voce che sia una poco di buono?” Chiesi scettica.
“Ma dai Sofia! Era palese che stesse solamente rosicando perché lo avevi snobbato per Alessandro.”
Non la pensavo esattamente allo stesso modo.
Insomma, è vero che per lui non doveva essere stato un bel colpo, ma se Alessandro mi aveva affascinata che colpa potevo averne?
Scossi la testa per non pensarci ulteriormente.
“E tu?” Chiesi invece “Cosa provi per lui?”
“Ammetto che un minimo di interesse c’è sempre stato da parte mia…” Abbassò lo sguardo.
“E me lo dici solo ora?” Sbottai.
“Io…Non sapevo bene come dirtelo…Temevo l’avresti presa male.” Soffiò fuori colpevole.
“L’unico motivo per cui potrei contestare questa cotta è che conosco il soggetto e non vorrei non ti trattasse come meriti.” Spiegai risoluta guardandola dritta negli occhi.
“Beh, mi guarderò bene dal permetterglielo.” Mi sorrise.
Sorrisi anche io più serena.
Era strano immaginare Alice insieme ad Alberto, erano due elementi che in un qualche modo sembravano non potersi incontrare.
Ma chissà, a volte i pezzi di un incastro perfetto non andavano cercati in superficie, bisognava scovarli nell’ombra.
“Dicevi quindi che Alberto ti ha scritto…” Riprese Sara curiosa.



Accoccolata nel mio letto guardavo pensierosa la bacheca di Alberto.
Il suo interesse per Alice era stato del tutto inaspettato, proprio lui che tanto mi aveva criticata per essermi presa una cotta per Alessandro, uno dei suoi amici più stretti,  ora stava facendo esattamente la stessa cosa.
Okay, forse la situazione era un po’ diversa, considerato il fatto che io per lui non provavo assolutamente nulla, se non un leggero fastidio per come mi aveva giudicata, mentre lui probabilmente aveva smaltito la cotta per me più lentamente.
Sbuffai, quella situazione mi rendeva inquieta e non mi piaceva affatto esserlo.
Chiusi Facebook, controllando la mia rubrica telefonica.
Il nome Emanuele Montebello spiccava su tutti gli altri come un’insegna a neon, e io non potei fare a meno di chiedermi se anche lui in quel momento mi stesse pensando.
Che idiozia, pensai divertita, di certo Emanuele non sembrava il tipo da sciocchi pensieri adolescenziali.
Sembrava quasi impossibile collocarlo in quella fase, era troppo maturo per poter essere paragonato ai suoi coetanei.
Altro che Alessandro, che invece pareva più un bambino capriccioso, sempre bisognoso di attenzioni.
Eppure il bambino capriccioso non ti dispiace affatto.
Non è vero! Non lo sopporto!
Ma vallo a raccontare a qualcun altro! Sono la tua mente, chi meglio di me può saperlo?
Non ribattei, in fondo non avevo argomentazioni valide per schiodarmi da quella che assomigliava più ad una condanna che ad una semplice constatazione.
Chiusi semplicemente gli occhi, venendo assorbita dal flusso dei miei ricordi.

“Cosa hai fatto alla mano?” Domandai agitata ad Alessandro.
Le sue nocche erano praticamente spaccate, così come il suo zigomo destro.
“Nulla che abbia importanza.” Evitò il mio sguardo.
“Vuoi dirmi che questo non ha importanza?” Gli presi la mano martoriata e la sollevai.
Emise appena un gemito di dolore alla mia stretta, e io ritirai la presa in fretta, come scottata.
“Guardami.” Lo esortai cupamente.
Ci mise qualche secondo a fare come gli avevo detto, ma  appena lo fece la mia lucidità vacillò.
“Non farlo più.” Voleva sembrare un ordine, ma ne uscì fuori una sorta di supplica.
Lui si limitò a guardarmi, per poi avvicinarmisi puntando alle mie labbra.
Lo respinsi tenendolo per il petto, non poteva cavarsela in quel modo.
“Devi promettermi che non ti metterai più in certe situazioni.”
Nel suo sguardo lessi  frustrazione, dolcezza, rabbia, affetto.
Erano troppe le sensazioni che mi stavano trasmettendo i suoi occhi, ma rimasi ferma sulle mie posizioni.
Al suo silenzio rinforzai la presa sulla sua maglietta.
“Promettimelo.” Imperai con decisione.
“Te lo prometto.” Pronunciò con voce calda prima di baciarmi.
Soffocai la mia collera e la mia delusione in quel bacio, soffocai me stessa, ancora una volta.



*Vedasi capitolo 2

-Note autrice-
Chi non muore si rivede! Eheh *tossicchia con aria colpevole*
Non mi dilungherò in giustificazioni chilometriche, sappiate solamente che non era mia intenzione farvi aspettare così tanto (questo capitolo l'ho dovuto pubblicare così corto per non farvi aspettare ulteriormente).
Purtroppo l'ispirazione non è arrivata per molto tempo, e tra la scuola massacrante e i vari problemi ho trascurato la storia.
Spero capiate le mie ragioni!
Cosa aggiungere, ringrazio chi è rimasto  e non biasimo chi se ne è andato, credendo che ognuno abbia la proprie motivazioni :)
Alla prossima,
Coglilarosa



  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Coglilarosa