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Autore: greyflamboyant    28/12/2014    3 recensioni
Non voleva continuare a sbagliare davanti a lui, che non faceva che definirlo Asso.
Ma lui non si sentiva Asso, per nulla.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Asahi Azumane, Yuu Nishinoya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Sai, penso che tu mi piaccia.
Noya gliel’aveva detto mentre tornavano a casa, evitando il suo sguardo. Gli altri compagni di squadra erano davanti a loro, troppo occupati ad aiutare Hinata e Tanaka, che si erano bruciati la lingua con il té verde, deglutito troppo in fretta. Era Dicembre inoltrato, e faceva freddo. Anche troppo, per Asahi. Soprattutto dopo quella dichiarazione, si sentì improvvisamente gelare le ossa. Cercò Yuu con lo sguardo, sperando in una presa in giro, un sorriso smagliante, una pacca sulla spalla, un “Hah, ci sei cascato!”, ma i gesti del kohai tutto lasciavano intendere tranne che quello fosse uno scherzo. 
Con imbarazzo si aggiustò la sciarpa, volendoci sprofondare il viso. Lui a Noya piaceva. Aveva recepito il messaggio, ma nella sua testa quella frase risuonava numerose volte, come una traccia audio in loop, continuando a provare quel vuoto improvviso al centro del petto ogni volta che quelle parole venivano articolate. 
Non aveva mai ricevuto una dichiarazione: non sapeva cosa dire, se provare gioia o esserne infastidito. Era tutto così nuovo, e le novità lo confondevano.
- Non hai nulla da dire al riguardo?
Yuu parlava, e il suo fiato creava condensa nell’aria. Per un attimo, Asahi fissò incantato quella nube opaca, fino a che non sparì, per poi spostare l’attenzione sugli occhi nocciola del compagno di squadra. Lo guardò abbassando un po’ la testa, data la loro differenza di altezza. 
- Il problema è che non saprei cosa dire…
- Un "anche tu mi piaci" sarebbe molto gradito.
- É che non mi è mai capitato, la gente solitamente crede che io sia un criminale…
- Questa non è una risposta valida.
- Non lo è? - chiese il senpai balbettando. Ancora una volta, si sentiva in colpa per uno sbaglio commesso. In queste cose non era per niente pratico. Yuu sbuffò e smise di camminare.
- Asahi, io ti piaccio?
Le urla di Hinata di sottofondo erano ormai diventate un suono ovattato, alle loro orecchie. Asahi esitò spesso nell’aprire la bocca per parlare, ma da lì ne uscivano solo lamenti confusi, così come confusi erano i suoi pensieri a proposito.
Noya gli piaceva? Non sapeva dirlo. 
Gli era mancato in primavera, quello sì. Dio, se gli era mancato. Non giocare con lui l’aveva fatto soffrire, sebbene le sue intenzioni fossero giustificabili. Si sentiva in colpa, inadatto, non voleva saperne più, dopo tutti quegli errori in campo. Non voleva continuare a sbagliare davanti a lui, che non faceva che definirlo Asso
Ma lui non si sentiva Asso, per nulla. 
Asahi, io ti piaccio?
Avrebbe anche risposto di sì, ma non ne era realmente sicuro. E se poi avesse scoperto il contrario? Che figura ci avrebbe fatto? Noya era serio, e Asahi non voleva giocare con il suo cuore. Per giocare, esiste la palla.
- Non ne sono sicuro, Noya. Non voglio ferirti. L’ho già fatto in passato, credo di aver già complicato abbastanza le cose.
- Cosa ti preoccupa?
- Ho già una grossa responsabilità sul campo, e posso sempre sbagliare. Con te non voglio commettere altri errori.
- Smettila di pensare sempre al peggio. Magari può funzionare.
Magari. Magari può funzionare.

 

Si ritrovarono a passare insieme molto più tempo del solito, dopo quel pomeriggio. Per Noya ogni scusa era buona per andare a trovare Asahi, per passeggiarci assieme, chiacchierarci mangiando il ramen, per fare ripetizioni di matematica. Asahi non ci fece troppo caso all’inizio, tutto gli sembrava come al solito, fino a che non successe quello, durante il giorno del suo compleanno.
Noya gli aveva chiesto di baciarlo, avvicinando il viso a quello del senpai, che ad ogni mossa invadente del ragazzo scostava il viso, con delicatezza. L’altro continuava a stuzzicarlo, facendosi sempre meno distante, fino a che entrambi non caddero sul materasso del letto di Asahi. Le molle rilasciarono un suono metallico e leggero, durante l’urto. Il più basso si ritrovò a cavalcioni, a fissare il volto di Asahi. 
- Dunque è questo quello che si prova ad essere alti! - disse, cercando di far ridere Asahi, che con lo sguardo fuggiva altrove. Si era messo a contare le matite sparse sulla scrivania, per scappare da quell’imbarazzo che lo soffocava. Noya intanto gli aveva sciolto il codino, liberando quella folta chioma dalla acconciatura ordinata. Gli accarezzò i capelli, ipnotizzato.
- Mi piaci di più così - disse, e Asahi si passò una mano sulla fronte, bollente.
Noya rise, per poi riavvicinare il viso a quello del ragazzo, con un’espressione seria.
- Allora, Asso? Hai paura?
Asahi si sentì gelare il sudore, nel sentire quel nomignolo: come lo diceva Noya non lo diceva nessun altro, e nel sentir risuonare la voce del ragazzo sensazioni dolciamare riemergevano nel suo animo. 
Sì, lui era l’Asso. Lo era soprattutto per il suo Libero. Avevano bisogno l’uno dell’altro in campo, ma lì, su quel letto, tra quei libri, tra quelle parole, sentivano ancora la necessità di sostenersi? Di costruire qualcosa che li avrebbe portati alla vittoria? E se la risposta fosse stata positiva, cosa avrebbe simbolizzato, quella vittoria?
Asahi non ci capiva nulla di quelle cose, sapeva solo che lui a Noya piaceva, e che adesso Noya aveva una gran voglia di baciarlo. E l’aveva appena chiamato Asso. Troppe cose successe in troppo poco tempo. 
Non aveva paura, ma non ne capiva l’utilità. Eppure Noya ricercava il tutto smaniando, come se fosse una cosa essenziale. E l’essenziale, Asahi ancora non l’aveva colto.
-No, Noya. Non capisco perché lo rendi un affare di stato. - disse, sospirando.
- Perché mi piaci, Asahi. Te l’ho detto, te l’ho dimostrato in tutti i modi possibili. Quello che lo rende un affare di stato sei tu, perché sei un imbranato, e non sai leggere tra le righe. Ma mi piaci soprattutto perché sei sempre così genuino, e adesso dovrei arrabbiarmi con te, ma non ce la faccio, perché mi sentirei in colpa. - rispose tutto d’un fiato, con le guance arrossate. 
- Anche tu non capisci. Non capisci che ho già rovinato troppe cose attorno a me? Ho paura. Potrei costruire qualcosa, potrei farlo con te, ma potrei anche distruggerla, potrei anche distruggerti. Non ti meriti questo, Noya. Non sono capace di maneggiare cose così fragili. E non voglio che tocchi sempre a te rimettere a posto tutto, perché tu questo fai, risani tutto quel che io distruggo. Vorrei, per una volta, non dover incenerire quello a cui tengo!
Asahi l’aveva gridato, aveva fatto uscire fuori quel malloppo troppo in fretta, e adesso si sentiva vuoto. Aveva anche versato una lacrima, nel vomitare quelle emozioni, e Noya se n’era accorto. Nell’asciugargliela con il pollice, sospirò, accasciandosi accanto a lui.
- Sei uno stupido, il mio compito è quello di risanare gli errori degli altri. É una cosa che ho sempre fatto, e non mi pesa. Soprattutto se gli errori sono i tuoi.
- É una responsabilità immensa, Noya.
Il kohai intrecciò le dita tra i capelli castani del ragazzo, “Sii il mio Asso. Sarò il tuo Libero, e ti sarò sempre accanto con piacere. Entrambi abbiamo grosse responsabilità, ma assieme tutto andrà bene. Perciò sii il mio Asso, e baciami, scemo.
- Oh, insomma, è così essenziale baciarsi?! - chiese, pensando che quella situazione stesse diventando ridicola e terribilmente imbarazzante. 
- Sì, Asso. É essenziale. -  sussurrò, e il silenzio irruppe nella stanza nel momento in cui le loro labbra si incontrarono.


 

******

Note dell'autrice:
Io e la AsaNoya non abbiamo un rapporto semplice. 
É 'unica ship palpabile che mi ha presa di Haikyuu!!, ma siccome per me Haikyuu!! è il paradiso della bromance, il fatto che io iniziassi a shippare questi due cretini  mi faceva sentire in colpa.
Quindi cercavo di evitarla il più possibile, anche se più la evitavo, più sentivo il bisogno fisico di vederli limonare duro scrivere su loro due. Fino a che non sono scoppiata e non ho scritto questa... Questa cosa, che non saprei nemmeno definire, è a tratti ripetitiva e ha una fine un po' 'meh', ma non mi dispiace nemmeno chissà quanto, dato che è tipo da un mese che non riesco a scrivere nulla, e questa è l'unica cosa quasi leggibile che sono riuscita a produrre. Spero di non avere più blocchi del genere (Swan sta piangendo, visto che non ho praticamente idee per lei, e mi sento in colpa, ma signori, per la AsaNoya tutto).
Al solito, pubblico 'esperimenti' di dubbio gusto e forma, ma li prendo come esercizi di scrittura. 
Spero non siano troppo OOC (mio incubo perenne) e che possa piacervi, nonostante non sia perfetta.
Grazie se la leggerete,

- chri

 
   
 
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