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Autore: Lost In Donbass    29/12/2014    1 recensioni
Prima che inizi la loro folgorante carriera, proprio ai primordi, i nostri eroi oltre che a mettersi in società per fondare il gruppo più figo del pianeta si ritrovano per le mani un mistero da risolvere. Un uomo viene misteriosamente ucciso e il curiosissimo Bill non si lascerebbe mai sfuggire un'occasione del genere per mettere alla prova il proprio fiuto per le indagini. L'assassino avrà il suo bel daffare a evitare di essere scoperto da quattro ragazzetti tutti matti, che pur di scoprire la verità non lesineranno follie di ogni tipo. Tra cretinate, musica, equivoci, pianti e qualche spavento ecco a voi ... i Tokio Hotel (come non li avete mai visti)
P.S. è la mia prima storia sui ragazzi, per piacere se ho scritto qualche idiozia non picchiatemi
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il terrore vien per Hotel.'
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MAKE SOME MUSIC
-Beh, io direi che essere stati sul tetto ha dato i suoi frutti- commentò Tom, mentre si dirigevano verso il tendone delle prove.
-Si, ed è servito a farci conoscere subito dalla Polizia!- ribatté acido Georg.
-Appunto. Se prima volevamo indagare in santa pace, ora ce lo scordiamo. Pensate che non abbia visto come ci squadrava?- sbuffò Gustav, attaccando un hot-dog appena comprato.
-Da un lato però potremmo averci guadagnato qualcosa da questo inconveniente- interruppe Bill con aria sibillina.
-Che vuoi dire? Qualcosa di positivo con la Polizia?!- esclamò Georg. A lui i poliziotti mettevano una certa paura. Sapeva di essere strano, ma era così. Non si fidava delle divise.
-Se riesco a conquistarmi la loro fiducia, o, perlomeno, il loro rispetto, potremmo tentare una sorta di collaborazione basata sul “io ti dico qualcosa, tu mi dici qualcos’altro e poi si vedrà chi vincerà”. Ingraziarseli ci aiuterà sicuramente per la risoluzione del mistero.
Bill sorrise, fiero della sua astuzia senza precedenti. Lui fondamentalmente non sopportava i poliziotti, ma trovava il loro aiuto utile in certi casi, tipo quello.
Tentava di intessere un rapporto di reciproca dipendenza ma allo stesso tempo un odio feroce, che portasse quindi a un inevitabile scontro frontale. Provava a creare una situazione tesa fino all’inverosimile, in cui colui che aveva i nervi più saldi avrebbe tagliato il traguardo. Nessuno, a parte forse suo fratello, sapeva quanto lo eccitasse, quanto lo esaltasse la guerra psicologica che lui lanciava a tutti coloro che gli si opponevano, quanto desiderasse questi scontri silenziosi in cui vinceva chi avrebbe resistito alla tensione mentale che veniva imposta. Lui sapeva di avere sempre la vittoria in pugno, perché per quanto l’avversario si sforzasse, tutti prima o poi cadevano nelle sue trappole, tese con scaltrezza e precisione. E Bill si divertiva così tanto … anche quella volta avrebbe teso uno de suoi proverbiali trabocchetti mentali alla Polizia, così da portarsi decisamente avanti con l’indagine. Ridacchiò tra sè e sè, sicuro di poter vincere contro tutti. Una vocina nella testa, che assomigliava cosi tanto a Tom, gli disse: “Ma sei proprio sicuro? È un traguardo alto da raggiungere, non potrai farcela Bill! Pensaci bene!”
Il ragazzo rise e disse alla vocina: “Potrei scommetterci quello che vuoi che riuscirò a battere la Polizia. Cosa vuoi che sia mettersi in società per poi poter trionfare?!”
La vocina tacque immediatamente.
-Secondo me però è un po’ strano che nessuno abbia visto uno che si arrampicava sul tetto con un fucile- Gustav si pulì il rivoletto di senape che gli colava sul mento.
-Obiezione! Nessuno ci ha detto niente quando facevamo le acrobazie sulla medesima scala; è logico che non abbiano notato l’assassino!- ribatté Tom.
-Lo so, ma a dei ragazzini che fanno un po’ i cretinetti nessuno ci dà particolare peso … ma uno armato, beh, magari un pensierino ce lo fai anche!
-Ma se, tipo, aveva il fucile nascosto in una sacca e si era travestito da operaio, è ovvio che sarebbe potuto passare inosservato! Ragiona, Gus!
Gustav e Tom si guardarono un po’ in cagnesco.
-Comunque, è stata una mossa ardita! Preparare un omicidio alla luce del sole in un posto così affollato … ci vuole del fegato!- esclamò Georg.
-E che v’ho detto?! Tom, mi spieghi come c**** fa uno a sistemare un fucile di precisione sul tetto senza essere visto manco da un cane?!- Gustav si agitò un po’ nel dire quelle parole, e non poté fare a meno di sputare un pezzo di wurstel nella foga.
-E che due palle Gustav! Ce la fai benissimo, se sei celere e veloce!- sbuffò Tom.
-Io riservo ancora dei dubbi in merito comunque- si intromise Georg, pronto a spalleggiare il batterista.
-A che ora è accaduto l’omicidio?
Il trio si voltò a fissare il cantante che con lo sguardo perso nel vuoto, si rosicchiava un’ unghia.
-Perché?- chiese Georg con circospezione. Non gli piaceva quando Bill faceva così …
-E come facciamo a saperlo? Mica abbiamo guardato l’ora!- sbottò Tom, scocciato.
-Erano le 11. 45, circa mezzogiorno. Ne sono certo- rispose Gus, meritandosi le occhiate da pesci bolliti di Tom e Georg.
-Al 100%?- Bill fissò il biondino con improvvisa curiosità, molta di più di quanta non gliene avesse rivolta al momento in cui si erano incontrati per la prima volta.
-Assolutamente. Io tra le 11.45 e le 12 sono abituato a fare un piccolo spuntino a base di un pezzo di pane con qualcosa prima del pasto ufficiale. Oggi non l’ho fatto e a quell’ora il mio stomaco reclamava a gran voce il pre-pasto. Quindi l’omicidio è avvenuto in quel lasso di tempo lì.
Tom e Georg si guardarono stupefatti, incapaci di dire una sola parola. Gus si ritrovò semplicemente un Bill entusiasta appeso al collo che strillava:
-Ma sei splendido, Gus! Che colpo di fortuna! Aah ti amo tantissimo!!!!
-Ehm, grazie del trasporto Bill ma magari … - balbettò il ragazzo, notando con disappunto che alcune persone cominciavano a guardarli.
Bill continuava nel suo sproloquio sconclusionato per poi saltare giù, prendergli le guance tra le dita, dargli due buffetti affettuosi accompagnati da: “sei un ragazzo speciale”.
-Bene, e ora che sai l’ora che pensi di fare, Sherlock?- commentò sarcastico Tom.
-Non lo so ancora, ma presto quest’indizio ci sarà utile. Piuttosto che ne dite di fare ancora qualche prova? Tra un’ora abbiamo l’audizione.
A volte il modo di cambiare completamente argomento da un secondo all’altro di Bill era un po’ destabilizzante. Contando che se fino a un momento prima non voleva saperne di mollare l’indagine, tutt’a un tratto li stava trascinando risolutamente verso la tenda delle prove. Più passavano le ore, più Gustav trovava irrimediabilmente strampalati i gemelli. Tom era simpatico, anche se forse era un po’ troppo altezzoso per i suoi gusti … ma comunque gli andava abbastanza a genio. Bill era talmente sconcertante che nessun aggettivo sarebbe stato adatto per descriverlo; ma aveva qualcosa che ti portava irrimediabilmente a seguirlo, docile come un agnello. “Ecco, non si può dire gli manchi il carisma” pensò il biondo batterista sospirando. Eppure, quando lo guardava da dietro, gli sembrava ancora l’avvenente fanciulla che gli aveva fatto battere il cuore a mille poche ore prima. Argh, quelle audizioni si stavano rivelando più straordinarie del previsto. Due gemelli sconclusionati, un cecchino misterioso, un morto, la polizia incavolata, musica, panini con i wurstel scadenti. Era veramente troppo per Gustav, anche se quel mix di avvenimenti non faceva che gasarlo da impazzire.
Georg, al contrario, trovava il tutto un’enorme montatura. La sua idea di “tranquille audizioni mirate al divertimento e alla possibile fama” era andata in fumo già all’inizio. Sapeva che dei Kaulitz non bisognava fidarsi, proprio no. Li conosceva da moltissimi anni oramai e aveva imparato a farseli amici. Anzi, ora erano i suoi migliori amici ma rimanevano comunque degli incorreggibili casinisti. E sconvolgevano non poco i suoi tranquilli ritmi quotidiani. Perché alla fine era sempre così.
Lui era abituato ad andare a letto alle dieci di sera.
Ma con in gemelli prima di mezzanotte andare a letto era considerato eresia.
Lui era abituato a fare colazione con la radio che trasmetteva i classici di Bach.
Ma con i gemelli bisognava far colazione guardando le Tokio Mew Mew.
Lui era solito andare a scuola accompagnato in macchina o a piedi.
Ma con i gemelli bisognava andarci o in bici o facendo le acrobazie sugli skateboard.
Insomma, per quanto Georg volesse bene a Bill e Tom, non poteva non trovarli un po’ pesantucci.
Nel contempo erano giunti dal tendone e si erano impossessati nuovamente della batteria all’angolo, riprovando il pezzo. Mentre Bill cantava, la sua mente correva libera nelle vaste praterie del suo cervello. Su questo, nessuno aveva mai avuto da ridire. La sua fantasia era motivo di stima tra la gente, la sua capacità di spaziare per mondi inesplorati della contorta psiche che lo caratterizzava lo rendeva un personaggio interessante agli occhi degli adulti. O, per dirla come Tom, “un pazzo mestruato psicolabile adorabile come un cucciolo e schifoso come una serpe. Tutto ciò è mio fratello Bill, la persona più splendidamente assurda del pianeta”.
Mentre ripeteva le parole che lui e suo fratello avevano composto qualche tempo prima, cominciò a riordinare nella sua testa quello che era successo, cercando qualcosa che gli sarebbe potuto sfuggire. In realtà, la cosa gli dava un po’ sui nervi. Aveva capito alcune cose alquanto interessanti, non c’era dubbio, ma le difficoltà erano molte e difficili da superare.
-Ehi ragazzi, sono quasi le sei, muoviamoci che tra pochissimo tocca a noi!- la voce di Tom lo riscosse dai suoi pensieri. Bene, dopo le prove avrebbe tentato di estorcere qualche succoso pettegolezzo ai giudici.
Il palco delle prove, così illuminato, caricò i ragazzi di energia.
-Mettiamocela tutta!- esclamò Georg.
-Facciamola vedere ai rossi maledetti!- urlò Gustav ricevendo non poche occhiatacce dalla gente che passava di lì.
-Gustav, porca ****, ma ti sembra il caso?!- sibilò Tom, dandogli un mascone.
-Schifoso Nazista!- strillò Bill di rimando.
-Ma tacete, razza di imbecilli!- Georg li fulminò. – Non è il caso di parlare di politica ora! Tocca a noi, non fatemi pentire di essere venuto!
Il quartetto salì sul palco, si sistemò ai propri posti e Bill si presentò:
-Salve, noi siamo …
-I “Tokio Hotel”, si- lo precedette una giudice dai capelli rossicci – Cosa ci suonate?
Il ragazzino sbuffò silenziosamente. Uffa, non gli aveva fatto fare la presentazione come avrebbe voluto!
-“Durch den Monsun”- borbottò Bill.
-Che titolo interessante!- intervenne un giudice biondo – Di chi è? Intendo, è la cover di una canzone di …
-L’ho scritta io- ringhiò il ragazzino, scostandosi il ciuffo dagli occhi.
-Ah, davvero? Complimenti ma … - iniziò il terzo giudice, un uomo corpulento dai capelli bianchi.
-Cioè, noi siamo qui per suonare mica per stare a sentire lei, eh?- sbottò Tom, innervosito.
-Ok, ok, allora cominciate pure, ma stiamo calmi, eh?- la giudice alzò scherzosamente le mani in segno di resa, con un sorriso tirato sullo stanco volto.
I musicisti guardarono Bill, che sillabò:
-1, 2 ,3 e 4!
Primo riff di chitarra, primo colpo sui piatti, primo giro di basso, primo vocalizzo. La canzone iniziò con calma, per poi impennarsi come un cavallo imbizzarrito, e ridiscendere con la dolcezza del miele che cola dal favo.
I giudici osservavano rapiti quei giovani ragazzi, che già da quella semplice canzoncina parevano essere fatti per vivere su di un palco. Avevano qualcosa di promettente nelle vene, nel modo in cui suonavano, in cui gestivano il palcoscenico, nel carattere deciso e sicuro della musica.
Sicuramente non li avrebbero lasciati indietro, perché la passione che ci stavano mettendo era sicuramente da premiare. E anche la indiscutibile abilità.
Quando il pezzo finì, Tom era sinceramente soddisfatto. Avevano fatto una figura splendida, ne era più che certo! Guardò i giudici con aria di sfida, aspettandosi un elogio senza precedenti. Guai se avessero provato a commentare negativamente la loro esibizione; lui voleva, pretendeva, esigeva dei complimenti! Il suo ego era affamato.
-Ragazzi, i miei complimenti! Avete fatto una prova splendida- esclamò il giudice biondo ammirato.
-Per me siete ok. Dimostrate delle ottime capacità- la giudice strizzò loro l’occhio.
-Anche per me. Ora vi daremo questa tessera che porterete all’ufficio di registrazione dove vi “alzeranno di grado”. Siccome siete qui per le audizioni e non per divertimento, da domani dovrete riprovare con un altro brano. Vi siete aggiudicati già un bel punteggio. Mi raccomando, credo in voi!- l’uomo dai capelli bianchi sorrise affabile, consegnando a Bill un tesserino.
-Scusate, ma il giudice che è stato ucciso?- interruppe Gustav, scendendo dal palco.
La giudice donna gemette, e nascose il viso in un fazzoletto.
-Porca miseria, Gus! Un po’di tatto non guasterebbe!- lo rimproverò Georg.
-Una disgrazia senza precedenti. Spero che quel bastardo che ha ucciso Hansel passi il resto della sua vita in carcere!- il biondo giudice alzò il pugno in aria, con un’espressione che mischiava rabbia, delusione e sconforto.
-Il problema ora sono le indagini! E sembra un omicidio programmato così bene, con fucile e il resto! Diamine, oltretutto Hansel era il direttore del programma televisivo Die Kucke des Besten, il programma più seguito della tv … figuratevi che forse la parte toccherà a me! Che orridi scherzi che ci gioca il destino- esclamò il più anziano dei giudici.
Bill sentì qualcosa di sgradevole nella voce dell’uomo ma subito non ci fece caso.
-Va beh, allora ci vediamo domani. Arrivederci- concluse Tom, afferrando suo fratello per il braccio e richiamando G&G. Non voleva trattenersi oltre con i giudici perché anche lui, come il gemello, aveva sentito una nota fastidiosa nel discorso dell’ultimo giudice.
-Su, ora andiamo dall’ufficio di registrazione e poi ritiriamoci a dormire e a riposarci alla Gasthof- disse Georg, pregustandosi già un letto caldo.
-Vero, sto morendo di fame!- Gustav si leccò le labbra.
Il quartetto andò dall’ufficio di registrazione, che gli assegnò una prova alle 12 del giorno seguente. Poi si trascinarono stanche morti alla Gasthof “Dalla vecchia Gertrude”, un piccolo alberghetto attaccato al festival, che li avrebbe ospitati per le prossime notti.
  
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