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Autore: PeNnImaN_Mercury92    29/12/2014    1 recensioni
Fu solo quando John e io ci trasferimmo a Londra, nel 1970, che lui entrò a far parte della band che gli avrebbe cambiato la sua vita e in qualche modo stravolse anche me, perché mi fece innamorare di una persona che non avrei mai concepito essere il mio tipo di ragazzo ideale.
E' infatti una storia d'amore che non mi sarei mai aspettata, e ora che lo racconto a te posso dimostrartelo...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche quella mattina, mi svegliai con tutta la calma possibile.
Era una fredda mattina domenicale, maledettamente fredda, in realtà, e me ne accorsi perché trovai la finestra della mia stanza involontariamente aperta.
Prima che potessi diventare un cubetto di ghiaccio, la richiusi.
Mi precipitai in bagno per indossare qualcosa di più coprente di un pigiama.
Quando mi fui messa al calduccio con un maglione di lana nero e un jeans, mi diressi verso la cucina.
Ma quando passai davanti la stanza di John, non resistetti.
La aprii, ma rimasi di sasso quando notai che non vi era nessuno.
Probabilmente doveva già essere in cucina, mattiniero com'è.
Altro shock lo ebbi quando vidi che anche lì non c'era nessuno.
Andai a controllare in salotto e nel seminterrato, ma anche quelle erano altrettanto vuote.
Dove poteva essersi cacciato? Era già uscito alle otto e mezza di mattina? Per fare cosa, poi?
Cercai di non pensarci, anche se era praticamente impossibile.
Decisi di andare in cucina per prepararmi il caffè e tirarmi un po' su, ma non ebbi nemmeno il tempo di mettere la macchinetta sul fuoco, che sentii bussare alla porta.
Andai ad aprirla come una furia, passando dalla cucina al corridoio in un centesimo di secondo.
Rimasi un po' delusa quando, invece di trovarmi davanti John, c'erano i capelli spettinati di Freddie ad aspettarmi.—Ah, sei tu, Fred.—mormorai, scontenta.
Lui guardò confuso.—Chi ti aspettavi?—chiese.
—No, è solo che…Vieni, entra—lo feci accomodare, portandolo in cucina.
Si sedette al tavolo.—Si può sapere chi pensavi che fossi? Aspettavi Roger, per caso?—chiese ambiguo.
—No, è che stamattina mi sono svegliata e non ho trovato John.—poggiai le mani sul bancone della cucina e cominciai a sbuffare affannata per la tensione.
Freddie doveva essere una specie di indovino, perché capì che c'era qualcosa di brutto sotto, anche se non l'avevo spiegato alla perfezione.
Infatti si alzò e mi mise una mano sulla schiena.—Tesoro, rilassati.
—No, Fred. Sono preoccupata. Non mi ha lasciato un biglietto, non mi ha detto dove doveva andare. È da ieri sera che non lo vedo.
—Rosalie, tuo fratello ha vent' anni, non è un bambino, sa cavarsela da solo. Sforzati di ricordare, ieri sera dov'è andato?
Abbassai la testa, mentre il cantante mi massaggiava la spalla.—Ieri? Se non sbaglio, ieri sera è uscito con Ver. Mi pare fossero andati a cenare da lei.
Fu in quel preciso istante che io e Freddie avemmo la stessa reazione.
Io sgranai gli occhi, immobilizzata, lui smise di massaggiarmi.
Ci guardammo poi in faccia, entrambi sbalorditi.
La sua paralisi facciale, dopo pochi secondi, si smosse, sostituendola con un sguardo sornione.
Feci di no con la testa. Ma lui continuava a guardarmi con quel maledetto sorrisetto beffardo.
—No, Freddie.
—Sì, invece, mia cara.
I battiti del cuore acceleravano virtuosamente.—No, non farebbero mai una cosa del genere!—urlai.
—L'hanno fatta.
—No. John non lo farebbe mai, tantomeno al secondo appuntamento.
—Insomma, Rose. spiegami allora perché è da ieri che non è tornato. Da me e da Rog non è passato, e credo che anche con Brian abbia fatto lo stesso. L'unica alternativa è che abbia dormito per strada.
Mi coprii il volto con le braccia.
Com'era dannatamente potuto accadere che quei due avessero passato la notte insieme?
—Non ne siamo sicuri, Fred. Magari hanno solo dormito sotto lo stesso tetto perché si era fatto tardi.
—Beh, pensala come vuoi, anche se c'è poco da pensare.
Ero ancora molto scettica, ma Freddie era sul punto di convincermi che le cose stavano come pensava lui.
—E se fosse così io credo che sia la fine.—dissi.
—Se fosse così, dolcezza cara, la colpa è solo tua che li hai fatti conoscere.
—Colpa mia? Ora stai dando i numeri, caro il mio cantante.
Ridemmo entrambi sotto i baffi e decisi di non pensarci più, anche se fu come un bel colpo di pistola.—Beh, comunque, perché sei venuto qui?
Diventò improvvisamente serio.—Sediamoci.
Feci come aveva detto. Non riuscivo proprio a capire cosa diamine stesse tramando.
Una volta che ci fummo seduti entrambi, mi guardò, un po' preoccupato.
—Allora?—dissi io.—Cosa c'è? Se hai bisogno di un'operazione chirurgica ai denti, ripassa tra qualche anno, quando aprirò uno studio dentistico.—sdrammatizzai.
—La smetti con questa storia dei denti?—girai gli occhi verso il soffitto.—E poi non farò mai un'operazione per risistemarmi i denti, ma sono venuto per dirti…Ecco, io, Rose. Non so come spiegarlo.
Dai movimenti che faceva con le dita capii tutto.—C'entra Mary, non è così?
Tornò a fissarmi.
Scossi la testa e gli sorrisi.—Ah, voi uomini. Avete tutti questi problemi. Ci hai messo tempo ad ammetterlo.
—Ammettere che cosa?
—Che ti piace, caro Freddie. Sta accadendo tutto un po' come Ver e Deacy. Eppure non ti facevo così romanticone, sei sicuro di stare bene, caro?—dissi, sfottendolo.
—Smettila di metterla così. Non sono io che l'ho voluto. —protestò.
Battei le mani sul tavolo.—Ed è proprio questo il punto. L'amore non guarda in faccia a nessuno, Freddie. Nessuno ha voluto l'amore, e nessuno lo può respingere. È inutile incolpare gli altri. Per quanto riguarda Mary, non la conosco ai livelli di Veronica, ma puoi stare tranquillo. Al momento non c'è nessuno che ti sta mettendo i bastoni tra le ruote.
—C'è quell'idiota di Brian.
Risi.—E allora? Da quel che ho visto, Mary non mi sembra molto interessato a lui. E poi, dovresti parlare direttamente con lui, se lo vedi come una minaccia. Ma credo che si renderà conto di tutto ciò e te la lascerà. Scusa se interrompo i tuoi pensieri amorosi verso Mary, ma, perché hai deciso di parlarne con me?
Si tormentò i capelli, massaggiandoseli vivacemente.—A dir la verità, ne ho parlato anche con Roger, ma non è che abbiamo approfondito molto questo discorso. Io ti vedo più pratica nell'argomento.
—Pratica? Io non ho nulla di più di Roger.
—A proposito di Rog. Ma tu e lui…Insomma…
Lo guardai diffidente.—Cosa, Freddie?—mostrò un sorriso a trentadue denti.—Cosa vuoi dire, Freddie?—continuai, alzandomi dal tavolo.
—O mio Dio, l'avete fatto?
Andai vicino a lui e gli tirai i capelli.—Togliti dalla mente queste idee assurde, brutto pervertito. E anche se fosse così, non lo direi mai ad un coglione come te, ci siamo intesi?
Tra un mugolio di dolore e l'altro, disse—Va bene, lascia i miei poveri capelli, ora.
Lasciai la presa.—Rose, senti. Tornando al discorso di Mary, cosa potrei fare?
—Io credo che il metodo "cena solo tra noi due" può funzionare anche nel vostro caso, ha funzionato con Roger e con John , non vedo perché non ci sia una possibilità tra voi due.
—Non ci baceremo mai al primo appuntamento.
—Non ho detto questo.—guardai la macchinetta di caffè sulla cucina.—Hai fatto colazione o vuoi qualcosa?
—No, è meglio che me ne vada.—si alzò dalla sedia.—Grazie, Rose, mi hai dato tanti consigli preziosi. Ah, Roger mi ha detto di darti questo.—lasciò "Amore e Psiche" sul tavolo.—L'ha finito proprio ieri sera.—soggiunse.
—Okay, ringrazialo da parte mia.
Andammo verso la porta.—Fa freddo fuori, copriti bene.—gli dissi, sfottendolo.
—Sì, mamma.—disse ed uscì.

Freddie rimarrà sempre la persona più misteriosa e pazza che abbia mai conosciuto nella mia vita.
Non sono mai riuscita a comprendere cosa gli frullasse nel cervello, ma io lo consideravo non solo un grande amico, ma una di quelle persone che non ti abbandoneranno mai, neanche per la più grande sciocchezza della vita.
E anche lui si era innamorato. Anche lui ora aveva una persona che gli faceva togliere il respiro appena la vedeva.
Era abbastanza buffo, ripensando a tutte quelle volte che mi negava i suoi sentimenti per Mary, e in quel giorno era venuto alle otto di mattina per parlarmene.
Sentii poi il campanello risquillare. Mi alzai dalla sedia, sulla quale ero seduta, e, come prima, andai subito ad aprire.
—John! Ma dove sei stato?—urlai, appena lo vidi sullo stipite della porta.
Aveva uno sguardo abbastanza stanco e spossato. Da sotto il suo cappotto, intravidi che aveva gli stessi indumenti di ieri.
Mi ignorò completamente, dopo un cenno del capo, e andò verso la sua camera.
Chiusi la porta di casa e lo raggiunsi.
Si era disteso sul letto. Se prima era snervato, in quel momento mostrava un senso di preoccupazione.
Mi sedetti sul letto accanto a lui.—Si può sapere che fine hai fatto? Mi sono preoccupata a morte, te ne rendi conto?—protestai.
Lui si alzò, ma senza ancora proferire parola.—John, devo preoccuparmi seriamente o mi dici cosa cazzo è successo?
Mi guardò ansioso. Come se avesse appena compiuto la peggiore delle cose.—Devi sempre sapere cosa diamine faccio?
—No. Ma sai, è da ieri che sei sparito, ed essendo tua sorella è probabile che mi prenda un bello spavento, non ti sem…
—Ho passato la notte con Veronica, contenta?—alzò la voce all'improvviso.
Rimasi a fissarlo con uno sguardo da pesce per un po'.
Rilassai, poi, i muscoli della faccia, quando aggiunse—Non so cosa mi sia preso, ultimamente sto facendo un mucchio di cazzate.
Cominciò a guardare per terra.
Momenti di silenzio susseguirono, e lui si mostrava più agitato che mai.
Gli misi le braccia al collo.—Perché ce l'hai con te stesso?—gli mormorai.
—Perché? Hai capito cosa ho appena fatto a Veronica o hai bisogno che te lo ripeta?
—Stai cominciando ad essere ridicolo. John, capisco che questi sono argomenti, come dire, abbastanza delicati, in cui io dovrei farmi da parte e rimanere muta, ma credo che non sia successo niente di grave, se vuoi il mio parere. Parlo di te. Se l'avesse presa male, Veronica, ti avrebbe già buttato di casa.
Lui sospirò.—Non lo so, Rose. Io questa cosa la vedo abbastanza infantile.
—No, John. Se la pensi così, non hai capito niente. Hai bisogno che te lo dica in arabo che voi due vi amate? Non c'è nulla di cui vergognarsi.
Sospirò silenziosamente, guardandomi seriamente preoccupato.—Promettimi che non lo dirai a nessuno, nemmeno a Roger.
Annuii.—Te lo prometto.
Lo strinsi per un altro po' a me, poi lo lasciai, andandomene in camera mia.
Mi chiusi la porta dietro e mi gettai sul pavimento.
Cosa pensare di quel momento? Nulla.
Solo fare un'altra promessa: non sarei più interferita nella loro relazione. Si amavano, cosa c'era di sbagliato?

Quel pomeriggio uscii.
Fortunatamente era domenica, il che significava niente lavoro.
Ma la biblioteca era aperta, così decisi di andarmene lì, anche perché dovevo riconsegnare "Amore e Psiche".
Una buona camminata non poteva farmi di certo male, era anche da due giorni che la neve si era presa una pausa.
Feci prima una sosta alla caffetteria sotto casa e comprai il solito Cookey.
Se avevo deciso di smaltire qualcosa, comprare un biscotto ad alto contenuto di calorie non aiutava per niente.
Sì, la coerenza era il mio punto forte.
Mentre passeggiavo, anche un po' sovrappensiero per tutto quello che era accaduto in mattinata, qualcuno mi diede una pacca sulla schiena, facendomi trasalire.
—Ehi! Dove vai di bello?—disse Roger, con una sigaretta infilata tra le sue labbra.
—Sei un brutto stronzo, capito? Che modi!—mi lagnai.
Lui, per tutta risposta, ridacchiò.—Oh, avanti. Meno male che ci siamo incontrati.—disse.
—Sempre in questi modi barbari, non è vero?
Dopo aver infilato l'ultimo boccone del biscotto, mi prese la mano.—Meglio così, visto che avevo intenzione di passare tutto il pomeriggio con te.
—Mi dispiace deluderti, ma credo che sarà per un'altra volta. Sto andando in biblioteca.—spiegai.
—Perfetto, vengo con te.
—Ma se non sei mai entrato in una biblioteca in vita tua!
—Non credo di avertelo mai detto e comunque voglio andare per quella ricerca di biologia.
Mi fermai, sorpresa, in mezzo al marciapiede.—Quale ricerca?
—Caratteri ereditari? Mendel? Mercoledì? Ricordi adesso?
Di colpo ricordai la ricerca assegnataci per mercoledì. Sbuffai.—Addio letture rilassanti.
—Guarda il lato positivo, nulla ci potrà dividere questo pomeriggio.
—Stai cominciando ad essere morboso, e si dà il caso che questo pomeriggio lo volevo passare con Liam.
—Sto cominciando a non sopportarlo più, quello lì.
—Non ti è mai piaciuto dal primo momento che l'hai visto. Sei un tipo molto geloso, tu.—gli diedi un pizzicotto sulla guancia con la mano libera non appena lui si imbronciò.
—Cosa c'è di male? La gelosia aiuta, lo sai?
—Sì, come no.—risi e gli tolsi la sigaretta dalla bocca, infilandola nella mia.
Feci un bel tiro.
—Tu fumi? Perbacco, questa mi era sfuggita.—commentò.
—Non sono una fumatrice, che sia chiaro. Ho provato altre volte. Non so quante  ne fumi tu al giorno.
—Mah, non so la mia media precisa, ma qual è il tuo problema?—mi sfilò la sigaretta, la buttò per terra e mi fece fare un piccolo casqué, baciandomi.—Ora non ti piaccio più?
Quando tolse le sue labbra dalle mie, mi guardò soddisfatto.—Ma che cazzo hai da ridere?—dissi io.

Arrivammo in biblioteca poco dopo. Essendo un tipo abbastanza rumoroso e non abituato, dovetti zittire Roger più volte.
Dopo aver trovato un grosso librone che ci serviva per la ricerca, ci sedemmo, cominciando a leggere e a prendere appunti su un blocchetto che aveva lui. Mi disse una volta che gli serviva se gli sarebbe venuta l'ispirazione all'improvviso.
Ma mentre eravamo nel bel mezzo della Legge della segregazione di Mendel, qualcuno mi diede una gomitata. Era Liam.
Lo salutai mimandogli un "ciao", lui fece altrettanto, ma non con Roger, che si scambiarono entrambi i saluti con un cenno del capo
"Cosa leggete?", mosse solamente le labbra.
"Ricerca", risposi.
Prese un foglietto che aveva in mano e ci scribacchiò sopra qualcosa.
Me lo lasciò accanto e si alzò, agitando la mano.
Presi il foglietto e lessi:
Martedì ore 20.45
Cromwell Rd. N. 4604

Nascosi il biglietto nella borsa che avevo appeso sulla sedia, prima che Roger avrebbe potuto leggerlo.
E infatti non tardò a sussurrarmi:—Che ha scritto?
—No, nulla. Mi ha consigliato un libro, ma non lo prenderò ora.
Rimasi a guardarmi un po' sospettoso, ma io prontamente misi gli occhi sul libro, indifferente.
Continuammo a prendere appunti, o meglio, lo fece lui perché io ero troppo occupata a capire il perché di quella cena.
Sì, era vero che lui non sapeva che io fossi fidanzata, ma una cena io e lui da soli era un po' troppo sopra le righe.
Cercai di distrarmi, ma più lo facevo, più i dubbi mi assalivano.

Spazio Autore: siiii mi avete dato per dispersa, ma ora sono tornata.
Okay, questo è uno dei capitoli più stupidi che abbia mai scritto. Credo si salvi solo la parte di Freddie perché per me lui e Mary rimarranno la coppia più bella, non credete?
Mi scuso nuovamente per il ritardo. Intanto voi potete lasciare recensioni… Sempre se vi va.

  
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