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Autore: Nirvanavita    29/12/2014    2 recensioni
La mia storia, un anno passato a combattere due demoni: anoressia e depressione.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ogni volta che accendo la televisione, leggo un libro, ascolto una canzone o più semplicemente discuto con qualcuno, l'argomento non è mai l'anoressia o la depressione. Per questo motivo ho deciso di scrivere una testimonianza, affrinchè la mia esperienza possa essere di conforto a chi sta combattendo queste terribili malattie (ho utilizzato questo termine consapevolmente, perchè per quanto molti vogliano negarlo, queste sono malattie) e d'esempio di modo che nessuno le sperimenti in prima persona. Tutti noi conosciamo i sintomi della febbre: mal di testa, nausea, innalzamento della temperatura corporea, stanchezza, affaticamento etc... Tutti noi ci accorgiamo pressochè subito di averla e conosciamo i rimedi. Questo, purtroppo, non succede a coloro che sono affetti da depressione ed anoressia. La tendenza è ignorare ogni minimo campanello d'allarme o scambiarlo per altro: "oggi salto pasto, non mi sento molto bene", "non ho voglia di uscire, magari domani", "ho mille cose da fare, mangerò dopo". Ecco, queste sono alcune delle frasi che ho pronunciato per circa un anno. All'apparenza possono sembrare innocue. In realtà non è così: con il tempo sono diventate un vero e proprio pericolo. Altrettanto comuni sono gli esempi che i miei genitori mi facevano ogni volta che non toccavo cibo: il principale era quello della macchina che, priva di carburante, non si sarebbe mossa. Inutile dire quante volte ho ignorato questa piacevole storiella. Tuttavia la cosa più difficile da capire non sono tanto i sintomi (quelli prima o poi si manifestano, solitamente tardi) quanto la causa. Dopo un anno di depressione con conseguente anoressia la sfida più grande è stata capire perchè mi sono ridotta ad aver preso quasi dieci chili. Nel mio caso la risposta è arrivata: l'amore. Ebbene sì, il primo innamoramento con conseguente rifiuto è stato fatale. Ero una ragazzina senza esperienza, con la testa farcita di romanzi e scene sentimentali a dir poco perfette (in termini di finzione), che credeva davvero nella potenza di un sentimento. Mi sono imbattuta per puro caso in un ragazzo che inizialmente non mi interessava ma che nel giro di un mese sarebbe diventato il mio mondo, la mia anima e la mia esistenza. Vivevo per lui, per un bacio, una carezza, un gesto, una parola. Tutto ciò che faceva ai miei occhi appariva perfetto. Passavo le giornate pensando solo a lui, guardavo il telefono in continuazione e non me ne separavo mai, nella speranza che mi scrivesse qualcosa. Alle volte saltavo scuola ed andavo nella sua università con la speranza di passare cinque minuti in sua compagnia. Quando potevo il pomeriggio lo passavo nei dintorni di casa sua (a circa 50 minuti da dove abito io, dovevo raggiungerlo con il treno e poi con un autobus) credendo fermamente di riuscire ad incontrarlo. Fino a qui tutto può apparire idilliaco. La verità è che il mio incubo era appena cominciato. Lui era poco più grande di me ma lezioni dalla vita ne aveva imparate fin troppe. Io per lui ero una tappa buchi, un momento di svago tra lo studio e gli scout, niente che valesse la pena di essere considerato. Era il tipico "ragazzo invisibile": non scriveva/chiamava mai, dovevi cercarlo e alle volte spariva nel vero senso della parola e non potevi mai farci affidamento. Peggio del peggio non aveva mai una parola gentile per me e si sentiva male al solo pensiero di considerarmi "la sua ragazza". La sua definizione preferita (del tutto discutibile) era "amica con benefici". Sulle prime ammetto di non averla mai capita e di aver sperato che il tempo potesse aggiustare le cose e farlo innamorare di me. Errore più che fatale. Il tempo, nel mio caso, è stato il nemico numero uno. Fin dal primo appuntamento lui mi aveva confidato di voler andare a studiare all'estero e quindi a settembre sarebbe dovuto partire. Nella mente di una ragazzina romantica si è subito consolidata l'idea che avremmo potuto stare insieme anche a distanza, in fondo se c'è l'amore c'è tutto. Non è esatto. Quello che è sempre mancato non era l'affetto ma la voglia di impegnarsi. I tira e molla frequenti non hanno di certo aiutato. Per stare con lui ero pronta a fare qualsiasi cosa, persino ingoiare enormi rospi. Uno è stato sicuramente la sua laurea (un mese senza sentirci, sì, proprio così), alla quale non mi aveva nemmeno invitata. Il secondo il campo scout, durante il quale il mio ruolo era quello di amica con cui sfogarsi. Il terzo la vacanza che aveva deciso di farsi da solo, senza nemmeno considerarmi. Arrivò il fatidico settembre e, insieme a questo, anche l'ultima sera in cui lui era in Italia. Fu davvero meravigliosa (ne sento la nostalgia ancora ora, nonostante tutto): io e lui, da soli, una mia poesia e le mie copiose lacrime. Raggiunsi comunque il mio obiettivo: rimanere insieme. Altro immenso sbaglio. Ci sentivamo una volta alla settimana, quando lui poteva, o meglio voleva. Inutile dire quanto quel momento fosse per me importante: trascorrevo tutta la settimana pensando all'argomento del quale avremmo parlato, ai sorrisi, alle risate eanche alla nostalgia, sempre più forte. Ogni tanto mi ritrovavo sola e piangevo perche mi mancava disperatamente. Avrei voluto che mi chiamasse più spesso. Alle volte anche quando mi diceva che mi avrebbe chiamato, mi faceva rimanere delle ore davanti al computer, con Skype acceso, sperando e supplicando il cielo, finchè non mi scriveva che non sarebbe riuscito a chiamarmi e rimandava al giorno dopo. Ovviamente la scena si ripeteva. Più il tempo passava più la nostalgia si faceva forte. Così decisi di raggiungerlo per un weekend all'estero. Fu meraviglioso, la vacanza più bella che avevo mai fatto, fino a che lui, accompagnandomi a prendere il treno del ritorno mi disse "E' stato bello però potevi anche non venire." Dopo questa frase qualunque persona gli avrebbe come minimo tirato un ceffone. Non io. Avevo fatto dei sacrifici enormi per essere lì con lui: a partire dai soldi fino ad arrivare alle continue suppliche rivolte ai miei genitori per lasciarmi andare. In tutto questo arco di tempo, tra le continue cattiverie che ricevevo gratuitamente da lui e la maturità, non mangiavo quasi mai e mi sentivo continuamente triste ed infelice. Il momento peggiore fu la fine della nostra storia, da lui voluta, in quanto aveva trovato una ragazza in erasmus con la quale potersi divertire all'estero. Non mi ha mai detto nulla lui direttamente, ogni cosa, compresa la nostra rottura, la sono venuta a sapere da terzi. Vorrei sottolineare il fatto che il primo ad accorgersi della mia anoressia fu proprio lui! Nonostante ciò sembrava che la cosa gli pesasse così dopo le prime attenzioni (come chiamarmi o portarmi una tavoletta di cioccolato) arrivò la completa indifferenza. Furono mesi terribili per me: il conflitto con il cibo si fece sempre più profondo e non riuscivo a non pensare al ragazzo che amavo che teneva tra le braccia un'altra. L'amore mi stava letteralmente consumando: piangevo sempre, uscivo a fare lunghe passeggiate da sola nei luoghi in cui eravamo andati assieme, non dormivo, non riuscivo a concentrarmi, non avevo la forza per fare nulla. Mi sentivo un vero e proprio automa, ero arrivata al punto di odiarmi. Non riuscivo a farmente una ragione ed ancora speravo che le cose si sarebbero aggiustate e che lui sarebbe venuto a salvarmi. Ero arrabbiata con il mondo e con me stessa: volevo cambiare, cancellarmi, ricominciare ma tutti i ricordi e soprattutto l'amore mi spingevano in un baratro profondissimo. Le notti in cui riuscivo a dormire sognavo di trovarmi in un profondo pozzo, buio e sporco. Provavo ad arrampicarmi ma ogni volta scivolavo e precipitavo sempre più in fondo, fino a non vedere più la luce. I rapporti con la mia famiglia peggiorarono in maniera drastica: soffrivano tutti nel vedermi così ma quel dolore si trasformava in rabbia. Il giorno in cui non riuscii ad ottenere l'erasmus minacciai tutti di andarmene e mia madre mi mise fuori di casa. Trovai rifugio da mia nonna, dove provai a riprendermi e continuare gli studi. Il mio tentativo naufragò la sera in cui, trovandomi nel posto sbagliato, al momento sbagliato, il mio ex mi presentò la famosa amica con cui si divertiva definendola "la sua ragazza", cosa che, come ben sapete, non aveva mai fatto con me ed io ci avevo sempre patito. Il mese successivo all'incontro le cose peggiorarono al punto da recarmi da una iridologa in cerca di una soluzione. La trovai: questa, infatti, mi consigliò una terapia a base di fiori di Bach, naturale ed efficace. Ogni volta che avevo un attacco di pianto o rabbia, queste mi avrebbero aiutato a reprimerlo. Fu l'inizio della mia completa ripresa: la mia vacanza a Londra andò splendidamente (le gocce, sempre in tasca, funzionarono alla grande!) e continuai a stuidiare. A settembre ho preso la decisione migliore della mia vita: cambiare facoltà. Questa volta però non avevo cambiato solo percorso di studi: ero cambiata io. In tutti quei mesi passati a soffrire avevo capito molte cose, prima fra tutte che bisogna volersi bene (grazie nonna!). Inoltre che i propri obiettivi vanno perseguiti e che nessuna distrazione deve frapporsi tra me e la mia meta e che il sano egoismo premia. Così ho iniziato l'università con grande forza. Per quanto riguarda il mio ex ho letteralmente iniziato ad ignorarlo fino a pochi giorni fa: siamo amici e questo va più che bene. Ho provato ad avere una nuova relazione ma evidentemente non era ancora il momento giusto. Ora sono guarita: la propria forza, la famiglia e gli amici sono la vera cura. Bisogna dimenticarsi del passato e guardare solo il futuro perchè conta solo quest'ultimo nella vita. Siate orgogliosi di quello che siete e degli sbagli fatti perchè senza questi non avreste mai imparato la lezione. La mia esperienza è la mia attuale forza. Sono cambiata, è vero, ma in meglio. Adesso non mi batte più nessuno. Questo scritto è dedicato in primis al mio ex, nella speranza che capisca quanto una persona può far male anche senza accorgersene. E' dedicato anche al ragazzo che non mi ha mai capita: forse questo ti aiuterà. Inoltre ringrazio famiglia ed amici, unici ed insostituibili. Ps: io sono super felice, riocordatelo.
  
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