Desideri irrealizzati
Osservando
Astoria placidamente accomodata su una poltrona, davanti al camino del
salotto
di Villa Malfoy, Draco si ritrovò a riflettere sui suoi
sentimenti per lei.
Era
innamorato di sua moglie.
L’aveva
conosciuta a Hogwarts, presentatagli dalla sorella, sua compagna nella
casa
Serpeverde, quando era poco più che una bambina curiosa e
gaia.
L’aveva
amata quando, anni dopo, aveva mostrato di comprendere e condividere la
sua rinuncia
agli ideali purosangue con cui entrambi erano cresciuti a favore di una
mentalità più tollerante, profondamente cambiati
dalla guerra e dai dolori e i
lutti che erano stati causati in nome di quegli ideali.
L’aveva
sposata, perché non riusciva a immaginare una vita di cui
lei non facesse
parte.
Ma quei sentimenti di cui era così
sicuro erano costantemente messi in discussione dall’altra, che non riusciva ad accettarli,
che non poteva fare a meno
del suo amore per lui, che si struggeva nella consapevolezza di non
essere
ricambiata.
«La
sposerai, dunque.»
«Certo. La amo.»
«E
a me, che ti amo e ti amerò sempre, non ci pensi? Chi
assisterà il mio cuore
infelice, quando giorno dopo giorno la vedrò con te,
sorridente e appagata?»
Non ne
aveva mai parlato con sua moglie; sapere l’avrebbe distrutta,
non si sarebbe
risollevata. Sarebbe stata sempre attenta a non causarle dispiaceri
mostrandosi
insieme al marito, si sarebbe sentita perennemente in colpa, non
avrebbe
sentito di meritare più quell’amore per cui lei
soffriva.
Astoria non l’avrebbe mai saputo; né lui
né lei gliel’avrebbero mai detto.
«Lei
sa?»
«Non le ho confidato i miei sentimenti
per te, neanche quando l’ho vista innamorarsi. Le voglio
bene, dopotutto. Non
le farei mai del male.»
«Neanche
io.»
Doveva
essere rimasto a fissarla per un po’, perché la
donna si accorse di quello
sguardo insistente e lasciò la lettura in cui era impegnata
per osservarlo
incuriosita.
«C’è
qualcosa che non va?»
«Scusami,
ero sovrappensiero. Ma va tutto bene, non preoccuparti»
rispose Draco, e la
rassicurò con un sorriso.
Astoria
considerò il suo viso ancora per qualche attimo, prima di
credergli. Poi si
alzò dalla poltrona in cui sedeva comodamente per
avvicinarsi a lui.
«Vado a
controllare gli Elfi Domestici. Verrà la mia famiglia oggi a
pranzo, ricordi?
Non vedo l’ora di annunciare loro il motivo per cui li
abbiamo invitati!» gli
comunicò entusiasta, dandogli un bacio prima di allontanarsi
e lasciare la
stanza, diretta verso la cucina.
Draco prese
il posto precedentemente occupato dalla sua consorte sulla poltrona.
Vedeva con
gli occhi il fuoco che bruciava di fronte a sé, ma la mente
era altrove.
Verrà
la mia famiglia oggi a pranzo,
ricordi? Ricordava,
ovviamente.
La sua
famiglia. Lei, nella sua famiglia.
Il
suo tormento quotidiano.
Non poteva certo dimenticare che anche
quel giorno sarebbe stato costretto a incrociare gli occhi invidiosi e
afflitti
di lei, desiderando, impotente, di poter fare qualcosa
perché stesse meglio.
«Perché
non inventi una scusa per
evitare questi pranzi di famiglia?»
«E
rinunciare a quei pochi momenti in cui posso vederti, sebbene al fianco
di
un’altra?»
«Perché
ti condanni a soffrire così?»
«Ti
amo. E questa non sarà mai una sofferenza di cui potrei
pentirmi.»
Ogni volta che
era invitata a casa sua,
cercava un momento per stare da sola con lui. Si accontentava di poco,
ma non
ci rinunciava mai. Pochi momenti in cui non mancava di ricordargli i
suoi
sentimenti, lontana da orecchie che non avrebbero dovuto sentire quelle
brevi
conversazioni sussurrate.
«Mi
hai seguito? Torna di là, dalla tua
famiglia.»
«Vorrei che la mia famiglia fossi tu.»
«Questo non è possibile, lo sai.»
«L’impossibilità
di realizzare il mio desiderio non mi fa desistere dal sognare che
diventi
realtà.»
«Non
provare mai più a baciarmi!»
«Scusami.»
«Io
desidero solo mia moglie.»
«Eri
mia amica e vorrei che continuassi
a esserlo.»
«Io vorrei essere molto più che una tua
amica.»
«Io non lo voglio.»
«Non
m’importa. Permettimi solo di desiderarlo.»
«Sarà
sempre così? Tu che continui a
stare male per me?»
«Non
so cosa inventarmi per fare a meno di te, per impedirmi di
desiderarti.»
Quando
un Elfo lo informò che gli ospiti erano arrivati e avevano
superato il cancello,
si alzò, indossando un sorriso cordiale, e si diresse verso
l’ingresso. Aprì la
porta di casa sua, rivelando il più amorevole dei sorrisi di
sua cognata.
«Ciao Draco.»
*
«Astoria
ed io abbiamo un annuncio da farvi. Vi abbiamo riuniti tutti qui per
dirvi che
tra qualche mese nascerà il nostro primogenito. Siamo molto
felici e non
vediamo l’ora di diventare genitori.»
Tanti
sorrisi gioiosi, parole di congratulazioni e il rumore di un bicchiere
che
cadeva, non più sorretto da una mano sconvolta.
«Perdonatemi,
deve essere l’emozione. Sono così contenta per
voi!» La donna si alzò da tavola
e corse ad abbracciare sua sorella.
Per tutto il tempo, non smise mai di
guardare lui.
«Mi
dispiace.»
«Ti dispiace solo di vedermi piangere,
in solitudine.»
«Hai sempre saputo che amo mia moglie.
Non potrei mai essere dispiaciuto di formare una famiglia con
lei.»
«Avresti potuto averla con me.»
«Non l’ho
mai desiderato.»