04/2008
Ecco che accanto mi scivola piano
e con l’artigli m’agguanta le membra,
come una bestia di carne affamata
che del mio corpo ha preso possesso.
Non m’è concesso più motto, ma tremo:
tesa è la pelle, esangue il respiro.
Presa dall’inesorabile morsa,
più non comprendo le cose d’intorno.
Non v’è linguaggio che esprimere possa,
né la parola, né frase infinita.
Solo il mio fegato il fuoco corrode
e l’adrenalina precede il passivo.
La gente mi parla: chi sente? chi ascolta?
la bocca si schiude e mi par di sentire
il gusto di fragola sotto la lingua,
convinta che sia il sapore tuo vero.
La morsa si stringe e mi prende un orgasmo,
ché faccio l’amore con l’amore stesso.
E poi, lentamente, via via, s’allontana:
su un letto di fragole resto distesa.