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Autore: LallaMatta4e    13/11/2008    0 recensioni
"-Sei rossa- commenta lui, con un sorriso compiaciuto sul volto.
-Magari perché un uomo di fronte a me è così scortese da farmi arrossire- ribatto io, reggendo a fatica il suo sguardo.
Maledetto lui e i suoi dannati occhi azzurri.
-Non sai che per conquistare una donna occorre farle mille complimenti?- mi sussurra all’orecchio.
Okay. Adesso basta. Che gran faccia tosta che ha. Ma come si permette? Non ce la faccio più.
Resto zitta, guardandolo in tono di sfida.
Non ci riuscirà. Non riuscirà a farmi abbassare lo sguardo. Non riuscirà a farmi arrossire. Non…
Troppo tardi. Non so come, ma mi ritrovo la sua bocca sulla mia.
Maledetto… in questi due secondi ne ha approfittato per…
Ma non voglio fermarlo. Strano da dire, ma mi piace. Non mi viene spontaneo bloccarlo oppure staccarmi da lui. Anzi, resto lì. Attaccata a lui con la bocca, con il respiro affannato."
dal capitolo cinque.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Da oggi ci sarà anche Luca. Il famoso Luca. “Il ragazzo che se ne intende” come ha detto Silvio. Dovrebbe avere fiducia in lui. Dovrò prendermelo in simpatia. Si sa mai che un giorno… Okay. Niente strane idee. Non pensiamo già a queste cose. Adesso basta pensare a lui da questo punto di vista. Anzi, spero proprio che sia un cesso. Basso, grasso, brufoloso, con gli occhiali e, addirittura, più inganfito di me (il che è tutto dire).
Questa mattina ho deciso di arrivare in ufficio un po’ prima delle otto. Lui arriverà di sicuro per le otto, se non più tardi.
Così alle sette e quaranta sono all’entrata, davanti alla faccia assonnata di Luisa.
-Dormito bene?- la stuzzico io.
-Per niente. Ieri era il compleanno di mio fratello e siamo stati fuori fino alle due di notte- mi racconta Luisa.
Io allargo gli occhi, sbalordita. –Spero vi siate divertiti-.
-Sì, almeno quello- mi sorride lei
-Comunque- dico io –volevo chiedere… sai per caso a che ora viene quello nuovo?-.
-Chi?- chiede lei –Luca?-.
Io annuisco, con disinvoltura. Devo sembrare tranquilla, rilassata, come una cosa assolutamente normale.
-Ah- afferma poi –Silvio non mi ha detto niente. Però penso per le otto come tutti-.
-E in che ufficio starà?-.
-Nel vostro. Tuo e di Angela- mi risponde lei –ieri ho aggiunto la nuova scrivania e il computer. Sono davvero carini-.
Non può essere vero. Non deve essere vero. Proprio da noi doveva stare? Con tutte le stanze che ci sono! Proprio nella mia?
-Okay- chiudo io –grazie mille-.
-E di cosa?!- esclama Luisa.
Io le sorrido soltanto, poi mi volto e mi dirigo barcollante verso l’ufficio che da oggi non sarà solo mio e di Angela.
Appena entrata, mi guardo attorno. Soprattutto guardo la sua scrivania. E’ nuova di trinca, con un computer che sembra più bello del mio. Non è giusto. Quando io sarò ad aspettare che si accenda, lui sarà già alla pagina di Google. E poi, esteticamente è stupendo. Schermo piatto, tastiera nera e mouse senza fili. No! Lo voglio io! Adesso vado da Silvio e protesto. Il mio pc non ha lo schermo piatto, ha una tastiera gialla scolorita e il mouse è vecchissimo. Che pena.
Mentre sono intenta a curiosare i vari cassetti (purtroppo vuoti) della scrivania, sento un rumore dietro di me.
Oddio.
Mi volto, tremante. Non dirmi che è lui…
Ed eccolo. E’ lui. Luca. Quello nuovo. E’ lì, di fronte a me che mi sta guardando strano. Alto, magro, capelli corti mori, con gli occhi azzurri. Porta gli occhiali. Ma non gli stanno male. Affatto.
-Oh- dice lui, in imbarazzo –scusa. Non credevo ci fosse qualcuno…-.
-Non… non fa niente- balbetto io, diventando rossa come un pomodoro.
Lui fa un leggero cenno col capo.
-Ehm- borbotto. Devo cambiare argomento, come se niente fosse. –Comunque io sono Veronica-.
-Sì, me l’ha detto la ragazza all’entrata. Come si chiama? Luisa?-.
Wow. Si è già dimenticato come si chiama? Ma se l’avrà vista cinque minuti fa?
Io annuisco. –Sì, Luisa-.
Lui resta silenzioso.
C’è una pausa terribilmente imbarazzante.
Poi mi guardo intorno sconcentrata. Oh, Santo. Sono seduta sulla sua sedia, con i cassetti della sua scrivania aperti. Oddio. Che faccio? Dico che la sua scrivania è la mia? No, vede i mie fogli. E poi lo verrà sicuramente a sapere.
-Mi avevano detto che c’era anche un’altra, oltre a te- dice lui, distrattamente.
-Sì, infatti- rispondo io –si chiama Angela. Ma non è ancora arrivata-.
Lui resta assente, annuisce soltanto.
Certo che me lo aspettavo diverso questo Luca. Pensavo fosse un ragazzo pimpante e allegro… E invece mi sembra così distante.
Resto a fissarlo ancora un po’ mentre sta lì, davanti alla porta che si guarda attorno con aria curiosa.
Okay. Ora devo dirglielo. Ma come?
“Ah… scusa… questa in realtà è la tua scrivania… mi ero seduta qui un attimo…”. No, non potrebbe andare. Poi mi guarderebbe come se fossi un’aliena. E di sicuro non è un buon inizio.
-Scusa- dice lui –qual è la mia scrivania?-.
Non posso farlo. Non posso dirglielo.
E invece devo.
Bene. Calmati. Non si arrabbierà. Sarà semplice, una leggera scrollata di spalle e via…
Senza avere il coraggio di dire qualcosa, indico il banco davanti a me con un senso di colpa incredibile.
Lui resta zitto e inarca la sopracciglia destra. Di sicuro starà pensando “Che fa ‘sta qua alla mia scrivania?”.
Io non dico niente. Abbasso lo sguardo, soltanto.
Lui si avvicina a me, silenziosamente.
Quando rialzo lo sguardo, me lo trovo a due metri da me.
Non so che dire. Non so cosa fare. Quei suoi occhi color cielo mi stanno mettendo nel panico. Non riesco a reggere e così riabbasso il viso. Mi sento una merda.
-Posso?- chiede lui, indicando il suo posto.
Io annuisco, vergognandomi. Dopodichè mi sposto, e mi avvicino alla mia scrivania che è imparte alla sua.

Per tutto il giorno non ci siamo più rivolti la parola.
Lui era così indaffarato: usava il computer, usciva dalla stanza, rientrava, riandava al computer… Sempre così.
Quindi anche volendo, non avrei potuto parlargli. Anche se non mi è nemmeno passato per la testa. In effetti anche io ero abbastanza occupata. Soprattutto mi scervellavo per trovare un’idea per quella maledetta pubblicità… Ma purtroppo, non mi è venuto in mente niente. Ho chiesto anche ad Angela, ma pure lei era nelle mie stesse condizioni.
Oggi Sofia l’ho vista solo un paio di volte durante la pausa pranzo e basta. Anche lei era sempre presa dalle sue cose. O era al telefono, o parlava con Filippo… Insomma. Oggi penso che sia stata una giornata abbastanza lavorativa per tutti. Così alla sera, quando arrivo a casa, mi butto sul letto. Non ho nemmeno la voglia di farmi la cena. Sono le otto e non ho fame. Decido di accendere lo stereo. Non so perché, ma ho voglia di ascoltarmi il cd di L’Aura. E così faccio.
Mentre va la musica, prendo il libro che avevo sul comodino. Sono arrivata quando Emma scopre che lo sconosciuto dell’aereo è il suo capo.
Ogni tanto mi scappa una risatina mentre volto le pagine.
E’ sempre così. Quando leggo un libro che mi appassiona mi capita sempre di ridere, piangere oppure rimanere delusa. E tutti i libri di Sophie Kinsella sono semplicemente fantastici!
Quando richiudo il libro, mi accorgo che sono le undici. Oddio: ho letto per tre ore!
Meglio andare a dormire.
Mi infilo sotto le coperte e spengo la luce.
Ma non riesco ancora a chiudere gli occhi, che sento che il mio cellulare sta squillando.
Guardo il numero: sconosciuto.
Chi sarà?
Rispondo con la voce assonnata.
-Ciao Veronica!-. Incredibile. E’ Luca. –Scusami se ti chiamo a quest’ora, ma ho trovato per terra alcuni tuoi fogli-.
-Sei ancora in ufficio?- chiedo io, stupita.
-Sì… avevo parecchie cose da sbrigare- risponde lui -comunque… sono… ehm… penso siano degli appunti per la pubblicità che dovevamo creare-.
Oddio. Sono degli scarabocchi.
-Sì. Ma non preoccuparti, penso che entro qualche giorno riuscirò a farmi venire in mente qualcosa…- cerco di spiegare, imbarazzata.
-Proprio per questo ti ho chiamata- mi interrompe lui –secondo me, hai avuto delle ottime idee-.
Sta scherzando?
-Ah!- affermo io –non so… a me non sembra…-.
-Vedi- continua lui –magari modificando qualcosa… Ma l’idea sarebbe quella-.
-Ma sono delle cavolate!- faccio io, con una risatina. –ce ne sono di idee migliori!-.
-E invece vedrai che uscirà bene- continua lui, determinato –ne sono più che sicuro-.
-Come vuoi-.
-Poi ne parliamo un’altra volta con gli altri, okay?-.
-Certo. Così vediamo cosa ne pensano…- dico io, con aria di sfida.
E capirà che è una vera cavolata.
-Bene- finisce lui –scusa ancora per l’orario…-.
-Niente- rispondo io, pronta.
-Ci vediamo domani!-.
-Sì, ciao!- lo saluto io.
E così chiudo la chiamata.
Adesso spengo il cellulare. Voglio dormire.
  
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