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Autore: vegeta4e    29/12/2014    4 recensioni
Haytham e Connor sono alla ricerca di B. Church, colpevole di aver tradito l'Ordine Templare e di aver sottratto a Washington i rifornimenti destinati all'Esercito Continentale. Il birrificio di New York è palesemente abbandonato e questo piccolo dettaglio obbligherà padre e figlio a collaborare, costringendo il Gran Maestro a lavorare separatamente sia con Charles sia con il figlio. Successivamente Haytham li convincerà a cooperare, tentando di metter da parte l'odio tra Assassini e Templari per raggiungere uno scopo più grande, desiderato da entrambe le fazioni: vincere la guerra contro gli Inglesi.
Ma non sarà questo l'unico intoppo. Torneranno vecchie conoscenze, vecchi problemi che H. Kenway credeva di essersi lasciato alle spalle. A cosa dare la precedenza? Ad una richiesta d'aiuto o a Washington che, battaglia dopo battaglia, sta perdendo sempre più terreno?
Questi eventi coinvolgeranno anche Connor e Charles Lee, nel bene e nel male.
Dal testo:
Charles e Connor entrarono nella sala, notandomi assente e pensieroso.
«Signore? Che succede?» Sospirai nuovamente, premendomi due dita alla base del naso.
«Temo di dovervi lasciare soli nelle prossime missioni. Devo tornare in Europa» annunciai tornando in posizione eretta per darmi un contegno.
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Lee, Connor Kenway, Haytham Kenway, Jenny Kenway
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 24

 

Diedi altri tre pugni alla porta.

Un Templare che prende in prestito un medaglione per aprire una grotta -rischiando di rivelare nozioni in grado di migliorare il Mondo- è uno sporco ladro che merita l'impiccagione, ma un Assassino che ruba il diario personale di un altro individuo è perdonato, poiché lo fa a fin di bene. Spiegatemi il perché.

Ero frustrato come poche altre volte nella vita. «Connor!» Indietreggiai di un passo e sferrai un calcio sperando di abbatterla, fallendo miseramente l'entrata teatrale che mi ero immaginato. In che modo avrei potuto ucciderlo? Sgozzato? Nah. Troppo rapido e indolore, troppo sangue da pulire. Evirato? Gesù, scusami, Holden. Bruciato?.... Merda, Tiio. Impiccato? Un bello spettacolino, mi sarebbe piaciuto vederlo agonizzare mentre il poco ossigeno che aveva nei polmoni lo abbandonava lentamente, ma la corda al collo mi rievocava brutti ricordi. Un colpo di pistola per ogni arto e un quinto in testa? Come sprecare munizioni, non meritava tutta questa considerazione. Avrei sempre potuto ridurlo ad un colabrodo a furia di infilzarlo con la spada. Sì, sarebbe stato anche divertente, tutto sommato, se non per il piccolo dettaglio che mi ricordasse mio padre. Affanculo.

«Smettila di dare colpi» riaprii gli occhi posandoli su Connor, stranamente senza la sua sottana da Assassino. Che qualcuno da lassù preghi per l'incolumità del mezzosangue.

«Tu.. » annullai la distanza con una falcata e lo afferrai con entrambe le mani per la maglia vecchia e sgualcita, spingendolo in casa. «Come cazzo hai osato?!» Gli mollai un pugno sul naso. Vederlo indietreggiare ma non cadere mi mandò in bestia. Ci sono andato leggero, mh? Rimedio subito.

Lo afferrai con rabbia per il colletto e lo spinsi, sbattendolo al muro con forza.

«Fossi in te chiederei aiuto ai tuoi amici spiriti, magari ti preparano un posticino nell'aldilà!»

«Aspetta..» avevo già il pugno chiuso e i muscoli tesi per lo sforzo, ma mi bloccai lasciandolo a mezz'aria. Mi incuriosiva, dopotutto. Era così complicato capire quello che gli passava per la testa, che tappargli la bocca quando voleva parlare di sua volontà era quasi un peccato. «Consapevolezza»

Serrai i denti, ringhiando. «Mi prendi in giro?!» Se sperava di salvare la pelle utilizzando i termini del mio credo si sbagliava di grosso. Avrei scommesso qualsiasi cifra sul fatto che non ne sapesse nemmeno il significato.

«Ho letto spesso questa parola nel tuo diario. Era quello che cercavo» lo guardai severo, senza capire. «Mi dispiace.»

«La tua pietà è l'ultima cosa che voglio» era questo ciò che temevo di più. Odiavo il fatto che gli altri potessero guardarmi con occhio caritatevole solo per ciò che avevo vissuto. Odiavo essere compatito, aiutato, consolato. Odiavo immaginare ciò che la gente poteva pensare di me se solo avesse saputo della mia infanzia felice, e già dicevano peste e corna su mio padre. Dov'è scritto che chi soffre merita la stima e il perdono? Io le meritavo? Non credo. E se qualche prete coraggioso mi avesse purificato l'anima, il merito non sarebbe stato di certo del dolore tipico degli orfani.

«Per tuo padre. Mi dispiace.» Sì, dispiaceva anche a me, ma che avrei dovuto fare? Sbandierarlo ovunque per ricevere le condoglianze da tutta New York? «E anche per te, so cosa vuol dire veder morire un genitore» abbassò lo sguardo.

«Ti è servito a cosa?, mh?» Lo scrollai malamente per risvegliarlo dal torpore. «Adesso ti è più chiaro il quadro della mia vita? Sei stato illuminato sul perché delle mie azioni? Hai capito il motivo per cui sono partito abbandonando questo povero bambino?» Alzai il tono della voce e lo sbattei al muro ancora una volta. «Per quale cazzo di motivo dovrei giustificarmi con te?» Mi faceva male il petto da quanto forte batteva il cuore, e la testa non era da meno, dato che da dieci minuti circa cercava di non assecondare la vocina omicida che mi suggeriva di sgozzare Connor come un maiale. «Che cazzo devo fare con te?!» Urlai «Eh?» Colpii la parete lì dove la tappezzeria era strappata, esattamente ad un palmo dall'orecchio sinistro di mio figlio. Si sforzò di restare impassibile, ma il riflesso involontario delle ciglia parlò per lui.

«Io... Io...»

«E smettila di balbettare come una ragazzina in piena tempesta ormonale» e se avevo immaginato di veder spuntare qualche pugnale pronto a trapassarmi da parte a parte, la reazione di Connor mi fece ancora più male, dato che non solo non l'avevo nemmeno presa in considerazione, ma la rifiutavo con tutto me stesso.

Mi abbracciò. Prima timidamente, poi serrando la presa sulla redingote. Mi trovai stretto a lui, incapace di reagire o pensare. Desiderai ardentemente che si staccasse, perché io non ero in grado di farlo. Picchialo e vattene. Oh, avrei voluto farlo, ma uno strano calore al petto mi impediva di immaginare il ragazzo col naso rotto e un fiume di sangue in bocca. Ah, quanti sentimentalismi. Sto invecchiando.

«Ragazzo, smettila» mi ritrovai a poggiare una mano sul suo petto e a spingere per interrompere quel contatto poco desiderato, ma la stretta di Connor si fece più forte. Aprii la bocca col respiro spezzato «Co-Connor!» Esercitai più pressione più che altro per riprendere a respirare, ma sembrava fossi intrappolato in una trappola mortale. «N-Non… respiro!»

«Mi dispiace, davvero» quel concetto l’avevo capito, giuro.

«Lasciami- grugnii espirando pesantemente. C’era qualcosa che non andava. Avevo notato qualcosa nel tono di voce, troppo teso e acuto rispetto al normale.

Persi definitivamente la pazienza quando iniziò a singhiozzare contro la mia spalla. Gesù, questo è troppo. Gli mollai una ginocchiata tra le gambe senza troppi indugi, costringendolo a piegarsi e a mollare la presa. Indietreggiai affannato fino ad appoggiare la schiena al muro opposto, sconvolto e incredulo per ciò che stavo vedendo.

Con le mani sul cazzo e la testa abbassata, attesi che facesse una mossa, una qualsiasi, per tentare di capire cos’avesse in mente. Deglutii quando alzò il viso, mostrando appena gli occhi gonfi, lucidi e arrossati.

«Cosa diavolo…?» Portai una mano in avanti per calmarlo, ma sembrò quasi che il mio movimento l’avesse snervato. Infatti scattò, ringhiando e afferrandomi il polso con una mano. Mi colse di sorpresa, riuscendo a piegarmi il braccio dietro la schiena e a sbattermi contro il muro, che ebbe un impatto piuttosto violento con il mio naso.

«Ah, merda» istintivamente tirai su, consapevole che ingoiare non fosse esattamente salutare. Sempre meglio che la redingote sporca. «Perché?» Non chiesi altro, poiché quella domanda racchiudeva tutto quello che avevo da dire. A cosa dovevo quella reazione? «Allora?» Non disse nulla, dato che un calcio nelle reni non equivaleva a rispondere.

Soffocai il lamento e tentai di liberarmi, divincolando il polso destro e pregando che scivolasse tra le dita forti e allenate del ragazzo. Sentii l’osso scricchiolare e imprecai, se avesse stretto ancora un po’ me l’avrebbe spezzato come un legnetto secco.

Cazzo, pensa. Pensa a qualcosa o sei fottuto. Pensare? Dio, con quel dolore al braccio mi era quasi impossibile, quindi agii d’istinto. Tirai una capocciata all’indietro, colpendogli in pieno il naso. Sentii il polso libero nello stesso istante in cui Connor emise un lamento, quindi ne approfittai per sgusciare via e correre verso la porta. Era rimasta aperta, per mia fortuna, e mi precipitai fuori saltando gli scalini due a due.

Feci appena in tempo a toccare il suolo con un piede, che l’ombra del ragazzo oscurò la mia, facendomi intuire mezzo secondo prima ciò che stava per accadere. Rotolammo entrambi giù per la collina, verso la stalla, lui con l’intenzione di artigliarmi il viso o il collo, io tentando di tenerlo il più lontano possibile da me. Perché improvvisamente voleva uccidermi?

Istintivamente alzai la gamba sinistra, affondandogli lo stivale in pieno stomaco e sbalzandolo via di qualche metro, lasciando che rotolasse via. Ne approfittai per rialzarmi e correre verso la stalla prima che si rimettesse in piedi, quindi sciolsi il nodo delle briglie attorno al gancio e montai in sella col fiato corto.

Mi assicurai che entrambi i piedi fossero saldi sulla staffa, concedendomi un secondo per guardare il ragazzo inginocchiato sull’erba, sporco di terra e col naso sanguinante. Colpii il fianco del cavallo con il tallone e partii, ancora scioccato e accaldato per il pestaggio appena avvenuto. Mi allontanai di corsa dal terreno Davenport più arrabbiato di prima, consapevole di aver lasciato il diario nella tenuta, nelle grinfie di quel vecchio pazzo del ragazzino squilibrato.

 

 

Saaaaalve. Anche voi state ancora rotolando causa troppo cibo ingerito nelle vacanze? lol, io sì.

Ma parliamo di cose più interessanti, come ad esempio Connor e i suoi sbalzi d’umore, ewe. No, non sono impazzita, capirete tutto più avanti, sperando che Haytham intanto non muoia a causa del mezzosangue isterico, lol.

Va beh, terminiamola qui prima che divaghi e inizi a parlare male di Connie.

Grazie come sempre a chi legge e una brioche calda –sì, nel caso vi interessasse le ho appena sfornate- a chi recensisce.

A preeeesto.

 

   
 
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