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Autore: Lover    13/11/2008    2 recensioni
Un elfo, un umano... La storia d'amore più bella e più proibita di tutte, sullo sfondo una guerra e un intrigo di potere che minaccia di separarli per sempre. Ultimo capitolo postato! baci, Love!
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Aragorn, Legolas
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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settimo capitolo

Camminarono per circa un'ora prima di giungere al luogo di cui Gandalf aveva loro parlato. Era un insieme di grotte scavate dai nani durante la loro incessante ricerca di Mitril, abbastanza profonde da poterci addirittura abitare. Lo stregone si rese conto di non ricordare che direzione prendere, da lì in poi, quindi propose una pausa che giovò non poco all'umore del povero Aragorn. Si sedette con cautela ai piedi di una roccia, alla quale appoggiò la sua schiena. La gamba gli doleva da morire, per non parlare del braccio. Cercò di scostare i brandelli di giacca, ma il sangue si era rappreso e li aveva incollati alla pelle. Ringhiò di frustrazione e picchiò la terra con la mano sana.

Legolas fissò gli altri per capire che doveva fare e vide che tutti si erano sdraiati per riposarsi, tranne Gandalf che ragionava a voce bassa cercando di capire dove fossero. Ma come, nessuno aiutava Aragorn? Si avvicinò con passo felpato al compagno e gli si accucciò di fianco: anche se doveva odiarlo, non se la sentiva di abbandonarlo in quello stato come evidentemente erano intenzionati a fare gli altri. Frugò nella sua sacca e trovò quello che cercava: una pianta elfica molto rara che serviva per curare, o almeno cicatrizzare, ferite di tutti i tipi, anche le più gravi. Andava fatta bollire prima però.

-Accendete un fuoco e portatemi una pentola, per favore.-

Nessuno si mosse. Boromir addirittura finse di dormire. Legolas soffiò di rabbia e fissò tutti con sguardo gelido. Sam arrivò trotterellando con una pentola e si accinse ad accendere un fuoco. L'elfo gli sorrise di gratitudine. Siano benedetti gli hobbit.

Aragon nel frattempo non gli aveva levato gli occhi di dosso. Che cosa stava facendo? Aveva intenzione di curarlo? Davvero avrebbe fatto tanto, per lui? Ma l'elfo non ricambiava la sua attenzione, troppo impegnato a combattere contro la scarsa collaborazione generale.

Quando l'acqua finalmente bollì, Legolas aggiunse la piccola piantina foglia dopo foglia facendola sciogliere. L'acqua si tinse di verde ed emanò uno strano profumo di foresta, così diverso dagli odori che si percepivano lì dentro.

-Mi serve un mantello. Datemene uno che non utilizzate.- chiese Legolas, chinò sul suo compito. Nessuno rispose. Lui allora si alzò in piedi e si parò di fronte a Boromir che non poteva ignorarlo, adesso.

-Mi serve un mantello.- scandì nuovamente l'elfo. Boromir sbuffò, infastidito, ma gli passò il suo manto di scorta. Legolas ne fece delle bende che poi intinse nell'infuso che aveva ottenuto, quindi spostò la sua attenzione su Aragorn.

Iniziò levandogli lentamente la camicia. Aragorn gemette e chiuse gli occhi quando il tessuto sfregò contro le ferite aperte, ma l'elfo cercò di fare il più dolcemente e delicatamente possibile. Quando finalmente ciò che ormai era un informe lembo di tessuto giacque a terra, l'umano riaprì gli occhi. Erano rimasti solo loro due, nella grotta. Gli altri si erano tutti spostati nella nicchia a fianco, forse per lasciare loro un minimo di privacy. Ciò lo agitò alquanto: stare da solo con Legolas gli faceva questo effetto. Il cuore iniziò a martellargli nel petto quando finalmente realizzò che era mezzo nudo e l'elfo gli stava bendando con gesti leggeri e veloci il bicipite. Si soffermò ad osservare quella cascata dorata che ricopriva elegantemente i suoi lineamenti seri e concentrati e si emozionò, più di quanto avrebbe desiderato. Più di quanto avrebbe voluto ammettere.

E poi il profumo di quella creatura gli dava alla testa, lo inebriava letteralmente. Quell'odore di foresta invernale, di vento impetuoso, di sole radioso, di boccioli freschi... Sembrava fosse ovunque, in quello spazio angusto, e gli faceva girare la testa in modo fin troppo piacevole.

Per cercare di distrarsi chiuse gli occhi e respirò a fondo, ma le cose non migliorarono affatto. Privato della vista, aveva automaticamente allertato tutti gli altri sensi: questo gli consentiva di avvertire con precisione millimetrica lo scorrere lieve delle dita diafane sul suo corpo, le punte dei lunghi capelli sfiorargli maliziose la pelle, lasciando dietro di sé un lungo brivido di piacere. E poi quella fragranza, che sembrava dipanarsi dal suo corpo come i petali di un fiore e spargersi innocente ed ignara su ogni cosa...

Riaprì gli occhi e li fissò sull'elfo che, nel frattempo, era passato alla gamba. Intuendo il suo imbarazzo, aveva evitato di chiedergli di levarsi i pantaloni, preferendo lottare contro il tessuto sbrindellato.

Aragorn sentiva di dover fare qualcosa, di dirgli qualcosa.

-Grazie.- sussurrò infine.

Legolas abbandonò il suo lavoro per un attimo e sollevò lo sguardo, a metà fra il dubbioso e il sorpreso.

-Di cosa?-

La sua voce tremava. Era un rumore appena percettibile, quasi impalpabile. Evidentemente quella situazione scombussolava anche lui.

-Di avermi salvato la vita, prima.- rispose semplicemente Aragorn. Se avesse detto una frase più lunga, probabilmente sarebbe crollato. Già gli era difficile sostenere quelle due iridi azzurro cielo che lo fissavano, quasi a volerlo esplorare, sondare.

Legolas scosse la testa ed abbassò gli occhi, tornando alla fasciatura.

-Non ho fatto nulla di così speciale.-

-Nessun altro l'ha fatto, però.- obiettò Aragorn.

-Checchè ne dicano gli altri, tu sei un elemento prezioso per la nostra squadra. In guerra ci potrai essere di grande aiuto.-

Il ramingo assunse un'aria contrita, quasi offesa.

-Quindi è solo per questo che mi hai salvato? Perché sono un bravo combattente?-

Legolas alzò di nuovo gli occhi, lievemente infastidito, ma rassegnato: aveva capito dove voleva andare a parare.

-Che altri motivi avrei dovuto avere?-

-Non lo so...-

Legolas inclinò la testa da un lato e sollevò un sopracciglio, l'espressione ironica.

-Sei impazzito, Aragorn, oppure stai davvero cercando di farmi diventare matto?-

-Non sono ancora impazzito... so quello che dico.- protestò l'altro, debolmente.

Seguì un breve silenzio, durante il quale l'unico rumore fu il fruscio della benda che veniva avvolta attorno alla gamba ferita. Persino dall'altra parte non giungevano rumori: forse tutti si erano addormentati. Ora, ora o mai più. Doveva dirglielo. Se non adesso, quando? Non sarebbe più riuscito ad avvicinarlo, poi.

Aragorn prese un lungo sospiro e disse:-Mi sei mancato.-

Legolas lasciò cadere la benda dalla sorpresa. Alzò lo sguardo, puntandolo sul compagno.

-Che cosa stai dicendo?- farfugliò, confuso. Le parole gli uscivano a fatica. Perché? Perché? Cuore, piantala di battere così forte!

-Dico che mi sei mancato come se mi fossero mancati l'aria, il sole, la vita... Una parte di me è sempre rimasta con te, Legolas. Io sono incompleto senza di te.-

Gli occhi dell'elfo luccicarono. Erano lacrime? Non avrebbe saputo dirlo. Da dove gli era venuto il coraggio di dirgli tutte quelle cose? Ora come minimo lo avrebbe sgridato. Al massimo, ucciso. Ma ne sarebbe valsa la pena: ora Legolas sapeva.

Poi notò qualcosa di strano in lui. I suoi occhi... in quegli specchi d'acqua c'era la sua anima. Le sue difese, quelle che aveva eretto in tutti quegli anni di solitudine, abbassate, quasi sparite del tutto.

L'elfo si avvicinò ad Aragorn, il cuore che gli ronzava nelle orecchie, il fiato corto. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi scuri...

Aragorn trattenne il respiro. Il viso dell'amato era vicino al suo. Ed era così bello, così perfetto! Avrebbe tanto voluto toccarlo, accarezzarlo, ma non osava. E se un suo gesto avesse interrotto quell'idillio, facendolo uscire da quella trance nella quale la propria dichiarazione l'aveva gettato?

Legolas era vicinissimo ormai. Poteva cogliere ogni particolare dell'uomo che aveva di fronte, e quello che vedeva gli piaceva... Tutto il proprio corpo era proteso verso di lui, la ragione sconfitta dalla passione. In testa un solo pensiero: Ti prego, toccami.

Aragorn decise di abbattere anche le ultime reticenze e sollevò una mano, a sfiorare la guancia vellutata di Legolas. L'elfo sospirò e si abbandonò a quella carezza tanto desiderata, socchiudendo gli occhi, mentre l'uomo lo fissava ammagliato. Quando li riaprì i loro volti erano a pochi centimetri l'uno dall'altro. Ormai era tutto così inevitabile... tutto così semplice...

Aragorn annullò la distanza fra di loro e gli sfiorò il labbro inferiore con la bocca. Stava per trasformare quel lieve contatto in un bacio quando l'elfo saltò su in piedi, allontanandosi in fretta da lui. Rimase, spiazzato, ad osservarlo mentre camminava su e giù premendosi le dita sulle tempie, l'espressione sofferente. Quando finalmente si decise a parlare, la sua voce era spezzata.

-Perchè mi fai questo?-

Aragorn era sopraffatto da tanto dolore. Che cosa aveva fatto? Aveva solo seguito il suo istinto... La sua bentornata ragione gli suggerì che non avrebbe dovuto farlo.

-Legolas, io....-

-Perché non capisci che mi fai solo del male?- lo interruppe l'altro. -Le tue sono solo belle parole, non valgono a niente! Ti diverti davvero così tanto a giocare con me?- gridò. Aragorn scattò in piedi, rischiando di cadere. La gamba gli inviò un dolore sordo che ignorò e fece qualche passo incerto verso Legolas.

-Ti prego, guardami.- lo implorò. L'elfo continuò a camminare su e giù, quasi che se si fosse fermato il mondo gli sarebbe crollato addosso.

-Legolas, guardami.- gemette Aragorn. Fu costretto a prendergli i polsi fra le mani per fermarlo.

-Guardami! Io non voglio farti del male, non ho mai voluto fartene, lo capisci? Io... Io...-

L'espressione di Legolas era di avvertimento. Attento a quello che stai per dire, sembrava ammonirlo. Ma non poteva tacere. Non adesso. Ormai era tardi.

-Io... Io ti amo, Legolas!-

-No!-

L'urlo dell'elfo su qualcosa di inumano, animale. A metà fra il ringhio di un leone e il rumore di un'anima che si lacera. Si liberò dalla stretta e lo fissò con una rabbia tale da costringerlo a ricorrere a tutto il suo coraggio per non indietreggiare.

-Mi sei mancato tanto, non sai nemmeno quanto! Senza di te io non sono nessuno, non puoi farmi questo!- lo pregò Aragorn. Ma guardati, gli diceva la sua parte critica, implorare per un po' d'amore. Sei messo davvero male.

Si, si, implorava per essere amato. Era sempre stato quello il suo desiderio, essere amato. Aveva ferito Legolas e ora era pronto a strisciare nella polvere per farsi perdonare. Ora che lo sapeva, non gli restava che farlo. Farlo per colui che amava, per se stesso. Era quella la sua cura, l'unica cura. Cercò di afferrare nuovamente il braccio dell'elfo, ma l'altro si divincolò.

-Lasciami stare!- gridò. -Tutto quello che dici... sono solo bugie! Solo tu ci puoi credere! Sei libero di vivere così, nella menzogna, se vuoi... ma io no! Non questa volta.-

E se ne andò assieme agli altri, lasciandolo da solo.

Il suo cuore batteva ancora fortissimo, le sue guance avvampavano. Accidenti, perché era successo tutto questo? Perché si era lasciato sedurre? Era dall'attacco della piovra che lasciava al suo corpo e al suo cuore il controllo di se, era giunto il momento di ricomporsi. Si sedette in un angolo, al buio, cercando di respirare. Dopo qualche attimo si rese conto che non riusciva a ritornare in se. Per quanto la sua mente volesse cancellare i suoi sentimenti, non ci riusciva. Le parole di Aragorn continuavano a ronzargli in testa, provocandogli dei capogiri. Come sarebbe finita? Una cosa era certa: da quel momento in poi le cose non sarebbero più state le stesse. 

Note dell'autrice: e anche questa volta Aragorn non ce l'ha fatta. ma credo che il suo sia stato in significativo passo avanti... si vedrà nei prossimi capitoli! ringrazio tutte le mie recensitrici per il loro appoggio morale ed i loro apprezzamenti. ringrazio anche chi legge la mia storia senza recensire, augurandomi che sia di suo gradimento. alla prossima! Love

  
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