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Autore: Lost In Donbass    30/12/2014    1 recensioni
Prima che inizi la loro folgorante carriera, proprio ai primordi, i nostri eroi oltre che a mettersi in società per fondare il gruppo più figo del pianeta si ritrovano per le mani un mistero da risolvere. Un uomo viene misteriosamente ucciso e il curiosissimo Bill non si lascerebbe mai sfuggire un'occasione del genere per mettere alla prova il proprio fiuto per le indagini. L'assassino avrà il suo bel daffare a evitare di essere scoperto da quattro ragazzetti tutti matti, che pur di scoprire la verità non lesineranno follie di ogni tipo. Tra cretinate, musica, equivoci, pianti e qualche spavento ecco a voi ... i Tokio Hotel (come non li avete mai visti)
P.S. è la mia prima storia sui ragazzi, per piacere se ho scritto qualche idiozia non picchiatemi
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il terrore vien per Hotel.'
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MAKE SOME SILLY THINGS
-No, aspetta un attimo! È questo?!- strillò un nauseato Bill, indicando la Gasthof che gli era toccata in sorte. Da fuori pareva una specie di locanda di quelle da East End londinese, di legno, senza fiori alle finestre. I vetri sporchi, così come il recinto da dove un maiale, due pecore e un cane da pastore li guardavano con curiosità.
Tom si fece coraggio e aprì la porta scricchiolante. Si ritrovarono in una saletta buia, di legno vecchio. Nella penombra si distinguevano un bancone, un mobile con delle sottospecie di vasi sopra e alcuni quadri appesi alle pareti. Sicuramente non il posto che si sarebbero aspettati.
-Si?- una luce si accese sul bancone di fronte a loro, rivelando una vecchietta decrepita, avvolta in una pesante veste nera con uno scialle unticcio.
I nostri ragazzi si guardarono con una certa fifa. Sembrava una di quelle streghe da fratelli Grimm … di sicuro non la dolce vecchiettina che si sarebbero aspettati, che profumava di mele e cose buone.
-Ehm, buona sera, noi … - iniziò Georg, tentando di darsi un tono – Abbiamo prenotato per tre notti, siamo per il festival …
-Ho capito, siete quelli delle stanze quattro e cinque. Bene.
Vennero loro consegnate due paia di chiavi e la signora spiegò rapidamente le regole della gasthof, sorridendo amabilmente e mostrando i pochi denti marci che ancora le rimanevano.
-I vostri genitori sono venuti qui e vi hanno già sistemato la roba nelle stanze 4 e 5. Siccome siete gli unici a essere venuti qui …
“Chissà perché … “ pensò Tom sarcastico.
- … sappiate che la cena si tiene alle sette e un quarto, nella sala da pranzo, – la signora mostrò una saletta da pranzo male illuminata – mentre la colazione alle otto in punto, sempre in sala da pranzo. Il pranzo non è compreso nel prezzo ma se per caso voleste venire a pranzare qua, fatelo tranquillamente. Alle 10 si spenge la luce e si dorme e su questo non si discute. Il bagno ha solo l’acqua fredda, però se vi servisse calda potete andare a fare il bagno con gli animali. Vietato categoricamente fare baccano e rovinare le cose. Non si disturbano gli animali. Non si entra nella mia stanza. Potete entrare in cucina se vi va, comunque. E prima dei pasti vi controllo se avete le mani pulite. Detto ciò, vi auguro di divertirvi e di vincere le audizioni
I quattro si guardarono stupefatti, poi ringraziarono educatamente la vecchia Gertrude.
-Mi scusi, ma gli animali …?- disse Gustav, che non era un grande amante delle bestie, se non quando erano salsicce, arrosti e similari.
Gertrude rise, una risata gracchiante e sputacchiante.
-Allora, c’è  Teddy il pappagallino, Misa la pecora, Tina l’altra pecora, Johan il maiale, Pelle la gatta, Krister l’altro gatto, Niklas il cane da pastore e Ciorven il cane appena arrivato. Loro saranno i vostri prossimi coinquilini.
G&G sbiancarono. Nooo, anche gli animali no! Tom e Bill, al contrario, erano assolutamente esaltati. Loro amavano gli animali.
-Ci si può giocare?!- urlò Tom.
La signora sorrise e annuì, soffiandosi il naso in un lercio fazzoletto che un tempo sarebbe potuto essere un pregiato pezzo di seta cinese.
-Ma … aspetti un attimo!- trillò Bill – I nomi degli animali! Sono quelli dei bambini di “Vacanze all’isola dei gabbiani” !
-Bravo ragazzo, conosci il libro?- Gertrude rimase leggermente spiazzata. Erano anni che non vedeva un ragazzino che conoscesse quel libro, e sinceramente da quello lì non se lo sarebbe di certo aspettata.
-Ma certo! L’ho letto tre volte!- Bill era un fan sfegatato di Astrid Lindgren.
Tom si guardava intorno alla ricerca di uno dei due cani o dei gatti.
-Ehm, si ok, ragazzi magari andiamo a cenare, eh? Lasciate in pace la signora … - commentò Georg, arrossendo.
Gustav era già seduto in sala da pranzo aspettando la cena. Gli altri si accomodarono con lui attorno a un vecchio tavolo rotondo di noce. Una sedia a dondolo dall’aria molto antica dondolava ancora di fronte a una piccola finestra; su di essa, raggomitolato su di un cuscino, dormicchiava un grosso gatto grigio dai riflessi bluastri. Neanche il tempo di sedersi e di cominciare a commentare la giornata, che Bill era già sulla sedia a dondolo avvinghiato al gatto.
Giusto il tempo di aprire la bocca che si vide Tom sdraiato per terra che si spalmava su un cane da pastore scozzese nero con la pancia bianca. G&G si guardarono scuotendo la testa. Quando la signora Gertrude entrò nella sala notò che Niklas stava lavando la faccia al ragazzo rasta, e Pelle aveva costretto “Isola dei gabbiani”, così aveva sopranominato quello truccato, a rimanere sulla sedia a dondolo. Scosse la testa, richiamando i due animali e spedendo i due a lavarsi le mani; poi controllò le zampe degli altri due e infine servì loro la cena.
Gustav si avventò sul suo piatto come una fiera sull’innocente vittima, accecato dalla fame. Uhm, wurstel e crauti al forno, i suoi preferiti! Accompagnati da patate bollite, purè di carote, pane e burro. Che piatto eccellente!
Georg lo guardò di traverso, scostandosi i capelli dal viso. Ma perché gli erano toccati degli amici così?! Cosa aveva fatto di male?! Il resto della cena lo passò a proteggere il suo piatto dagli attacchi del biondo batterista che tentava di fregargli il cibo con colpi a sorpresa, agguati e vari assalti frontali.
Tom guardò con aria critica il suo piatto. A lui non piacevano le cose che aveva davanti. A ben vedere, lui mangiava solo ed esclusivamente wurstel e patate. E qualche dolce, ma solo se c’era il cioccolato al latte perché già se era fondente non lo mangiava. Effettivamente, era una gran piaga per mangiare. Siccome non gli andava di far vedere alla vecchietta che non mangiava, decise di ricorrere all’aiuto di suo fratello. Perciò gli tirò la manica della maglietta con aria afflitta. Avrebbe anche voluto che G&G non vedessero.
-Che c’è Tom?- Bill lo guardò con curiosità, ma gli bastò vedere la faccia del suo gemello per capire alla perfezione il problema.
Sospirò e prese il piatto di Tom.
-Allora, cosa mangi?
-E non lo so … i wurstel e le patate si, ma il resto no.
-Va beh, ma assaggialo, magari poi ti piace- Bill gli sorrise piantandogli davanti al naso la forchetta con il purè di carote.
Soltanto l’odore fece sbiancare il ragazzo rasta.
-Ho capito, aspetta- il cantante levò i wurstel dal suo piatto e li mise in quello del chitarrista insieme alle patate bollite. Poi, sotto gli sguardi sconcertati di Gustav e Georg, rovesciò quello che Tom non mangiava nel suo piatto. Riconsegnò il piatto al gemello che gli diede un bacio sulla guancia riconoscente. Bill scosse la testa sorridendo e rovesciò nel piatto di Pattumiera Gustav le verdure in eccesso che lui non avrebbe mangiato. Roba che Gus ingollò con gioia.
-Abbiamo finito con questo traffico?- chiese Georg, guardandoli severamente.
-Si, abbiamo finito. Tom, ti piace? Vuoi che le vada a chiedere qualcos’altro?- Bill guardò premuroso il gemello che tagliuzzava con aria indagatrice i wurstel.
-No, grazie fratellino, così va bene …
In realtà i ragazzi non si erano minimamente resi conto che la padrona di casa li stava osservano dalla porta e si era fatta l’appunto mentale di fare solo e solamente  wurstel e patatine fritte al ragazzo rasta. Oh, ‘sti giovani che non sapevano più apprezzare la buona cucina! Dove sarebbero andati a finire? Vedendo che avevano finito la cena, ritirò silenziosamente i piatti e servì loro uno strudel fatto in casa. Come prima, vide “Isola dei gabbiani” prendere il piatto di “Non mangio nulla” (Gertrude si fece l’appunto di chiedere poi i nomi dei quattro, perché non poteva continuare a chiamarli con soprannomi insensati), tagliare lo strudel in tre pezzi che diede a se stesso e agli altri due, lo vide tirare fuori dalla tasca dei jeans un pacchetto di quelli che parevano biscotti e consegnarlo a “Non mangio nulla” che lo sfasciò e cominciò a sgranocchiare con reverenza i biscotti. Gertrude si ripromise di portargli per dolce un pezzo di cioccolato, siccome quello piaceva a tutti.
Dopo cena i gemelli andarono dalla cabina telefonica, chiamarono la mamma, le raccontarono tutto, omettendo ovviamente l’omicidio e piccolezze varie … se no, sicuro come l’oro che la mamma sarebbe corsa a prenderli. Nel rientrare a casa, andarono a conoscere le pecore e il maiale, li coccolarono adeguatamente, poi rientrarono in casa e finalmente, stanchi morti, entrarono nella loro camera. Due letti vecchi e scassi, con due comodini tarlati e un cassettone che aveva visto giorni migliori erano l’unico decoro della camera. Una piccola porticina si apriva su di un microscopico bagno. La loro roba era stata adeguatamente messa a posto dalla mamma; dalla finestra si vedevano le luci del festival di fronte a loro.
-Ok, senti, io mi prendo il letto di sinistra- Tom si buttò come un sacco di patate sul letto, che scricchiolò pericolosamente, incurvandosi verso il basso.
-Ma no, lo voglio io il letto di sinistra!- si lamentò Bill, prendendo il suo specchietto e lo struccante.
-Figurati, quello di destra è attaccato alla porta del bagno, siccome tu ogni sacrosanta notte devi alzarti per fare pipì e svegli sempre tutti con tutto il casino che fai per raggiungere il bagno, questa volta ce l’hai attaccata al letto e non puoi fare pasticci- Tom cominciò la ricerca disperata del pigiama. Oh no! La mamma gli aveva messo in valigia quello con gli orsetti! Ma quante volte le aveva detto che lui dormiva tranquillamente solo con la maglietta XXXL dei Nirvana?! Certo che le madri erano proprio ancorate a un’epoca morta e sepolta!
Bill gli fece una linguaccia, si infilò il suo pigiama con gli orsetti senza fare storie e incominciò l’arduo lavoro di trucco e parrucco. Strùccati, péttinati per la notte, preparati eccetera … prima che Bill fosse pronto passò un’ora. Alle 10 si sentì l’urlo di buonanotte di Gustav e Georg dalla camera 4, l’ululato di Niklas e Ciorven e il “Spegnete le luci e a nanna ragazzi” della vecchia.
I gemelli caddero addormentati appena posata la testa sul cuscino ma, come ogni sacrosanta notte, all’ 1.45 Bill si svegliò per andare in bagno. Quando però spalancò gli occhi e si appropinquò a scendere dal suo giaciglio, un pensiero fisso venne a bussargli nella testa. Stavano indagando su un omicidio e cosa faceva Sherlock Holmes ogni volta che si trovava a dover risolvere un caso? Prendeva appunti sul suo fido quadernetto! Per non rischiare di dimenticarsi tutto avrebbe dovuto prendere appunti anche lui! Il più silenziosamente possibile si trascinò in bagno, ma inciampò nei vestiti di suo fratello e rovinò per terra. Imprecò silenziosamente e si rialzò, ma nel rialzarsi posò una mano sul bordo del comodino dove si trovava il suo libro, posato sull’angolo. Quindi afferrò il libro che gli sfuggì dalle mani e lo fece di nuovo cadere in ginocchio. Sbuffò sonoramente e si maledì mentalmente per tutto il baccano che aveva fatto. Guardò il gemello che dormiva come un sasso con la bocca spalancata e sbavante. Finalmente raggiunse il maledetto bagno, ma nel chiudere la porta si schiacciò le dita nella serratura. Soffocò un urlo di dolore. Ok, aveva qualche divinità contro quella notte! Poco dopo uscì dal funesto bagno e si cappottò nella sua valigia. Si lasciò sfuggire l’ennesima invettiva tra i denti; comunque siccome oramai era più che sveglio, cercò a tentoni il suo quadernetto e una penna. “Vorrà dire che prenderò appunti questa notte” pensò, strisciando verso il letto e issandosi sopra di esso.
Si nascose sotto le coperte, come quando lui e Tom da piccoli si divertivano a leggere i libri di poesia a notte fonda, sepolti sotto le coperte, con due torce elettriche e tanta voglia di avventure, convinti fermamente che la mamma non si accorgesse di niente. Ora che era “grande” si rendeva conto della loro stupidità, siccome la mamma lo doveva sapere per forza, trovandoli ogni mattina addormentati con due torce ancora strette in mano e un libro spiegazzato schiacciato tra i loro due corpi. Sospirò, ricordando con una certa nostalgia quei giorni che non sarebbero più tornati. Siccome si era scordato la pila elettrica, cercò di far filtrare sotto le coperte la luce lunare, fredda e distante. Aprì una pagina nuova e cominciò a scrivere
“23-24-25-26 giugno 2003. New Music of Germany, distante 150 km da casa.
Trovato morto il 23 alle ore 11.50  Hansel Von Mortensen, giudice delle audizioni e direttore del programma “Die Kucke Des Besten”. Colpo da arma da fuoco dritto tra le scapole. Io credo fermamente che l’assassino si trovasse sul tetto del palazzo in ristrutturazione, direttamente sopra la scena del crimine e che abbia sparato con l’ausilio di un fucile di precisione. Certamente deve essere uno che si intende di armi. Un cacciatore, un militare? Non saprei dirlo. Inoltre doveva esser a conoscenza degli orari del morto e conoscerlo bene. E conoscere bene anche l’organizzazione del festival. Oggi abbiamo fatto la prima audizione e abbiamo chiacchierato un po’ con i giudici. Mi lascia decisamente perplesso la dichiarazione del giudice più vecchio, Otto Ziemann. Ha detto chiaro di sapere che l’omicidio è avvenuto a causa di un fucile. Ma come faceva a saperlo? La polizia (con cui peraltro sono già entrato in contatto) non ha rilasciato dichiarazione ed escludo che abbia fatto il nostro stesso sopralluogo. Ad aggravare la sua posizione, se così possiamo definirla, il fatto che alla morte di Mortensen lui è divenuto il direttore di Die Kucke Des Besten. Che a quanto ne so è il programma televisivo con l’indice di ascolto più alto in tutta la Germania. Si, non me la racconta giusta quel tipo. Dovrò indagare su di lui e cercare di farmi collega il commissario capo Barhens. Mi odia, ma anche Holmes era odiato da Lestrade quindi il fatto non mi preoccupa. Va beh, aspetto l’evolversi della vicenda. Domani sarà una giornata movimentata.”
Sbadigliò rumorosamente, ma soddisfatto del suo lavoro. Ripose il quadernetto e la penna sul mobiletto e si riaddormentò pesantemente.
  
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