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Autore: ljamspooh    30/12/2014    1 recensioni
Ellie Carter, studentessa e giocatrice di pallavolo. Semplice ragazza che non ama l'attenzione e le feste. L'unica persona della quale si fida è la sua migliore amica Chloe.
Brandon Cooper, ragazzo più popolare dell'intero istituto, classico donnaiolo, intelligente e giocatore di basket. L'unica persona di cui si fida è se stesso.
Vicini di casa, lui grande amico del fratello di lei, compagni di classe ma fino ad ora sempre estranei e tra di loro un semplice e continuo litigio. Ma tutto cambierà.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Sottofondi:

I won't let you go -James Morrison ----> https://www.youtube.com/watch?v=sr3pMZADMYY

A drop in the ocean -Ron Pope ----> https://www.youtube.com/watch?v=PTgDu_h9d5E



La sua mano stringeva la mia con una grande forza, come a dimostrare di volermi proteggere dal mondo intero.
“Dove stiamo andando Brandon?” domandai.
“Non lo so” disse bloccandosi di colpo.
“Perchè?”
“Perchè cosa Ellie?” disse con tono arrogante, come se quel 'perchè' lo avesse infastidito. Ed era vero: lo aveva infastidito, abbastanza da renderlo nervoso.
“Perchè mi tieni così stretta?”
“Non lo so”.
“Perchè mi hai portata via?”
“Non lo so”.
“Perchè hai sferrato un pugno ad Evan?”
“Non lo so”.
“Perchè non lo sai?”
“Non lo so”.
Seguii un breve silenzio. Un momento di pace e tranquillità. Un momento dove i pensieri riempivano la testa ma ti facevano chiarezza, ti rilassavano. Un momento strano ma fantastico. Era come se dentro la mia testa c'era un libro, pieno di parole messe a caso ma ognuna di loro con un significato enorme. E pian piano quelle parole si unirono per formare frasi e per rendere la lettura di quel libro fluida e perfetta. Così furono i miei pensieri in testa in quel momento.
“Brandon, mi accompagni a casa?” dissi.
“Certo” disse guardandomi e sorridendo.

Mentre camminavamo, tra di noi non ci fu una parola. Silenzio più totale. Quando fummo a pochi passi da casa, decisi di parlare.
“Comunque è stato carino il tuo gesto amichevole”.
Mi guardò confuso. “Cosa?”
“Quando hai dato un pugno ad Evan. Se l'è meritato proprio quel coglione!”
Lui sorrise. “Servono a questo gli amici, no?” disse lui.
Amici. Bella parola. “Devo considerarla una fortuna averti come amico allora”.
“Un privilegio”.
“Da scriverlo su un muro. Brandon Cooper amico di qualcuno!”
“Suona male”.
Lo guardai. “Perchè?”
“Sono amico di tutti e di nessuno”.
“Sei amico”.
“Un amico, ok. Ma nessuno mi ha detto 'Ehi, tu, amico mio' ” riflettè. Abbassò lo sguardo. “Capisci cosa intendo?” disse rivolgendosi a me.
Cosa rispondergli? Il fatto è che avevo capito ma non avevo capito. Lui è amico di tutti, insomma, è il 'tizio figo della scuola'. Tutti la mattina lo salutano o gli sorridono. Forse non è mai stato legato particolarmente con qualcuno. Ma mio fratello? Con lui era tanto amico. Non lo so. “Circa” risposi.
“Dovrebbero cancellare la parola 'amico' dalla bocca di chiunque”.
“Come?” domandai confusa.
“Non esistono gli amici”.
“Brandon ti senti bene?”
“Tu hai un amico?”
“Certo. Chloe!” risposi.
“Lei è davvero tua amica?”
“Ovvio. Brandon che stai dicendo?”
Si fermò e si guardò intorno. “Io non ho amici”.
“Brandon tu ne hai tanti di amici”.
“Oh, davvero? Dimmene uno”.
“Mio fratello”.
“Non è mio amico. Sta con me perchè.. perchè riesce a rimorchiare qualche tipa”.
“Brandon sei ubriaco?”
“Tu nemmeno sei mia amica”.
“Io..?”
“Eri una alla quale potevo scassare le palle fino a qualche mese fa poi c'è stato qualcosa tra di noi. Ed ora? Sì, forse sei mia amica ma non ci credo”.
“La conversazione sta degenerando. Finiamola qui”.
Lui rise. “Sembro strano, vero?”
“Cosa?”
“È triste sentirsi soli. Io mi sento solo in mezzo a un centinaio di persone, sono solo quando sono con gli altri ragazzi, mi sento sempre solo. Voglio che qualcuno riesca a vedere la vera persona che c'è in me e che mi renda partecipe della sua vita”.
I suoi occhi erano persi nel vuoto e quelle parole mi avevano spiazzato. Non riesco mai a trovare una risposta a qualsiasi sua affermazione. Riesce ad avere ragione anche quando ha torto, riesce a farmi sentire male e dannazione voglio abbracciarlo. Istintivamente e senza pensarci due volte, lo feci. Mi strinsi a lui così forte da sentire il battito del suo cuore; il suo respiro rilassato sul collo e quelle mani timide cominciarono ad accarezzarmi la schiena ed in quel momento cercai con tutta me stessa di dimostrargli che lui non era solo. “Ci sono io per te”.
“Voglio che tu ci sia per sempre”.
“Vieni con me. Vieni a Los Angeles e lascia tutto”.
“Non posso”.
In quel momento mi staccai. Capivo che non poteva lasciare la sua famiglia e che non lo avrebbe mai fatto per me. “Pensaci”.
“Non posso. Ci starei male”.
Scossi la testa. “Fa quello che ti dice la testa”.
“Non si dice il cuore?” disse sorridendo.
“Il cuore non pensa”.
“La testa?”
“Penso di sì”.
“Se volessi scegliere col cuore?”
“Sceglieresti sempre sbagliato” risposi.
Lui mi abbracciò nuovamente. Più forte di prima.



UNA SETTIMANA DOPO

Tutto stava prendendo senso. Io e Brandon eravamo amici, amici nel vero senso della parola e capii che non era solo. Solo come lui pensava.
Anche Chloe cominciò a parlare con Brandon e a scambiarci qualche parola.

Era lunedì e mi preparai in tempo. La giornata sembrava iniziare nel verso giusto ed andai a scuola di buon umore.
Entrai nell'edificio e mi avviai al mio armadietto. Lo aprii ed un secchio pieno d'acqua mi cadde addosso. Presa alla sprovvista ed impaurita caddi a terra circondata dalle risate generali degli altri che mi guardavano come se fossi 'la figura di merda della giornata' in persona. E lo ero.
“Dammi la mano” mi disse un ragazzo porgendomela.
L'afferrai e mi tirai su. “Grazie” risposi con un sorriso.
“Mi dispiace che ti sei bagnata tutta”.
“Le conseguenze dopo che un secchio pieno d'acqua ti cade addosso”.
Sorrise. “Piacere Ian”.
“Ellie” risposi. “Sei nuovo?”
“Sono arrivato circa due settimane fa. Ci siamo scontrati una volta mi sembra, se non ricordo male”.
“Oddio sì, mi ricordo”.
“Frequento il quinto. Diciamo che cambiare scuola l'ultimo anno è la più grande stronzata che io abbia mai fatto”.
“E perchè l'hai cambiata?”
“I miei si sono trasferiti qua e quindi li ho dovuti seguire. Sarei rimasto a Los Angeles molto volentieri ma no, non sono un bravo ragazzo”.
“Come?”
“Mia madre. Pensa che io sia un tipo che dà feste ogni sabato sera, che si ubriaca, fuma, si fa di roba pesante. È completamente pazza!”
“Andrebbe d'accordo con mia madre!” dissi.
“Facciamole conoscere. Potrebbero fondare un club delle 'Madri più tranquille del mondo'”.
“Club che andrebbe fallito”.
Rise. “Devo andare che la lezione inizia tra poco” disse.
“Sì anch'io. È stato un piacere Ian”.
“Tu vai in classe bagnata?”
“Oddio. Nemmeno mi ricordavo. Penso di andare ad indossare la tuta che ho nell'armadietto dello spogliatoio”.
“Ci si vede, Ellie”.
Ricambiai con un sorriso.

Andai negli spogliatoi della palestra e mi cambiai.
Mi diressi poi verso la mia classe con i capelli bagnati. La porta era chiusa quindi la lezione era già cominciata. Bussai, entrai e mi beccai un'occhiataccia dalla professoressa di matematica.
“Come giustifica il suo ritardo, Carter?”
“Ho avuto un contrattempo”.
“Prego?”. Capii la sua risposta come un'affermazione, come a voler dire 'Prego, si sieda' e presi allora posto nella seconda fila, ovvero l'ultimo rimasto. La professoressa si alzò in piedi.
“Carter!” disse.
“Sì?” risposi.
“Fuori”.
Non mi azzardai nemmeno a chiederle il motivo. Mi alzai ed uscii. Neanche il tempo di entrare. Quando misi la mano sulla maniglia la professoressa mi richiamò.
“Carter, quando una persona fa una domanda devi avere il buon senso di rispondere”.
“Non ho capito la sua domanda, professoressa”.
“Le ho chiesto quale fosse il suo contrattempo così da entrare 5 minuti dopo ed interrompere la lezione”.
“Lei mi ha detto 'Prego' professoressa”.
“Prego? Mi spiega? Posso sapere? Può giustificarsi? In quale altro modo devo farlo?”
“Mi scusi. Non avevo capito”.
“Vada fuori. Mi ha fatto perdere già troppo tempo”.
Uscii e mi appoggiai alla finestra posta difronte l'aula. Presi allora il telefono e mandai un messaggio a Chloe dicendole di uscire. Mi rispose con un 'okay' .
Dopo qualche minuto, arrivò. “Perchè stai fuori?” mi domandò.
“Non ho risposto ad una domanda del perchè io fossi entrata con 5 minuti di ritardo. Ma è normale?”
“La Swifty?”
“Sì, quella!”
“Stronza con tutti. È normale”.
“Sì, però mi fa girare le scatole”.
“Ehi Ellie” mi salutò Ian.
“Ehi, ciao” risposi. Chloe mi guardò con aria perplessa come per dire 'Come diavolo fai a conoscerlo?' ed io le sorrisi.
“Ti ha cacciato?” mi domandò lui.
“Sì”.
“Sai dirmi il bagno?”
“Seconda porta a destra” rispose Chloe.
“Ah, grazie..” fece per dire il nome ma si bloccò.
“Chloe, Ian. Ian, Chloe” dissi.
“Piacere” dissero entrambi.
“Vado. Grazie Chloe. Ciao Ellie”.
“Ciao Ian” risposi.
Appena fu lontano Chloe mi si piombò addosso. “Dimmi come fai a conoscerlo, dove abita, quanti anni ha, se è fidanzato, se è simpatico, se è un donnaiolo.. Dimmi tutto!”.
“Chloe! L'ho conosciuto circa stamattina e l'altro giorno mi è venuto addosso”.
“Interessante.. Poi?”
“Non dovresti tornare in classe?” dissi.
“Cazzo, vero. Dopo mi racconti” mi disse correndo verso la sua aula.

Finita l'ora, tornai in classe. Tutti mi guardarono con fare scontroso compresa la professoressa. Feci finta di niente e tornai al mio posto. Entrò la professoressa di arte e facemmo lezione.
Le ore seguenti passarono velocemente e non vidi l'ora di tornare a casa.


Erano da poco passate le quattro del pomeriggio ed io stavo nel mio letto ad ascoltare la musica. Cambiai canzone continuamente fino a che non partì 'Hold back the river' di James Bay e chiusi gli occhi.
All'improvviso qualcuno mi accarezzò la guancia. Aprii gli occhi e vidi Brandon ridere. Tolsi le cuffiette.
“Che angioletto che sei quando dormi” disse.
“Non stavo dormendo” risposi.
“Shh, piccolina. Dormi, dormi”.
“Brandon, che vuoi?”
Lui rise. “Devo chiederti aiuto”.
“A proposito di..?”
“Quella di storia settimana prossima mi interroga. Mi aiuti?”
“Sul serio?” domandai sbuffando.
“Grazie Ellie!” disse dandomi un bacio sulla fronte.
“Brandon, perchè mi fai arrabbiare?” dissi ironicamente.
“Dai che lo so che vuoi studiare con me!” disse facendomi l'occhiolino.
“Sicuro”.
“Scendo sotto che vado via con tuo fratello. Ciao Ellina”.
“Ciao!” risposi.
Ripresi allora ad ascoltare la musica.
Passò qualche minuto e mia madre piombò in camera mia. “Vai a fare spesa”.
“No, ti prego, no”.
“La mia non è una domanda. Vai, dai”.
“Mamma tu con la macchina fai prima”.
“Vai col motorino. Forza!”.
Sbuffai e mi alzai. Mi tolsi il pigiama che avevo indossato e mi presi un paio di jeans con una maglia e scesi. Misi il giubbino, presi la borsa, il foglietto con le cose che dovevo comprare, i soldi ed uscii. Accesi lo scooter e partii.

Entrai nel supermercato e feci spesa. Dopo aver preso tutte le cose andai verso la cassa e mentre facevo la fila notai Ian davanti a me.
“Ian” dissi.
Lui si girò verso di me. “Ellie!”
“Che coincidenza!”
“Sì, infatti!” rispose lui.
“Come stai?” domandai.
Nel frattempo appoggiò le cose sulla cassa.
“Aspettami fuori” gli dissi.
“Va bene”.
Pagò lui e poi feci io. Uscii e lo trovai appoggiato su di un muretto intento ad accendersi una sigaretta. Mi avvicinai.
“Bene, tu?” disse lui.
“Cosa?” chiesi.
“Mi hai chiesto come stavo e ti rispondo”.
“Ah, si. Beh, meglio così. Anch'io sto bene” dissi.
“Fumi?”
“Assolutamente no!” risposi.
“Ti da fastidio?” mi domandò.
“Insomma ma tranquillo. Non fa niente”.
“Se lo dici tu”. Mi sorrise.
“Allora, dove abiti?”
“Poco distante da qui” mi rispose.
“Capito” dissi.
Segui un piccolo momento di silenzio.
“Brutto silenzio” dissi.
“Nah, vuol dire che stiamo pensando. Se succede durante un'altra conversazione che parliamo di cose serie e in un altro ambito, preoccupati. Ma con te non servirà credo perchè non mi farai arrabbiare”.
“Riesco a far arrabbiare le persone ma lo evito sempre”.
“Sai, c'è un frase molto bella. 'In ogni persona con cui parli ci sono problemi di cui tu forse non sai niente. Sii gentile sempre'”.
Riflettei un secondo. “Spiegamela..”
“Io e te, ok? Allora, noi ci conosciamo così, non troppo ma ci conosciamo di vista. Siamo anche gentili verso di noi perchè io non conosco i tuoi problemi e tu non conosci i miei. E non ci diciamo stronzate o cose del genere ma parliamo così normale e bene. E lo facciamo perchè non vogliamo essere stronzi o addentrarci troppo in una storia o in un episodio di cui magari non ne vogliamo parlare. Mi capisci?”
Lo guardai e sorrisi. “Circa”.
Sorrise anche lui. “C'è qualcosa che non va?”
“No, anzi. Mi piace ascoltarti”.
Sorrise nuovamente. “Grazie”.
“Ora però devo tornare a casa. A domani”.
“Ciao Ellie”.

Presi lo scooter e tornai a casa.
Diedi le cose a mia madre e tornai in camera mia. Ripensai un attimo alle parole di Ian e ripresi gli auricolari. Partii la musica e mi addormentai.


La mattina seguente mi svegliai con lo stomaco che brontolava. Avevo praticamente saltato la cena e non mangiavo da ieri a pranzo. Scesi allora di corsa in cucina, guardai l'orologio che segnava le sei e mezza e presi una fetta di crostata fatta dalla zia. Ottimo!
Tornai di sopra appena finito di mangiare, feci una doccia e mi preparai.
Finito il tutto, corsi alla fermata del bus. Strano ma vero, ero in anticipo. Aspettai il pullman quasi dieci minuti e mi sorpresi del fatto che fossi così sveglia da vedere anche l'ora sul display del cellulare.
La corriera arrivò, salii e mi sedetti nel primo posto. Presi allora le cuffiette e via di musica.
Il tragitto fu breve tanto che non mi accorsi nemmeno quali canzoni avevo ascoltato. La mia mente era vuota, non avevo pensato a niente. Ero solo immersa nei paesaggi che scorrevano dal finestrino e fui rilassata.

Mi diressi al mio armadietto intenta a prendere gli appunti di letteratura francese quando un ragazzo mi venne addosso.
“Perdonami..”
“Ian!” esclamai.
“Ellie! Scusa ma sto ancora mezzo addormentato. Non ho chiuso occhio”.
“Come mai?”
“Dolori di stomaco”.
“Ah, capisco!”
“Senti, ti va di vederci uno di questi pomeriggi al bar qua vicino?”
Esitai un secondo poi annui. “Certo, perchè no”.
“Perfetto allora. Ti lascio il mio numero. Dammi il telefono”. Glielo porsi e lui digitò quei dieci numeri. “Ci si vede in giro”.
“Buona lezione” dissi quando lui fu oramai lontano. Gli inviai un messaggio con scritto il mio nome cosicché anche lui potè salvare il mio.

Andai a lezione e presi posto vicino a Brandon.
“Ellina cara, buongiorno!”
“Giorno”.
“Tutto ok?” mi domandò.
“Sì nonostante sia mattino”.
“Il mattino ha l'oro in bocca”.
“Tu hai sempre qualche idiozia da dire invece” dissi con un sorriso.
“Simpatica alle otto di mattina. Mai successo. Evento raro!”.
“Idiozia numero due. Quante ne dirai oggi?”
“Abbastanza. Sto carico”.
“Hai dormito bene?”
“Più che bene. Stanotte ho sognato che Megan Fox mi chiedeva di sposarla ed io rifiutavo. Allora lei si è messa a fare una specie di ballo tra la neve supplicandomelo”.
“Realtà”.
“Succederà. Succederà, te lo assicuro”.
“Nei tuoi sogni”.
“Cazzo, l'ho già sognato. Adesso diventerà realtà”.
“Sì, dormi ancora”.
La professoressa di letteratura francese entrò e incominciammo le lezioni.


L'ultima campanella suonò e andammo tutti in mensa a pranzare. Vidi Chloe e andai verso di lei.
“Che si mangia oggi?”
“Lasagne” disse lei con una smorfia.
“No, che schifo”.
Le lasagne della mensa fanno ribrezzo: sanno di schifo. Ancora non si sono domandati il perchè solo due persone su cento li mangiano e gli altri le lasciano nel piatto. E le due persone sono i professori che restano a mensa per visionare noi.
“Per secondo?” domandai.
“Fettina e patatine” disse sorridendo.
“Per fortuna” esclamai.
Brandon, Ryan, Bradley e Scott presero posto nel nostro stesso tavolo. Avevamo circa fatto tutti amicizia e quindi era normale stare insieme.
“Bella ragà” esclamò Bradley sedendosi.
Lo salutammo con un cenno di testa.
“Che si dice?” disse Scott.
“Solite cose” rispose Chloe.
“Tu Ellie?” disse Ryan.
“Solite cose anch'io” risposi.
“Ti hanno vista parlare con quello nuovo” disse Bradley.
“A me?” domandai.
“Sì” rispose.
“Ah, ma Ian?” feci.
“Non so come si chiama. So solo che è nuovo” disse Bradley.
“Sì, è simpatico”.
Osservai Brandon che beveva un bicchiere d'acqua tranquillo. Magicamente lo sguardo di tutti passò su di lui. “Che c'è? Perchè mi guardate?” disse.
“Tutto ok, bro?” disse Scott.
“C'è qualcosa che non è ok? Ragà ho sognato Megan Fox stanotte, niente potrebbe andarmi storto nella giornata di oggi” disse facendo spallucce.
Seguii una risata generale.


Erano le due e tornammo nelle nostre aule. Avevamo educazione fisica così andammo in palestra a cambiarci.
Indossai la tuta e andai. Corsi insieme a Brandon che mi diceva cosa fare per riscaldarmi prima di iniziare a giocare a pallavolo.
Il professore scelse le squadre ed i miei compagni erano: Lauren, Matt, Nick, Sarah e Noe. La prima partita fu contro la squadra di Brandon.
Schiacciai e feci punto.
La partita proseguii bene fino a quando vidi passare Ian fuori dalla palestra e mi distrassi. In quel lasso di secondi Brandon fece una schiacciata che mi colpì. Caddi a terra.



“Signorina Carter, tutto bene?” mi domandò qualcuno. “Signorina? Ehi? Mi sente?”
Aprii gli occhi e vidi un signore vestito con un camice verde. “Dove sono?” domandai spaventata.
“Stia tranquilla. Ricorda cosa le è successo?”
“Stavo giocando a pallavolo e poi Brandon ha schiacciato e mi ha colpito..”
“Ha dolore alla testa?”
“Sì”.
“Attenda qui. Non si muova” mi disse ed uscii dalla piccola stanzetta bianca.
Tornò dopo qualche minuto con una boccetta in mano. “Posso sapere dove sono?” domandai.
“In ospedale” mi rispose.
“Come in ospedale? I miei lo sanno? Perchè sto qui? Ora sto bene. Posso uscire?” dissi agitata.
“Si calmi. È tutto ok. I suoi genitori sono qui fuori. Ora li faccio entrare. C'è anche il suo fidanzato”.
“Il mio fidanzato?”
“Aspetti”.
Uscii e dopo qualche secondo entrò mio padre e mia madre entrambi terrorizzati.
“Ellie! Come stai?” mi domandarono.
“Bene. Mamma perchè sono qui?”
“Hai ricevuto una forte botta. Tra poco tornerai a casa ha detto il medico”.
“Signori, potete uscire un attimo?” disse una signorina sull'uscio della porta.
“Certo” rispose mio padre ed uscirono.
Entrò poi Brandon. “Ellie!” esclamò.
“Ehi”.
“Scusa. Non volevo farti finire in ospedale”.
“Quindi se sto qui è colpa tua? Te la farò pagare, cretino!” dissi ridendo.
“Non sai che spavento. Sei caduta a terra e non mi rispondevi. Ho incominciato ad urlare 'Chiamate un'ambulanza cazzo' a tutti. Ho persino mandato a fanculo quello di ginnastica che mi guardava come se fossi un'omicida”.
Continuai a ridere. “Vuoi sapere cosa ha detto il medico?”
“Cosa?” chiese lui.
'Signorina, qui fuori c'è il suo fidanzato' ” dissi imitando la voce del dottore e scoppiando in una risata che coinvolse anche Brandon.
“Geniaccio” esclamò lui continuando a ridere.



Angolo autrice:
Ciaaooo!
Ok, perdonatemi per il lunghissimo ritardo! Scusatemi davvero! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate!
Per prima cosa vi auguro un felice anno nuovo!
Seconda cosa, mi scuso nuovamente perchè l'illuminazione per il capitolo ce l'ho avuta un po' nell'ultimo periodo grazie anche a qualcuno.
Terza cosa: nuovo personaggio. Ian! Nome scelto non a caso con aspetti caratteriali simili a qualcuno di mia conoscenza. Spero possiate amarlo come lo ami io. Ma succederà qualcosa di imprevedibile per la nostra cara protagonista! Eh, colpo di scena!
Ringrazio le mie amichette cuoricino Alessia e Diletta per seguire la storia e per avermi chiesto sempre quando avrei aggiornato! Scusate anche voi il ritardo.

Spero inoltre di aggiornare il prima possibile.
Grazie a chi segue la mia storia e a chi la recensisce! Vi adoro con tutto il cuore.
br> Un bacione e auguri di un felice anno nuovo ancora!
Alla prossima
ljamspooh
  
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