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Autore: Ashley Osbourne    30/12/2014    4 recensioni
Avevo 25 anni quando mi chiusero in questa clinica, almeno è così che mi ha detto il medico che mi ha visitata stamattina, visto che io non ricordo nulla.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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BELLA'S POV
Avevo 25 anni quando mi chiusero in questa clinica, almeno é quello che mi ha detto il dottore che mi ha visitata questa mattina. Ha detto anche che sono malata di Alzheimer, ovvero una malattia che mi fa perdere costantemente la memoria. Sembra che io sia un caso raro visto che solitamente l'Alzheimer si manifesta dopo i 65 anni, ma il medico ha detto che seppur pochi, i casi come il mio ci sono e purtroppo non si può fare niente.

Ad un tratto la porta della mia stanza viene spalancata e vi entra un uomo bellissimo. "Buongiorno principessa, ti ho portato la colazione!" urla per poi avvicinarsi a me mentre io rimango colpita dalla sua bellezza. Ha degli splendidi occhi color smeraldo, i lineamenti spigolosi, un naso perfettamnte dritto, delle labbra perfette, carnose e i cappelli color rame tutti spettinati. Sembra un dio. Sul suo splendido viso si forma uno splendido sorriso sghembo e solo allora mi accorgo di essermi incantata ad osservarlo e imbarazzata abbasso lo sguardo e arrossisco. "Ti ricordi di me?" mi chiede speranzoso di una mia risposta affermativa. Lo guardo negli occhi per poi scuotere il capo dispiaciuta. Il suo splendido sorriso svanisce per lasciare posto ad un espressione delusa. Sospirando mi si avvicina e si siede sulla sedia accanto al mio letto per prensentarsi "Sono Edward Masen un tuo amico". Mi sorride, un sorriso che mi fa battere il cuore a mille. " Ti ho portato la colazione" mi dice porgendomi una busta che contiene un cappuccino e un muffin al cioccolato, il mio preferito! "Grazie" gli dico imbarrazzata. "Vieni qui spesso?" gli chiedo una volta finita la colazione. "A dire il vero, ogni giorno!" Gli sorrido. "Mi dispiace di non ricordarmi di te" dico triste abbassando il capo. Due dita mi sollevano il mento fino a costringermi a guardarlo negli occhi. "Non preoccuparti non è certo colpa tua!" mi assicura lasciandomi un bacio sul capo; cosa mi imbarrazza molto. " Scusa, non volevo metterti in imbarazzo". "Che ne dici di uscire visto la bella giornata?" chiede indicando la finestra dalla quale si vede il sole splendere "Dico che è un ottima idea, solo...mi serve qualche minuto per cambiarmi e lavarmi" gli dico insicura. "Certo, non c'è problema, ti aspetto fuori" dice per poi dirigersi verso la porta. Lentamente mi alzo, prendo i vestiti e vado in bagno a farmi la doccia.
Una volta pronta esco dalla stanza e trovo Edward ad aspettarmi, come promesso. Vedendomi mi sorride sussurandomi un "Sei bellissima" per poi prendermi per mano e accompagnarmi verso l'uscita. Una volta fuori ci sediamo su una panchina e ci mettiamo a chiacchierare. "Raccontami qualcosa di te, visto che tu di me sai tutto mentre io di te non so nulla" gli chiedo a un certo punto."Bhe non c'è molto da dire, mi chiamo Edward Masen, ho 33 anni (2 più di te), sono un architetto e sono sposato con una donna che amo più della mia stessa vita, ma che non sa chi io sia" mi risponde sorridendo quando pronuncia l'ultima frase."Lei deve essere molto fortunata a essere amata da un oumo come te" gli dico sincera mentre sento una strana sensazione nel petto. "Bhe, se lo dici tu allora ci credo" mi sorride sghembo per poi alzarsi. "Vieni principessa ti accompagno dentro che devo andare al lavoro" dice porgendomi la mano. Mi accompagna fino alla mia stanza "Quando finisco di lavorare torno a trovarti. Ciao principessa!" dice baciandomi il capo per poi andarsene. Il pomeriggio lo passo a leggere Cime Tempestose per la milionesima volta e a pensare a Edward. Dio, quel uomo mi fa battere il cuore a mille, peccato che sia già sposato con una donna che ama più della sua stessa vita. Le mie riflessioni vengono interotte da qualcuno che bussa alla porta. "Avanti!" urlo aspettando che il mio visitatore entri. Dalla porta fa capolino un Edward tutto sorridente. "Ciao principessa, scusa il ritardo ma avevo molto lavoro da fare" dice per poi venire a baciarmi il capo. "Fa niente. A proposito che ore sono?" chiedo."Sono le 19.00" mi risponde. Sgrano gli occhi, ho passato metà pomeriggio a pensare a lui. Al solo pensiero arrossisco abbasando lo sguardo. Lui scoppia a ridere per poi chiedermi "Che c'è principessa?" "Nulla" mento. "Farò finta di crederti" mi sussurra all' orecchio. Veniamo interrotti dall'infermiera che mi porta la cena. Sorprendendomi Edward rimane con me fino alla sera distendentosi accanto a me. "Edward mi racconti una storia? So che è una richiesta stupida ma mi piace la tua voce!" Dopo questa affermazione arrosisco e sento lui ridere costringendomi a immergere il mio viso nel suo petto per l'mbarazzo. "Certo principessa e non nasconderti, adoro quando arrossisci" mi bacia il capo e inizia a raccontare.
"In un freddo inverno di 15 anni fa a Yale c'era una splendida ragazza dai lunghi cappelli castani e mossi con degli splendidi occhi da cerbiatta color del cioccolato fuso, era bellissima, il suo nome era Isabella Swan, ma si faceva chiamare Bella da tutti, e non c'era nome più adatto a lei. Frequentava il primo anno di giurisprudenza ed era la più brava del corso. Fu a Yale che incontrò un ragazzo di nome Edward, lui frequentava architettura ed era già al terzo anno. Tra loro ci fu il cosidetto "Colpo di fulmine" tanto, che dopo due mesi di amicizia e due di relazione si sposarono, promettendosi che una volta entrambi laureati avreberro messo su famiglia..." Il resto del racconto non lo sentì perchè caddi tra de braccia  di Morfeo. 
EDWARD'S POV
Non riuscì nemmeno a finire di raccontarle la nostra storia che cadde tra le braccia di Morfeo. La mia piccola Bella, così fragile ma allo stesso tempo così forte.
Lentamente mi alzai dal letto su cui ero disteso con lei tra le braccia, la misi sotto le coperte, le lasciai un delicato bacio sulle labbra e le sussurai un "Buonanotte amore mio" per poi uscire da quella stanza in cui passavo la maggior parte del mio tempo libero, consapevole che domani non si sarebbe più ricordata di me

  
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